Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Mala Zeta    09/07/2011    3 recensioni
Questa è la mia prima FF!
--
E' come giocare al gatto col topo. O come essere dentro la favola di Cappuccetto Rosso, se serve di più a rendere l'idea.
Uchiha... Alla fine c'è sempre un Uchiha di mezzo.
Chissà perchè.
Continuo a chiedermelo, ma non trovo mai la risposta.
Sono una semplice studentessa, con una vita monotona che scorre lenta.
Lui è quello che mi ha cambiata radicalmente, in bene e in male.
Una belva feroce, un predatore, un manipolatore, qualcuno che gioca con te finchè non ti rompi.
Anche lui però è cambiato, è cambiato grazie a me, e sono sicura che prima o poi se ne accorgerà.
Mi chiamo Chiyomi Shiroga, e mi sono innamorata di Madara Uchiha.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap.13_Solamente onnipresente (e in questo caso meno male)! Salve salvino!
Finalmente, dopo estremi sforzi, sono riuscita a scriverlo.
Mi scuso se è troppo lungo, ma non ci posso fare niente! ^-^"""
Mi auguro che vi piaccia! ^o^
________________________________________________________________________________________

-Che palle. Che palle che palle che palle. Che palle!-
Ero davanti allo specchio da almeno mezz'ora, a cercare di pettinarmi. I miei capelli sembravano avere vita propria.
-UFFAAAAAAAA!!!!!!- scagliai la spazzola di legno nel corridoio, cercando di "mantenere" la calma.

Mala Zeta presents:
SOLTAMENTE ONNIPRESENTE (E IN QUESTO CASO MENO MALE)!

Mentre mi lavavo i denti, mi guardai allo specchio.
-He feffo. Fopattutto hon il hentifriho hulla occa.- sputai e mi scacquai la bocca e la faccia.
Quella mattina era cominciada decisamente con il piede sbagliato.
Capelli in disordine e impettinabili, tipo una gorgone; occhiaie da far paura nonostante un buon sonno; faccia da pirla cronica anche dopo due sciacquate energiche; testa COMPLETAMENTE rintronata causa ennesimo sogno e... la spiacevolissima sensazione di sentirmi la persona più orrenda sulla faccia della Terra.
Mh, mica male.
Mi diedi una pacca sulla fronte tipo *faceplam*, per poi andarmi ad infilare la divisa.
Per la seconda volta in tutto l'anno scolastico, mi ero soffermata a guardare i colori degli indumenti.
La prima volta era stato il primo giorno di scuola, quando l'avevo indossata per la prima volta, e i miei non erano ancora partiti.
-Ma che colori carini che ha, questa divisa! Ti sta molto bene, Chiyomi!- mi aveva sorriso la mamma.
Era composta da una gonna blu e azzurra a motivo scozzese, plissettata, di tessuto nè troppo pesante nè troppo leggero. La t-shirt bianca di cotone leggero, con le maniche corte e poco accollata, stava sotto al maglione di tessuto morbido, non ero mai riuscita a capire se fosse stata lana o meno, perchè era molto liscia e compatta... I colori dell'indumento erano glicine chiaro o bianco, con la bordatura delle maniche, del fondo e del collo che richiamavano i colori della gonna: infatti c'erano due tipi di maglioni, e io li indossavo a rotazione.
In alternativa, sia per le ragazze che per i ragazzi, c'era la giacchetta, che però era nera e blu.
Sia sul maglione che sulla giacchetta, a sinistra, c'era il logo della Shuppuuden, uno scudetto blu con stampate sopra e non necessariamente all'interno di questo, le lettere TSA.
Mentre mi infilavo la gonna, pensai che quella fosse l'unica gonna che avesse mai messo piede nel mio armadio.
Infatti lì regnavano sovrani i pantaloni, di ogni genere.
Dopo aver indossato la t-shirt bianca, mi soffermai sulla scelta dei maglioni.
-Mh, oggi... Bianco!- me lo misi sopra la t-shirt e mi preparai ad uscire.

---

Mi mancavano due minuti per arrivare a scuola, quando l'opzione SHUFFLE dell'MP3 mi fece riapparire davanti agli occhi il sogno della sera prima.
Sempre la Shippuuden.
Ma stavolta non scappavo.
Nel laboratorio di scienze, dove avrebbero dovuto esserci gli armadi e la lavagna non c'era nulla, e la stanza sembrava ancora più grande di quanto non fosse già.
E poi...
Lui.
Più attraente di una calamita. Più invitante di un frutto succoso.
E la canzone era What dreams are made of dei Blood on the dancefloor.
Cioè, più lampante di così!
Entrai nell'edificio, sguisciando tra gli studenti, con un'altro pensiero in testa.
"Il mio compleanno... L'ho scordato... IL MIO FOTTUTISSIMO COMPLEANNO! COM'E' POSSIBILE SCORDARSI IL PROPRIO COMPLEANNO?!"
Digrignai i denti ed entrai in classe col passo da soldatessa.
Gli occhi azzurri di Akira quella mattina erano in orario.
-Buongiorno. Anche se non mi sembra molto buono.-
-*Sgrunt*.- le risposi secca.
-Lo so, se hai dimenticato addirittura il tuo compleanno, allora la faccenda è seria. Non che non me ne fossi accorta prima...- appoggiò i gomiti sul mio banco, e poi la faccia alle mani, aspettando una mia risposta.
-Poi mi sembra strano, quest'anno nessuno ha festeggiato Halloween.- anche quella era una cosa strana.
-Già. Ma...- si fermò, per poi scattare in piedi come una molla, facendomi spaventare:
-E se facessimo la vostra festa di compleanno in stile Halloween????- era un'idea geniale.
-Ho sentito bene? Nella stessa frase c'erano le parole "festa", "compleanno" e "Halloween"?- disse Ann, appena entrata.
-Akira, sei geniale!- la abbracciai forte.
Mentre la classe si affollava poco alla volta, io e le mie due amiche esaltate ci mettemmo a discutere su cosa dire di preciso a Sasori e come dirglielo, fino al suono della campanella.

---

Durante matematica, cercavo di scarabocchiare il mio nome in modo artistico su un pezzetto di carta.
La lettera "C" era venuta bene, come la "H", ma la "I"...
Avevo cancellato almeno un milione di volte, fino a quando non mi venne bene.
Prima di dedicarmi alla "Y", mi soffermai a guardare quelle tre lettere.
"Chi".
"Chi"-"yomi".
Ma anche...
"Chi"-"zuru".
Uno scatto di frustrazione mi fece scagliare la matita per terra, mentre, per fortuna, il prof era girato.
Di soppiatto la recuperai, mi rimisi a posto e fissai il foglio insistentemente.
Cancellai con foga quelle tre lettere, cercando di non pensare alla scena in infermeria.
"E' inutile che mi chieda il perchè di queste sensazioni... Sono solo... Gelosa."
Ann e Akira si accorsero dei miei gesti, e si scambiarono uno sguardo d'intesa.
-Stai bene?- mi chiesero, entrambe, sottovoce.
-S-sì, tutto a posto...- risposi, anche io a bassa voce, non del tutto convinta delle mie parole.
-Shiroga.- il prof stava distribuendo le verifiche di giapponese, finalmente.
-Mh, un 7 e mezzo. Soddisfatta.- sorrisi alle mie amiche.

---

Quel giorno, dopo le lezioni, sarebbe stato il mio turno per pulire l'aula.
Dopo aver salutato Ann e Akira, mi ero accinta a sistemare il mio consistente casino sul banco, ancora lì nonostante la fine della giornata scolastica.
Sbuffando, per un motivo o per l'altro, ficcai tutto nella tracolla azzurra e tirai su la zip.
-Forza, adesso vado a prendere lo scopetto, che ho voglia di finire presto!- mi dissi, con tono ilarico, portandomi addietro la tracolla.
Non mi fidavo molto a lasciarla incustodita.
Su quel piano non c'erano sgabuzzini, stranamente, così scesi per andare verso quello del cortile.
Si trovava in un angolo dello spiazzo, più precisamente in una sottospecie di cunicoletto corto e stretto, vicino al cassonetto della carta.
Mentre mi avvicinavo, sentii dei rumori strani, come metallici.
"Màh, saranno caduti degli attrezzi..." dubbiosa, e con le mani avvinghiate alla tracolla, mi avvicinai piano.
La porta era socchiusa, così sbirciai, e vidi due ragazzi che si stavano scannando vivi a furia di cazzotti e ginocchiate.
In quel momento cominciò a piovere così forte che sembrava venir giù l'ira di dio.
Cercando riparo da qualche parte, provando a non scivolare, urtai con forza la porta di ferro leggero dove i due si stavano dando mazzate su mazzate.
Il mio gesto fu notato eccome, la porta si spalancò facendo rumore, con lo scroscio del temporale che l'accentuava.
Mi ritrovai davanti un ragazzo incappucciato, senza divisa, con le mani e il petto macchiati di sangue.
Rimasi shokkata da quello che vidi un secondo dopo.
Il ragazzo contro cui si era accanito era Hidan, che adesso era accasciato al muro, conciato malissimo, anche lui sozzo di sangue.
In quel momento mi preoccupai in una maniera allucinante per la mia incolumità, e mi ritrovai a fissare di nuovo quel pericoloso ragazzo incappucciato.
Sorrideva.
In maniera inquietante.
Per aver fatto a pezzi Hidan, non si sarebbe mai fatto mettere a tappeto da una come me.
Ormai ero fradicia, i capelli mi si appiccicavano alla faccia, offuscandomi la vista insieme alla pioggia.
Cercai di indietreggiare, ma non fu un'idea intelligente.
Scivolai all'indietro, sbattendo con forza la testa e la spina dorsale contro il muro freddo e bagnato alle mie spalle.
Scivolai ancora, giù, giù, fino a che il mio fondoschiena non toccò terra...
Il ragazzo stava per avventarsi su di me, ormai inerme, con la vista e i sensi che si offuscavano sempre di più, diventando mano a mano più ovattati, quando...
Qualcuno lo buttò giù di peso.
Il ragazzo e l'altro rotolarono rovinosamente a terra, inzaccherandosi ancora di più, picchiandosi a sangue, e continuando a farlo finchè uno dei due non cedette.
Ci vedevo sempre meno, ci sentivo sempre meno, ma riuscii a capire che chi aveva vinto la lotta non era il ragazzo col cappuccio.
Il vincitore si alzò in piedi, abbandonando per qualche secondo il corpo semi inerme dell'avversario, dirigendosi verso Hidan e tirandolo fuori.
Capii che stava tirando fuori il telefonino, ma a stento, perchè i miei occhi erano uguali a due fessure.
-Kakuzu, muovi il culo e porta via da qui la tua principessina gay.-
Quella voce...
Riattaccò, sistemò meglio Hidan appoggiandolo decorosamente al muro, e poi si avvicinò a me.
Si mise sulle ginocchia e mi tirò su a sedere, dato che prima ero lentamente scivolata lateralmente, accasciandomi all'asfalto inondato dall'acqua.
Appoggiò una mano sulla mia fronte, poi mi prese il viso anche con l'altra.
-Non preoccuparti, mocciosetta, adesso ce ne andiamo via da qui...-
Con la minima forza che mi rimaneva, sollevai poco un braccio per posarlo sul suo.
Per pochi minuti aspettammo Kakuzu, rimanendo così, sotto quel temporale scrosciante e tremendamente potente.
Quando arrivò il nostro amico, Madara si alzò, prese di peso il ragazzo a terra insieme a Kakuzu e lo buttarono in malo modo nello sgabuzzino.
-Volevi lo sgabuzzino? Eccoltelo servito!- gli avevano gridato i due mentre lo avevano lanciato dentro.
Poi Kakuzu si era caricato sulle spalle il povero Hidan, e si era allontanato nella pioggia.
Madara, lentamente, mi passò una mano dietro la nuca e una tra le ginocchia e il fondoschiena, per tirarmi su, in braccio.
Mi accucciai il più possibile sulle sue braccia, appoggiandomi al suo petto.
Il suo cuore era lì, proprio lì...
Lo sentivo pulsare a battiti regolari, lo sentivo nonostante il rumore della pioggia.
Aveva tirato su anche la mia borsa e se l'era messa su una spalla, e con le mani leggermente tremanti mi aggrappai alla tracolla.
Camminammo fino a casa mia, sotto quel temporale che non sembrava avere una fine, sotto quelle nubi grige e malinconiche, con nel mio cuore una sensazione di calore nonostante il freddo...
Arrivati davanti alla porta, lo sentii frugare nella borsa, tirando fuori le chiavi a fatica.
Dopo quasi cinque tentativi azzeccò la chiave giusta, e da lì persi completamente i sensi.

---

Ripresi il controllo del mio corpo distesa sul divano, a casa mia, ancora bagnata fradicia.
Girai di poco la testa e lo vidi sulla poltrona.
Lo fissai un attimo, ero ancora un po' debole, poi gli chiesi:
-Da quanto tempo sei qui...?-
-Tre quarti d'ora scarsi.- mi rispose lui, freddo.
Notai che era ancora bagnato fino all'osso, e cercai di tirarmi a sedere, riuscendoci.
-Ma così ti prenderai un malanno! Devi...- "... farti una doccia e toglierti quei vestiti bagnati.", continuai mentalmente.
Oooh, come suonava male...
-Devo?- alzò un sopracciglio, mentre si sistemava meglio anche lui.
-Dovresti farti una doccia calda e cambiarti.- abbassai un filo la testa, arrossendo.
-Ma non avrei altri vestiti.- il suo sguardo non mutava, ma il mio colorito rosso sì...
-I-in realtà avrei dei ve-vestiti da maschio... M-ma sono s-solo tute. L-le uso co-come pigiami...- "Oddio oddio oddio oddio..."
-E per la biancheria? Non posso certo usare quella di tuo padre.- la conversazione sembrava piacergli. Era così diverso da prima, mentre mi teneva in braccio sotto la pioggia...
Inspirai a fondo.
Solo i miei, Ann e Akira erano a conoscenza di ciò che stavo per dire.
Eppure...
Mi alzai, gli andai davanti, in piedi, marmorea e con una faccia ridicola e imbarazzata.
-Adesso n-non voglio domande, o-ok? Io in realtà a-avreideiboxermaliusosolocomepantalonidelpigiamaconqualchemagliettalargaok???- sputai fuori le parole convintissima che avesse capito.
Invece...
-Che hai detto? Non ho sentito bene, ti sei mangiata le parole.- non aveva capito per davvero.
Stavolta non stava facendo il finto tonto.
Inspirai profondamente, per poi alzare la testa.
-Ho detto che io, in realtà, avrei dei boxer, ma li uso solo come pantaloni del pigiama con qualche maglietta larga, ok?!- mi stupii di non aver balbettato.
Mi guardò stranito, come se fossi un orso polare in tutù...
Poi si alzò in piedi e io mi scostai.
-Hai degli asciugamani puliti?- si diresse verso il bagno, dopo avermi lanciato un'occhiata indecifrabile.
Gli lasciai sul mobiletto del bagno i vestiti puliti, le salviette con un accappatoio e schizzai in camera mia serrandomici dentro.
Mi rannicchiai sul letto, dondolandomi avanti e indietro con le braccia attorno alle ginocchia.
"Sta facendo la doccia in casa mia Madara sta facendo la doccia in casa mia non devo avere pensieri perversi non devo non devo è sbagliato oddio oddio"
Strizzai gli occhi cercando di scacciare qualsiasi cosa che mi arebbe causato un *nosebleed* pazzesco.
Qualche minuto dopo bussò alla mia porta.
Cascai dal letto, letteralmente.
Gattonai fino alla porta:
-S-sì? C-Che c'è???-
-Ho finito, comincia a spogliarti che ora tocca a te.-
"..."
-Scusa, come hai detto...?-
-Ho detto che ho finito, e che dovresti cominciare a spogliarti.-
Spalancai la porta con tale forza quasi da buttarla giù:
-EEEEEH?! MA TI SENTI QUANDO PARLI?!- gli piombai quasi addosso, urlando, con una faccia idiota.
-Certo. Ho detto esattamente quello che volevo dire e intendere.- teneva le braccia incrociate sul petto, con una mia maglietta viola e dei pantaloni grigi che andavano larghi anche a lui.
Senza parlare rientrai in camera mia, mi presi degli altri vestiti da maschio, uscii e lo fissai.
Poi, fulminea, lo spinsi dentro la mia stanza e lo chiusi dentro.
-Ma che fai?!- mi urlacchiò.
-TI SERRO DENTRO ECCO CHE FACCIO!- le parole tutte d'un fiato si spiaccicarono sulla porta.
-E poi?!- ribattè.
-E poi ti lascio lì a marcire se continui così, ok?!- strillai io, stizzita e con le mani davanti alla porta.
-Oooh, hai intenzione di lasciarmi qui dentro in astinenza da quella cosa per poi aprire la porta e ritrovarmi praticamente nudo soprta il tuo letto, eh? Non ti pensavo così furba!- sghignazzò lui.
In risposta sbattei i pugni sulla porta, con la faccia più rossa dei capelli di Sasori.
Scizzai in bagno e mi feci la doccia li più veloce possibile, mi rivestii e uscii dal bagno con una salvietta al collo e i capelli ancora umidi.
Feci scattare la porta e Madara uscì, squadrandomi da capo a piedi.
Anche lui aveva ancora i capelli umidi...
Lo guardai un attimo strano, sedendomi sul divano.
Lui prese posto vicino a me, non più sulla poltrona.
Dopo altri attimi di silenzio...
-Sicura di non essere un maschio?-
-Sicuro di non essere gay?-
La mia domanda ci spiazzò entrambi.
Sorprese me perchè non mi sarei aspettata di rispondere nè così velocemente, nè a quel modo.
Sorprese lui perchè non se lo aspettava nemmeno.
Ma...
La sua espressione stupita mutò in un attimo, e divenne intensa.
Mi si buttò addosso, facendomi quasi sprofondare nel divano.
-Forse per te potrei esserlo...- in un secondo si avventò su si me.
Il suo abbraccio era morbido, diverso da quello che era stato nello sgabuzzino...
D'istinto chiusi gli occhi, preparandomi a precipitare in quelle sensazioni bellissime.
Piano piano la sua lingua si fece strada, baciandomi con un trasporto tale che temetti di non riuscire più a staccarmi da lui.
Sentivo le sue mani, sentivo il suo petto, sentivo le sue labbra...
Sentivo lui.
Mi aggrappai alla sua schiena, sentendo il suo respiro intenso.
Staccò le labbra, ma non la lingua, provocnado un sottilissimo filo di saliva sul viso di entrambi.
Gli accarezzai i capelli, poi tirandoglieli un pochino.
Cominciò a infilare le mani sotto la mia magliettona, soffermandosi per un po' sulla pancia.
Dei fremiti mi percossero leggermente, mentre riprendevo il contatto con le labbra.
Saremmo andati avanti così per tutta la sera, se il cordless non avesse letteralmente scassato le scatole.
Ci staccammo incerti, sempre abbracciati, non sapendo se ignorare la chiamata oppure no.
Voltai la faccia dalla parte di quel coso elettronico, e vidi sul display chi ci aveva interrotti: mia madre.
Lo guardai, anche lui aveva capito.
Mi lasciò dolcemente e io andai a rispondere.
-P-pronto, mamma?- avevo un pochino di fiatone, chissà come mai.
-Chiyomi! Come sta la mia bambina?- era abbastanza allegra.
-Mamma... Comunque sì, sto bene...-
-Hai il fiatone... Che stavi facendo?- "Oddio, sgamata!"
-Ah, nulla, ho giocato un po' troppo a Wii Sports Resort, tutto qui!- le risposi, titubante.
-Oh, mi raccomando, poi fatti la doccia.-
-Sì sì, lo s--
-ETCIU'!!-
Mi freddai.
Madara aveva starnutito.
Lo guardai preoccupatissima.
"Oddio e adesso che faccio che faccio che faccio???"
-C'è qualcuno lì con te?-
Mi venne un lampo di genio.
-Sì, c'è Ann, non ha una bella cera. Adesso stava per tornare a casa sua, mi hai beccato sulla porta!-
-Ok, allora salutamela!-
-Sì, va bene... Ann! Ti saluta mia mamma!- dissi in direzione della porta.
Madara mi guardava divertito.
-Ti saluta anche lei, Ma.-
-Oh, giusto. Ti ricordi quando dovremmo tornare?- la domanda mi incuriosì.
-Sì, tra una settimana abbondante... Perchè?- "Non dirmi che..."
-Ecco, appunto. Dobbiamo restare qui un'altro po'... Il capo di papà si è sentito male... Adesso stanno venendo fuori un sacco di problemi...-
Mi sentii svenire.
Ancora più tempo?!
-Ma non siete mai stati via così tanto! E poi sto pure finendo i soldi...- sospirai.
-Non ti preoccupare. Nell'evenienza io e tuo padre ti abbamo lasciato dei soldi in più che ti dovrebbero bastare. Sono in camera nostra, nel cassetto blu.-
-Ma mamma, io... Volevo che festeggiaste con me il compleanno, ma avevo già capito che non sarebbe stato possibile... Uffa, vabbè.-
Mia mamma rise, per poi rispondermi:
-Non ti preoccupare, pensa che ti abbamo lasciato anche il regalo... Aprilo domani, però! Sai che non si aprono i regali il giorno prima del compleanno...-
-Oh, va bene... Fra quanto tornerete?-
-Se tutto va bene, per il 20 di Novembre.- sorrisi.
In fondo non era poi così tanto tempo.
Ero solo abituata ai loro viaggi cortissimi, di minimo due giorni o massimo una settimana.
I miei erano genitori premurosi, buoni e soprattutto mi volevano bene.
"Devo sfruttare questo tempo in più per crescere e cominciare a diventare autonoma."
-Ok, non è poi così tanto! Saluta il papà!-
-Va bene! E divertiti...- mi mandò un bacio via telefono e io feci lo stesso, poi riattaccai il cordless.
-Il volume di quel coso è un po' troppo alto. Ho sentito tutto sai?- Madara era seduto, con un braccio piegato sopra la sponda.
-Quindi?- gli chiesi, sollevando le sopracciglia.
-Mi è piaciuta soprattutto la parte "divertiti"...- mi fece segno di sedermi vicino a lui.
Lo guardai storto e mi sedetti.
-Ma lo sai che sei davvero equivoco, tu?-
-Certo.- disse con tono di superiorità ironica.
Lo guardai un attimo, poi scoppiare a ridere.
-Sei gay!!!! Hahahahahahahahahaha!!!!!!- mi stavo spanciando dalle risate.
-Allora ammetti di essere mu maschio.- ...
Lo guardai malissimo, così scoppò a ridere lui.
Quando l'attaco di ridarola lo lasciò, fece una faccia pucciosa da bambinone:
-Coccole.- lo guardai con due occhi così.
-Eh?-
-Coccole.- ripetè lui, abbracciandomi come se fossi un peluches.
Quella scena era così inverosimile...
Ma mi rassegnai, e gli accarezzai i capelli con calma.
-Miao.-
-Adesso sei diventato un gatto?- gli chiesi divertita.
In risposta mi arrivarono delle fusa abbastanza realistiche.

---

Avevo appena chiuso la porta di casa, se n'era appena andato.
Mi sedetti sul divano, a pensare a ciò che mi aveva detto.
-Il tuo compleanno è domani, no? Allora so già cosa regalarti.-
-Ah sì?-
gli avevo chiesto, coriosa.
-Sì, ma non te lo dico,-
aveva fatto un sorriso bieco, -ti dico solo che... Non vedo l'ora di fartelo, questo regalo...-
"Che avrà mai voluto dire?"
Erano le cinque, così cominciai a fare un po' di compiti per il lunedì.
-Domani mi aspetta una giornata esuberante, meglio portarmi avanti...-
____________________________________________________________________________________________

Evviva ho finito anche questoooo yuppiiiiii xD
Oh god, si sono baciati di nuovo BWAHAHAHAHAHA!!!!!
Penso di essere soddisfatta di questo chappy =w=
Adesso vado di frettissima, ci vediamo al quattordicesimo capitolo! ^-^
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Mala Zeta