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Autore: shadowsdimples_    06/07/2011    2 recensioni
Hilary, normalissima ventottenne con origini italiane, si ritrova catapultata nel mondo dello star system. Ma non sarà questo a cambiarle la vita, ma bensì un incontro. Un incontro a dir poco meraviglioso... P.S.:E' la mia prima FF, siate clementi!! T.T
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Bene, bene, bene... Dove siamo arrivati? Azz... sedicesimo capitolo! :D Sono felice che qualcuno, almeno, recensisca :) Beh, che dire... Ah si, piccola introduzione: mi sono accorta che non ho mai scritto dal POV di Ash, quindi... Beh, facciamole avere il suo momento di gloria no? :D

Scusate se non trovo canzoni per ispirarmi, ma ultimamente... Non c'è tanta ispiration xP


My Chemical Romance - Sing



Vienna, 5.07 PM

Ashley*


Uffa, uffa, uffaaaaa!! Non trovavo il mio plettro porta fortuna. Che rodimento di culo abissale. Mi chinai sulla custodia della chitarra a cercarlo meglio. Una mano abbronzata mi porse l'oggetto più importante della mia vita.
"Cercavi questo?" Alzai la testa. Jeremy mi guardava sorridente e, sopratutto, con il mio preziosissimo plettro in mano. Quello autografato da Matt Bellamy.
"Oddio, si! Grazie mille."
"Di niente." Tornò al suo lavoro, modificando con Kris dei dettagli per l'esibizione. Mi sedetti su un amplificatore che era dieci volte me e mi misi a modificare gli spartiti all'ultimo minuto. Quando Kris sparì nel backstge, scesi dall'amplificatore con un salto e corsi da Jeremy. Beh, per quanto si possa correre con i tacchi a spillo.
"Ehi, Jem!"
"Ehi, Ash. Dimmi, successo qualcosa?"
"Nono, volevo chiederti se stasera ti andava di uscire."
"Non spettano ai ragazzi certi inviti?" Stavo rischiando la vita: camminavo all'indietro, su dei trampoli tipo 12 centimetri, in un backstage affollatissimo.
"Si, ma le regole sono cambiate da parecchio, sai?", dissi sorridendo. Dietro di me c'era un tecnico che, ovviamente, non avevo visto e lui non aveva visto me, dato che trasportava un amplificatore enorme, così Jeremy mi prese per le spalle e mi scansò velocemente a destra, facendomi finire contro il suo petto.
"Tutto ok?"
"Si... Allora?"
"Mh... Ci sto. Ma pago io e scelgo io dove." Sorrise. Cazzarola, mi stava smontando sul momento.
"Mh... Ok... Vado a... sistemare Aphrodite."
"Ok. A dopo." Mi lasciò andare. Ero rossa peggio del culo di un babbuino. Lentamente provai qualche accordo, poi mi preparai. Come apertura fu fantastica, come concerto, un po' meno: Jared era sempre più stanco, Shannon e Tomo davano il massimo, aumentando gli assoli e improvvisando, ma più di così non si poteva fare. Hilary cantò Alibi con Jared, ma vedevo bene il suo sguardo preoccupato. Non festeggiamo neanche quella sera, però io e Jem uscimmo lo stesso. Per la serata misi un tubino rosso, tacchi in vernice 12 centimetri, trucco e pochette. Mentre mi mettevo un braccialetto di perle di Tiffany, Jeremy, probabilmente era lui, bussò alla porta. Andai ad aprire, sistemandomi meglio. Cavolo, non era la prima volta che avevo un appuntamento! Presi un respiro profondo e aprii sorridente. Chi mi trovo davanti? Ambra. La mia faccia è tipo -.-" (Perdonate la faccina, dovevo mettercela :P) La feci entrare.
"Cavolo, come siamo eleganti! Dove si va? A festeggiare da sole?"
"Macchè, esco con Jeremy..." Mi sistemai meglio un orecchino e mi avvicinai al letto recuperando la pochette. "Che ti serve?"
"La mia fottutissima crema, che ti sei inguattata la settimana scorsa"
"Oh, già..." Presi il barattolo e glielo riconsegnai.
"Che hai, sembri un vitellino prima del sacrificio?"
"Certe volte non so proprio come il tuo cervello riesca a partorire stronzate simili"
"Dono di natura. Allora?"
"Sono nervosa! Cavolo..."
"Ti piace davvero?" La sua voce era cambiata. Dalla sfacciataggine era passata alla comprensione.
"Cacchio, si..." Mi prese per le spalle e i suoi occhi dorati si intrecciarono ai miei, verdi.
"Senti, te lo dirò con parole semplici, chiare, pulite, dirette: se quello li ti fa del male, gli spezzerò le ginocchia e ci giocherò a biliardo. Ok?"
"Provvederai dopo che l'avrò castrato"
"Chi deve castrare chi?" Jeremy entrò tranquillissimo. Indossava una camicia bianca, senza cravatta, giacca e pantaloni neri. I capelli biondi erano più gonfi del normale, segno che li aveva appena asciugati. Mi passò davanti una visione di Jeremy bagnato, appena uscito dalla doccia. Scossi la testa, cacciando quella visione.
"Ehm... Niente.." Arrossii violentemente ritornando alla realtà.
"Ciao Ambra", fece allegro.
"Ue, biondo."
"Come mai qui?"
"Sveltina." Sorrise. Jeremy la guardò con uno sguardo spiritato. Mi portai le mani agli occhi e scossi la testa. Che cavolo, sempre a me le figure di merda, deve farmele fare?!
"Ooookaaay... Direi che puoi anche andare, dato che sto uscendo quindi..." La spinsi poco gentilmente fuori dalla porta e la chiusi fuori.
"Grazie, eh!", esclamò da fuori la porta. Agitai la mano come per mandarcela e tornai da Jeremy.
"Scusala... A volte mi chiedo come faccia a sopportarla..." Presi il trench dall'armadio (non so se sapete, ma in Austria fa abbastanza freddo anche a giugno) e me lo infilai.
"Non ti preoccupare... Senti, io nemmeno ti ho portato niente...", mi guardò imbarazzato grattandosi la nuca e mettendosi la mano sul fianco. Oh, amore mio bello, non metterti così, metti a dura prova il mio autocontrollo. Sorrisi: che dolce che era!
"Ma scherzi! Non è assolutissimamente necessario."
"Mh.. Ok. Andiamo?" Mi superò e chiusi la porta. Davanti all'albergo c'era una Mercedes nera lucida che mi aspettava con un ragazzo con la divisa dell'albergo che mi teneva la portiera aperta.
"Uh, cavolo..." Jeremy rise. Sconquassamento generale. Iperventilazione. Ok. Sono tornata normale. (Lo sono mai stata?)
Jeremy in mano aveva un biglietto, lo lesse, poi scosse la testa, imbarazzato, e se lo ficcò nella giacca accartocciandolo. Non conoscevo Vienna, così non sapevo nemmeno dove mi stesse portando.
"Dove mi stai portando?"
"Al ristorante?", fece con tono ovvio. Risi.
"Fin li ci ero arrivata. A quale?"
"Vedrai." Sorrise. Non me la raccontava giusta. Quando arrivammo, capii. Speravo di non aver appiccicato il naso al finestrino come una sfigata, ma sarebbe stato più che giusto. Era un ristorante famosissimo, cinque stelle. Inutile che vi scriva il nome. Qualcosa tipo isfqhmeasrungt ci si sarebbe avvicinato. Da gentiluomo inglese, Jeremy mi aprì la portiera e mi porse la mano, aiutandomi a scendere. Il tavolo era al centro di una sala non troppo affollata e non troppo deserta. Un cameriere ci chiese cosa volessimo. Jeremy, rispondendo in un tedesco che avrebbe fatto invidia a un tedesco doc, sorrise e suppongo che chiese del vino, dato che dopo il cameriere portò una bottiglia di vino rosso. Cavolo... Voleva davvero farmi ubriacare?! Ne mise poco nel mio bicchiere e un po' di più al suo.
"A noi."
"Speriamo che non mi ubriachi" Facemmo cozzare delicatamente i calici, che fecero "tin!" e bevvi un sorso.
"Prega Dio che rimanga lucida fino alla fine della serata..." Scoppiò a ridere. Cena a base di carne e verdure, tutto squisito, come ci si aspettava da un ristorante a cinque stelle. Pagò lui, una cifra esorbitante, scommetto, e uscimmo. L'aria si era scaldata, così mi tolsi il trench, portandolo in mano. Non doveva essere più freddo con l'orario? Bah, le città europee funzionano al contrario. Vidi un chiosco di gelati.
"Ooooh!! Gelato..." Sbavo totale.
"Lo vuoi?", chiese Jeremy voltandosi verso di me. Scossi la testa.
"No, sai quanto ci ho messo per entrare qui dentro?", chiesi tirando la stoffa del mio tubino.
"Un gelato non guasta. Gusti?"
"Pistacchio e cioccolato fondente"
"Ok." Poco dopo tornò con un cono in mano. Sfortunatamente il cioccolato non aveva un bell'effetto insieme al vino, e finii più brilla di quello che non ero. Mi ritrovai su un muretto, con Jeremy che da sotto mi guardava e mi teneva la mano, per evitare di farmi finire spiaccicata al suolo. Poi mi prese in braccio tipo principessa e mi fece roteare, mentre sparavo una serie di stronzate a non finire. Finii con la faccia a un centimetro dalla sua, il suo respiro sul mio collo. A tradimento, gli spalmai un po' di gelato sulle labbra. Se le leccò, facendomi venire voglia di mordergliele.
"Mh, buono." Scoppiammo a ridere e mi mise giù. Tornati all'albergo recuperammo la chiave della mia camera e mi ci accompagnò. Mi fermai davanti la porta.
"Vuoi entra..." Non riuscii a finire la frase perchè mi ritrovai con le labbra un pochino impegnate. Le sue labbra erano così morbide... Gli strinsi le braccia intorno al collo e le sue intorno alla mia vita. Era un bacio casto, piccolo, dolce... Non come quelli che mi dava Justin. Pensare a lui mi fece irrigidire e bloccare del tutto. Jeremy se ne accorse.
"Scusa..."
"No... Non ti scusare... Vieni." Entrammo nella camera. Buttai trench e pochette su una poltrona e aprii la porta-finestra, uscendo sul balconcino. Mi appoggiai alla ringhiera.
"Che succede?", chiese Jeremy raggiungendo.
"Devi sapere che... Prima di conoscere te, mi frequentavo con un ragazzo... si chiama Justin...", iniziai a raccontare. Tanto valeva fargli sapere cos'era che mi bloccava. "Ci siamo frequentati per tipo un mese... Una sera, il giorno prima che ti chiamassi per assumerti, siamo usciti a cena fuori. Tutti sono andati per i fatti loro, me compresa. Sono andata a casa di Justin." Rabbrividii al ricordo di quella sera che mi aveva traumatizzata. Jem mi sistemò la sua giacca sulle spalle. Adesso che ci facevo caso, tirava pure vento. Rivolsi il mio sguardo a una Vienna ancora sveglia.
"All'inizio sembrava tutto normale. Ci siamo coccolati, qualche bacio, poi mi sono resa conto che stavamo andando davvero oltre il limite. Gli avevo detto di lasciarmi, ma lui mi ha praticamente spogliata, ha fatto quello che doveva fare senza neanche togliersi i pantaloni e poi mi ha praticamente cacciata di casa." Mi voltai a guardare Jeremy. Il suo sguardo, durissimo, era rivolto alla città.
"E' per questo che mi hai assunto?"
"No, non solo... Ho ricevuto anche diverse lettere, che dicevano di sapere dove abitavo e qual'era il mio numero di cellulare. Ci stavo pensando da parecchio, poi è successa quella cosa a Hilary e ho colto l'occasione...", sorrisi senza allegria. Le lacrime iniziarono a bussare ai miei occhi. Mi bastava chiuderli per vedere il suo volto. Una lacrima solitaria scese lungo la mia guancia. Sentii Jeremy avvolgermi in un abbraccio caldo da dietro.
"Beh, non ti devi preoccupare... Ora ci sono io a proteggerti." Sorrise. Cercai di sorridere anche io, ma uscì una mezza smorfia. Il pollice di Jem asciugò la mia lacrima e mi baciò di nuovo. Mi dimenticai di tutto il dolore che avevo provato, mi dimenticai persino come mi chiamavo.
Gli saltai in braccio e mi riportò dentro. Togliermi i tacchi non fu una brillante idea, anche perchè Jeremy mi superava di parecchi centimetri anche con i tacchi. Se non volevo fare la drag queen, me li dovevo levare, così me li sfilai e li buttai in un angolo. Mi sfilò il tubino senza difficoltà. Lo veci sedere sul letto. Gli sbottonai la camicia e la buttai a terra. Magia. In quella stanza, in quel momento, c'era solo magia. Felicità. La felicità di stringere tra le braccia una persona che ami. Amore. L'amore che provi per una persona che ti protegge. Tutto ciò, racchiuso in un bacio, una carezza, un abbraccio. Dopo esserci urlati 'Ti amo' nelle orecchie, ci addormentammo tra le lenzuola calde.


Vienna, 5.07 AM

Jared*


Non ricordo di essermi mai sentito così male. La testa mi scoppiava, avevo caldo, ma se mi scoprivo avevo freddo, e la gola voleva uscire e urlarmi in faccia che dovevo fermarmi, ma non volevo. Non potevo. Hilary era sempre più arrabbiata. Discutevamo continuamente sul fatto che dovevo fermarmi e riposare.
"Dannazione, però, proprio alle date italiane dovevi ammalarti?"
"Il tempismo è sempre stata la mia specialità." Sorrisi.
"Dai su, sbrigati, dobbiamo prendere l'aereo per Milano." Caricammo le valigie nel SUV e andammo in aeroporto. Arrivati a Milano, gli Echelon italiani non si smentivano mai. Ci fermammo per qualche foto, ma poi scappammo perchè avevamo una marea di cose da fare. Davanti all'arena di Rho c'erano una marea di Echelon a 'barboneggiare', come dicono loro. Hilary stava cercando di insegnarmi un po' di italiano, per ammazzare il tempo, ma non riuscii a imparare granchè, se non a pronunciare correttamente 'ciao'. Il sound check andò bene, per quanto potesse andare bene un check con il cantante fuori gioco. Shan e Tomo ce la mettevano tutta, ma io non potevo aiutarli. Il concerto? Inutile descriverlo. Closer to the edge era stata la peggiore di tutte: avevo anche stonato, ma gli Echelon sembrarono apprezzare comunque il concerto. La mattina seguente, quando partimmo per Roma, perdemmo l'aereo, così fummo costretti ad aspettare il prossimo. Mentre io e Hilary eravamo al bar, tutti gli altri barboneggiavano, Shannon andò in un negozio di occhiali, Tomo parlò con alcune Echelon... Insomma, cercavamo di ammazzare il tempo. Quando partimmo per Roma, sentii di essere veramente peggiorato. Non riuscivo neanche a parlare, tra un po'. Sound check di merda, e il concerto? Ancora peggio! Ero riuscito a finire Kings and Queens per miracolo prima di finire nel backstage ansimante per un attacco d'asma*. Mi trasportarono all'ospedale Bambino Gesù con l'ambulanza, mollando migliaia di Echelon. Durante il tragitto, Hilary mi fissava preoccupata. Shannon ci avrebbe raggiunto all'ospedale con la moto. Hilary mi guardò con disapprovazione per tutto il tempo, oltre che preoccupata. Shannon arrivò nella stanza con il fiato corto.
"Che è successo?"
"Attacco d'asma", rispose asciutta Hilary. Shannon sospirò.
"Fino a che punto dobbiamo arrivare, Jared?" Mi tolsi la mascherina dal viso.
"Sposteremo le prossime date. Non le annulleremo. Una settimana sola, però"
"Jared, non decidi tu! Decide il tuo corpo se tornare in tour! Hai trentanove anni, non sei più un ragazzino. Mettitelo in testa. Devi riposarti.", mi esplose praticamente contro. Guardai Shannon.
"E' inutile che cerchi di chiedermi aiuto, la tua ragazza ha ragione in pieno."
"Vado a dire ad Emma di iniziare a mettersi al lavoro." Hilary uscì, lasciandomi con mio fratello, che si sedette su una sedia, appoggiando sul tavolinetto accanto al mio letto il casco.
"Jared..."
"Ti prego, non ricominciare anche tu con la filippica..."
"Io la filippica te la faccio se non la smetti di trattarti come una macchina. Sono tuo fratello, è un mio dovere ricordarti di staccare ogni tanto. Hilary in poche parole ha saputo dirti quello che ti volevo dire, quindi, non mi sembra che ci sia bisogno di ripetertelo di nuovo, non credo che tu sia diventato stupido di botto." Il dottore passò a informarmi delle mie condizioni. Avevo bisogno di una pausa, di riposo e bla bla bla... Mi fece firmare e uscimmo da quellla struttura a dir poco squallida. Ci fermammo a Roma per tre giorni, per poi partire per l'Estonia. Avevamo ancora un paio di giorni per svagarci, ma io passai la maggior parte del tempo in albergo, tra sciroppi e aspirine e antinfiammatori. Le date da quelle parti, paesi dell'Est, andarono piuttosto bene, in The Kill, in Estonia, mi ero perfino buttato tra la folla, beccandomi qualche palpatina indesiderata. Fu dopo che arrivò il casino.

*mi è stato detto che alla fine del concerto a Roma, Jared è stato trasportato all'ospedale con l'ambulanza, ma io ho scritto per attacco d'asma, anche se so che non è vero.
Ricordate, nulla di ciò che ho scritto qui è vero, se non in parte.

Preparatevi al casinoooooo!! :D
Ila.


 

   
 
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