Espiazione
Camminare
tra i corridoi di Hogwarts di nuovo gli
provocava una sensazione indefinita, sospesa tra la
familiarità del luogo e
l’amarezza di un passato che non poteva essere cancellato,
né dimenticato.
Scorpius
lo precedeva, incitandolo ad allungare il
passo perché avevano ancora poco tempo da trascorrere
insieme quella domenica,
prima che tornasse al Manor da Astoria.
<<
Dai papà >> lo supplicò voltandosi,
<< siamo quasi arrivati >>.
Comprese
dove lo stava conducendo solo quando
svoltarono l’angolo e si trovarono di fronte ad una porta di
legno massiccio,
aperta su una scala a chiocciola ripida e stretta.
D’istinto
si bloccò, sentendo il palato divenire
asciutto e il respiro accelerare: era tornato il ragazzino spaventato
di
diciassette anni.
La
torre di astronomia lo attendeva al varco,
sfidandolo a salire ancora una volta quei gradini che avevano segnato
il
momento più oscuro della sua esistenza.
<<
Sbrigati >> lo incitò suo figlio, che
si era già avviato.
Si
sforzò di mettere un piede avanti all’altro, di
escludere dalla sua mente i dolorosi ricordi dell’ultimo anno
in quella scuola.
Ma non appena fu in cima, si accorse che era un tentativo vano.
Non
era cambiato nulla da quella sera, sembrava che
il tempo non avesse sfiorato quel luogo che svettava silenzioso
sull’intero
castello.
<<
Non è magnifica la vista? >> gli chiese
Scorpius, appoggiandosi delicatamente sul corrimano dorato.
Lo
era. Si scorgevano il Lago Nero, nella sua calma
distesa scura, e il campo da Quidditch in lontananza, con i suoi
slanciati
anelli bianchi.
Ma
ciò che Draco in realtà vedeva, anche se solo con
la mente, erano due occhi azzurri e limpidi che lo fissavano pazienti e
un
corpo stanco e affaticato che si perdeva oltre quello stesso corrimano
su cui
suo figlio si affacciava ignaro.
Di
slancio lo strinse a sé, senza riflettere,
abbracciandolo come faceva quando era un bambino che frignava per
ottenere le
attenzioni del padre. Scorpius protestò un attimo, colto di
sorpresa, ma poi si
rilassò contro il suo petto, lo sguardo rivolto
all’orizzonte.
Il
tramonto era lo stesso, Draco avrebbe potuto
giurarlo, talmente erano limpidi e dettagliati i suoi ricordi.
Ma
qualcosa di diverso c’era: lui. Lui che aveva
finalmente intrapreso la sua strada, sebbene fosse servito il
sacrificio di
Silente per indicargliela.
Ed
essere lì, su quella torre maledetta, con suo
figlio tra le braccia, gli sembrò la testimonianza
più concreta che avrebbe
potuto fornire ad un osservatore.
A
lui, al suo preside.
L’uomo
che aveva dato inizio al compito più
difficile che avesse mai affrontato: la sua espiazione.