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Autore: xenascully    08/07/2011    1 recensioni
Quando il loro intrepido Capo scompare, la squadra di Gibbs si impegna per trovarlo prima che il suo tempo giunga alla fine...
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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“Dicci dov’è, Billy.” Tony camminava avanti e indietro innanzi al tavolo nella sala interrogatori. “Tutto questo non ha senso.”

“Oh, sì che ce l’ha.” Replicò lui, con calma; il suo corpo allampanato si rilassò contro lo schienale della sedia. “Vedi, avevo grandi piani per te. Piani che sono stati sventati, ovviamente. Ma c’è ancora un modo per ferirti come tu hai ferito me, e di certo non me lo lascerò sfuggire. L’Agente Gibbs è in quel furgone da…quante ore ormai? La temperatura continua a scendere; l’aria si fa più rarefatta. Sarà morto prima che tu riesca a trovarlo…”

Tony smise di camminare e si chinò sul tavolo, incontrando il grottesco sguardo dell’uomo di fronte  a lui. “Tuo padre stava uccidendo delle persone innocenti.” Gli disse. “Stava mirando ad una donna che si trovava nei paraggi insieme alla sua bambina di dodici anni, quando gli ho sparato. Vuoi davvero confrontare le due situazioni?”

“Non mi interessa della semantica, Agente DiNozzo.” Sputò lui. “Il fatto è che hai ucciso mio padre! Avevo quindici anni! E tu ti preoccupi del fatto che stava per uccidere la madre di qualche altro bambino?” Scosse la testa, incredulo. “Hai ucciso mio padre! Lui era tutto per me, e tu lo hai…spazzato via. Non importa nient’altro. A parte che tu soffra come ho sofferto io, per il resto della tua vita, proprio come me.”

“Non avevo scelta, ragazzo!” Urlò Tony. “Questa non è vendetta; è follia! Gibbs non c’entra niente con tutto questo. Tuo padre stava uccidendo delle persone. Non avevo scelta.” Withey sorrise e scosse la testa. “Dov’è!” Tony sbatté le mani sul tavolo accompagnando le sue parole. Billy rimase zitto e sostenne lo sguardo di Tony senza problemi.

Tony sapeva che quel ragazzo stava provando a farlo infuriare. Sapeva anche che ci stava riuscendo. Quindi si obbligò a calmarsi, e lentamente si sedette sulla sedia di fronte a lui. Con calma, parlò. “Sai cosa succede adesso, giusto?” Gli chiese. “Andrai in prigione, per un lungo periodo. Non sarà piacevole per te.” Permise al suo viso di rilassarsi con le sue parole. Poi si voltò, brevemente, verso lo specchio e fece segno di spegnere la telecamera. Si voltò di nuovo verso Withey. “E se il mio compagno muore…morirai anche tu.”

Withey rise e scosse la testa. Tony sollevò le sopracciglia per un momento. “Oh tu- tu pensi che io stia scherzando.” Sogghignò Tony. “Non commettere errori, Billy-boy.” Si fece più vicino al ragazzo e sussurrò. “Lo farò io stesso, se necessario. E neanche quello sarà piacevole per te.”

“Non m’interessa quello che dici.” Rispose lui, con la stessa calma. “Non ti aiuterò.”

Tony rimase calmo e si alzò, sorridendogli un’ultima volta. “Non mi serve il tuo aiuto.” Con ciò, si diresse alla porta mentre una guardia da fuori lo faceva uscire.

“Ti dispiace se ci parlo?” Chiese Tobias fuoriuscendo solo con la testa dalla sala osservazioni.

“È tutto tuo.” Replicò Tony continuando a camminare lungo il corridoio fino ad arrivare all’ascensore.

Una volta che le porte si furono aperte, vi entrò e premette un tasto. Mentre l’ascensore cominciava a muoversi, sollevò la leva di emergenza bloccandolo. Nell’oscuro silenzio, era in grado di sentire il suo respiro accelerato. Ogni centimetro di lui bruciava di rabbia, odio e paura.

L’uomo che amava come un padre, l’uomo al quale aveva sempre guardato e a cui affidava la sua vita, era bloccato in una tomba di ghiaccio, avvicinandosi lentamente alla morte…tutto per colpa sua.

Colpa. Frustrazione. Rabbia. Tremava a causa di tutto ciò, e non poteva più tenersi tutto dentro. Le mani di Tony si strinsero a pugno e lui serrò gli occhi, volendo come non mai urlare a pieni polmoni. E anche se voleva tenersi dentro pure quello, gridò lo stesso; il suo pugno si unì alla protesta sbattendo con violenza contro il muro dell’ascensore.

Il dolore fu ritardato, ma non fece altro che spostarlo da una frustrazione all’altra. Fu sufficiente a ricordargli che non aveva tempo per l’autocommiserazione. Non aveva tempo di farsi del male ripetutamente per cercare di distrarsi da un tipo di dolore, concentrandosi su un altro.

Si cullò la mano contro il petto, sperando di non aver rotto niente. Si permise un paio di lacrime, sgorgate da un misto di quel dolore e…un altro. Poi, ancora una volta, si obbligò a riprendere il controllo.

Con gli occhi chiusi, riportò il respiro alla normalità e sentì il cuore rallentare i battiti. Poteva avere un esaurimento nervoso più tardi. In quel momento, aveva una squadra da guidare. E loro dipendevano dalla sua sanità e professionalità, per aiutare a trovare Gibbs prima che fosse troppo tardi…

                                                                                                                                         11 00 11 00 11

1647…

“Dimmi che hai qualcosa, McGee.” Disse Tony dopo essere ritornato dal negozio di cellulari dove aveva parlato col proprietario. “Withey ha pagato profumatamente per assicurarsi che il secondo numero non venisse salvato o registrato nel sistema. L’unico cellulare che può chiamarlo è quello che abbiamo preso a Withey. L’altra linea non può eseguire chiamate, e il GPS è stato disabilitato.”

“Ci sto lavorando.” Replicò Tim. “Se riusciamo a rimetterlo a posto abbastanza da accedere al registro delle chiamate, allora possiamo restringere il numero delle chiamate ricevute o fatte. Il problema è che i circuiti devono essere riassemblati. Ce la sto quasi facendo…”

“Quanto a lungo è ‘ce la sto quasi facendo’?” Chiese Tony.

“Non…non lo so, Tony. Potrebbe essere venti minuti. Potrebbe essere un’ora. Dipende se le connessioni che sto facendo reggono o no.”

“Anche se riesci ad ottenere quel numero, come facciamo a chiamarlo se non possiamo usare il cellulare?” Chiese Tony.

“Ci abbiamo pensato.” Intervenne Abby. “Una volta trovato il numero, McGee può remotamente riabilitare il sistema GPS. Finché il cellulare è acceso, dovremmo essere in grado di capire dov’è.”

Dovremmo?” Tony sollevò le sopracciglia.

“Beh, senza GPS, dovremmo far funzionare il cellulare così da poter fare una chiamata e trovare la generale posizione del cellulare utilizzando i segnali dalle torri operative.” Spiegò lei. “Quello restringerebbe il campo da cercare, ma così ci vorrebbe di più per trovarlo.”

“Quindi ci vorrà come minimo un’altra ora…” Tony attraversò impazientemente la stanza e si voltò. “Qualcuno ha saputo niente da Ziva?”

“Ducky ha chiamato l’ospedale poco fa.” Gli disse Tim. “È stabile, ma devono ancora identificare la sostanza sulle bende. In questo momento, credono sia un qualche fungo; di qualche tipo.”

“Ma lei starà bene?”

“Non appena riusciranno a capire di cosa si tratta, potranno darle l’antidoto.” Gli disse Tim.

“Bene…bene.” Tony attraversò di nuovo la stanza e si voltò. “Sento come se dovessi fare qualcosa.”

“Beh, non c’è niente che tu possa fare per lei in questo momento-”

“No, non quello.” Corresse. “Dovrei essere…lì fuori. Dovrei essere alla tavola calda, ad analizzare l’area.”

“Lo abbiamo già fatto.” Ritorse McGee. “Sia noi che la squadra di Fornell, ricordi?”

“Abbiamo solo tenuto gli occhi aperti per un furgone.” Chiarì Tony. “Non abbiamo cercato altro.”

Altro?” Abby strinse gli occhi.

“Nel senso dentro gli edifici.”

“Dove potrebbe aver nascosto il furgone?” Chiese McGee. “Non c’erano garage nelle vicinanze. Di nessun tipo, per quel che importa. Era un’area prettamente industriale.”

“Ho come la sensazione che…stiamo dimenticando qualcosa.” Tony cominciò a camminare avanti e indietro. “Dovremmo essere lì fuori a cercare più duramente.” Si fermò, davanti al muro con le finestre in alto. Poi si voltò. “Vado lì fuori; cerco ancora.”

“Da solo?” Abby sollevò le sopracciglia.

“Ha ragione, Tony.” Intervenne McGee. “Withey ce l’aveva con te. Chi ci dice che non ha qualcun altro che ti sta cercando?”

“Withey è qui. Di certo non me ne starò seduto qui impaurito mentre Gibbs se ne sta rinchiuso in un freezer. Devo andare lì fuori.” Cominciò a incamminarsi verso la porta.

“Tony, aspetta!” Chiamò Abby. Lui si fermò e si voltò. “Almeno…lasciami tirar fuori una mappa dell’area; per stringere la ricerca.” Suggerì.

“Okay. Chiamami, allora. Mi dirigerò da quella parte. E mi terrò in contatto con uno di voi per tutto il tempo, va bene, McPreoccupato?”

“Non appena avrò sistemato questo coso, ti raggiungerò.” Replicò McGee.

Tony annuì, poi si voltò e uscì dal laboratorio…

                                                                                                                                  11 00 11 00 11

Ed ecco che le cose cominciano a muoversi, riusciranno McGee e Abby a far funzionare il cellulare o farà prima Tony a trovare Gibbs utilizzando il metodo tradizionale: vale a dire cercando?

  
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