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Autore: _Syn    08/07/2011    5 recensioni
[...]Naruto si è avvicinato velocemente, mettendosi in ginocchio dietro di lui. Il vecchio istinto gli direbbe di sgranare gli occhi, ma non può farlo, perciò stringe le mani praticamente senza rendersene conto. Si odia per aver perso il controllo, tuttavia, mentre le loro dita si sfiorano e Sasuke non sa se ritrarre le mani o rimanere così. [...]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Note: Sono secoli che non scrivo SasuNaru-NaruSasu o come preferite. E questo già dovrebbe farsi scappare via, ma veloceveloce. Il fatto è che sto rileggendo il manga, è estate, il cervello non funziona tanto bene con il caldo e loro due mi mancano sempre. La perfezione che si può raggiungere con Sasuke e Naruto mi lascia sempre stupita, anche dopo tutto questo tempo. E magari io queste perfezione l'ho macchiata con questa cosa qui. Ma faccio l'azzardo e la pubblico. Ah, ultima cosa. L'ambientazione è un po'... vaga. Nel senso, non ci sono spoiler degli ultimi avvenimenti, solo accenni molto vaghi e inventati, soprattutto XD Prendetela per quello che è: una one shot what if...? tanto what if...?. Bene. Vi auguro buona lettura. E buona fortuna, soprattutto.

Kiss,

Alexiel.


Blind eyes in the sun


Le bende bianche intorno agli occhi sono pesanti quando le toglie. Forse è il sangue che le impregna, quelle lacrime rosse che sgorgano ancora dagli angoli degli occhi e scivolano lungo le guance quando cerca di sforzarli, aprirli, oppure chiuderli con forza, fino a farsi dolere le tempie, perché il buio dietro le palpebre è diventato insopportabile. Ma può chiuderli anche fino a farli rimanere incollati per sempre, quel buio non cambia. C'è solo qualche lampo bianco, che preannuncia l'arrivo di una fitta dolorosa.
Sasuke trattiene il gemito, come è abituato a fare, e cerca di non stringere troppo i pugni. In quel dolore non c'è niente che meriti attenzione, azione e pensiero. Perché un'azione ne richiede un'altra, e poi un'altra ancora, fino al punto in cui è difficile riemergere da quel caos di ricordi. Se si ferma in tempo può bloccare quella catena e sanguinare di meno. Deve solo seguire le sue regole.
Le dita tremano appena, un istinto odioso le fa piegare, facendole somigliare a cinque artigli, ma riprende il controllo e le lascia rilassare sulla superficie liscia del tavolo.
Poi respira, perché quell'azione può ancora permettersela, e aspetta che il dolore sparisca.
Prima che l'ultima fitta si dilegui, creando una scia grigia dietro gli occhi, sente dei passi pesanti e affrettati davanti a lui. E' cieco, ma sa orientarsi perfettamente – almeno così dice a chi cerca di portarselo a passeggio nella sua stessa casa – e il suo udito non lo tradisce neanche quando vorrebbe lo facesse. E quei passi non tradirebbero neanche uno stupido.
Sente anche il suo respiro da lontano, o magari c'è così abituato che gli sembra di sentirlo continuamente, e poi lo vede.
Lo sa che sta guardando lui e non le bende insanguinate sul tavolo, che non arriccia le labbra di fronte a quel rituale quotidiano; sa anche che non ha l'espressione triste e depressa di chi si arrende. Ma questo poteva dirlo anche prima che perdesse la vista.
Non ci vuole un genio per intuire la personalità caparbia e testarda di Naruto Uzumaki. Persino lui, a un certo punto, deve arrendersi a quell'ovvietà. Solo che ci sono momenti in cui ricorda quanto fosse semplice farlo anni prima.
Un altro scatto incontrollato delle dita e il silenzio della sua mente macerata dai pensieri continui, fitti e affannosamente ordinati. Deve pensare tanto e mantenere ordine se vuole anche controllarsi. Il vuoto non è contemplato, perché è lì che giace il suo istinto, il suo nemico.
“Ehilà, Sasuke, hai già mangiato?”
Naruto entra e gli si para davanti, sedendosi su un cuscino a gambe incrociate. E' come si siede sempre, Sasuke non ha bisogno di vederlo. Ha odore di ramen addosso, segno che la prima colazione è già andata, e c'è anche qualcos'altro... Profumo di verde. Deve aver fatto una corsa prima di andare a casa sua.
“No.” risponde. Non gli piace mangiare né prima né dopo quel “rituale”, preferisce aspettare. E' quello che dice sempre, ma Naruto glielo chiede comunque. Dopo aver ricevuto quella risposta, di solito, tira fuori la sua colazione e comincia a mangiarla mentre gli parla.
Sasuke non ci fa caso, non più, e la prende come un'azione normale, quotidiana. Deve inserirla in quel flusso continuo e ordinato, altrimenti è la fine. Eppure quel flusso, il più delle volte, si mescola a qualcosa di diverso. Una sensazione del passato? Anche prima era così? Al di là del buio c'è quella risposta.
Il buio è quello che riusciva a vedere anche a occhi aperti, è la voce di Tsunade che gli ordina quella cura, è Sakura che lo afferra prima che cada, è Naruto disteso accanto a lui mentre il rumore della guerra diventa un ruggito fioco, è Konoha al suo ritorno e l'odio tutto intorno. Il buio è il caos e lui impazzirà se non riuscirà a controllarlo.
Mentre aspetta che Naruto cominci a mangiare e parlare, riprende a sciogliere l'ultima benda. Alza le braccia e raggiunge il nodo con le dita. Alcuni capelli si sono incastrati e...
“Faccio io.”
Naruto si è avvicinato velocemente, mettendosi in ginocchio dietro di lui. Il vecchio istinto gli direbbe di sgranare gli occhi, ma non può farlo, perciò stringe le mani praticamente senza rendersene conto. Si odia per aver perso il controllo, tuttavia, mentre le loro dita si sfiorano e Sasuke non sa se ritrarre le mani o rimanere così. Naruto finge di non averlo notato, ma a Sasuke sembra che le sue mani siano diventate più calde all'improvviso. Forse anche le sue lo sono.
La presa di Naruto è troppo ampia e non afferra solo la garza bianca, ma gran parte della mano destra di Sasuke. E' una macchia di luce che si allarga a sproposito, senza dargli il tempo di scansarsi per tornare nell'ombra. Si accorge troppo tardi di quel particolare, perché il calore della luce si è già prepotentemente imposto. E' una carezza sulla testa, sulle dita stanche di controllarsi, su quei nodi che sembrano intrecciarsi nella noia e nel tedio.
Naruto ci ha provato a scioglierli tutti prima che fosse troppo tardi, ha provato ad annodarli nel modo più giusto per tenerlo in trappola. Anche se erano legati indissolubilmente già da prima, senza aver bisogno di nastri, bende e nodi impossibili da sciogliere. Per quanto voglia negarlo, Sasuke sa che è così, perché quelle mani non possono mentire. E Naruto ha imparato ad accontentarsi di quei tremiti involontari, senza chiedergli l'impossibile. Dell'impossibile si occupa lui, come in quel momento. Gli ha preso le mani, coprendole con le proprie, e l'ha stretto in un abbraccio di carne e respiri, di buio e luce, mentre con i denti scioglie il nodo già allentato dietro la testa. Gli tira un po' i capelli, ma non è su quella sensazione che Sasuke si sta concentrando.
Le bende scivolano giù insieme al respiro caldo di Naruto sul suo collo, alle sue labbra sulla spalla.
Non ci sono lacrime di sangue, adesso. Gli occhi di Sasuke restano immobili, chiusi, e una luce che non ha niente a che fare con i lampi bianchi di dolore spazza via il nero. Sembra l'arancione del sole, solo più grande.
“Mangiamo?” la voce di Naruto non è bassa come dovrebbe essere un sussurro – non pensa che sappia sussurrare – e lo scuote in un modo che, normalmente, odierebbe e cercherebbe di scacciare, perché gli fa vibrare i nervi.
Ma poi, nota, le sue mani sono già strette a pugno nella presa ferrea di Naruto ed è troppo tardi per fermare quel processo. E' troppo tardi per tornare indietro al grigio di sempre, chiazzato di buio dietro le palpebre. L'intoppo ha fermato gli ingranaggi.
Perciò infrange le regole, Sasuke, e mormora un , un suono dimenticato che riemerge come un ricordo prezioso. Può quasi vederlo – vederlo davvero – il sorriso di Naruto marchiargli la pelle della spalla.
Il peso delle bende non lo sente più, quello di Naruto, invece, lo sta riempiendo.



  
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