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Autore: Desir de Lilas    08/07/2011    1 recensioni
Ingredienti:
-Due adolescenti
-Due vite opposte eppure parallele.
-Due amori non esattamente corrisposti.
-Due paure prudentemente malcelate.
-Q.B. di ciò che che compone le loro tormentate giornate.
Procedimento:
Amalgamare il tutto in un recipiente piuttosto capiente fino a creare una sostanza avvincente ed entusiasmante.
Versare il composto in una provincia non propriamente liberale come quanto si proclama.
Infornare nel mio cervello a 180 gradi per circa tre secondi.
Et voilà, il Pasticcio è pronto.
Una nuova storia dalla consistenza morbida eppure suadente. Dall'aspetto e il profumo nemmeno niente male.
Solo, attenzione alle mandorle.
Possono avere un retrogusto amaro che oscurerà parzialmente il cioccolato.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Flora...


“Ok, tre minuti e ventidue secondi, poi la campanella suonerà e…Co, mi stai ascoltando?”
“Veramente divagavo, sai com’è, non fai che ripetere il piano da circa…quand’è che ti sei svegliata stamattina?”
“Ma che sofista, guardala come evita le domande…e allora vediamo, in cosa consiste il piano?”
Si è mai sentita una coscienza che sospira?
“Dunque, scattiamo verso la porta, salutiamo la Ghinetti, ci scapicolliamo per le scale, attraversiamo il corridoio e ci appostiamo di fronte la sua aula.”
“Bene Co, 7 meno.”
“Così poco?”
“Poca proprietà di linguaggio, devi lavorarci.”
“Capisco…posso farti una domanda?”
“Solo se attinente alla materia.”
“E che sarebbe, Ilarialogia?”
“Questa è la tua domanda?”
Un nuovo sbuffo. “Mi chiedevo…ecco…e dopo?”
“Dopo cosa?”
“Dopo l’appostamento.”
“Ah…beh…OH PORCA PALETTA, PERCHÈ NON ME LO HAI CHIESTO PRIMA, CO?”
“Devo pensarci io a queste cose, ora?”
“Ma sei la mia coscienza!”
“Appunto, sei tu la mente.”
“Ma non mi dire! Guarda Co, se va male è tutta colpa tua!”
“Eh certo, mi pare giusto! Piuttosto, perché non la saluti, le chiedi come sta e vedi che..." DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!
“Ma è suonata con due minuti e 13 secondi di anti-” "SCATTA!”
“Giusto.”
Stendi le gambe, passo a destra, salto degli zaini, “Arrivederci professoressa!”, curva a sinistra, aggira il cestino, porta-porta-porta-Aperta!, Curva a gomito verso destra, ci sei quasi-ci sei quasi, SINISTRA! Scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino, gira!, scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino, curva a sinistra, un’altra volta, attraversa il corridoio laboratori, veloce, ci sei quasi! Gira a sin- Riccio!
Che ci fa il Riccio al termosifone?
Non sta sempre fuori a bruciarsi i polmoni a ricreazione?
"Vabbè, tu mettiti proprio sulla porta…"
"Toh, Pel Di Carota!"
“Ciao Marta!” esclamo affannata, ma allegra.
La ragazza di Alessio si gira radiosa…anche se negli occhi c’è qualcosa…qualcosa di strano…che lei abbia raccontato ad Alessio?…vabbè, sarebbe un suo diritto, è il suo migliore amico e…eh…è un puritano del cavolo….senza contare che gli sto antipatica dalla prima volta che ci siamo incontrati…
“Ele, come stai?”la sua voce è cristallina…forse sono tutte pippe mentali….
“Ehhoappenapresounimpreparatoinfilosofiamafanientesirecuperatuchemidici?”
“Respira quando parli, almeno!”
“Co, è un momento delicato, non ti ci mettere anche tu.”
"D'accordo, taccio."
“Niente di speciale, abbiamo vinto un’intervista sul Tutto in provincia, ma non è niente di speciale.” Loquace, originale e mai ripetitiva. Che gran gusto Alessio! Naturale che non mi sopporti, non comprende la mia perf…
“La smetti, per cortesia?”
“Certo Co, scusa.”
 Dietro di noi arrivano altri tre ragazzi, fidanzati memorabili di Anna, Silvia e Fiorella. Quella classe mi ricorda un fioraio o un giardino botanico…con api di ogni genere, che svolazzano su fiori come minimo incantevoli, tutti con una particolarità (se non celebrale almeno fisica) che li fa splendere. Poi dicono che non è vero che la Mendini non sceglie solo i più attraenti per le sue classi…quella si fa di estetismo…
“Non ti convertirai al giardinaggio, spero.”
“Sai Co, non sarebbe una cattiva idea…che dici, Ilaria che sarà, un girasole?”
“Io stavo pensando di più ad un Raponzolo di roccia …”
“Un che?”
“Lascia perdere, un fiore raro che cercavano in un anime che hai visto all’età di tipo 6 anni, non puoi ricordartene…”
“Ma chi hanno in classe che non li fa uscire?” sbotta il ragazzo di Anna.
Pel sospira, con lo sguardo di chi la sa lunga: “Quella di latino...la frustrata che non fa sesso da una vita e impedisce anche i suoi alunni di pensarci con tutta quella marea di roba che gli assegna…” sbuffa sonoramente.
"Hai capito la bassista!"
"Hai capito il puritano, direi!"
Alle nostre spalle suonano altri passi: la ragazza di Lorenzo, quello di Valentina e infine quello di Federica…
“Si sta creando la fila, ma pensa.”
“Io non so più cosa pensare, Co…”
“…l’altro giorno ho aiutato Ale per una ricerca sulla struttura del teatro greco…cioè, con tutti i termini tecnici, nemmeno dovessero costruirne uno nel suo cortile…”
Annuisco, lei mi aveva raccontato qualcosa del genere….
“Ma è passata metà ricreazione!” esclama una voce maschile e profonda dietro di noi.
Mi giro con gli occhi ridotti a fessure. Non solo- NON SOLO- lei ha scritto non so quante fantastiche poesie su di lui, lei ha passato non so quante notti a sognare di lui, non so quanti giorni a pensare a lui, non so quante parole a parlare di lui... e osa anche lamentarsi per…sette minuti?!
“Beh, va’ se è tanto importante ciò che hai da fare.”
Mi guarda sconvolto, poi sgrana gli occhi, annuisce. Sposta il peso da un piede all’altro, ma rimane al suo posto.
“Idiota”, ringhio sotto voce.
Un  improvviso brusio giunge da dietro la porta, tutti ci animiamo di speranza. Dei passi decisi arrivano verso di noi, poi l’ingresso del giardino si apre. La potatrice capa, la prof. di latino, ci scruta malignamente, poi richiude la porta e torna indietro. Sentiamo la sua voce fastidiosamente acuta trillare qualcosa e un leggero boato che sa di “Ma noooo!”.
Altri passi giungono presso la porta, ma siamo tutti troppo protesi verso l’interno del III C per curarci di notarli.
Poi la porta si apre di scatto, la faccia disperata di Alessio che si tuffa nella massa rossastra di Marta è l’ultima cosa sensata che vedo.
Dentro, la voce di Ilaria risuona furiosa: “Professoressa non può farci questo! Assegnare tre versioni dall’oggi al domani è una pazzia, oltremodo domani c’è la prova generale di matematica e non possiamo esentarci, per non parlare delle interrogazioni di inglese e spagnolo! Se dovremo fare anche tutte queste versioni, non chiuderemo occhio stanotte e poi… non c’è solo lo studio! C’è lo sport, ci sono gli hobby, c’è la vita, non possiamo stare solo chini sul dizionario di latino a imparare i paradigmi e le particolarità dei verbi più disparati tutto il pomeriggio! Così ci porterà all’esaurimento nervoso, la mancanza di tempo per le inclinazioni personali ci annienterà e dei suoi alunni resteranno solo zombie che sanno come si traduce Cicerone! È questo che vuole ottenere, questo?”
Beh, anche piuttosto veemente, a dire il vero.
“Bonucci, se non riesce a fare quanto assegnatole, domani prenderà un’insufficienza e sarà affar suo, non mi sembra che i suoi compagni siano afflitti dal suo stesso problema.”
Lanciai un’occhiata alle espressioni degli altri: i più felici osservavano sconsolati le lame dei righelli e tentavano di tagliarsi le vene con esse.
“A me non sembra che le loro facce siano allegre e spensierate.”
“Perché loro hanno accettato la serietà dell’impegno scolastico, non cercano diversivi come lei, Bonucci. Anzi, sa che le dico, vista tutta questa insoddisfazione, per domani mi porta un approfondimento su Seneca, le sue opere, il suo pensiero e una critica analitica su tutto ciò.” Un sorriso da strega di Biancaneve solca il viso della quarantenne.
“Ma Seneca è nel programma di quarto!” un tonfo accompagna le sue mani che colpiscono il quaderno ancora aperto sugli appunti densi di inchiostro.
“Se vuole rappresentare l’istituto, Bonucci, non dovrebbe porsi questi limiti. E non accetto rimostranze, arrivederci.”
Si diresse verso di noi, che ci aprimmo come le acque al bastone di Mosè, ringraziando di non averla come insegnante.
Tornai a guardare Ilaria dall’angolo della porta mentre gli altri si facevano strada nella classe, ormai monumento ai caduti, osservando il suo viso contorto in una smorfia iraconda. Anna le poggiò una mano sulla spalla, ma lei la allontanò. Non l’avevo mai vista reagire tanto male all’amica. Gettò con furia i libri nello zaino, ma caddero a terra insieme la borsa. Diede un calcio al povero Eastpack versione araba e si tuffò verso l’uscita.
“Ei, Ila, mi dispia..”la voce mi morì in gola sotto il suo sguardo inceneritore. Faceva paura.
Si allontanò a passo di marcia verso le scale, dietro cui sparì nel giro di  venti secondi seguita dal Riccio.
Perché, perché, perché doveva mettersi sempre in mezzo quel dannato ragazzo?
“Perché un Raponzolo di roccia si può trovare una volta sola nella vita, a non meno di 1400 metri di altitudine...e se riesci a superare gli artigli dei suoi petali, non potrai comunque estrarla dal terreno…”
“Perché?”
“Perché altrimenti perde tutti i suoi colori.”
  
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