Un paio di occhi scuri si guardavano intorno con aria curiosa, mentre delle dita affusolate pizzicavano dolcemente le corde della chitarra elettrica color verde mela, dando voce a una melodia travolgente ma allo stesso tempo dolce, che pervadeva l’aria. Una chioma di capelli neri e corti si muoveva a tempo con il suono, ondeggiando dolcemente, mentre lo sguardo di Layla si fissava in quello dell’amica dall’altra parte del vetro. Meg sedeva al di là della parete trasparente con un sorriso dispiegato sul viso, mentre la sua chitarrista registrava l’assolo del loro nuovo singolo. Mentre ascoltava la bravura della sua band-mate, ticchettava nervosamente con una biro sullo schermo del computer, cercando le parole che avrebbero dovuto accompagnare quei suoni. Era già da una settimana che avevano iniziato a registrare, la batteria era stata registrata tutta il lunedì precedente e il basso era seguito un paio di giorni dopo. Da venerdì Layla provava la chitarra, e quel mercoledì erano giunte all’assolo, mentre ancora la cantante faticava a trovare le parole. Sapeva che il testo non sarebbe dovuto essere allegro e spensierato, dato che la musica aveva un che di nostalgico e forse anche un po’ triste. Si domandò dove avesse lasciato l’ispirazione, sbuffando leggermente e continuando ad osservare lo schermo luminoso che riportava un paio di frasi sconnesse appuntate in disordine. Era così concentrata che il segnale acustico emesso dal suo cellulare per avvisarla di un messaggio ricevuto la fece strillare per la sorpresa. Osservò l’apparecchio con astio, controllando il mittente e accorgendosi che si trattava di un numero non salvato in rubrica.
Da:
No number A: Meg
Ehi
Meg. So che probabilmente avrei dovuto farmi sentire prima, comunque
volevo
chiederti scusa per quello che è successo e ringraziarti.
Finalmente ho fatto
pace con Mich. Spero che avremo occasione di parlare a voce. Ho avuto
il tuo
numero da Vee.
La
ragazza non dovette rileggere il testo per capire chi
l’avesse scritto. Non
sapeva se sentirsi felice del fatto che finalmente la pace fosse
tornata in
casa Haner oppure arrabbiata per essere stata, in un certo senso,
usata. Decise
di lasciare la risposta in sospeso e tornò a concentrarsi
sul portatile aperto
sulle sue gambe.
Ancora
una volta nel giro di pochi minuti fu distratta dall’arrivo
di un sms.
Da:
Zacky V A: Megghie
Posso
sapere perché il tuo numero serviva a Gates? Traditrice!
Da:
Megghie A: Zacky V
Domanda
a lui. Che traditrice e traditrice.
Da:
Zacky V A: Megghie
Non
vuole parlare. Dove sei?
Da:
Megghie A: Zacky V
In
studio, LA.
Da:
Zacky V A: Megghie
Ti
passo a prendere alle 13, puntuale, ti porto fuori a pranzo. Non
accetto un
rifiuto. A dopo.
Meg
rilesse l’ultimo messaggio un paio di volte per essere sicura
di aver capito
bene. Layla uscì dalla stanza insonorizzata, avvicinandosi
all’amica e
abbracciandola da dietro.
«Domani
gli ultimi ritocchi e l’assolo dovrebbe andare.» le
disse stampandole un bacio
sulla guancia. «Il testo come procede?»
«Non
procede. Le mie idee sono tutte scontatissime oggi.
Dov’è Nel?» domandò
accorgendosi solo in quel momento che la bassista, seduta di fianco a
lei fino
a poco tempo prima, era sparita.
«Sarà
andata a mangiare qualcosa, lo sai com’è fatta.
Facciamo pausa anche noi?»
«Tra
un quarto d’ora passa Zacky Vengeance a prendermi, mi porta a
pranzo fuori.»
Layla
sorrise dolcemente, scompigliandole i capelli rossi e scoccandole un
altro
bacio sulla guancia.
«Andrò
a cercare Nel, allora. Non è cosa da tutti i giorni che un
chitarrista ultra
figo ti inviti fuori a pranzo.» concluse facendole un
occhiolino e uscendo
dalla stanza, lasciando la sua adorata chitarra in un angolo. Meg si
piazzò
fuori dall’edificio con una sigaretta tra le labbra mentre
attendeva che Zee la
passasse a prendere. Non fumava spesso, ma quando il nervosismo la
coglieva
adorava sentire la nicotina scorrerle nelle vene. Attese con pazienza
che il
macchinone nero di Zack le apparisse dinanzi ma il chitarrista si
presentò con
una decappottabile rosso fuoco che fece illuminare gli occhi della
cantante.
«Che
figata!» esclamò salendoci a bordo.
«Ciao
anche a te.» rispose il ragazzo ridendo e partendo. Durante
il viaggio rimasero
in silenzio. Non avevano molto da dirsi, o almeno così
pensava Meg, mentre il
suo interlocutore silenzioso stava rimuginando su quanto volesse
domandare alla
ragazza che sedeva al suo fianco, coi capelli rossicci di media
lunghezza
sciolti sulle spalle e lo sguardo perso nel vuoto oltre il parabrezza.
Los
Angeles è una città frenetica e piena di turisti,
Zacky sapeva che ovunque
fossero andati avrebbero trovato gente che probabilmente
l’avrebbe
riconosciuto, rendendo impossibile loro parlare con
tranquillità. Quindi gli
era parso adatto guidare verso sud, non fino ad Huntington, dove allo
stesso modo sarebbe
stato importunato.
Fermò l’auto davanti a un fast food presso Seal
Beach, una cittadina a venti
minuti dal loro punto di partenza. Quando parcheggiò Meg gli
dedicò un’occhiata
leggermente stupita, ma smontò dall’automobile
senza dire nulla e dirigendosi
verso il locale, con al seguito Zack. Ordinarono due cheeseburger e
delle
patatine, sedendosi poi ad un tavolo all’interno. Novembre
era alle porte e le
temperature, nonostante fossero ancora decisamente calde, non
permettevano di
pranzare all’esterno in una giornata poco assolata come
quella.
«C’è
qualcosa che devi raccontarmi?» domandò di punto
in bianco il chitarrista
togliendosi gli occhiali da sole e piantandole gli occhi addosso con
aria
indagatrice. Meg evitò di guardarlo in viso e
sorseggiò la sua coca cola in
silenzio, scuotendo poi dolcemente la testa a comunicargli che no, non
aveva
nulla da dirgli.
«Megghie,
guardami in faccia.»
La
rossa alzò timidamente lo sguardo ed incontrando quello
chiarissimo e
leggermente alterato del ragazzo sbuffò con forza.
«Se
lui non ti ha voluto dire niente ci sarà un motivo, no? Sei
un curiosone.»
Zacky
la fissò in silenzio, prendendo il suo panino e addentandolo
con ferocia, senza
più degnarla di un’occhiata. Così anche
Meg, con aria terrea, si mise a
sgranocchiare le patatine fritte. Dopo parecchi minuti di silenzio in
cui
entrambi consumarono il loro pranzo, finalmente il ragazzo
parlò di nuovo.
«Non
sono curioso, semplicemente mi preoccupo. Ah, ha fatto pace con
Michelle.»
«Lo
so, è quello che mi ha scritto.»
«Solo
quello? Ti ha scritto soltanto per comunicarti che aveva fatto pace con
sua
moglie?»
«E
per chiedermi scusa.»
Lo
sguardo di Zacky indagò ancora una volta sul viso di Meg. In
effetti aveva
ragione lei, era sì un po’ preoccupato ma la
motivazione maggiore per la quale
stava facendole quell’interrogatorio era la sua sfrenata
curiosità. Finì il suo
panino, lanciandosi sulle patatine.
«E
per quale motivazione ti ha fatto le sue scuse?»
«Niente
di grave.»
«Meg,
per favore.»
Lo
sguardo implorante di Zacky la stava facendo sciogliere, quelle iridi
così
chiare e cariche di sentimenti non le davano mai scampo e si sentiva
un’emerita
idiota per star cadendo nella sua trappola. Si domandava, dentro di
sé, se
raccontare quello che era successo a Zack fosse del tutto sbagliato o
meno.
Sapeva che avrebbe disapprovato, in fondo era il suo migliore amico ed
era
sposato, lei non aveva nessun diritto di intromettersi nella sua vita,
così
come in quella del ragazzo che le sedeva di fronte. Per un attimo ebbe
l’impulso di alzarsi e andare a chiamare un taxi, per tornare
a Los Angeles.
Cosa ci faceva lei lì con Zacky Vengeance? Non aveva alcun
senso. Si conoscevano
da poco, lui era una rock star. Perché stavano pranzando
insieme? Forse il
ragazzo immaginò su cosa vertevano i pensieri della sua
interlocutrice, perché
intervenne proprio al momento giusto dicendo:
«Non
andrai da nessuna parte, prima rispondi alla mia domanda. E non ti
preoccupare
del fatto che io sono un super fighissimo chitarrista di una band
famosa. Sono
pur sempre una persona.»
Meg
rise, quel ragazzo era davvero incredibile, stava cominciando a pensare
che
forse si sarebbe davvero affezionata a lui come amico. Però
intanto doveva
eludere la sua domanda.
«Zacky
davvero. Non…»
«Megghie.»
Soltanto
quel nomignolo stupido e la sua determinazione era crollata incrociando
ancora
una volta i suoi occhi.
«Okay,
basta. Sei un gran rompiscatole, lo sai?»
Il
ragazzo sorrise, finendo la sua bibita e attendendo che Meg iniziasse a
spiegargli che diavolo era accaduto tra lei e Brian.
«Il
giorno in cui hai dormito sul mio divano, in cui lui ha litigato con
Michelle…
Ecco nel pomeriggio di quella giornata si è presentato a
casa mia con
un’espressione distrutta e un cd tutto per me. L’ho
invitato ad entrare,
aspettando che mi dicesse cosa non andasse, mi ha raccontato che sua
moglie
l’aveva tradito. Non sapevo come consolarlo, l’ho
abbracciato, era disperato. E
ci siamo baciati.»
Mentre
parlava rivolgeva lo sguardo al tavolo, dove si trovavano i resti del
loro
pranzo. Il silenzio riempì lo spazio tra loro, mentre Meg
cercava il coraggio
di guardarlo in faccia e Zacky la fissava stupito. Aveva fatto tutte
quelle
storie per un semplice bacio?
«Bè
non è di certo un fatto irrimediabile. È un
bacio, non te lo sei mica portato a
letto. Mi hai fatto preoccupare per nulla.»
La
voce calda di Zacky le diede finalmente la forza di incontrare i suoi
occhi che
le sorridevano con aria divertita.
«Non
cambia il fatto che abbia baciato un uomo sposato.»
mugugnò lei, scuotendo la
testa e domandandosi perché non riusciva a prenderla come
Zacky, con
leggerezza. Forse era troppo buona. Forse troppo legata al rispetto dei
confini
e delle leggi, non era mai stata il tipo da essere l’amante
di qualcuno, le
sembrava stupido doversi accontentare di essere la seconda scelta di un
uomo.
Era inutile e soprattutto per nulla gratificante, si sentiva uno schifo
al
pensiero di essere stata per qualche minuto il rimpiazzo
dell’amore di una vita
di Brian. Ecco, era questo il problema principale. Non tanto il bacio
in sé e
quindi il tradimento che si poteva dire ne fosse scaturito,
bensì il fatto di
essere stata uno strumento per Syn.
«Un
bacio non è nulla.»
«Se
non un apostrofo rosa tra le parole “ti
amo”.» citò Meg, scuotendo ancora una
volta la testa come a rimproverare a se stessa.
«Sicuramente
la colpa non è tutta tua. Anche Brian ha la sua buona dose
di colpevolezza, e
sono certa che non l’avrebbe fatto se non fosse stato
alterato per il
tradimento di Mich e tutti i conseguenti litigi. Quindi perdona te
stessa.»
Lo
sguardo scuro della rossa indagò sul locale circostante,
evitando accuratamente
di posarsi in quello di Zacky.
«Ci
proverò.» concluse infine, osservando il tatuaggio
con la scritta “forever” sul
collo del ragazzo davanti a lei. Non ci avrebbe pensato e avrebbe
risposto in maniera
spensierata al messaggio di Brian, ecco tutto. E poi sarebbe andata
avanti con
la sua vita.
*
Ancora
una volta si ritrovò a domandarsi perché avesse
accettato l’invito ad andare a
quella cena. Era un’infiltrata nella famiglia Sevenfold,
eppure Zacky le era
apparso talmente felice di organizzare quella serata che non era stata
in grado
di dirgli di no. Adesso, davanti allo specchio, si pentiva fortemente
di non
aver rifiutato quell’invito entusiasta che il chitarrista le
aveva rivolto. Avrebbe
incontrato Michelle quella sera. Come avrebbe anche solo potuto
guardarla in
faccia? Si sentiva più colpevole di quanto avesse dovuto,
visto che era lei la
donna che aveva tradito il suo uomo, e Meg non aveva fatto altro che
dargli una
spalla su cui piangere. Fece un respiro profondo, indossando i jeans
aderenti e
fissando il suo riflesso dall’aria sconsolata. Il suo
cellulare prese a
squillare, il numero di Layla apparve sul display e la ragazza rispose
in
fretta.
“Hey
bellezza.”
“Ciao!
Scusa se ti disturbo, so che ti starai preparando, ma volevo avvisarti
che
domani mattina ci aspettano in studio alle 10.”
“Perfetto.”
Un
attimo di silenzio durante il quale entrambe ascoltarono il respiro
dell’amica
dall’altro capo della linea, finché Lay non
parlò.
“Tutto
bene?”
“No,
sono terrorizzata all’idea di incontrare Michelle
DiBenedetto.”
“Dai,
non sei stata tu a dirmi che Valary era una ragazza
simpaticcissima?”
“Sì,
ma non so come possa essere la sua gemella, e in più ho
baciato suo marito.”
“Non
ci pensare, vedrai che andrà tutto bene. Adesso ti lascio
andare a finire di
prepararti. Ti adoro tesoro, spaccali tutti.”
“Ci
proverò. Ciao Lay, a domani.”
Appena
ebbe finito di prepararsi salì in macchina e si diresse
verso casa Sanders. Non
aveva voluto che Zack la passasse a prendere, pensava di riuscire a
ricordarsi
dove si trovasse la villetta dove la sua condanna a morte sarebbe stata
eseguita entro breve tempo. La sua auto sportiva la portò in
fretta alla
destinazione prefissata. Suonò il campanello e la porta le
venne aperta da una
Lacey sorridente che le fece cenno di entrare.
«Hey
Meg!» esclamò abbracciandola e conducendola poi in
cucina, dov’erano riunite
tutte le donne della compagnia, meno Leana. Ed ecco, di fianco alla
gemella, la
tanto temuta Michelle. Stava lì in piedi con le braccia
incrociate, i capelli
lunghi e scuri, mossi, e gli stessi occhi color nocciola della sorella,
che
intanto si era avvicinata per salutarla e poi presentarla a Michelle.
«Piacere
di conoscerti, ho tanto sentito parlare di te.»
affermò quest’ultima
stringendole la mano. Non sapeva se prendere quella frase come una
provocazione
o altro, quindi sorrise dolcemente e ricambiò la stretta
esclamando con aria
felice:
«Il
piacere è tutto mio!»
Vide
un sentimento strano passare nello sguardo della donna che le stava
davanti ma
lo ignorò, convincendosi del fatto che fosse stata la sua
immaginazione a
mostrarle cose che non c’erano. Spostò il suo
sguardo in un altro punto della
stanza, dove Gena stava seduta su una sedia e le fece un cenno di
saluto con
una mano, accompagnato da un sorriso leggermente tirato. Meg
ricambiò il gesto
e si lasciò trascinare in salotto da Val che le diceva cosa
avevano ordinato
per cena (cibo messicano) e la informava che entro qualche giorno
l’avrebbe
trascinata in giro per Los Angeles a fare shopping, perché
voleva comprare non
sapeva bene cosa e aveva bisogno di consigli. Meg le sorrise e
annuì, salutando
con calore i ragazzi in salotto che giocavano alla play station
attendendo
l’ora di cena. Matt e Johnny si stavano sfidando a Call of
Duty e lei si
sedette al fianco del cantante per fargli il tifo, mentre Johnny la
guardava
con rabbia a causa delle sue uscite del tipo: “massacra il
nano” oppure “forza
Matt, schiaccia quello gnomo”, con conseguenti risate del
cantante che seguiva
i consigli della ragazza, dando del filo da torcere al povero bassista.
Dopo
parecchi minuti di lotta feroce la porta d’ingresso si
aprì, facendo entrare
Zacky e Brian, carichi di scatolette e cibi vari. Valary aiuto i
ragazzi a
mettere tutto sulla tavola e invitò tutti quanti ad
accomodarsi per dare inizio
alla cena.
*
Michelle
stava tranquillamente seduta sul divano, con la testa poggiata sulla
spalla del
suo uomo e un sorriso divertito sulle labbra causato da un racconto di
Johnny
riguardo non sapeva bene quale episodio del loro primo tour, quando
Jimmy era
quasi finito in prigione per aver cercato di uccidere un piccione. Si
guardò
intorno, incrociando lo sguardo scuro della nuova arrivata, quella
Margaret di
cui tanto le aveva parlato la sua gemella, che tanto aveva infiammato
gli animi
di Lacey e Leana, così come di Zacky. Quella Meg che pareva
sempre sorridere al
mondo con quelle belle labbra sottili e dolci, e quei capelli
disordinati che
le cadevano sulle spalle. Lei invece non aveva trovato nulla di
particolare in
quella ragazzina, le era parsa fredda e quasi distaccata, sia con lei
che con
suo marito. Che le avessero detto del loro recente litigio e quindi non
sapesse
come comportarsi? Non lo sapeva e non le interessava, anche
perché a quanto
pareva c’era già qualcun altro non troppo felice
di quella compagnia, la
ragazza dai capelli corti e biondissimi che le sedeva di fronte, con le
gambe
accavallate e un sorriso strafottente in direzione del bassista a cui
aveva
rivolto una battutina sarcastica proprio in quel momento. Allo stesso
modo in
cui lei non pareva entusiasta della rossa non lo sembrava Gena, che la
guardava
sempre con un’espressione di cortese disinteresse. Meg
domandò dove fosse il
bagno, Val le indicò la strada e per qualche minuto le
battute e gli scherzi
continuarono, finché Matt decise che era il tempo di
un’altra partita alla
play. Brian si tirò fuori, alzandosi in piedi e dirigendosi
verso la veranda,
mentre Mich lo osservava allontanarsi con un bel sorriso stampato sulle
labbra.
Amava quell’uomo, era tutta la sua vita. Era stata una
stupida nel tradirlo,
non avrebbe dovuto farlo, lei lo adorava più di ogni altra
cosa. Sentire la sua
voce quasi rotta dal pianto che la chiamava al telefono per implorarla
di
smetterla e di tornare da lui le aveva frantumato il cuore,
così si era
precipitata ad Huntington, chiedendo scusa in ginocchio al suo uomo,
implorandolo di perdonarla, di capire che era stressata, che dopo la
morte di
Jim lui l’aveva sempre più abbandonata per
rinchiudersi nel suo dolore e lei si
era sentita inutile, senza possibilità di consolarlo,
così aveva cominciato ad
allontanarsi e a cercare rifugio altrove. Rifugio per il suo dolore,
che era
quasi forte come quello di Brian, visto che conosceva Jimmy da quasi
una vita,
era stato uno dei suoi migliori amici, l’aveva amato
anch’ella. E poi si erano
sposati. Così, da un giorno all’altro, Bri le
aveva fatto la proposta e dopo
qualche mese dalla morte del loro migliore amico si erano decisi a
giurarsi
eterno amore. Michelle però non sentiva
quell’amore. Sentiva che il suo uomo
non l’amava, anche se in realtà non era
così. Dunque si era allontanata,
lasciandolo solo nel suo dolore, scappando da se stessa più
che da lui,
scappando dalla realtà e rifugiandosi tra le braccia di un
altro uomo, che le
pareva più adatto a consolarla. Si era sbagliata,
terribilmente, ed era infatti
presto tornata sui suoi passi domandando perdono e chiedendo di poter
restare
con Brian per sempre. Adesso i litigi tra loro erano diminuiti, lei si
sentiva
protetta e coccolata e non voleva più evadere da una
realtà troppo difficoltosa
per essere accettata.
Brian
non si era diretto sulla veranda a fumare una sigaretta. Voleva parlare
con Meg
e chiarire una volta per tutte l’incidente di pochi giorni
prima. Si fermò di
fianco la porta del bagno al primo, appoggiandosi al muro e attendendo
che la
ragazza uscisse di lì. Quando la sua chioma rossa fece
capolino dall’uscio lui
le fece segno di fare silenzio e la portò verso il
porticato, in modo che
potessero parlare senza alcuna interruzione né intrusione da
parte di nessuno.
Si sedettero su una panchina, silenziosi, mentre
Brian si accendeva una sigaretta e ne offriva
una a lei, che rifiutava gentilmente l’invito.
«Mi
fa piacere che tu abbia risposto al messaggio, pensavo mi avresti
evitato.»
Meg
sorrise, perché era quello che avrebbe voluto fare
finché non aveva discusso
con Zacky e aveva capito che non era un comportamento maturo, il suo.
«Sì,
sai… Te l’ho detto, non importa. Cioè,
immagino che importi, ma…»
«Meg,
stai tranquilla.» mormorò abbracciandola. Sentiva
di aver rotto qualcosa in
quella ragazza, di aver spezzato una specie di equilibrio che viveva
dentro di
lei. Aveva fatto crack ed era andato in pezzi. Lo vedeva in quello
sguardo
grigio-marrone che solitamente era sempre caldo e dolce, mentre in quel
momento
era triste e freddo, poco luminoso.
«Ero
disperato e tu mi hai consolato. È stato solo un bacio, non
preoccuparti.»
Forse
se non avesse detto la parola bacio ad alta voce non sarebbe scaturito
il
putiferio che nacque di lì a poco, quando la curiosa
Michelle, con un bicchiere
di birra in mano, si era diretta verso la veranda per stare con Brian,
trovandolo con quella ragazza. Aveva ascoltato la loro chiacchierata e
alla
parola bacio il fragile contenitore di vetro le era scivolato dalle
mani,
facendolo precipitare sul pavimento con un gran fracasso, che fece
scattare in
piedi i due giovani e voltarli verso la porta, dove trovarono una
Michelle
dallo sguardo confuso e adirato, che girò sui suoi tacchi e
tornò dentro casa.
Suo marito la inseguì, implorandola di fermarsi, mentre Meg
rientrò in casa,
dirigendosi in salotto, verso gli altri, riuniti e ignari di tutto. Si
sedette
sul divano, con sguardo vitreo, mentre sentiva le voci di Brian e la
sua
compagna nell’altra stanza, che litigavano. D’un
tratto tutti si fermarono,
Zacky e Matt smisero di giocare e Lacey e Val di chiacchierare, quando
sentirono un grande tonfo. Michelle aveva lanciato un vaso della
sorella contro
il muro davanti al quale stava il compagno. Si lanciò in
salotto inveendo
contro di lui.
«Tu
parli di tradimenti e poi sei il primo che se ne va con la sciacquetta
di
turno! E tu.» disse ringhiando in direzione di Meg.
«Brutta puttanella da
quattro soldi, tu! Come ti sei permessa?!» Si
avvicinò alla ragazza, mentre lei
la osservava confusa, e le diede un sonoro schiaffo che fece ammutolire
tutti
quanti, mentre lei, sconvolta, si massaggiava la guancia e si domandava
cosa
mai avesse fatto di male per aver accumulato tutto quel karma negativo.
Il
silenzio imperversò nella stanza, mentre le lacrime
spuntarono agli angoli
degli occhi della ragazza, lacrime di rabbia, represse per orgoglio e
per il
fatto che non voleva prendersela con quella stronza. Sarebbe stata in
silenzio.
L’attenzione di tutti era concentrata sulle due, Michelle che
ancora le urlava
contro e lei silenziosa e distaccata, che si massaggiava la guancia
colpita
come in stato di trance. Valary non sapeva cosa fare, sapeva che la
sorella
stava esagerando, ma non poteva andarle contro, idem Matt, e la stessa
cosa
pensavano Johnny e Lacey. Brian era ancora troppo sconvolto per poter
parlare e
Zacky non se la sentiva di difendere l’ultima arrivata
attaccando l’amica di
sempre. Fu una persona del tutto inaspettata a prendere posizione e
frapporsi
tra la gemella adirata e la povera Meg che si sentiva fuori luogo come
non mai.
«Sei
una stronza.» sibilò Gena, i corti capelli
scompigliati e il viso abbronzato
contratto in una smorfia arrabbiata. «Sei una stronza ed
anche un’ipocrita,
Mich. Come puoi attaccare Meg quando lei ha semplicemente baciato il
tuo uomo,
mentre tu, tu mia cara, sei andata a letto con mezza Los Angeles e sei
tornata
a chiedere perdono in ginocchio quando Brian ti ha minacciato di
chiedere il
divorzio?»
La
cattiveria nella sua voce fece sobbalzare tutti, tra i quali Meg, che
fissava
la schiena di quella donna con espressione confusa ma leggermente
vittoriosa. Non
pensava che Gena potesse mai difendere lei, la nuova arrivata. Pensava
che la
odiasse. Invece non pareva essere così, al momento la stava
difendendo a spada
tratta e continuava a litigare con quell’isterica di
Michelle, che ora era
scoppiata a piangere ed era uscita dalla stanza, furiosa e sconfitta,
perché
sapeva di aver sbagliato e di non poter parlare in quanto lei non si
era
limitata a baciare un ragazzo, no, aveva fatto sesso con una miriade di
uomini
in quei mesi, e Brian ne era a conoscenza. Come poteva essere
così ipocrita? Si
era sentita tradita, sì, ma doveva rendersi conto che quello
era nulla rispetto
a quello che lei aveva fatto passare al suo uomo, che però
l’aveva perdonata
senza troppi problemi. Era stata davvero cafona e indisponente, ma
vederli
abbracciati sulla panchina, a parlare di baci rubati, l’aveva
fatta impazzire
di gelosia. Aveva sbagliato e se ne rendeva conto, ma non avrebbe
chiesto scusa
a quella stronza. Lei se lo meritava, Brian no. Capiva perfettamente,
adesso,
come si era sentito lui, e si pentiva fortemente di tutto quello che
aveva
fatto. Ma Meg non avrebbe ricevuto le sue scuse per nulla al mondo. Lei
era
troppo orgogliosa per riconoscere che aveva esagerato anche con quella
ragazza
dai capelli rossi. Avrebbe chiesto perdono a Gena per averle urlato
contro, e
nulla più. Lo schiaffo quell’emerita troia se lo
meritava, eccome.
*
Meg
camminava tranquilla per le vie di LA, con mille sacchetti tra le mani
e due
ragazze bionde al suo fianco, una più bassa e
l’altra della sua stessa altezza.
Scherzavano e sorridevano in allegria, mentre passeggiavano per la via
piena di
negozi di abiti e scarpe, ideale per fare shopping sfrenato, proprio
come
Valary desiderava. Gena, dopo la sua performance di qualche sera prima,
si era
decisa a dimostrare la sua simpatia per Meg e le aveva spiegato il
perché della
sua iniziale indifferenza: odiava conoscere persone nuove. Non era
socievole,
per nulla. Eppure non aveva avuto remore nel difenderla dalla
cattiveria di
Michelle, perché in quei pochi incontri che avevano avuto
aveva compreso che
quella ragazza era dolce e simpatica proprio come appariva, e che
sarebbero
potute divenire amiche. Ora camminavano a braccetto, con un bel sorriso
stampato sulle labbra e un tacito accordo per il quale avevano deciso
di conoscersi
e provare ad avvicinarsi un poco. Il giorno prima, anzi la sera prima,
Meg e
Zacky avevano passato la serata a guardare un horror, mentre Gena,
accoccolata
vicino al suo ragazzo, si era addormentata subito dopo i titoli
iniziali,
lasciandoli a chiacchierare e ridere per
l’assurdità di quel film. Era stata
una bella serata, si era sentita coccolata e protetta da quei due
piccioncini,
che aveva abbandonato alla fine del film per poterli lasciare in
intimità.
Avevano assicurato entrambi che la sua presenza non arrecava nessun
disturbo ma
non si sentiva in vena di rompere le scatole più di quanto
non stesse già
facendo, così se n’era andata lasciando loro il
giusto spazio. In quel momento
c’era Val che la trascinava da un lato all’altro
della via, mostrandole questo
o quel vestito, dicendole che il suo compleanno (così come
quello di Johnny)
era vicino, quindi necessitava di un bell’abito da sfoggiare
per la grande
festa che avrebbero sicuramente organizzato per quella occasione. In
quel
momento, circondata dall’allegria di Val e la gentilezza di
Gena che le
proponeva strani festeggiamenti, si sentiva parte di una famiglia, come
se
quelle ragazze le donassero qualcosa a cui appartenere. Ed era una gran
bella
sensazione.
L'angolo di Berrs:
Bla bla bla. Questo capitolo mi piace. So che avevo detto che Gena sarebbe stata una cattiva, ma adoro troppo quella ragazza per farle fare la parte della stronza, non se lo merita, quindi le ho ritagliato un ruolo da brava ragazza. In realtà mi piace anche Mich, però qualche stronzo deve pur esserci. Ho già il finale in mente, non ci crederete ma è così, e ho anche una one-shot da scrivere, per un'idea malsana che mi è venuta in mente! *-* Mi metterò all'opera. Questa fic durerà tanti altri capitoli, credo, però penso che scriverò già il finale in modo da non dimenticarlo. Ringrazio chi legge e recensisce, mi rendete tanto felice, e spero che questo capitolo dopo una luuunga attesa vi soddisfi. Avevo perso l'ispirazione, ma a quanto pare l'ho ritrovata, evviva :D Un bacione, fatemi sapere cosa ne pensate ♥