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Autore: Cherry Berry    07/07/2011    1 recensioni
Margaret era cresciuta con la passione per la musica e il canto, per le strade afose di Huntington Beach, vivendo nella speranza di incontrare la sua band preferita. Eppure la fortuna nemmeno una volta aveva girato dalla sua parte, finché anche lei aveva intrapreso la carriera musicale. Ed era convinta che l'amore fosse inutile e passeggero, volatile come un soffio d'aria.
Quando nasci in California tutti i sogni possono diventare realtà, ma innamorarsi di una rockstar porta inevitabilmente a una serie infinita di guai.
-Dedicata a the Rev.-
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avengedz
6. Trashed and scatterd again, I'm feeling so low



Un paio di occhi scuri si guardavano intorno con aria curiosa, mentre delle dita affusolate pizzicavano dolcemente le corde della chitarra elettrica color verde mela, dando voce a una melodia travolgente ma allo stesso tempo dolce, che pervadeva l’aria. Una chioma di capelli neri e corti si muoveva a tempo con il suono, ondeggiando dolcemente, mentre lo sguardo di Layla si fissava in quello dell’amica dall’altra parte del vetro. Meg sedeva al di là della parete trasparente con un sorriso dispiegato sul viso, mentre la sua chitarrista registrava l’assolo del loro nuovo singolo. Mentre ascoltava la bravura della sua band-mate, ticchettava nervosamente con una biro sullo schermo del computer, cercando le parole che avrebbero dovuto accompagnare quei suoni. Era già da una settimana che avevano iniziato a registrare, la batteria era stata registrata tutta il lunedì precedente e il basso era seguito un paio di giorni dopo. Da venerdì Layla provava la chitarra, e quel mercoledì erano giunte all’assolo, mentre ancora la cantante faticava a trovare le parole. Sapeva che il testo non sarebbe dovuto essere allegro e spensierato, dato che la musica aveva un che di nostalgico e forse anche un po’ triste. Si domandò dove avesse lasciato l’ispirazione, sbuffando leggermente e continuando ad osservare lo schermo luminoso che riportava un paio di frasi sconnesse appuntate in disordine. Era così concentrata che il segnale acustico emesso dal suo cellulare per avvisarla di un messaggio ricevuto la fece strillare per la sorpresa. Osservò l’apparecchio con astio, controllando il mittente e accorgendosi che si trattava di un numero non salvato in rubrica.

Da: No number    A: Meg
Ehi Meg. So che probabilmente avrei dovuto farmi sentire prima, comunque volevo chiederti scusa per quello che è successo e ringraziarti. Finalmente ho fatto pace con Mich. Spero che avremo occasione di parlare a voce. Ho avuto il tuo numero da Vee.

 
La ragazza non dovette rileggere il testo per capire chi l’avesse scritto. Non sapeva se sentirsi felice del fatto che finalmente la pace fosse tornata in casa Haner oppure arrabbiata per essere stata, in un certo senso, usata. Decise di lasciare la risposta in sospeso e tornò a concentrarsi sul portatile aperto sulle sue gambe.
Ancora una volta nel giro di pochi minuti fu distratta dall’arrivo di un sms.

 
Da: Zacky V   A: Megghie
Posso sapere perché il tuo numero serviva a Gates? Traditrice!

Da: Megghie   A: Zacky V
Domanda a lui. Che traditrice e traditrice.

Da: Zacky V   A: Megghie
Non vuole parlare. Dove sei?

Da: Megghie   A: Zacky V
In studio, LA.

Da: Zacky V   A: Megghie
Ti passo a prendere alle 13, puntuale, ti porto fuori a pranzo. Non accetto un rifiuto. A dopo.

 
Meg rilesse l’ultimo messaggio un paio di volte per essere sicura di aver capito bene. Layla uscì dalla stanza insonorizzata, avvicinandosi all’amica e abbracciandola da dietro.
«Domani gli ultimi ritocchi e l’assolo dovrebbe andare.» le disse stampandole un bacio sulla guancia. «Il testo come procede?»
«Non procede. Le mie idee sono tutte scontatissime oggi. Dov’è Nel?» domandò accorgendosi solo in quel momento che la bassista, seduta di fianco a lei fino a poco tempo prima, era sparita.
«Sarà andata a mangiare qualcosa, lo sai com’è fatta. Facciamo pausa anche noi?»
«Tra un quarto d’ora passa Zacky Vengeance a prendermi, mi porta a pranzo fuori.»
Layla sorrise dolcemente, scompigliandole i capelli rossi e scoccandole un altro bacio sulla guancia.
«Andrò a cercare Nel, allora. Non è cosa da tutti i giorni che un chitarrista ultra figo ti inviti fuori a pranzo.» concluse facendole un occhiolino e uscendo dalla stanza, lasciando la sua adorata chitarra in un angolo. Meg si piazzò fuori dall’edificio con una sigaretta tra le labbra mentre attendeva che Zee la passasse a prendere. Non fumava spesso, ma quando il nervosismo la coglieva adorava sentire la nicotina scorrerle nelle vene. Attese con pazienza che il macchinone nero di Zack le apparisse dinanzi ma il chitarrista si presentò con una decappottabile rosso fuoco che fece illuminare gli occhi della cantante.
«Che figata!» esclamò salendoci a bordo.
«Ciao anche a te.» rispose il ragazzo ridendo e partendo. Durante il viaggio rimasero in silenzio. Non avevano molto da dirsi, o almeno così pensava Meg, mentre il suo interlocutore silenzioso stava rimuginando su quanto volesse domandare alla ragazza che sedeva al suo fianco, coi capelli rossicci di media lunghezza sciolti sulle spalle e lo sguardo perso nel vuoto oltre il parabrezza. Los Angeles è una città frenetica e piena di turisti, Zacky sapeva che ovunque fossero andati avrebbero trovato gente che probabilmente l’avrebbe riconosciuto, rendendo impossibile loro parlare con tranquillità. Quindi gli era parso adatto guidare verso sud, non fino ad Huntington, dove allo stesso  modo sarebbe stato importunato. Fermò l’auto davanti a un fast food presso Seal Beach, una cittadina a venti minuti dal loro punto di partenza. Quando parcheggiò Meg gli dedicò un’occhiata leggermente stupita, ma smontò dall’automobile senza dire nulla e dirigendosi verso il locale, con al seguito Zack. Ordinarono due cheeseburger e delle patatine, sedendosi poi ad un tavolo all’interno. Novembre era alle porte e le temperature, nonostante fossero ancora decisamente calde, non permettevano di pranzare all’esterno in una giornata poco assolata come quella.
«C’è qualcosa che devi raccontarmi?» domandò di punto in bianco il chitarrista togliendosi gli occhiali da sole e piantandole gli occhi addosso con aria indagatrice. Meg evitò di guardarlo in viso e sorseggiò la sua coca cola in silenzio, scuotendo poi dolcemente la testa a comunicargli che no, non aveva nulla da dirgli.
«Megghie, guardami in faccia.»
La rossa alzò timidamente lo sguardo ed incontrando quello chiarissimo e leggermente alterato del ragazzo sbuffò con forza.
«Se lui non ti ha voluto dire niente ci sarà un motivo, no? Sei un curiosone.»
Zacky la fissò in silenzio, prendendo il suo panino e addentandolo con ferocia, senza più degnarla di un’occhiata. Così anche Meg, con aria terrea, si mise a sgranocchiare le patatine fritte. Dopo parecchi minuti di silenzio in cui entrambi consumarono il loro pranzo, finalmente il ragazzo parlò di nuovo.
«Non sono curioso, semplicemente mi preoccupo. Ah, ha fatto pace con Michelle.»
«Lo so, è quello che mi ha scritto.»
«Solo quello? Ti ha scritto soltanto per comunicarti che aveva fatto pace con sua moglie?»
«E per chiedermi scusa.»
Lo sguardo di Zacky indagò ancora una volta sul viso di Meg. In effetti aveva ragione lei, era sì un po’ preoccupato ma la motivazione maggiore per la quale stava facendole quell’interrogatorio era la sua sfrenata curiosità. Finì il suo panino, lanciandosi sulle patatine.
«E per quale motivazione ti ha fatto le sue scuse?»
«Niente di grave.»
«Meg, per favore.»
Lo sguardo implorante di Zacky la stava facendo sciogliere, quelle iridi così chiare e cariche di sentimenti non le davano mai scampo e si sentiva un’emerita idiota per star cadendo nella sua trappola. Si domandava, dentro di sé, se raccontare quello che era successo a Zack fosse del tutto sbagliato o meno. Sapeva che avrebbe disapprovato, in fondo era il suo migliore amico ed era sposato, lei non aveva nessun diritto di intromettersi nella sua vita, così come in quella del ragazzo che le sedeva di fronte. Per un attimo ebbe l’impulso di alzarsi e andare a chiamare un taxi, per tornare a Los Angeles. Cosa ci faceva lei lì con Zacky Vengeance? Non aveva alcun senso. Si conoscevano da poco, lui era una rock star. Perché stavano pranzando insieme? Forse il ragazzo immaginò su cosa vertevano i pensieri della sua interlocutrice, perché intervenne proprio al momento giusto dicendo:
«Non andrai da nessuna parte, prima rispondi alla mia domanda. E non ti preoccupare del fatto che io sono un super fighissimo chitarrista di una band famosa. Sono pur sempre una persona.»
Meg rise, quel ragazzo era davvero incredibile, stava cominciando a pensare che forse si sarebbe davvero affezionata a lui come amico. Però intanto doveva eludere la sua domanda.
«Zacky davvero. Non…»
«Megghie.»
Soltanto quel nomignolo stupido e la sua determinazione era crollata incrociando ancora una volta i suoi occhi.
«Okay, basta. Sei un gran rompiscatole, lo sai?»
Il ragazzo sorrise, finendo la sua bibita e attendendo che Meg iniziasse a spiegargli che diavolo era accaduto tra lei e Brian.
«Il giorno in cui hai dormito sul mio divano, in cui lui ha litigato con Michelle… Ecco nel pomeriggio di quella giornata si è presentato a casa mia con un’espressione distrutta e un cd tutto per me. L’ho invitato ad entrare, aspettando che mi dicesse cosa non andasse, mi ha raccontato che sua moglie l’aveva tradito. Non sapevo come consolarlo, l’ho abbracciato, era disperato. E ci siamo baciati.»
Mentre parlava rivolgeva lo sguardo al tavolo, dove si trovavano i resti del loro pranzo. Il silenzio riempì lo spazio tra loro, mentre Meg cercava il coraggio di guardarlo in faccia e Zacky la fissava stupito. Aveva fatto tutte quelle storie per un semplice bacio?
«Bè non è di certo un fatto irrimediabile. È un bacio, non te lo sei mica portato a letto. Mi hai fatto preoccupare per nulla.»
La voce calda di Zacky le diede finalmente la forza di incontrare i suoi occhi che le sorridevano con aria divertita.
«Non cambia il fatto che abbia baciato un uomo sposato.» mugugnò lei, scuotendo la testa e domandandosi perché non riusciva a prenderla come Zacky, con leggerezza. Forse era troppo buona. Forse troppo legata al rispetto dei confini e delle leggi, non era mai stata il tipo da essere l’amante di qualcuno, le sembrava stupido doversi accontentare di essere la seconda scelta di un uomo. Era inutile e soprattutto per nulla gratificante, si sentiva uno schifo al pensiero di essere stata per qualche minuto il rimpiazzo dell’amore di una vita di Brian. Ecco, era questo il problema principale. Non tanto il bacio in sé e quindi il tradimento che si poteva dire ne fosse scaturito, bensì il fatto di essere stata uno strumento per Syn.
«Un bacio non è nulla.»
«Se non un apostrofo rosa tra le parole “ti amo”.» citò Meg, scuotendo ancora una volta la testa come a rimproverare a se stessa.
«Sicuramente la colpa non è tutta tua. Anche Brian ha la sua buona dose di colpevolezza, e sono certa che non l’avrebbe fatto se non fosse stato alterato per il tradimento di Mich e tutti i conseguenti litigi. Quindi perdona te stessa.»
Lo sguardo scuro della rossa indagò sul locale circostante, evitando accuratamente di posarsi in quello di Zacky.
«Ci proverò.» concluse infine, osservando il tatuaggio con la scritta “forever” sul collo del ragazzo davanti a lei. Non ci avrebbe pensato e avrebbe risposto in maniera spensierata al messaggio di Brian, ecco tutto. E poi sarebbe andata avanti con la sua vita.

 
*

 
Ancora una volta si ritrovò a domandarsi perché avesse accettato l’invito ad andare a quella cena. Era un’infiltrata nella famiglia Sevenfold, eppure Zacky le era apparso talmente felice di organizzare quella serata che non era stata in grado di dirgli di no. Adesso, davanti allo specchio, si pentiva fortemente di non aver rifiutato quell’invito entusiasta che il chitarrista le aveva rivolto. Avrebbe incontrato Michelle quella sera. Come avrebbe anche solo potuto guardarla in faccia? Si sentiva più colpevole di quanto avesse dovuto, visto che era lei la donna che aveva tradito il suo uomo, e Meg non aveva fatto altro che dargli una spalla su cui piangere. Fece un respiro profondo, indossando i jeans aderenti e fissando il suo riflesso dall’aria sconsolata. Il suo cellulare prese a squillare, il numero di Layla apparve sul display e la ragazza rispose in fretta.
“Hey bellezza.”
“Ciao! Scusa se ti disturbo, so che ti starai preparando, ma volevo avvisarti che domani mattina ci aspettano in studio alle 10.”
“Perfetto.”
Un attimo di silenzio durante il quale entrambe ascoltarono il respiro dell’amica dall’altro capo della linea, finché Lay non parlò.
“Tutto bene?”
“No, sono terrorizzata all’idea di incontrare Michelle DiBenedetto.”
“Dai, non sei stata tu a dirmi che Valary era una ragazza simpaticcissima?”
“Sì, ma non so come possa essere la sua gemella, e in più ho baciato suo marito.”
“Non ci pensare, vedrai che andrà tutto bene. Adesso ti lascio andare a finire di prepararti. Ti adoro tesoro, spaccali tutti.”
“Ci proverò. Ciao Lay, a domani.”

 
Appena ebbe finito di prepararsi salì in macchina e si diresse verso casa Sanders. Non aveva voluto che Zack la passasse a prendere, pensava di riuscire a ricordarsi dove si trovasse la villetta dove la sua condanna a morte sarebbe stata eseguita entro breve tempo. La sua auto sportiva la portò in fretta alla destinazione prefissata. Suonò il campanello e la porta le venne aperta da una Lacey sorridente che le fece cenno di entrare.
«Hey Meg!» esclamò abbracciandola e conducendola poi in cucina, dov’erano riunite tutte le donne della compagnia, meno Leana. Ed ecco, di fianco alla gemella, la tanto temuta Michelle. Stava lì in piedi con le braccia incrociate, i capelli lunghi e scuri, mossi, e gli stessi occhi color nocciola della sorella, che intanto si era avvicinata per salutarla e poi presentarla a Michelle.
«Piacere di conoscerti, ho tanto sentito parlare di te.» affermò quest’ultima stringendole la mano. Non sapeva se prendere quella frase come una provocazione o altro, quindi sorrise dolcemente e ricambiò la stretta esclamando con aria felice:
«Il piacere è tutto mio!»
Vide un sentimento strano passare nello sguardo della donna che le stava davanti ma lo ignorò, convincendosi del fatto che fosse stata la sua immaginazione a mostrarle cose che non c’erano. Spostò il suo sguardo in un altro punto della stanza, dove Gena stava seduta su una sedia e le fece un cenno di saluto con una mano, accompagnato da un sorriso leggermente tirato. Meg ricambiò il gesto e si lasciò trascinare in salotto da Val che le diceva cosa avevano ordinato per cena (cibo messicano) e la informava che entro qualche giorno l’avrebbe trascinata in giro per Los Angeles a fare shopping, perché voleva comprare non sapeva bene cosa e aveva bisogno di consigli. Meg le sorrise e annuì, salutando con calore i ragazzi in salotto che giocavano alla play station attendendo l’ora di cena. Matt e Johnny si stavano sfidando a Call of Duty e lei si sedette al fianco del cantante per fargli il tifo, mentre Johnny la guardava con rabbia a causa delle sue uscite del tipo: “massacra il nano” oppure “forza Matt, schiaccia quello gnomo”, con conseguenti risate del cantante che seguiva i consigli della ragazza, dando del filo da torcere al povero bassista. Dopo parecchi minuti di lotta feroce la porta d’ingresso si aprì, facendo entrare Zacky e Brian, carichi di scatolette e cibi vari. Valary aiuto i ragazzi a mettere tutto sulla tavola e invitò tutti quanti ad accomodarsi per dare inizio alla cena.

 
*

 
Michelle stava tranquillamente seduta sul divano, con la testa poggiata sulla spalla del suo uomo e un sorriso divertito sulle labbra causato da un racconto di Johnny riguardo non sapeva bene quale episodio del loro primo tour, quando Jimmy era quasi finito in prigione per aver cercato di uccidere un piccione. Si guardò intorno, incrociando lo sguardo scuro della nuova arrivata, quella Margaret di cui tanto le aveva parlato la sua gemella, che tanto aveva infiammato gli animi di Lacey e Leana, così come di Zacky. Quella Meg che pareva sempre sorridere al mondo con quelle belle labbra sottili e dolci, e quei capelli disordinati che le cadevano sulle spalle. Lei invece non aveva trovato nulla di particolare in quella ragazzina, le era parsa fredda e quasi distaccata, sia con lei che con suo marito. Che le avessero detto del loro recente litigio e quindi non sapesse come comportarsi? Non lo sapeva e non le interessava, anche perché a quanto pareva c’era già qualcun altro non troppo felice di quella compagnia, la ragazza dai capelli corti e biondissimi che le sedeva di fronte, con le gambe accavallate e un sorriso strafottente in direzione del bassista a cui aveva rivolto una battutina sarcastica proprio in quel momento. Allo stesso modo in cui lei non pareva entusiasta della rossa non lo sembrava Gena, che la guardava sempre con un’espressione di cortese disinteresse. Meg domandò dove fosse il bagno, Val le indicò la strada e per qualche minuto le battute e gli scherzi continuarono, finché Matt decise che era il tempo di un’altra partita alla play. Brian si tirò fuori, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la veranda, mentre Mich lo osservava allontanarsi con un bel sorriso stampato sulle labbra. Amava quell’uomo, era tutta la sua vita. Era stata una stupida nel tradirlo, non avrebbe dovuto farlo, lei lo adorava più di ogni altra cosa. Sentire la sua voce quasi rotta dal pianto che la chiamava al telefono per implorarla di smetterla e di tornare da lui le aveva frantumato il cuore, così si era precipitata ad Huntington, chiedendo scusa in ginocchio al suo uomo, implorandolo di perdonarla, di capire che era stressata, che dopo la morte di Jim lui l’aveva sempre più abbandonata per rinchiudersi nel suo dolore e lei si era sentita inutile, senza possibilità di consolarlo, così aveva cominciato ad allontanarsi e a cercare rifugio altrove. Rifugio per il suo dolore, che era quasi forte come quello di Brian, visto che conosceva Jimmy da quasi una vita, era stato uno dei suoi migliori amici, l’aveva amato anch’ella. E poi si erano sposati. Così, da un giorno all’altro, Bri le aveva fatto la proposta e dopo qualche mese dalla morte del loro migliore amico si erano decisi a giurarsi eterno amore. Michelle però non sentiva quell’amore. Sentiva che il suo uomo non l’amava, anche se in realtà non era così. Dunque si era allontanata, lasciandolo solo nel suo dolore, scappando da se stessa più che da lui, scappando dalla realtà e rifugiandosi tra le braccia di un altro uomo, che le pareva più adatto a consolarla. Si era sbagliata, terribilmente, ed era infatti presto tornata sui suoi passi domandando perdono e chiedendo di poter restare con Brian per sempre. Adesso i litigi tra loro erano diminuiti, lei si sentiva protetta e coccolata e non voleva più evadere da una realtà troppo difficoltosa per essere accettata.

 
Brian non si era diretto sulla veranda a fumare una sigaretta. Voleva parlare con Meg e chiarire una volta per tutte l’incidente di pochi giorni prima. Si fermò di fianco la porta del bagno al primo, appoggiandosi al muro e attendendo che la ragazza uscisse di lì. Quando la sua chioma rossa fece capolino dall’uscio lui le fece segno di fare silenzio e la portò verso il porticato, in modo che potessero parlare senza alcuna interruzione né intrusione da parte di nessuno. Si sedettero su una panchina, silenziosi, mentre  Brian si accendeva una sigaretta e ne offriva una a lei, che rifiutava gentilmente l’invito.
«Mi fa piacere che tu abbia risposto al messaggio, pensavo mi avresti evitato.»
Meg sorrise, perché era quello che avrebbe voluto fare finché non aveva discusso con Zacky e aveva capito che non era un comportamento maturo, il suo.
«Sì, sai… Te l’ho detto, non importa. Cioè, immagino che importi, ma…»
«Meg, stai tranquilla.» mormorò abbracciandola. Sentiva di aver rotto qualcosa in quella ragazza, di aver spezzato una specie di equilibrio che viveva dentro di lei. Aveva fatto crack ed era andato in pezzi. Lo vedeva in quello sguardo grigio-marrone che solitamente era sempre caldo e dolce, mentre in quel momento era triste e freddo, poco luminoso.
«Ero disperato e tu mi hai consolato. È stato solo un bacio, non preoccuparti.»
Forse se non avesse detto la parola bacio ad alta voce non sarebbe scaturito il putiferio che nacque di lì a poco, quando la curiosa Michelle, con un bicchiere di birra in mano, si era diretta verso la veranda per stare con Brian, trovandolo con quella ragazza. Aveva ascoltato la loro chiacchierata e alla parola bacio il fragile contenitore di vetro le era scivolato dalle mani, facendolo precipitare sul pavimento con un gran fracasso, che fece scattare in piedi i due giovani e voltarli verso la porta, dove trovarono una Michelle dallo sguardo confuso e adirato, che girò sui suoi tacchi e tornò dentro casa. Suo marito la inseguì, implorandola di fermarsi, mentre Meg rientrò in casa, dirigendosi in salotto, verso gli altri, riuniti e ignari di tutto. Si sedette sul divano, con sguardo vitreo, mentre sentiva le voci di Brian e la sua compagna nell’altra stanza, che litigavano. D’un tratto tutti si fermarono, Zacky e Matt smisero di giocare e Lacey e Val di chiacchierare, quando sentirono un grande tonfo. Michelle aveva lanciato un vaso della sorella contro il muro davanti al quale stava il compagno. Si lanciò in salotto inveendo contro di lui.
«Tu parli di tradimenti e poi sei il primo che se ne va con la sciacquetta di turno! E tu.» disse ringhiando in direzione di Meg. «Brutta puttanella da quattro soldi, tu! Come ti sei permessa?!» Si avvicinò alla ragazza, mentre lei la osservava confusa, e le diede un sonoro schiaffo che fece ammutolire tutti quanti, mentre lei, sconvolta, si massaggiava la guancia e si domandava cosa mai avesse fatto di male per aver accumulato tutto quel karma negativo. Il silenzio imperversò nella stanza, mentre le lacrime spuntarono agli angoli degli occhi della ragazza, lacrime di rabbia, represse per orgoglio e per il fatto che non voleva prendersela con quella stronza. Sarebbe stata in silenzio. L’attenzione di tutti era concentrata sulle due, Michelle che ancora le urlava contro e lei silenziosa e distaccata, che si massaggiava la guancia colpita come in stato di trance. Valary non sapeva cosa fare, sapeva che la sorella stava esagerando, ma non poteva andarle contro, idem Matt, e la stessa cosa pensavano Johnny e Lacey. Brian era ancora troppo sconvolto per poter parlare e Zacky non se la sentiva di difendere l’ultima arrivata attaccando l’amica di sempre. Fu una persona del tutto inaspettata a prendere posizione e frapporsi tra la gemella adirata e la povera Meg che si sentiva fuori luogo come non mai.
«Sei una stronza.» sibilò Gena, i corti capelli scompigliati e il viso abbronzato contratto in una smorfia arrabbiata. «Sei una stronza ed anche un’ipocrita, Mich. Come puoi attaccare Meg quando lei ha semplicemente baciato il tuo uomo, mentre tu, tu mia cara, sei andata a letto con mezza Los Angeles e sei tornata a chiedere perdono in ginocchio quando Brian ti ha minacciato di chiedere il divorzio?»
La cattiveria nella sua voce fece sobbalzare tutti, tra i quali Meg, che fissava la schiena di quella donna con espressione confusa ma leggermente vittoriosa. Non pensava che Gena potesse mai difendere lei, la nuova arrivata. Pensava che la odiasse. Invece non pareva essere così, al momento la stava difendendo a spada tratta e continuava a litigare con quell’isterica di Michelle, che ora era scoppiata a piangere ed era uscita dalla stanza, furiosa e sconfitta, perché sapeva di aver sbagliato e di non poter parlare in quanto lei non si era limitata a baciare un ragazzo, no, aveva fatto sesso con una miriade di uomini in quei mesi, e Brian ne era a conoscenza. Come poteva essere così ipocrita? Si era sentita tradita, sì, ma doveva rendersi conto che quello era nulla rispetto a quello che lei aveva fatto passare al suo uomo, che però l’aveva perdonata senza troppi problemi. Era stata davvero cafona e indisponente, ma vederli abbracciati sulla panchina, a parlare di baci rubati, l’aveva fatta impazzire di gelosia. Aveva sbagliato e se ne rendeva conto, ma non avrebbe chiesto scusa a quella stronza. Lei se lo meritava, Brian no. Capiva perfettamente, adesso, come si era sentito lui, e si pentiva fortemente di tutto quello che aveva fatto. Ma Meg non avrebbe ricevuto le sue scuse per nulla al mondo. Lei era troppo orgogliosa per riconoscere che aveva esagerato anche con quella ragazza dai capelli rossi. Avrebbe chiesto perdono a Gena per averle urlato contro, e nulla più. Lo schiaffo quell’emerita troia se lo meritava, eccome.

 
*


Meg camminava tranquilla per le vie di LA, con mille sacchetti tra le mani e due ragazze bionde al suo fianco, una più bassa e l’altra della sua stessa altezza. Scherzavano e sorridevano in allegria, mentre passeggiavano per la via piena di negozi di abiti e scarpe, ideale per fare shopping sfrenato, proprio come Valary desiderava. Gena, dopo la sua performance di qualche sera prima, si era decisa a dimostrare la sua simpatia per Meg e le aveva spiegato il perché della sua iniziale indifferenza: odiava conoscere persone nuove. Non era socievole, per nulla. Eppure non aveva avuto remore nel difenderla dalla cattiveria di Michelle, perché in quei pochi incontri che avevano avuto aveva compreso che quella ragazza era dolce e simpatica proprio come appariva, e che sarebbero potute divenire amiche. Ora camminavano a braccetto, con un bel sorriso stampato sulle labbra e un tacito accordo per il quale avevano deciso di conoscersi e provare ad avvicinarsi un poco. Il giorno prima, anzi la sera prima, Meg e Zacky avevano passato la serata a guardare un horror, mentre Gena, accoccolata vicino al suo ragazzo, si era addormentata subito dopo i titoli iniziali, lasciandoli a chiacchierare e ridere per l’assurdità di quel film. Era stata una bella serata, si era sentita coccolata e protetta da quei due piccioncini, che aveva abbandonato alla fine del film per poterli lasciare in intimità. Avevano assicurato entrambi che la sua presenza non arrecava nessun disturbo ma non si sentiva in vena di rompere le scatole più di quanto non stesse già facendo, così se n’era andata lasciando loro il giusto spazio. In quel momento c’era Val che la trascinava da un lato all’altro della via, mostrandole questo o quel vestito, dicendole che il suo compleanno (così come quello di Johnny) era vicino, quindi necessitava di un bell’abito da sfoggiare per la grande festa che avrebbero sicuramente organizzato per quella occasione. In quel momento, circondata dall’allegria di Val e la gentilezza di Gena che le proponeva strani festeggiamenti, si sentiva parte di una famiglia, come se quelle ragazze le donassero qualcosa a cui appartenere. Ed era una gran bella sensazione.





L'angolo di Berrs:
Bla bla bla. Questo capitolo mi piace. So che avevo detto che Gena sarebbe stata una cattiva, ma adoro troppo quella ragazza per farle fare la parte della stronza, non se lo merita, quindi le ho ritagliato un ruolo da brava ragazza. In realtà mi piace anche Mich, però qualche stronzo deve pur esserci. Ho già il finale in mente, non ci crederete ma è così, e ho anche una one-shot da scrivere, per un'idea malsana che mi è venuta in mente! *-* Mi metterò all'opera. Questa fic durerà tanti altri capitoli, credo, però penso che scriverò già il finale in modo da non dimenticarlo. Ringrazio chi legge e recensisce, mi rendete tanto felice, e spero che questo capitolo dopo una luuunga attesa vi soddisfi. Avevo perso l'ispirazione, ma a quanto pare l'ho ritrovata, evviva :D Un bacione, fatemi sapere cosa ne pensate ♥
  
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