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Autore: Apple90    07/07/2011    3 recensioni
"Avada Kedavra!"
Un fiotto di luce verde scaturì dalla bacchetta di Draco, con una simile potenza da generare un immenso bagliore accecante. Il sottile ramoscello di legno che stringeva fra le dita iniziò a vibrare finché l’incantesimo non ebbe terminato il suo effetto.
Poco distante, il corpo minuto di Lisan Rowles ricadde a terra inerme come una bambola di pezza.
Hermione era salva.
"Scappa"
Fu l’unica cosa che Draco riuscì a pensare prima di accorgersi che era finita.
La cerchia di mantelli neri che lo circondava si fece più stretta, le bacchette sguainate e gli occhi iniettati di sangue.
Le sue labbra si mossero senza emettere alcun suono. Il cuore gli parve aver cessato di battere. Socchiuse gli occhi in attesa che la sua vita giungesse al termine.
Hermione era salva. Non sarebbe morto in vano.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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The Outsider Capitolo 2

Ciao a tutti, mi rendo conto di essere in un immenso - quanto imperdonabile - ritardo. 
Lavoro sempre, il mio obiettivo di diventare geometra sta assorbendo gran parte del mio tempo e mi sto preparando all'esame. Ma, nel frattempo, sono riuscita a ritrovare l'ispirazione perduta. =) 

Spero davvero possiate apprezzare questo capitolo. Buona lettura a tutti =)

Capitolo 2

Solitudine

 

"Io stesso ero diventato per me un grosso problema."

(S. Agostino, Confesioni, IV, 4)

 

Harry si svegliò la mattina del giorno dopo, quando il sole era ormai alto nel cielo e il vociare del mercato nella strada principale era accompagnato dal ritmico rintocco del campanile. Erano le undici in punto.

Si fece una doccia, indossò abiti puliti e scese al piano di sotto per fare colazione.

Davanti a un Cappuccino bollente e brioche alla crema calde di forno, Harry si sentì rincuorato dalle lunghe giornate trascorse lontano da casa.

Il nome falso che aveva adottato gli sarebbe servito a garantire un margine di sicurezza nel caso qualcuno, nel mondo dei maghi, avesse avuto la brillante intuizione di cercarlo.

Non aveva intenzione di tornare a casa. Non quando, dopo cinque anni di servizio al Ministero della Magia come Capo degli Auror, aveva finito del perdere ogni motivazione che lo tenesse attaccato a quel lavoro.

Vivere senza una dimora fissa, spostandosi continuamente da un luogo all'altro fino agli angoli più remoti del mondo, era stato come rinascere una seconda volta.

Perso nei suoi pensieri, Harry fu attirato da una copia del quotidiano locale abbandonata sul tavolino accanto. Sulla prima pagina, al di sotto del titolo a caratteri cubitali, troneggiava la fotografia di una palazzina in fiamme.

Afferrò il giornale e controllò furtivamente che nessuno lo stesse osservando.

I due proprietari della pensione stavano parlottando allegramente in italiano nella cucina sul retro. Poco più in là, in fondo alla piccola saletta da pranzo nel quale si trovava, un pappagallo dal piumaggio esotico dormicchiava placidamente sul suo trespolo.

Harry puntò la bacchetta sulle pagine del quotidiano. << Translatium Soleniam.>>

I caratteri di inchiostro stampati sulla carta iniziarono a danzare vorticosamente scambiandosi gli uni con gli altri, cambiando la loro forma in altre lettere, finché l’articolo non divenne perfettamente leggibile in inglese.

 

Incendio alla “Taverna del Palio”

Il celebre ristorante senese dato alle fiamme. Muore turista ungherese.

 

SIENA – Un turista ungherese di 45 anni giunto a Siena con la moglie per una vacanza è morto soffocato nell’incendio divampato nel ristorante “La Taverna del Palio” in Piazza del Campo. Si chiamava Abél Szilveszter. Sette persone sono rimaste lievemente ferite.

Quando i vigli del fuoco sono giunti sul posto, dieci minuti dopo la chiamata, le fiamme si erano già propagate e alcuni clienti del ristorante erano nell’impossibilità di lasciare l’edificio a causa del fumo. “Alcune persone di sono gettate dalle finestre” ha detto un responsabile dei vigili.

Con la coordinazione dei Carabinieri, degli agenti della Polizia di Siena e della squadra del 118 giunti sul posto, è stata attivata una rapida evacuazione che ha permesso il salvataggio di tutte le persone rimaste intrappolate nell’incendio.

La vittima, sofferente di asma, è stata colta dal panico al sopraggiungere delle fiamme e ha trovato riparo sotto un tavolo, rimanendo all’interno del ristorante durante l’evacuazione.

E’ stata la moglie Irina, 38 anni, a chiedere aiuto ad alcuni passanti e alle forze dell’ordine appena scampata alle fiamme.

L’intervento coraggioso di due pompieri ha consentito il salvataggio dell’uomo, che è stato portato fuori dal locale e immediatamente soccorso dai medici del 118. La rianimazione è stata inutile ed i medici ne hanno accertato il decesso pochi minuti dopo, avvenuto per soffocamento per l’inalazione di fumo.

Le fiamme sono state domate nel pomeriggio dai vigili del fuoco, che hanno messo in sicurezza gli appartamenti sovrastanti il ristorante non coinvolti dai danni.

Le cause dell’incendio sono ancora in fase di accertamento. Escluso un possibile cortocircuito dell’impianto elettrico.

“L’incendio potrebbe essere stato causato da una stufa, forse troppo vicina a un divano” ha dichiarato il Capo dei Vigili del Fuoco, Carlo Clementi. “Ma non abbiamo ancora nessuna certezza. Ci stiamo lavorando.”

Il ristorante era stato ristrutturato da poche settimane.

Sull’accaduto è stata aperta un’inchiesta. Ora sulle dinamiche dell’incendio dovrà fare luce la polizia di Siena.

 

Harry richiuse il giornale.

Un falso allarme. Un altro. Ne era convinto.

In fondo era colpa sua: stava avvenendo tutto nella sua testa. Non c’era nessuna remota possibilità che ci fosse la mano di un mago dietro quell’incendio.

Babbani. Solo Babbani.

Voldemort era morto cinque anni prima e non c’era stato alcun attentato da parte dei pochi Mangiamorte sfuggiti al Ministero. Probabilmente si erano rintanati in qualche remoto angolo del mondo senza preoccuparsi del Ragazzo Sopravvissuto.

C’era un lato oscuro in Harry che gli suggeriva di cercarli. Lui voleva mettersi nei guai, non ne poteva fare a meno. Quei lunghi mesi di inattività al Quartier Generale degli Auror lo avevano demotivato completamente.

Stava forse impazzendo? Avvertire il pericolo dove non c’era poteva essere classificato come un atto spontaneo di schizofrenia acuta.

Harry sospirò. Aveva bisogno di rivolgere la parola a qualcuno, forse. Sconsolato, tuffò l’ultimo morso di brioche nel cappuccino senza più badare al ristorante in fiamme stampato sulla pagina del giornale.

 

*°*°*°*

 

<< Tutto ciò è inaudito!>> Hermione entrò in casa sbattendo la porta, mentre l’anziano gufo del Ministero che le aveva consegnato la missiva la seguì svolazzando in cerca di un riparo dall’acquazzone.

<< Permesso di ferie rifiutato? Il fatto che io stia lavorando venticinque ore al giorno non sembra essere sufficiente, forse?>>

Hermione abbandonò il mantello, il cappotto e la borsa da lavoro nell’ingresso e s’avviò a grandi passi lungo il corridoio. Fuori dalle finestre, dove l’acqua picchiettava insistentemente sui vetri, le prime luci del giorno facevano capolino dalle colline.

Giunse in cucina come una belva feroce. Il gufo compì una mezza piroetta per evitare di essere inavvertitamente colpito da un suo gesto brusco della mano.

Hermione additò rabbiosa il vecchio pendolo. La lancetta “Ron”, alle nove del mattino, era ancora ferma su “Casa”.

<< Sei in ritardo, dannazione.>> sbuffò.

<< Buongiorno a te, tesoro.>>

Ron spostò lo sguardo dal Profeta, che stava leggendo seduto al tavolo con una tazza di tè caldo stretto fra le mani. Indossava una vestaglia a quadri con la sua iniziale ricamata sul taschino ed il suo aspetto disordinato le fece intuire che si fosse appena svegliato.

<< Dovresti essere al lavoro da un pezzo!>>

Ron bevve con calma un altro sorso di sé. << E’ domenica.>> E trattenne una smorfia, simile all’espressione di un bambino al quale era appena stato negato un nuovo giocattolo. << Lavorerai anche oggi, Herm?>>

Hermione fece il giro del tavolo, lo baciò sulla fronte, poi sedette al suo solito posto alle spalle della credenza. Si portò il volto fra le mani. Osservò i merletti ricamati della tovaglia e si rese conto di aver perso ogni nozione del tempo. Stava peggiorando.

<< Se fossi in te, tornerei ad essere un normalissimo Auror.>> incalzò Ron. << Da quando ti hanno affidato il nuovo incarico sei stata completamente assorbita dal lavoro. Non sei mai a casa. Non ceniamo più assieme da un mese.>>

<< Sono stanca.>> sbuffò Hermione.

<< Lo sei sempre, ultimamente>>

<< Possiamo parlarne più tardi? Ho bisogno di dormire.>>

<< Speravo facessi colazione con me. E magari mi chiedessi come sta andando ai Tiri Vispi, o che strane idee hanno avuto Fred e George ultimamente.>>

Hermione si alzò in piedi, massaggiandosi pigramente la schiena. Non dormiva da quasi due giorni. << Vado a letto.>>

<< Ti aspetto per pranzo? Mia madre ci ha spedito un gufo stamattina. Ha chiesto se abbiamo piacere di pranzare con loro alla Tana.>>

<< Ron...>>

<< Va bene.>> Lui sospirò. Si versò dell’altro tè nella tazza. << Ti preparo qualcosa da mangiare. Forse hai ragione, hai bisogno di dormire. Sei uno straccio.>>

Hermione lo salutò con un sorriso esausto.

Trascinò i piedi nella camera da letto e richiuse accuratamente la porta alle sue spalle. Poter finalmente trascorrere qualche ora nel caldo tepore del suo letto le parve un miraggio.

Non riusciva a capire come Ron riuscisse a mantenere un perfetto autocontrollo in una situazione del genere: anche se le costò una fitta allo stomaco ricordarlo, da quando Harry se n’era andato la loro vita di coppia era inevitabilmente peggiorata.

Parlavano a stento, trascorrevano poche ore insieme ed i loro dialoghi non distanziavano molto da quelli di una vecchia coppia di sessantenni in procinto di divorziare.

Hermione si affacciò alla finestra e osservò i tetti londinesi che si estendevano a perdita d’occhio fino all’orizzonte. La pioggia stava cadendo con più insistenza. Premette la fronte contro il vetro freddo mentre l’immagine di Harry le si stagliò vivida nella mente.

Perché aveva fatto una cosa del genere? Perché se n’era andato, lasciandoli soli?

Hermione aveva cercato di sostituirlo al meglio, impiegando tutte le sue forze per dirigere l’Ufficio Auror senza che tutti quanti risentissero l’assenza di una persona così importante. Harry era diventato un simbolo, una figura su cui ogni Auror dell’ufficio poteva contare. Svolgeva quel lavoro con un’insolita naturalezza. Nessuno sarebbe mai riuscito a rimpiazzarlo degnamente; nemmeno lei, che lo conosceva meglio di chiunque altro.

<< Dove sei, Harry?>> mormorò a mezza voce. Sperò che Harry, perso da qualche parte nel mondo, l’avesse ascoltata.

 

*°*°*°*°*

 

Lisan Rowles accelerò il passo. Aveva fame, le sue gambe la reggevano a stento e i due balordi che la stavano seguendo non avevano certo buone intenzioni.

Si costrinse a mantenere la calma. Mantenne un’andatura costante e non si voltò mai indietro, fino a quando la voce roca di uno dei due non strepitò nel vicolo.

<< Ehi, piccola, cosa ci fai qui tutta sola?>>

<< Avrai bisogno di compagnia.>> mormorò l’altro, con una vocina acida e squillante.

Lisan si volse. Li osservò come un leone avrebbe osservato una povera preda finita inavvertitamente lungo il suo cammino. Non era il momento per fare del male a qualcuno: la legge della strada era crudele, sopravvivevano solo i più forti e quei due poveracci non si distanziavano molto dalle sue precarie condizioni.

<< Andatevene.>> sbottò. << Cercatevi qualcun altro da importunare.>>

In risposta, come aveva ampiamente previsto, i due scoppiarono a ridere.

<< Che caratterino!>> esclamò l’omuncolo con la voce squillante.

<< Mi piacciono le ragazze coraggiose.>> disse l’altro di rimando.

Lisan ne ebbe abbastanza. Prima che potessero avvicinarsi, fece un passo indietro e piantò saldamente le All Star logore nel terreno. La sua posizione poteva assomigliare vagamente a quella di un felino rabbioso. << Ve lo dirò un’ultima volta.>> Sentì la rabbia percorrerle le vene. Un immenso potere scorreva come oro colato dentro di lei, trasmettendole una scarica di brividi lungo la schiena. << Lasciatemi in pace.>>

Per quanto fosse inusuale che una diciassettenne minacciasse due balordi senza la minima esitazione, i due uomini si limitarono a ridere sguaiatamente.

<< Vi avevo avvisato.>> E le bastò sollevare un braccio nella loro direzione per sollevarli da terra come due bambole di pezza, fino ad una decina di metri di altezza. I due urlarono. Intrappolati a mezz’aria, e Lisan provò un’irrefrenabile soddisfazione.

In quel vicolo abbandonato, a quell’ora di notte, nessuno si sarebbe mai accorto della loro presenza. E se anche fosse successo, nel clima criminale che si respirava nell’aria, di certo non avrebbero osato affacciarsi alla finestra per vedere cosa stava succedendo.

<< Mettici giù.>> la supplicarono.

Lisan rise.

Con un altro gesto verso il basso li vide atterrare violentemente al suolo, schiantandosi con un fragore di un pesante sacco di farina precipitato da un terrazzo. Avevano smesso di urlare. Probabilmente per sempre.

Proseguì il cammino come se nulla fosse accaduto, lasciandosi alle spalle i due corpi inerti.

All’inizio le era sembrata una maledizione. Poi, con il passare del tempo, scoprire di essere diversa dagli altri non era poi tanto male.

Prima o poi sarebbe riuscita a stabilirsi da qualche parte, a condurre una vita decente. Ai margini della società nessuno aveva pietà per nessuno. Se sopravvivere significava eliminare i pericoli, lei lo stava facendo alla perfezione.

Trascinò i piedi fino in fondo al vicolo. Percorse un paio di miglia nelle periferie di Firenze attraverso una zona industriale buia e decadente. Poi, dopo più di un’ora di cammino, le fabbriche e i capannoni divennero alti condomini e una striscia di rotaie comparve alla sua destra, oltre un parcheggio deserto.

Seguire le rotaie significava giungere prima o poi ad una stazione, dove avrebbe potuto spostarsi in fretta senza dare nell’occhio. Teletrasportarsi richiedeva un’energia elevata che ancora non riusciva a padroneggiare al meglio; sarebbe stato meglio mantenere un basso profilo e non rischiare di imbattersi in altri guai.

La fortuna, per uno strano caso, fu dalla sua parte: la stazione distava poco più di un quarto d’ora di cammino. Intravide i primi treni in sosta e le luci delle banchine.

Giunta ai binari deserti, Lisan s’incamminò verso i grandi tabelloni nell’atrio d’ingresso dov’erano indicati i treni in partenza.

L’Italia le piaceva, sarebbe rimasta volentieri un paio di giorni nella zona, prima di ripartire per chissà dove. Fece scorrere il dito lungo l’elenco dei treni fino a quando non ne individuò uno di suo gradimento, che sarebbe partito due ore più tardi al binario due.

Le sarebbe piaciuto visitare San Giminiano. Era un posto tranquillo.

Acquistò un biglietto dai distributori automatici, poi si sdraiò su due seggioline scomode della sala passeggeri, sforzandosi di rimanere sveglia. Ma non ci riuscì. Quando l’orologio della stazione segnava le cinque e venti del mattino, Lisan precipitò in un sonno profondo.

 

*°*°*°*

Ricevere recensioni e critiche significa  continuare a migliorarsi. Io mi auguro davvero di riceverne, sopratutto critiche, sperando di raggiungere un livello migliore di scrittura capitolo dopo capitolo.
Vi ringrazio tutti. Un bacione enorme ai lettori.

PS: non vedo l'ora che sia il 13 luglio!
PPS: Argentlam, a te un bacione ancora più grande =)
   
 
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