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Autore: axellina87    05/07/2011    1 recensioni
La tranquillità di un regno in pace da molti anni viene turbata dal rapimento della principessa. Solo un coraggioso Guerriero, Oliver Galir, si offre volontario per ritrovarla e affrontare il misterioso malfattore (oltre che per subire l'ira del suo sovrano, dal carattere impossibile e dalla stramba tendenza a sbagliare tutti i nomi). Una ragazzina di nome Dyna lo affiancherà in questa impresa, desiderosa di diventare una Guerriera al più presto. Lungo la strada incontreranno altre persone e creature di ogni sorta, alcune si uniranno a loro, altre saranno dei pericolosi ostacoli. Ma presto scopriranno che dietro al rapimento c'è qualcosa di molto più pericoloso e oscuro.. Il passato e tanti segreti verranno svelati soprattutto sulla piccola e ignara Dyna, la quale ha un destino ben più importante di quando immaginasse.
Dal CAP. 8: « Robert, perché non vai a farti un giro lì, dove c’è quella pietra a forma di lapide? Può darsi che se sei fortunato trovi già pronta la fossa per te! » disse Oliver. Robin mugolò annoiato e si diresse proprio nel punto indicatogli [...] il cuore gli balzò in petto quando si accorse che c’era sul serio un'iscrizione. Era incisa nella pietra e sembava molto antica.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Piccolo Fiore (seconda parte) – Il re Gunner

 

Il mitico cavallo alato, dal candore puro e immacolato, ricambiava i loro sguardi con i suoi occhi rossi. Era un animale maestoso, ma in quel momento giaceva in terra e sembrava stanco e affannato.

« E’ ferito! » gridò Dyna, riavutasi dallo stupore. Oliver invece non dava ancora segni di essere cosciente e non si muoveva da dov’era. La ragazza si inginocchiò accanto al cavallo e lo guardò implorante, come se volesse sapere cosa fare per salvarlo. Il Besil tuttavia non disse niente, respirava a fatica e da uno dei suoi occhi scese una lacrima d’argento, stranamente solida. Anche Dyna sentì l’impulso di piangere, ma si riscosse. « Vado a cercare qualcosa per salvarti! » affermò decisa e uscì dalla prigione, senza una meta precisa. Cosa poteva fare? Al Piccolo Fiore non c’era nessuno, figuriamoci se avrebbe trovato un medico. Girovagò disperatamente, arrivando fino al fiume. Il fragore della cascata era forte, ma lei non lo sentiva, preoccupata e ansiosa per la sorte del Besil ferito. Doveva salvarlo, sentiva che doveva farlo, ma come? Abbassò la testa, seduta sull’erba, pensando intensamente a una soluzione, lottando contro lo sconforto totale, quando all’improvviso, sentì un grido. Proveniva dalla cascata. Qualcosa, o meglio, qualcuno, visto che aveva urlato, era precipitato nel fiume. Dyna corse nella sua direzione, afferrò un rametto abbastanza robusto e lo tese verso lo strano individuo. Questi riuscì a risalire, e si stese sull’erba, bagnato fradicio e ansimante. Strano era la parola adatta per definirlo. Sembrava a prima vista una tartaruga, per il guscio verde e rugoso che aveva sulla schiena, ma aveva il becco simile a quello di un pellicano. La piccola testa di piume bianche era sorretta da un esile collo che affondava nel guscio e aveva due occhi molto grandi. Intorno alle pupille nere come la pece, un vago colorito roseo. Alle mani aveva guanti gialli e i piedi erano palmati. Anche il resto del corpo sembrava quello di un uccello. Dyna lo osservò attentamente, molto perplessa, poi chiese, un po’ incerta: « Tutto bene? »

Lo strano essere tossì per sputare qualche goccia d’acqua, poi rispose: « Sì, credo di sì. » Aveva una voce nasale e bassa. « Ma dove sono? »

« Come sarebbe? » disse Dyna « Sei al Piccolo Fiore, nel regno di Breza. Non lo sapevi? »

La tartaruga-uccello si mise in piedi, d’un tratto completamente allarmata. « Regno di Breza?! Ma com’è possibile? Si trova a miglia di distanza da casa mia! »

« Da dove vieni tu? Chi sei? » domandò Dyna, confusa quanto lui.

Il bizzarro animale era a quanto pareva molto educato, perché anche in quella situazione assurda, non dimenticò di fare un inchino alla fanciulla che aveva di fronte, prima di presentarsi. « Sono Kimenu Ortoga, medico di Silfia. »

Dyna non  gli fece aggiungere altro. « Sei un medico? Presto vieni con me! »

Gli afferrò il braccio e prese a correre in direzione della caverna dell’Orco. « Signorina, si fermi, ma cosa succede? » sbraitava Kimenu.  « Si fermi! »

Con uno strattone finalmente costrinse Dyna a frenare la sua corsa, facendola quasi cadere. « Mi dica cosa succede? »

« C’è… un… cavallo ferito… » rispose la ragazza, con la fronte imperlata di sudore freddo. In quel breve istante aveva pensato che non sarebbe stata creduta, raccontando del Besil.

Il medico assunse un’espressione seria e chiese solo: « Dove? »

Dyna indicò la collinetta che si stagliava all’orizzonte contro i raggi del sole. « Dietro quell’altura… »

Più veloce di un fulmine, Kimenu fece uno scatto incredibile e si mise a correre a una velocità pazzesca, lasciando dietro di sé un gran polverone. Dyna non riusciva a credere ai suoi occhi. E dire che l’aveva scambiato per una tartaruga! Si mise all’inseguimento, ma non riuscì a raggiungerlo, se non quando lui era già arrivato alla grotta e mirava il cavallo alato in estasi. « Un Besil… » mormorava strabiliato. Ma durò pochi secondi. Subito si mise all’opera, tirò fuori dal guscio una valigetta marrone e ne estrasse un paio di occhialetti a mezzaluna, cominciando a ispezionare il corpo dell’animale.

Dyna, accanto a Oliver, osservava in ansia la scena, mentre il cavaliere ormai non si raccapezzava più. Un Orco, un Besil e una tartaruga-dottore… Se non era un sogno quello…

Alla fine, Kimenu alzò il capo per dichiarare la diagnosi. « Ha un’ala ferita. Ho bisogno assoluto di Mitrecas. » Poi, visto che nessuno faceva nulla, aggiunse: « E’ un fiore molto comune, a forma di elica. E’ celeste e viola, con le foglie spinose, andate a cercarlo! »

I due giovani si divisero per i prati in cerca di questo fiore, quando Dyna lo trovò finalmente giù per un pendio, in mezzo a sassi e pietre. « Forse è comune dalle sue parti, siamo fortunati ad averne uno qui » si disse, cogliendolo.

« Uno solo? » esclamò il medico.

Dyna scosse la testa. « Da queste parti mi sa che è piuttosto raro » e glielo pose. « Non ce la farai? »

« Non ho mai perso nessun paziente » affermò la tartaruga, intento a pulire i petali e selezionarli con cura, secondo un metodo ben preciso. Dyna si inginocchiò vicino al cavallo alato, carezzandogli il muso dolcemente. A lui sembrava facesse piacere e si acquietò un poco. Ma il dolore doveva essere veramente forte, perché per un attimo, Dyna credette che non sarebbe sopravvissuto. Dopo circa un’ora, finalmente Kimenu si asciugò la fronte e dichiarò di avere finito. « Ora deve riposare. »

Oliver si avvicinò a Dyna, mettendole una mano sulla spalla. « Dai, esci un po’. »

Ma la ragazza gli fece cenno di voler restare ancora. Così il Guerriero uscì, lasciandola sola con il Besil addormentato. 

Passarono almeno un paio d’ore, prima del risveglio. Anche Dyna si era assopita nel frattempo e fu ridestata dal tocco soffice e liscio dell’animale. « Ti sei ripreso » disse la ragazza sorridendo, sfiorandolo a sua volta.

Quando uscirono tutti quanti si erano addormentati. Oliver contro un alberello, l’Orco per terra a pancia in su, con un rivolo di saliva sulla faccia e la tartaruga si era rannicchiata nel suo guscio. « Ragazzi, siamo qui. »

Oliver emise degli strani versi, poi si alzò sfoderando la spada, ancora mezzo insonnolito. A poco a poco, la testa di Kimenu fece capolino dall’ involucro verde, mentre l’Orco non dava alcun segno e rimase lì dov’era a ronfare. Il Besil mosse qualche passo in avanti, osservando gli ultimi raggi del sole, che di lì a poco sarebbe tramontato. « Volevo ringraziare ognuno di voi per avermi aiutato. E soprattutto te, piccola amica mia. »

« Mi… mi chiamo Dyna » disse lei, arrossendo un pochino.

Il Besil tornò a guardare il sole. « Il mio nome è Sembion e sono un Besil dei Cieli Bianchi. » Fece un passo verso di loro, ma sia Oliver che Dyna istintivamente indietreggiarono. Quell’animale incuteva una certa soggezione.

« Non abbiate paura » disse Sembion, con la sua voce profonda.

Dyna mollò una gomitata a Oliver. « Ahhu!... Ma… Oh… Ehm, io sono Oliver Galir, un Guerriero di Shidal… Beh… Molto piacere… cioè… »

« Io sono Kimenu Ortoga, medico » si presentò anche la tartaruga. « Mi permetta di porle una domanda. Io sono laureato, oltre che in medicina e altre materie attinenti, in studio delle creature fantastiche. Ora ho la prova inconfutabile che i Pagasi esistono, ma a quanto mi risulta, lei possiede una grande forza e un’incredibile capacità di resistenza. Perché non si è ribellato? »

Sembion ci mise un po’ per rispondere. « Sì, noi Besil abbiamo poteri straordinari, ma non adoperiamo mai la violenza, anche se siamo in fin di vita. L’Orco mi ha torturato per molti anni con quella catena, per questo a lungo andare neanche con i miei poteri sono riuscito a evitare che il dolore prendesse il sopravvento. Ma non serbo rancore nei confronti dell’Orco, perché lui non ha colpa. Non è intelligente, obbediva ciecamente a qualcuno più in alto di lui. Era lui che gli ordinava di trattarmi male. »

All’improvviso si sentì un singhiozzo. L’Orco si era svegliato e piangeva. Era molto buffo così. Aveva le sopracciglia folte e unite e gli occhi grigi e molto piccoli, che gli davano un’aria ancora più ottusa. Oliver lo fissò per un attimo perplesso, poi gli venne in mente una cosa. « Ehi, hai detto qualcuno più in alto di lui? Ma allora non era lui il mostro del Piccolo Fiore. Deve esserci davvero qualcuno in cima al monte ed è probabile che sia lui ad aver rapito Semi. »

L’Orco a questo punto si fece avanti saltellando come uno scimmione, agitando le braccia su e giù. Oliver si ritraeva per il cattivo odore, ma lui si avvicinava sempre più.

« Vuole dirti qualcosa » suggerì Dyna.

« Ah sì, anch’io vorrei dirgli qualcosa. Per esempio di andare a lavarsi… No, non mi toccare! » L’Orco gli prese la testa e la girò verso la montagna. « Eh? Ho capito, vuoi dirmi che il mostro si trova lassù, ma questo lo sapevo già. Solo che non so come arrivarci. »

« Io posso volare lassù » disse Sembion.

« Ma è vero! I Besil volano, se no a che servono le ali! Oh, ma perché non ci  ho pensato subito! » esclamò Oliver, dandosi una botta in testa. Dyna già si stava preparando ad andare, quando Kimenu fece crollare tutto il loro entusiasmo.

« Sembion non può volare. Almeno per le prossime due settimane. Ho usato una pomata speciale fatta con i petali di Mitrecas che permette di rimarginare completamente la ferita senza dolore, ma gli impedisce di muovere le ali, finché non avrà fatto effetto. »

Oliver divenne di nuovo pallido. Dyna guardò il cavallo, che a sua volta era profondamente amareggiato. « Ma forse non è tutto perduto. Andiamo vicino al colle » disse Kimenu.

Non del tutto convinti e con ben poche speranze, tutta la comitiva si accostò al fianco della montagna. La tartaruga esaminò la roccia liscia e priva di appigli mormorando: « Sì… Sì. E’ proprio l’ideale. »

« Scusi, ma potrebbe dire anche a noi, sempre se non le dispiace? » disse Oliver, irritato.

Il medico tuttavia non parlò, ma tirò fuori dal guscio altri due gusci verdi, leggermente più piccoli del suo. « Questi vi permetteranno di salire fino in cima, senza pericoli. » Li pose ai due ragazzi e gli ordinò di salirci in piedi. Oliver non sembrava particolarmente ansioso di usare quello strano aggeggio, ma lo fece, seguito a ruota da Dyna. I due per un attimo stavano per perdere l’equilibrio, e ondeggiarono un po’, ma non caddero. « Il Guscio vi permette di scalare le pareti verticali senza pericolo di precipitare. Questa roccia liscia è proprio l’ideale visto che è praticamente impossibile sbattere contro qualcosa e perdere il controllo del mezzo. Non abbiate paura, non cadrete mai, ve lo assicuro. »

« Questo è pazzo » bisbigliava Oliver « Questo è completamente pazzo e io non ho altra scelta che fidarmi di lui se voglio trovare Semi, ho paura, sento che sto per morire… »

« Oliver, ti senti bene? » chiese Dyna, avvicinandosi un po’ a lui.

« Sì, sto bene » mentì Oliver, poi di colpo cambiò tono di voce. « Tu scendi da là, subito! »

Dyna non ubbidì, ma nemmeno rispose come faceva di solito.

« Non voglio che venga anche tu, chiaro? Prima stavi per rimetterci la pelle, te ne sei resa conto oppure no? Non farmi mai più uno scherzo simile, mi sono spiegato? »

La ragazza teneva lo sguardo a terra, incapace di controbattere. Aveva ragione lui, avrebbe potuto morire per la sua incoscienza ed era stato solo per merito del Guerriero che questo non era accaduto. « Mi dispiace, Oliver… Scusami… »

A questo punto, il cavaliere chiuse la bocca, spiazzato da quella reazione. Si era aspettato strepiti e lamenti e invece si era addirittura scusata. « Sì… Non c’è bisogno di… » borbottò, cercando di mantenere la sua aria severa. « Comunque, non voglio assolutamente che tu rischi di nuovo la vita. Non so a cosa andiamo incontro, quindi scendi da quel coso. »

Stranamente, Dyna ubbidì. Un attimo dopo, però alzò lo sguardo implorante verso Oliver. Il Guerriero avrebbe potuto vincere contro un Orco, contro un mostro, anche contro un Drago forse, ma contro quegli occhi così dolci, tristi e mesti, avrebbe dato tutto ciò che possedeva per vederla sorridere di nuovo e far sì che quegli occhi brillassero ancora di limpida allegria. “Piccola strega” pensò Oliver. Distolse a fatica lo sguardo, stavolta non poteva lasciarsi abbindolare, ne andava della sua giovane vita,e si accorse di tenere al bene di quella ragazzina più di quanto realmente immaginasse. « Finiscila, ragazzina, quando dico no è no! »

« Ugh, muk, ngu! »

L’Orco di nuovo aveva ripreso a parlare nel suo linguaggio incomprensibile. « Oh, ma che vuole questo da me? » esclamò il Guerriero.

« Ti sta dando dei consigli » spiegò Kimenu « Sono laureato in Orcologia e conosco centoventidue lingue (compresi i dialetti), quindi praticamente tutte le lingue del Mondo. Sta dicendo che il punto debole del mostro sono gli occhi. E’ li che devi colpire. »

« Che cosa? Ma è fantastico! Sei grande, grazie, scimmione! » disse Oliver.

« Man-bay » grugnì l’Orco.

« Deve essere il suo nome » chiarì Kimenu.

« Beh, allora grazie, Man-bay! » ripeté Oliver, che aveva decisamente cambiato opinione sulla fetida creatura. « Allora io vado. Ehm, come si fa a partire..? »

Kimenu alzò le spalle e rispose semplicemente: « Si governa con il pensiero, non ci sono meccanismi. »

Oliver non fu particolarmente felice di quest’ultima notizia, visto che lui si distraeva in continuazione, temeva che ne avrebbe perso il controllo. « Va bene » mormorò e cominciò a concentrarsi. All’improvviso però, si sentì afferrare da dietro e per poco non caddero entrambi, lui e Dyna. Oliver non fece in tempo ad arrabbiarsi e inveire che il guscio era partito diretto contro la parete rocciosa. Il Guerriero chiuse gli occhi, gridando come un matto, ma quando li riaprì era ancora vivo e stavano schizzando in verticale sul Piccolo Fiore. Per poco non guardò giù, ma si fermò perché gli venne un capogiro.

« Tutto bene, Oliver? » gridò Dyna, dietro di lui. Si era aggrappata alle sue spalle ed era in punta di piedi, dato che il guscio era troppo piccolo per due persone. Oliver stava per rispondere con una parola poco gentile, che non si sarebbe mai sognato di dire a una ragazza, quando si rese conto che era lei a guidare il trabiccolo. Chissà perché questo lo fece sentire ancora peggio.

« Aiuto, ti prego fermati, non mi sento per niente sicuro, forse è meglio che… Aaaaaahhhhh! »

La parete rocciosa era terminata e il guscio era volato via in aria,ma i piedi dei due ragazzi non si staccarono, erano come incollati. Come per miracolo, atterrarono sull’erba, sulla terra sicura e stabile. Anche Dyna aveva avuto un po’ di paura, ma riaprì gli occhi, staccandosi da Oliver. Il Guerriero non aspettò un altro secondo per scendere da quel mezzo assassino e provò un piacere immenso quando la suola dei suoi stivali toccò il terreno leggermente umido. Si inginocchiò con una mano contro la roccia e una sul cuore, cerando di non vomitare, ma aveva gli occhi fuori dalle orbite e il suo cuore sarebbe esploso di lì a poco, con ogni probabilità. « Oliver… »

Il cavaliere si alzò, ancora pallido, si fermò davanti a lei, sovrastandola di tutta la testa e per poco, ci mancò veramente poco, che non le mollasse un ceffone. Fermò la mano a metà strada, stringendo il pugno con forza. Fece un profondo respiro, poi la guardò. Aveva la faccia colpevole, di chi aspetta il sicuro e meritato castigo per una marachella combinata, e spera solo di cavarsela con uno schiaffo invece di due. Ma Oliver non era il tipo da colpire una donna, e se questa era una bambina non l’avrebbe fatto davvero mai. Però il suo sguardo serio fu peggio di una sberla, Dyna si sentì mortificata e arrossì come un peperone. Si stava comportando esattamente come aveva detto lui: era un peso, provocava solo guai, forse avrebbe fatto meglio a tornare a casa. Questo pensò in quel momento, ma la frase di Oliver la lasciò a dir poco stupefatta. « Grazie. Non sarei mai stato capace di far muovere quel coso, né di arrivare quassù tutto intero. Se non fosse stato per te, non saremmo qui adesso. »

Dyna aprì e chiuse la bocca più volte, senza articolare alcun suono. Oliver aveva preso il sentiero, ma si fermò per aspettarla. Così ripose il guscio nello zaino e lo seguì, verso la cima del monte. Era così strano Oliver. Strano, ma simpatico. Strano, ma… “grande”.

Oliver si voltò indietro e disse, tendendo l’orecchio: « Non senti un rumore? »

Dyna si mise in ascolto. Sì, era una specie di rombo, ma diventava sempre più forte. Si stava avvicinando…

« Oliver! »

Una gigantesca sfera di colore nero stava rotolando giù per lo stretto sentiero, rombando e rimbalzando. « Oliver!!! » ripeté Dyna, in preda al panico. Oliver però non era meno spaventato di lei. Si sentiva tirare il mantello dalla ragazzina terrorizzata, la sfera era sempre più vicina, aveva ormai svoltato e si trovava proprio di fronte a loro. La strada era troppo stretta, non potevano buttarsi da nessuna parte: da una parte c’era la roccia, dall’altra il vuoto. C’era un’unica cosa da fare. 

« Scappa... Scappa scappa scappascappaaaaaaaaaaa! » urlò Oliver trascinando con sé Dyna. Stavano tornando indietro, non aveva idea di come avrebbero fatto una volta che il sentiero fosse giunto al termine. Di certo  non avrebbero avuto il tempo di prendere il guscio e scendere giù per il fianco della montagna indisturbati. Ma in quel momento Oliver aveva una sola scelta, quella di continuare a correre. E correvano come matti, il sentiero era in discesa e ormai le gambe andavano da sole, sembrava che avessero le ali ai piedi, ma la sfera si avvicinava inesorabile, guadagnava terreno su di loro. Dyna non si arrischiava a guardare indietro, aveva una paura terribile. Se solo ci fosse stato un luogo dove ripararsi, una… « Oliver! » Tirò l’amico per il mantello, non sapeva neanche lei come aveva fatto a fermarsi, né come aveva avuto il coraggio di fermarsi, ma riuscirono a rifugiarsi in una apertura scavata nella roccia. Appena vi entrarono, la gigantesca sfera passò davanti a loro con un boato assordante. Per qualche  minuto i due ragazzi non dissero niente, pallidi e ancora sotto choc, poi Oliver bisbigliò: « L-l’abbiamo scampata per un pelo… »

Dyna assentì con il capo. « Quando siamo passati prima non l’avevo vista questa rientranza. »

« Neanche io » disse Oliver « Beh, ciò che conta è che ci ha salvato la vita. Grazie, buco nella montagna, ti siamo debitori! »

Dyna ridacchiò insieme a lui per un po’, scaricando la tensione e la paura di poco prima. Ma ora c’era un altro problema da risolvere.

« Oliver, come facciamo se ne vengono altre? »

Il cavaliere si sporse fuori, sembrava tutto tranquillo, ma non se la sentiva di risalire per lo stretto sentiero, era troppo rischioso. Dyna si avvicinò a lui. « Oliver, e se usassimo di nuovo il guscio? » propose, già conoscendo la risposta.

« Potremmo anche usarlo, ma il problema è che non c’è spazio per evitare quel coso, la strada è troppo stretta, cadremmo di sotto. »

« Dimentichi che il guscio funziona anche in verticale » gli ricordò Dyna « Andiamo Oliver. E’ la nostra unica speranza, fidati di me, ormai ho imparato a guidarlo, non ci sono problemi! »

Il Guerriero si mordicchiò il labbro inferiore, in preda a un conflitto interno. Alla fine decise. « E va bene… Oh, accidenti, quel coso è tremendo per chi come me soffre di vertigini, lo sai? »

« Soffri di vertigini? » Dyna stava per ridere, ma dissimulò in colpo di tosse, dato che Oliver già la guardava male. « Ok, facciamo in fretta » disse Dyna. Tirò fuori il guscio e ci salì sopra, stavolta ben ferma sui piedi. Oliver salì dietro di lei, già cominciava a sudare freddo. « Si parte. »

Dyna partì piano, il vento le soffiava leggermente in faccia, scompigliandole un poco i capelli, che finivano in faccia a Oliver. Svoltarono la prima curva del sentiero che saliva come un imbuto, circondando il colle a spirale, e proprio quando Oliver stava pensando che viaggiare sul quell’aggeggio sul terreno stabile e sicuro non era poi così male, ecco che udirono di nuovo il rombo in lontananza. « Ci siamo » disse Dyna, cercando di non far tremare la voce. Oliver sentiva il rumore farsi sempre più vicino, fino a quando la vide. La sfera correva verso di loro… e loro le correvano incontro. Dyna aveva accelerato, ormai la cascata di capelli rossi gli finiva davanti alla faccia impedendogli la visuale. Ma forse fu meglio così. Un attimo prima di schiantarsi contro la sfera, Dyna aveva sterzato a destra, evitandola per un soffio. Purtroppo però, aveva virato con troppa forza, perché si erano allontanati dalla montagna e adesso volteggiavano nell’aria, ma sarebbe durato poco, perché il guscio non era fatto per volare.

« Che succede…? » chiese Oliver, che oltre ad avere i capelli di Dyna sulla faccia, teneva gli occhi serrati.

« Ehm… forse c’è un piccolo problema… »

Oliver si decise a guardare e quello che vide fu il cielo rosso tramonto davanti a lui. Ma quando volse lo sguardo giù, allora temette di morire prima ancora che precipitassero.  Un urlo strozzato gli uscì dalla gola e echeggiò per tutto il Piccolo Fiore. Dyna intanto stringeva i denti e tentava un’ultima virata. Il guscio però non rispondeva, evidentemente nell’aria non funzionava. Ma non si arrese e si concentrò con tutte le sue forze sulla montagna. Stavano cominciando a scendere, quando Dyna gridò con quanto fiato aveva in corpo: « Saliiiiii! »

Incredibilmente, il guscio si sollevò di nuovo e girò a sinistra per andare a posarsi sul sentiero, tutto questo a una velocità supersonica. I due ragazzi non se ne resero neanche conto. Dyna non credette ai suoi occhi quando si accorse di quanto era successo. Oliver invece stava con la testa china e stava aspettando la fine. Dyna lo chiamò per tranquillizzarlo. « Si-siamo vivi? » balbettò Oliver, ma mentre si stava riprendendo ecco che il guscio ripartì come un missile. « Dyna! Che diavolo fai!? »

« Credo di aver perso il controllo! » gridò Dyna, terrea in volto. Un’altra sfera si stava avvicinando a tutta velocità, il rombo era assordante. « Fa qualcosa per l’amor del Cielo ragazzina! » urlò Oliver. Ad un certo punto, il guscio si librò di nuovo nell’aria, sorvolando la sfera di almeno due metri; se Dyna e Oliver avessero avuto gli occhi aperti avrebbero potuto vedere la cima pianeggiante del colle e qualcos’altro anche… ma tutto quello che loro videro fu il buio, fino a quando il guscio atterrò, per fermarsi del tutto. I due giovani caddero, sporcandosi nel terreno polveroso.

« Oliver, stai bene? » chiese Dyna, strisciando vicino a lui. Il cavaliere non si mosse. « Oliver! »

« E’ la giornata più brutta della mia vita » si lamentò Oliver,con la testa ancora sul terreno. Dyna rise e lo aiutò a rialzarsi. « Un altro volo come quello e non sopravvivrò, sei avvisata. »

« Credo che non ne faremo più » lo rassicurò la ragazza « Adesso abbiamo altro a cui pensare. »

Si scrollarono di dosso tutta la polvere che potevano, tra gli starnuti di Oliver (« Sono allergico alla polvere! ») e continuarono  a piedi il resto del sentiero, visto che era rimasto davvero poco da percorrere. Finalmente giunsero sulla cima del colle. Era uno spiazzo abbastanza ampio, i ciuffi d’erba frusciavano, mossi dal vento. Nel punto più lontano, qualcosa, o qualcuno, dava loro le spalle. I due ragazzi si guardarono un momento, indecisi su cosa fare, anche perché non avevano la minima idea di che cosa fosse quell’essere. Restarono così per alcuni minuti, senza che nessuno facesse alcuna mossa, poi Oliver si decise a prendere la parola. « Ehi! Tu! Girati! »

Niente. Silenzio.

« Sto parlando con te! Ehi! » Oliver si bloccò, dato che quella strana creatura si stava girando, proprio  come lui aveva ordinato. Era rotondo, assomigliava moltissimo alle sfere che prima avevano dovuto affrontare sul sentiero, nero come la pece, con la differenza che era munito di arti. Le braccia, sottili e blu, sbucavano dai lati della sfera. Anche le gambe erano troppo snelle e corte per reggere il peso del corpo. Quando si voltò completamente, si poterono notare anche gli occhi, grandi e senza pupille, grigio perla, dall’espressione minacciosa. Sulla testa, se testa si poteva chiamare, portava una corona, molto simile a quella del sovrano di Breza. Ci mancò davvero poco che Oliver e Dyna non scoppiassero a ridere. Quello era il mostro che aveva terrorizzato il popolo del Piccolo Fiore? Certo che definirlo buffo era un eufemismo… « Ma… chi sei? » domandò Oliver, abbandonando ogni proposito di ingaggiare una lotta furiosa.

« Io? » disse il mostro con una voce metallica. « Io fono Gunner, il re delle palle di cannone. »

I due ragazzi si scambiarono un ulteriore sguardo, per accertarsi di non stare sognando. Questa volta fu Dyna a parlare. « Sei stato tu a lanciarci quelle sfere prima? »

« Natuvalmente » rispose lui « Io ho il poteve fu di loro, poffo favle appavive dal nulla e guidavle nella divezione che pvefevifco; efattamente cofì. »

« Ma che diamine ha detto? » disse Oliver, ma proprio in quel momento un’altra sfera, ancora più grande delle precedenti, apparì nel cielo rosso tramonto e precipitò nella loro direzione con la velocità di un proiettile. Appena in tempo, Oliver si scaraventò su Dyna, e rotolarono quasi fino alla fine del prato, rischiando di finire giù, ma evitarono di essere spiaccicati.

« Che vifleffi! Bvavo! » esclamò Gunner, falsamente compiaciuto. « Vediamo fe fei altvettanto in gamba adeffo! »

Questa volta tre palle di cannone si materializzarono in aria. Oliver e Dyna rimasero dov’erano e si scansarono all’ultimo secondo per far sì che cadessero di sotto, ma non accadde così. Le sfere virarono lungo il bordo del colle e si diressero ancora verso i due ragazzi, proprio come se fossero telecomandate.

« Oh, accidenti… » mormorò Oliver, mentre riprendeva a correre, seguito dall’amica. Le sfere non gli davano tregua e si muovevano a destra e a sinistra avvicinandosi lentamente al bersaglio.

« Non si possono fermare, Oliver » disse Dyna, appena un passo dietro al cavaliere. « E’ lui che le controlla. »

A quelle parole la mente di Oliver si illuminò. « Dyna, prendi la spada. E cerca di resistere più che puoi. » Detto questo lasciò la spada alla ragazza e si gettò in mezzo alle sfere rotolanti, che all’improvviso aumentarono la velocità e presero a giragli vorticosamente intorno. Oliver era al centro, aspettando il momento giusto. Forse aveva fatto una stupidaggine, ma era l’unica cosa da fare.

Dyna raccolse la spada, ma a stento ce la faceva a reggerla per quanto era pesante. Quando vide le sfere saltare in aria, pronte a buttarsi sull’amico, strinse le mani intorno all’elsa, pensando a qualcosa, qualsiasi cosa potesse fare per aiutarlo. Ma non ebbe alcuna idea brillante, come invece sicuramente Oliver ne avrebbe avute per salvare la vita a lei. Ma le preghiere di Dyna servirono davvero a qualcosa, perché per un attimo, un istante, le sfere si fermarono. Probabilmente Gunner si era distratto a guardare la ragazzina dai capelli rossi con una spada in mano, forse per attaccare anche lei con un’altra sfera. Ma quel breve istante fu sufficiente a Oliver per scattare in direzione del mostro. Gunner vedendolo arrivare così di corsa, si spaventò e non riuscì a difendersi. Le sfere caddero al suolo, prive di controllo, fortunatamente lontano da Dyna. Il Guerriero preparò il pugno mentre correva e colpì con forza il mostro al fianco, o almeno nella zona dove si trovava il braccio sinistro. Ma la superficie liscia e fredda del mostro era anche incredibilmente dura, tanto che per Oliver fu come colpire con tutta la forza un muro di cemento armato. Rimase immobile per alcuni secondi, con il pugno ancora poggiato sul corpo del mostro, mentre la faccia gli diventava rossa e cominciava a sudare freddo, tentando di contenersi, ma avrebbe tanto voluto urlare a squarciagola per il dolore. Ritirò la mano che già cominciava inesorabilmente a gonfiarsi a vista d’occhio, mormorando un « Ahia ahia ahia » sommesso. Gunner rise di gusto a quella scena.

« Ah! Ah! Ah! Piccolo uomo! Cofa cvedevi di fave contvo di me? Ah! Ah! Ah! Io fono imbattibile! » Le sfere ricominciarono a muoversi e rotolare sull’erba e le loro ombre agli ultimissimi raggi di sole si riflettano su Dyna, sola con una spada che non riusciva nemmeno a tenere in mano. « Guavda adeffo, piccolo uomo! Guavda come schiaccio la tua amichetta! »

Dyna si lanciò sul terreno di lato, brandendo sempre la spada. Se l’avesse lasciata, sarebbe stata indubbiamente calpestata ed era l’unica arma che avevano. Di nuovo corse nella direzione opposta, seguita dalle palle di cannone. Era veloce e agile Dyna, ma non avrebbe resistito ancora a lungo. Oliver la vide schivare tutte e tre le sfere con un abile gioco di gambe, ma la spada era pesante per lei, doveva fare qualcosa. Strinse i denti, e fece l’unica cosa che gli venne in mente di fare in quel momento. Si mise a fare il solletico sotto il braccio di Gunner. All’inizio, il mostro lo guardò sconcertato, ma subito dopo cominciò a ridacchiare. Poi rise forte, fino a diventare sguaiato. Allora Oliver continuò, sfregandolo anche sotto la bocca. Alla fine il mostro cadde a terra, con un tonfo, senza smettere di ridere. Le sfere si erano finalmente fermate. « Dyna! » gridò Oliver « Gli occhi! » Il ragazzo si posizionò alle spalle di Gunner e continuò a fargli il solletico dietro la schiena. Dyna corse verso di loro, sollevò la spada, ondeggiando un po’ per mantenerla, e la conficcò con forza nell’occhio destro del mostro, provocando così un forte bagliore. Gunner cadde a terra del tutto, proprio sul povero Oliver, che gemette. Dyna lo aiutò a uscire, mentre lui continuava a brontolare: « E’ la giornata più brutta della mia vita, lo giuro, la più brutta in assoluto! »

Gunner emise un debole guaito. L’occhio destro era completamente sparito. Al suo posto spiccava una croce indistinta rosso sangue. « Allora » disse Oliver, con il tono di chi vuole concludere al più presto. « Dacci la principessa e non ti verrà fatto più alcun male. Altrimenti proverai ancora dolore… E non provare a usare ancora i tuoi poteri perché dubito che ci riusciresti nelle tue condizioni. »

Gunner sollevò lentamente un braccio e nel palmo della sua mano a poco a poco si materializzò una piccola fatina. O almeno era quello che sembrava. Era circondata da una specie di polverina stellata e luccicante, di vari colori chiari e brillanti. Quando fu ben visibile si notarono le ali trasparenti e il corpicino esile e verde. Sembrava una libellula, ma il volto era quello di una fanciulla, sebbene in miniatura e molto pallido. Aprì i grandi occhi, verdi anch’essi, sembravano due pietre preziose, due enormi smeraldi.

« Incredibile » disse Oliver con un filo di voce. Era la seconda volta nello stesso giorno che gli capitava di incontrare una creatura fantastica e straordinaria come Besil e Fate.

La luce della libellula si rifletteva negli occhi fiammeggianti di Dyna. Non seppe descrivere la sensazione che provò vedendola, ma fu un’emozione forte, intensa, nuova e conosciuta allo stesso tempo.

La libellula la fissò intensamente, nel suo sguardo c’era una traccia di paura, anzi, terrore puro. Fece per volare via, ma Dyna disse: « No, non andare, ti prego… »

La fatina si fermò e la fissò intensamente. Non sapeva perché, ma a Dyna venne voglia di piangere. « Tu... sei… » la libellula lasciò la frase incompleta e si avvicinò a Dyna.

« Ma chi sei, tu? » chiese Oliver, sempre con lo stesso tono estatico.

« Io sono Misty, una delle Libellule Custodi. E vi ringrazio per avermi liberato » disse la piccola Libellula con una vocina sottile e angelica, il suono più dolce mai sentito su questa Terra.

« Liberato? » ripeté Dyna. « Il re Gunner ti teneva prigioniera? »

La Libellula scosse mestamente il capo e l’ espressione di paura ritornò sul suo viso. « No, lui doveva solo custodirmi. Per conto di qualcun altro. Ma ora sono libera, grazie a voi. Vi prego, liberate anche le mie compagne dall’incantesimo, vi supplico. Lo farete? »

« Sì, lo faremo » rispose Dyna prontamente. Non aveva mai sentito parlare di queste Libellule Custodi, non sapeva niente sul loro conto, non sapeva chi le aveva catturate, dove fossero, quante fossero, come le avrebbe trovate, né sapeva perché si sentiva così vicina a loro e così in ansia per la loro sorte, ma non poté fare a meno di confermare quanto aveva appena detto con una promessa. « Te lo prometto… Misty. Farò di tutto per liberarvi. Tutte quante. »

La fatina le scoccò un piccolo bacio sulla guancia e disse: « Con questo sarà più facile per te » e volò via, lasciandosi alle spalle una scia luminosa che dopo un po’ scomparve. Oliver era assolutamente interdetto. Non riusciva a capacitarsi che quanto aveva visto poco prima, o meglio, quanto aveva visto durante quella assurda giornata, fosse reale. Scosse la testa, era meglio non pensarci, o si rischiava di restarci matti. « Dyna, ti senti bene? »

« Sì » rispose lei distrattamente. Aveva ancora lo sguardo perso nel punto in cui la libellula era sparita. « Sì, sto bene » ripeté poi, come se si fosse svegliata all’improvviso.

« Dyna. »

« Che c’è? »

« Sei stata brava » disse Oliver, in un tono calmo e dolce.

Dyna arrossì fino alla punta delle orecchie. « Ma che dici… quando? »

« Prima, con il mostro » disse il cavaliere « E anche ad usare il guscio sul sentiero. Sei stata brava davvero, ragazzina. » Si avvicinò e le scompigliò affettuosamente i capelli. « Ora però occupiamoci di questo furfante! » esclamò alzando la voce. « Allora, hai liberato una fatina che non ho capito cosa ha detto a proposito delle libellule, ma io ti avevo chiesto della principessa se non mi sbaglio! »

Gunner stava ancora supino, e l’occhio buono la diceva lunga sulla paura che aveva in quel momento. « Io non fo niente di neffuna pvincipeffa… te lo giuvo… non fo di chi ftai pavlando… io avevo il compito di cuftodive la Libellula… folo quefto… lo giuvo… »

Oliver si arrese: non stava mentendo. « Beh, a quanto pare abbiamo fatto un buco nell’acqua » ammise deluso, riponendo la spada nel fodero.

« Però pensa! Abbiamo incontrato un Besil, una tartaruga-uccello che fa il medico e un Orco, abbiamo sconfitto il Re delle palle di cannone e salvato una delle Libellule Custodi... anche se non ho ancora capito bene che cosa siano » disse Dyna.

« Sì, non sai bene cosa siano però hai promesso di salvarle tutte » le fece notare Oliver. « Comunque… sì, hai ragione. Non è stato un viaggio a vuoto. Ora scendiamo che si sta facendo buio. Tu vieni con noi! » ringhiò rivolgendosi a Gunner.

Stavolta fu cosa ben facile riscendere il sentiero, senza intoppi, né sfere rotolanti. Arrivati alla fine però sorse un problema. « Oliver, non possiamo portare anche lo sgorbio sul guscio. Non ci andiamo tutti quanti, come facciamo? » domandò Dyna, ma il cavaliere non era particolarmente preoccupato da questo punto di vista. Diede una leggera spinta al mostro e questo rotolò giù per il pendio, fra urla e lamenti.

« Vedi, si risolve subito » disse Oliver e Dyna scoppiò a ridere. Insieme ridiscesero a bordo del guscio lentamente, come voleva Oliver, e atterrarono accanto a Gunner, che gemeva a terra, coperto di lividi e ammaccature. Poco dopo Kimenu, Sembion e Man-bay vennero loro incontro. L’Orco strepitò qualcosa nel suo lessico incomprensibile, ma sembrava stupito e felice allo stesso tempo. Kimenu si complimentò stringendo la mano a entrambi, soprattutto per come avevano guidato il guscio, senza mai abbandonare il suo tono professionale, che lo rendeva ancora più buffo. Anche Sembion lodò i due giovani, in particolare Dyna.  Legarono Gunner con la catena di Man-bay per essere sicuri, ma ridotto com’era non sarebbe andato lontano. L’Orco li invitò a cena, o almeno questo tradusse Kimenu, ma una volta a tavola nessuno aveva più molta voglia di mangiare, visto che la maggior parte delle portate era ammuffita e nauseante e passarono la sera a guardare l’Orco mangiare con gusto e molto voracemente. Per sua sfortuna, Oliver era seduto proprio accanto a lui, e dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non dare di stomaco. Decisero di ripartire il mattino dopo, perché avevano bisogno di riposarsi e anche perché era preferibile viaggiare di giorno nella foresta di Querciasecca. Ma nessuno volle dormire a casa di Man-bay a causa del cattivo odore e alla fine si appisolarono fuori, sull’erba. Per fortuna non era una notte fredda. Dyna si appoggiò al Besil, Kimenu si ritirò nel suo guscio e Oliver si stese vicino a un grosso masso, ma Man-Bay insisteva per stare vicino a lui, così il giorno dopo se lo ritrovò proprio di faccia e diede un urlo che li fece svegliare tutti. Tutta la comitiva si mise in viaggio verso il castello di Breza, dato che nessuno aveva niente da fare al Piccolo Fiore, così il viaggio sembrò durare meno del previsto, fra il brontolare di Oliver e i tentativi di Man-bay di camminare appiccicato a lui. Finalmente furono in vista del villaggio, il castello si stagliava contro il sole luminoso in tutta la sua bellezza. « Ahh! Finalmente ci siamo! Non vedo l’ora di farmi un bel pisolino! » esclamò Oliver, stiracchiandosi per bene, ma senza lasciare mai la catena con cui trascinava Gunner.

« Niente male il castello di Breza, davvero niente male » commentò Kimenu.

Dyna si avviò avanti. « Ti rendi conto, Oliver? Siamo degli eroi, abbiamo sconfitto il terribile mostro che ha terrorizzato gli abitanti del Piccolo Fiore! Siamo grandi!... Chissà come reagirà il re? »

 

 

~Gunner è ispirato a uno dei personaggi di un vecchio “Super Mario” a cui giocavo da piccola :D

~Spero che vi sia piaciuto! Fatemelo sapere :) Baci e alla prossima! :3

   
 
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