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Autore: Shainareth    16/03/2006    2 recensioni
Dopo One Piece, la prospettiva del Piece Main riuscirà a riunire sotto lo stesso Jolly Roger la ciurma di Monkey D. Rufy, con una consistente aggiunta! Non si tratta solo di una storia avventurosa o d'amore, è più che altro un mix di umorismo, avventura e azione... ehm... sì, l'azione c'è, per quel poco che sono stata capace di fare... ç______ç Ma in verità, "Piece Main" racchiude un po' tutti i generi (eccetto il fantasy e il porno, credo! ^^'), quindi, come si suol dire, ce n'è per tutti i gusti! ^___-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Piece Main' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo CIX – Disperazione

 

Capitolo CIX – Disperazione

 

            Si guardò attorno: via libera. Aveva ricevuto istruzioni precise da Loius, non poteva sbagliare. Chi avrebbe mai immaginato che, spacciandosi per un’allieva di quella scuola di arti marziali, proprio lei sarebbe entrata finalmente in possesso di quella benedetta chiave? Una chiave che nessuno mai aveva cercato lì, oltretutto. Aprì il portone di legno che la introduceva al viale di pietra che portava al giardino del dojo. Non vide nessuno. Iniziò a percorrere il ciottolato con passo lento, fino ad arrivare alla porta di casa. Lì trovò una donna, non più giovanissima, che si stava occupando di alcuni piccoli bonsai messi in fila su una panca di fianco all’ingresso della grande casa.

«Posso aiutarti?» le chiese questa, mettendo da conto il lavoro e prestandole attenzione.

«Cerco il maestro»

«Chi sei

«Una nuova allieva, spero»

La donna sorrise. «Vieni con me»

Sarah la seguì con il solito passo lento, osservando i piccoli piedi della signora che, calzanti due zoccoli di legno, battevano ritmicamente sulle pietre del viale. Nonostante il suo corpo fosse fasciato da uno yukata scuro, si poteva comunque intuire che un tempo era stato oggetto di ammirazione da parte di molti uomini.

Chissà, si chiese la ragazza, se sarebbe riuscita ugualmente nel suo intento... dopotutto, con una bella moglie, che motivo c’era di trovarsi un’amante? Giovinezza. Doveva puntare tutto su quella.

Fu condotta sul retro della proprietà, dove si ergeva un grande dojo. Le porte erano state lasciate aperte per il caldo dell'estate, e dall'esterno si potevano udire i discorsi e i rumori provenienti dalla palestra.

La donna si volse verso di lei e chinò il capo con fare cortese. «Aspetta qui»

Gli occhi della ragazza non abbandonarono quella figura aggraziata, prendendo a scrutare ogni suo movimento. La vide soffermarsi sull'ingresso. Un uomo, il maestro, la scorse. Le sorrise e le fece cenno di avvicinarsi, concedendo ai suoi allievi qualche attimo di riposo.

Scambiarono poche chiacchiere. Infine il marito della donna, un uomo sulla quarantina, alto, muscoloso, capelli neri, occhi scuri, profondi, le andò incontro: Sarah sorrise alla consapevolezza che, almeno per quanto le riguardava, non le sarebbe stato difficile, né tanto meno costato un sacrificio, entrare nel suo letto.

 

            «Ancora niente?»

Sarah scosse il capo.

«Sei un’incapace!» sbottò l'uomo innervosito, prendendo a misurare la stanza in lungo e largo con le lunghe gambe robuste. «Non voglio aspettare ancora!»

«Allora vacci tu!» protestò lei, tuffandosi a sedere su una poltrona. «Sei troppo impaziente, Louis! Se agiamo d'impulso, finiremo per rovinare tutto!»

Loius si fermò e sospirò, passandosi le mani sul volto. «Hai ragione...» ammise. «Ma siamo così vicini al nostro obiettivo...!»

«Quel maledetto ha una moglie bellissima: non c'è posto per me, fra loro»

«Uccidila»

«Bravo, e come?»

«Veleno, pugnale, hai carta bianca» se ne lavò le mani come fosse questione di poco conto.

«E se mi scoprono?»

«Chi vive con loro?»

«Il figlio»

«Anni?»

«Mah... non lo so, è un ragazzino...» alzò le spalle Sarah.

«E’ più giovane di te?»

«Sì, non credo abbia più di sedici anni... ammesso che li abbia già compiuti...»

«Ottimo» sorrise Louis osservandola soddisfatto.

«Cosa

«Portati a letto lui»

La ragazza alzò gli occhi al cielo. «Il motivo?»

«Visto che col padre non ci riesci, ti conquisti la sua fiducia e ti fai dire dove nascondono quel che cerchiamo: è un ragazzino, l’hai detto tu, e pertanto sarà una bazzecola prenderti gioco di lui»

Scosse il capo. «No, Louis, no... lasciamolo stare... Riprovo con suo padre»

L’uomo si slanciò verso di lei e le si inginocchiò davanti, le mani sulle sue gambe. «Ma non capisci che se non ci sei riuscita finora, non ci riuscirai neanche fra due mesi?» prese a spiegarle. «E noi, fra due mesi, dobbiamo necessariamente levare le tende da questo posto: abbiamo il governo alle calcagna, e se ci beccano è la fine, stavolta!»

«Ma... è soltanto un ragazzino, non voglio metterlo in mezzo a questa storia!»

«Non te lo sto chiedendo, te lo sto ordinando» furono le parole che chiusero la questione.

 

            E ora si trovava lì, in palestra insieme a tutti gli altri, gli occhi puntati su Shukumaru, il figlio del maestro, che di tanto in tanto affiancava suo padre negli insegnamenti, nonostante la giovane età. Aveva quindici anni, ebbe modo di appurare Sarah, tre in meno di lei. Per essere bello, lo era. Molto. Ma... non era ancora un uomo...

“Dovrò insegnargli io...” si rassegnò allentando il nodo della cintura che le chiudeva il kimono in vita, in modo che il petto fosse un po’ più visibile anche se chiuso dalla maglietta bianca che indossava sulla biancheria.

 

            Era stato facile avvicinarlo, e altrettanto semplice era stato accattivarsi le sue simpatie: Shu era un ragazzo allegro e divertente, e pertanto non le dispiaceva aver sostituito suo padre con lui.

Solo...

Restava la questione più importante: era abituata ad esser corteggiata, non a fare la prima mossa. Come doveva comportarsi? Oltretutto non era mai stata con qualcuno più giovane di lei, Louis era molto più vecchio, e così anche tutti gli altri che aveva adescato nella sua rete di inganni. Come fare con questo ragazzino alle prime armi?

Ci lavorò su per due settimane, cercando spesso e volentieri la sua compagnia, facendogli credere di voler diventare sua amica, e infine vi riuscì. Non passava giorno che i due non si soffermassero a chiacchierare da soli per una buona mezz'ora, e ogni volta scoprivano qualcosa di loro che in un certo qual modo li attirava l'un l'altra: perfetto, le ripeteva Louis, perfetto.

Un bacio dato per gioco bastò a sciogliere tutto, e la passione li travolse: ma Sarah stava davvero cominciando ad affezionarsi a Shu. Aveva imparato a volergli bene…

 

            Fu dura... molto dura, doversi separare da lui in quel modo... non era nei piani...

Per lungo tempo odiò Louis: li aveva divisi nel più brutale dei modi.

 

            Preso dall’impazienza, il tempo che stringeva, la Marina Militare alle calcagna, Louis irruppe in quella casa con prepotenza, armato e pronto a far massacro di chiunque si fosse frapposto fra lui e il suo obiettivo. Era notte, una notte silenziosa. Sarah e Shu stavano facendo l’amore quando Louis li sorprese. La ragazza sbiancò, Shu si pose immediatamente in sua difesa. L’uomo scosse il capo e infine domandò: «Dov’è?»

Ammutolita da quel gesto folle e avventato, Sarah, alle spalle dell’amante, si limitò a scuotere il capo, segno che lì, quello che cercavano, un’antica pergamena in cui si diceva vi fossero annotate le istruzioni per entrare in possesso di una mappa del tesoro, non l’aveva trovato. Louis comprese e puntò contro di loro la canna di una delle sue pistole: ormai quel ragazzino sapeva.

Un rumore improvviso fuori dalla camera, fece voltare tutti verso il corridoio, la porta aperta: i padroni di casa.

Nessuna spiegazione plausibile che potesse giustificare quel gesto, solo una pressione su entrambi i grilletti delle pistole.

Sarah e la signora dal viso gentile che l’aveva introdotta in quella casa, gridarono per lo spavento, la disperazione di ritrovare i corpi del ragazzo e di suo padre rivolti a terra, il sangue che zampillava dai fori di proiettile che si erano disegnati sui loro corpi. Un secondo colpo venne caricato, e anche la madre del ragazzo ricadde al suolo con un tonfo sordo, priva di vita.

«Andiamo» disse Louis con fare atono, come se non fosse successo nulla. «Abbiamo perso fin troppo tempo in questa dannata città»

Ma Sarah restò immobile, lo sguardo fisso sul corpo di Shu: il bel viso spento, le palpebre calate come se stesse dormendo, il sangue che dalla tempia aveva preso a scorrere macchiando il futon in cui si erano rifugiati per dar sfogo alla loro passione. La vista della ragazza fu offuscata dalle lacrime che le gonfiarono gli occhi, ma che non potevano scendere per paura che Louis facesse del male anche a lei.

«Alzati, idiota!» la chiamò lui, la voce nervosa.

Fu a quel punto che, conoscendo l’indole violenta dell’uomo che le aveva fatto da tutore, da amante e da aguzzino quando si era ritrovata sola al mondo, la ragazza preferì obbedire, alzandosi in piedi e muovendo con gambe tremanti i primi passi.

«Vestiti e andiamocene alla svelta»

 

            L’aveva creduto morto per quasi due anni. Ma tornando dalle parti della sua città, insieme a Louis, aveva sentito dire che il giovane figlio del maestro del dojo d’arti marziali più grande di quella zona, si era finalmente svegliato dal coma dopo essere stato in bilico fra la vita e la morte per tutto quel periodo di tempo. Avvertì un soffio di vita dentro di sé: Shu era vivo.

Gli voleva ancora un gran bene, ma la colpa di quel che gli era successo era soltanto sua. Certo, non era stata lei a premere quei maledetti grilletti, ma se avesse avvertito per tempo Shu del pericolo che lui e la sua famiglia avrebbero potuto correre…

Louis non era stato ai patti.

Avrebbe voluto rivedere il ragazzo, avrebbe voluto chiedergli scusa, avrebbe voluto far di nuovo l’amore con lui. Solo… non poteva.

Era convinta che lui, ormai, la odiasse.

 

            Quando Shu era uscito dal coma, si ritrovò a chiedere notizie dell’uomo che gli aveva sparato e che aveva ucciso i suoi genitori. Scoprì che si trattava di un ladro che all’occorrenza non si faceva scrupolo di eliminare chiunque intralciasse i suoi piani. Quando però gli venne detto che Louis lavorava in coppia con una ragazza di nome Sarah, specializzata nell’adescamento delle vittime, si sentì morire una seconda volta. Maledisse la ragazza a cui aveva donato il suo cuore, per colpa della quale aveva perso tutto, e… cosa gli rimaneva, ora?

Niente.

Solo un vuoto incolmabile nell’animo.

Tentò il suicidio.

 

            Fu un uomo, un pirata, l’ultima persona che ci si sarebbe mai aspettati a fare un’azione del genere, a salvarlo. Lo rimbrottò a lungo per quel gesto, lo picchiò, lo umiliò.

Shu, ormai allo stremo, reagì.

Colpì il suo salvatore, urlò, pianse, lo mise al tappeto senza che questi reagisse. Fu allora che, quando si calmò e ne incrociò lo sguardo, capì di avere ancora il bene più prezioso: la vita.

«Vieni con me»

Quelle parole erano un invito a ricostruirsi un’esistenza. Ma ne avrebbe ancora avuto la forza?

«Perché

«Hai un sogno?»

“Sarah…” pensò senza avere il coraggio di ammettere con se stesso che quella donna l’aveva completamente stregato: sì, doveva ritrovarla. Se per amore o per vendetta, poco importava. Doveva rivederla un’ultima volta.

«Cerco una persona, ma non so dove sia» si limitò a rispondere.

«Viaggiando con me per il mondo, avrai maggiori possibilità di incontrarla»

«Tu… sei Monkey D. Rufy, vero? Voglio… voglio venire con te»

 

 

 

 

 

E siamo così giunti a -1.

Spero tanto di riuscire ad aggiornare domani, così da poter mettere la parola ‘fine’ alla fanfic.

Che dire? Sarah vi lascia perplessi, lo so. L’ho odiata anch’io per lungo tempo e continuo a nutrire una sorte di temibile rispetto, misto a curiosità, verso di lei; spero di riuscire a caratterizzarla meglio nel sequel. Sia detto, però, che, insieme a Kidd (ma non solo…), sarà uno di quei personaggi in cui finalmente prendo le dovute distanze, che, cioè, non hanno nulla di me: a questo ci tengo tanto, perché vuol dire che sto maturando nella creazione dei personaggi. ^^

Mando il solito bacino bavoso a tutti i lettori, ed un ringraziamento speciale a chi continua a recensire! ^3^

Shainareth J

 

 

  
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