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Autore: Douglas    09/07/2011    1 recensioni
In una coppa posta nella stanza dei trofei di Hogwarts, viene ritrovato un diario scritto da una studentessa vissuta molti anni prima che racconta la vita di una sua coetanea coraggiosa e determinata che affrontò l'odio, l'amore, i pregiudizio e i pericoli sempre a testa alta...
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Minerva, McGranitt, Nuovo, personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti, sono douglas ed è ecco un nuovo capitolo della vita della stramba pof. prima che diventi la Mcgrannit che tutti conosciamo!

Buona lettura!

 

Capitolo 3

 

II. Cos’è un niente?

 

Io e Minerva eravamo bagnate fradice quando arrivammo alle porte del castello di Hogwarts.

La pioggerella lieve che aveva accompagnato il nostro viaggio fino alla scuola si era trasformata via via in un furente acquazzone che aveva investito tutti gli studenti appena scesi dal treno.

Sfortunatamente, i ragazzi del primo anno furono obbligati da un ometto brufoloso e sdentato ad attraversare in barca l’enorme lago che stringeva in un abbraccio la costa su cui svettava la maestosa scuola illuminata soltanto dalle luci provenienti dalle finestrelle disseminate sulla sua imponente facciata.

Non ci soffermammo a lungo ad osservarla, impegnate come eravamo a non cappottarci con quella bagnarola e, quando le gigantesche porte d’entrata si aprirono al nostro passaggio e la luce colpì violentemente i nostri occhi, ci sentimmo subito sollevate.

Appena i piedi cominciarono a riprendere la loro sensibilità, un uomo dalla lunga barba rossiccia ci venne incontro scrutando i nostri visi con fare vagamente divertito.

-Buongiorno a tutti! Spero che il viaggio sia stato piacevole… o quasi- si ricorresse dopo aver  notato che stavamo tremando tutti dal freddo – io sono il professor Silente e sono venuto per darvi il benvenuto nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Ora, so che sarete tutti affamati, ma prima della cena vi attende la cerimonia della Smistamento nella quale verrete assegnati a una delle quattro Case di Hogwarts: Serpeverde, Corvonero, Grifondoro e Tassorosso dove incontrerete i vostri compagni più grandi…- e si accinse a spiegare dettagliatamente la Cerimonia che sarebbe accaduta di lì a poco.

Peccato che la mia mente riesca a ricordare solo queste poche frasi del suo lungo discorso poiché, per il resto, rimangono solo ricordi vaghi e confusi in cui tentavo di rimanere calma di fronte all’imminente prova quasi mortale che metteva a dura prova il mio povero self- control: camminare in linea  retta senza inciampare davanti a tutta quella gente che ci guardava mi sembrava quasi un miraggio.

Rivolsi lo sguardo verso gli altri ragazzi per capire se ero l’unica che tremasse all’idea di affrontare quella specie di umiliante sfilata e compresi che non ero la sola: vidi Andy che non la smetteva di saltellare sparando domande a casaccio e innervosendo tutti e c’era anche qualche ragazza che tentava in vano di risistemarsi i capelli scompigliati impietosamente dal vento.

Minerva al mio fianco, invece, osserva rapita quell’insolito insegnante che spiegava ad ampi gesti le caratteristiche essenziale per essere un vero studente di quella scuola così prestigiosa.

Alla fine del discorso, fummo disposti in fila indiana a seconda del nostro cognome e venimmo condotti oltre altre enormi porte che conducevano ad un'altra sala posta alla destra di quello che sembrava essere l’atrio di Hogwarts.

Ad attenderci oltre quelle porte che sembravano tanto alle porte del paradiso di cui mia nonna adorava rimpinzare ogni racconto, c’erano migliaia di studenti curiosi disposti su quattro ordinate tavolate su cui svolazzavano pigramente quattro sagome trasparenti e leggere: i fantasmi.

Il brusio si intensificò in quell’enorme salone grande quanto una cattedrale e sentii le mie gambe fastidiosamente molli, come se fossero fatto un qualche formaggio puzzolente sciolto al sole.

Fortunatamente qualcuno mi chiamò: – Millicent!- esclamò una voce altissima che sembrava quasi amplificata.

La riconobbi in un istante.

Mi voltai indietro e vidi Minerva rivolgermi uno sguardo emozionato.

- Guarda in alto! Il cielo!- esclamò con entusiasmo.

Ed io, insieme a tutti i ragazzini del primo anno, guardai il soffitto sul quale si proiettava un cielo nuvoloso e carico di pioggia che sembrava riversare tutta la sua rabbia grazie a delle enormi gocce e ai lampi luminescenti che illuminavano sinistramente i visi di ogni insegnante, bidello, studente o fantasma.

Certamente la visuale che ci offriva non era fra le più idilliache, ma quel ticchettio incessante mi infuse un’ inedita sensazione di calma.

Nel frattempo, un vecchio capello logoro dotato di bocca e occhi si cimentò in una lunga canzone che riguardava le quattro case di Hogwarts e sulle qualità che ognuno di noi avrebbe dovuto possedere per entrare in una di esse.

Infine, ad uno ad uno, fummo chiamati dal professor Silente e invitati a sottostare al giudizio del Capello Parlante.

Per me, il risultato fu abbastanza deludente poiché, dopo essere inciampate per ben tre volte prima di arrivare dal capello canterino, questo mi spedì senza esitazioni a Corvonero.

Successivamente, Andy, il bambino nevrotico, fu reclutato fra le truppe dei Tassi seguito da una ragazzina dalle lunghe trecce bionde e da un ragazzino dalla carnagione bronzea e lo sguardo vagamente inebetito.

Dopo qualche minuto, venne chiamata anche Minerva che avanzò con passo intimorito.

Quando si accomodò sullo sgabello e il capello le venne calato sugli occhi, però, il suo sguardo era deciso e concentrato come quello di un arciere pronto a scoccare il suo dardo.

Il Cappello Parlante rimase in silenzio per diversi secondi in più rispetto agli altri studenti, come se fosse in preda ad una ardente lotta interiore, ma alla fine la sua voce squillante rimbombò fra le spesse mura della Sala Grande.

-Grifondoro!- esclamò con mio sommo disappunto.

Lei si alzò dallo sgabello con un sorriso raggiante e poi si avviò con passo elegante verso il tavolo in festa andandosi a sedere a fianco di un enorme ragazzo alto all’incirca due metri in più di lei.

Non ci vollero molti secondi perché la delusione mi travolgesse… Mi ero illusa di aver trovato un’ amica con cui avrei potuto trascorrere tutto il mio tempo disponibile invece, anche se lei avrebbe voluto non avremmo mai potuto essere amiche poiché appartenevano a due Case differenti.

Ignorando il discorso del preside sui punti della scuola proibiti agli studenti, lanciai uno sguardo implorante al tavolo di Grifondoro e vidi Minerva chiacchierare allegramente con il ragazzo-gigante e alcune studentesse più grandi di lei catalizzando però tutta intorno a sé l’attenzione.

Nessuno sembrava perdersi una sola parola della ragazzina che raccontava con entusiasmo quello che sembrava essere il mio “salvataggio”.

- Peccato, mi sarei divertito con lei- esclamò una voce melodiosa alle spalle facendomi voltare immediatamente e che mi fece sentire più soddisfatta della scelta del Cappello Parlante.

Il viso di Nick, così rilassato e radioso alla luce delle candele, mi fece tremare di nuovo per qualche secondo le gambe mentre le mie corde vocali sembravano aversi preso una meritata vacanza per un qualche posto caldo ed esotico insieme a qualche neurone del mio cervello.

Insomma, diciamo che era indicato una moderata visione di Nick per non rischiare il collasso o altri effetti collaterali.

- Uhm… Chi?- domandai stordita… MOLTI EFFETTI COLLATERALI!

- parlavo di Minerva- le disse lui radiografandola con quegli occhi grigi screziati da qualche pagliuzza d’oro.

- Già- terminai con la mia solita dose di originalità.

- Un momento, mi ricordo di questa ragazzina. Tu sei una delle pazze che è saltata sul treno in corsa- esclamò un voce vagamente irritante a fianco di Nick.

Allargai il mio campo visivo e solo allora mi accorsi che a suo fianco c’erano altri due ragazzi che sembravano estremamente interessati alla nostra “conversazione”.

Era stata troppo intenta a riconnettere le sinapsi del mio cervello per accorgermi della presenza di Adrian Olivander, il Prefetto scorbutico che aveva minacciato Minerva qualche ora prima.

- Si… si- risposi cercando di non attirarmi addosso qualche altro catastrofico aneddoto che il Prefetto avrebbe potuto riferire al preside.

Eh a proposito del preside… in quel momento aveva appena terminato il discorso e consigliato a tutti una bella abbuffata.

- Visto che sei sua amica, riferiscile che vi aspetto questa sera alle otto per un incontro con il preside Dippet.- esclamò prima che la sua voce venne sovrastata da uno scrosciante applauso dovuto all’apparizione di invitanti pietanze sulle tavolate.

- Oh… avanti Adrian, non essere così duro. Stavano semplicemente tentando di salire sul treno e non di farlo esplodere con una Caccabomba.- esclamò un terzo ragazzo molto più vecchio degli altri due che sfoggiava un pizzetto poco curato.

 I suoi capelli, se pur lunghi e lucenti, erano legati in una coda posticcia che gli davano un aria  estremamente trasandata mentre le orecchie erano state completamente bucherellate da piersing di acciaio scuro.

Sembrava essere appena sbucato da un concerto rock anche se la divisa scolastica faceva a pugni con il suo look metal.

- Tu stai semplicemente zitto. Sai quante volte ti ho salvato quella brutta pellaccia dopo che avevi quasi mandato al creatore Riddle e company?- esclamò Adrian puntandogli addosso un lungo coltellaccio che stava usando per tentare di tagliare una succulente bistecca.

- Tante, e per questo te ne sono grato. Ma perché devi accanirti proprio contro due innocenti bambine quando Riddle tortura tutti quelli che non sottostanno al suo volere?- domandò altrettanto furibondo.

- Rob… sai che quello che stai dicendo non è vero. Ma anche io sono dalla sua parte, Adrian. Sono errori da principianti… Non puoi farne un caso di stato- esclamò Nick inforcando un paio di occhiali per osservare meglio l’espressione irritata dell’amico.

- Verremo lo stesso stasera e affronteremo le conseguenze delle nostre azioni.- dissi cercando di farli smettere di battibeccare e tutti e tre mi scrutarono con un aria stupita che mi fece arrossire.

Cosa avevo detto di così sconvolgente?

 – Almeno io parlo per me… Minerva ha un modo tutto suo di pensare.- esclamai ricorreggendomi.

I tre, per la seconda volta, si scambiarono occhiate furtive e allo stesso tempo complici.

- Come hai detto di chiamarti ragazzina?- domandò il rockettaro facendomi sobbalzare per la sorpresa… mi stavano finalmente rivolgendo la parola!

 – Millicent, ma in realtà non l’ho detto- dissi sorpresa io stessa dalla mia loquacità – Bene. Benvenuta nel club! D’ora in poi sarai la nostra mascotte. Io sono Robert McMillan- mi disse scompigliandomi affettuosamente i capelli.

Club? Mascotte?

- In realtà sta semplicemente dicendo che ti trova simpatica…e anche a me lo sei- mi spiegò Nick dando una piccola spinta all’amico a fianco come per dirgli di presentarsi a sua volta… Olivander sbuffò.

- Adrian Olivander. Prefetto.- mi disse stringendo la mano in maniera cerimoniosa.

-Wow, Adrian. La tua simpatia mi sconvolge ogni giorno di più- concluse sarcasticamente Nick addentando l’ultimo morso del budino al cioccolato prima che sparisse.

Quando anche la cena fu terminata, I prefetti, e nel mio caso Adrian Olivander, condussero tutti noi studenti nei rispettivi dormitori.

Seguii i miei due improbabili amici che non sembravano per niente infastiditi dalla mia presenza. Anzi…

Mentre ero immersa in una fitta conversazione con Robert sulle sue manie da giustiziere mascherato che protegge i deboli dalla supremo predominio dei Serpeverde, fui quasi placcata da un abbraccio stritolante.

- Milly!- esclamò una voce che fece girare le teste di tutti gli alunni nell’arco di dieci metri – Minerva, sei tu? Sai ho troppo poco ossigeno nei polmoni per avere una vista perfetta- esclamai tentando di levare quel braccio dalla mia laringe.

- Oh.. mi dispiace. Volevo solo dirti che mi dispiace un sacco che non siamo nella stessa Casa.- mi disse tornando nuovamente seria. I suoi cambi caratteriali improvvisi mi stavano provocando forti mal di testa.

- Anche a me…Davvero- esclamai con voce vagamente roca e piatta e quando sentii i miei occhi pizzicare cambiai velocemente discorso… non adoravo molto i sentimentalismi.

 -Volevo presentarti due miei compagni di Casa. Nick lo conosci di già, mentre lui è Robert McMillan- dissi presentandoli.

-Piacere Minerva- esclamò lei stringendo con entusiasmo la mano di un Robert improvvisamente un po’ troppo silenzioso.

- Una volta da bambino ho masticato un porcospino e mi hanno dovuto portare all’ospedale-     

Esclamò tutto d’un fiato il rockettaro e la ragazza prima alzò le sopracciglia facendolo quasi sparire fra i ciuffi corvini poi trasformò la sua espressione in una divertita.

- Io una volta, invece, ho investito un gattino con il mio skateboard però ora è il mio migliore amico. Spero che tu e il porcospino siate rimasti in buoni rapporti comunque… Allora ci vediamo domani sera, Mr Simpatia mi ha riferito che avremo un incontro ravvicinato con il preside e la sua stempiatura!- esclamò allegramente e, facendo dietrofront, si rituffò fra la corrente di studenti Grifondoro simili in tutto e per tutto a dei salmoni che seguivano la corrente.

- Rob… Che cos’era quello?- domandò Nick dopo diversi minuti di passeggiata silenziosa per tutti e tre.

Aveva le braccia al petto con aria di uno che la sapeva lunga – niente…- esclamò l’altro seguendo la folla di sciarpe Nero Gialle oltre il portone d’entrata alla nostra Sala Comune.

- Sai che quel niente non ti ha portato mai ha nulla di buono- esclamò mentre l’altro velocizzava la sua camminata facendo lunghe falcate – lo so, ma questo niente non è veramente niente!- esclamò staccandosi dai noi due e fiondandosi direttamente nel dormitorio maschile senza salutarci.

-BOB! BOB! È praticamente impossibile che ti sia successo nel giro di due secondi!- urlò il ragazzo rimasto nella Sala Comune con tutto il fiato che aveva a disposizione – BOB, SAI CHE QUESTA NOTTE NON TI DARÒ PACE SE NON RITORNI QUI SUBITO!- urlò per la seconda volta Nick rivolgendo il viso verso la tromba delle scale del dormitorio maschile, ma nessuno rispose…

- Nick, Che cos’è un niente?- domandai confusa e allo stesso tempo incuriosita dallo strano comportamento di quei due – anche io vorrei saperlo- esclamò Adrian apparendo dal nulla. Evidentemente il suo compito di Prefetto era terminato.

-  una catastrofe… Semplicemente una catastrofe- esclamò l’altro  strattonando nervosamente l’unica ciocca bionda a lato del suo capo.

Io e Adrian, per la prima volta, ci guardammo fra noi confusi dalla reazione di quei due svitati.

Quando tornammo alla carica con una nuova dose di domande, Nick però era già sparito lasciandoci soli in compagnia dei suoi richiami imploranti.

Io e Adrian ci scrutammo torvi per qualche secondi e, senza salutarci, andammo di filato nei nostri rispettivi dormitori.

  
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