Guardo la lampadina senza schermare la sua luce, stasera.

Non temo che mi faccia male. Cosa mai potrebbe più farlo? Sono invulnerabile.

Guardo la lampadina ad occhi sbarrati, così aperti come se sperassi di poterci vedere attraverso.

Ma non c’è niente da vedere. Niente da guardare.

Proprio niente da vedere.

Oggi guardo la lampadina senza frugare nei ricordi, senza immaginare il futuro, e ignorando il presente così che non possa trasformarsi in passato.

Stasera evito i pensieri.

Stasera lascio che la luce mi sfasci il cervello, stasera voglio luce, perché il mio cuore è morto nel buio.

Stasera al diavolo lui, al diavolo lei, al diavolo tutti.

Ci sono solo io; e sono così assoluta che quasi mi faccio male.

Stasera non ho quattordici anni; né trenta, né trentasei.

Stasera sono vecchia come il mondo, chi lo sa, oppure non sono neanche nata.

Stasera lascio che non sia più vero niente, che il gomito e la spalla mi facciano male, che la penna mi seghi il dito e le lacrime mi rodano l’anima.

Stasera ci sono solo io, c’è solo ora, c’è che sto ferma finché fa male e il corpo implora di essere salvato.

Ma posso ascoltare questo grido così forte che mi trapana le orecchie?

Perdono, non posso, è stasera.