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Autore: ClaireLongHair    09/07/2011    5 recensioni
Un biglietto per Disneyland che mi porterà dritta dritta al capitan Jack Sparrow. Un biglietto che spingerà me a capire Johnny da dentro e non solo a soffermarmi sui suoi tratti fisici stravolgenti e intensi. A divertimento e risate, si alterneranno momenti di riflessione sempre sotto una luce ironica. Sette giorni lunghi e indimenticabili al fianco dell'uomo che ho sempre stimato senza mai averlo conosciuto direttamente.
Mi auguro col cuore che chi leggerà possa ritrovarsi un po' in ciò che ho provato a mettere giù ...
P.S. Help me! ho bisogno di numerose, numerose recensioni! ;)
GRAZIE IN ANTICIPO
Genere: Avventura, Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 2
BUGIE, TROPPE BUGIE!

– Buongiorno gente! –
Sono le otto e mezza e sono seduta al tavolo dell’hotel da qualche minuto … il mio corpo è in fibrillazione.
– Ehi, buongiorno, tutto bene? – domando al signor Depp mentre lo vedo sedersi dinanzi a me.
Che uomo, accidenti! Se ogni mattina fa colazione con la sua bella Vanessa vestito in questo modo, allora quella è la donna più fortunata del momento. Ma, intanto, Johnny sta facendo colazione con me e, alla faccia sua, io, in maniera sadica, ridooo! Ah ah ah!
Ok, basta. Sono un po’ fusa in queste ultime ore.
È tutto troppo incredibile. I suoi jeans strapazzati, la sua adorabile T-shirt nera che mette in risalto alcuni dei suoi tatuaggi strepitosi, quell’immancabile collanina e i suoi occhiali incantevoli che filtrano il suo sguardo possente, vissuto, dolce, divertente, strampalato, romantico, irriverente, maledetto, e … decisamente piratesco! Ha degli occhi espressivi al 1000 per 1000!
– Come ti sembra il cibo qui? – mi domanda sorridendo, guardandomi dritta in faccia.
– Favoloso! … In verità è tutto favoloso in questo “regno magico”… . – rispondo, strabuzzando gli occhi.
– Sono d’accordo. – dice. Poi addenta una ciambella:  – Oggi però non mangeremo all’hotel Disneyland. La nostra meta  è il … – accompagnandosi con gesti plateali, annuncia: – Golf Disneyland! –
– Giocheremo su un campo da golf? – domando con attenuata disperazione.
– Beh si. Almeno non c’è il rischio che … si insomma … vomiti, ecco. – spiega ridendo, come se stesse guardando le papere di un suo film.
– Cosa c’è?! – domando divertita. Ogni volta che lui ride io non riesco a rimanere seria. Ma chi può farlo? La sua risata ti coinvolge, ti ammalia, ti trasmette quanto sia bella la vita secondo lui.
Si accende una sigaretta. Poi mi risponde secco: – C’è che non sai giocare a golf. –
– Non so giocare a golf?! NON SO GIOCARE A GOLF?! NONSOGIOCAREAGOLF? – dico con aria offesa, sbattendo le braccia sui braccioli della sedia.
– Perché, sai giocare a golf? – mi domanda lui con ironia pungente. – Allora non abbiamo bisogno di lezioni private e individuali … sappiamo entrambi come ci si muove su un campo! –
– Certo che so giocare a golf … spessissimo sfido mio zio a partite professionali! Non sembro una che sa giocare a golf, eh?! – domando poi, con aria guardinga.
– Mm … vedremo che sai fare, piccolina. –
Oddiooo! Mi ha chiamata “piccolina”?
Forse, dico forse, mi caccio nei guai in maniera professionale. Ma, ahimè, non so giocare a golf! È un gioco un po’ noioso per una che, come me, è un’ imbranata anche col salto alla corda! Ho sempre avuto problemi con le attività sportive, anche se non nascondo che mi piace assistere alle competizioni, ma in fatto di golf, non so nulla. Proprio nulla … so solo che si gioca con una mazza e delle palline e che bisogna fare buca col minor numero di tiri possibili. È un gioco per grandi, forse … io non voglio, uffa! Ma anche se mi lagno come una “bambina” viziata (cosa che non sono affatto) è inutile, perché la colazione è finita e il signor Depp si sta già allontanando dal nostro tavolo, scompigliandomi un po’ i capelli col palmo della sua mano.  Alzo il braccio destro per salutare il mio bel pirata, mentre tutto il resto del corpo rimane inerme e pensieroso.
 
– Mi faccio PENA! – dico, sbattendomi la faccia sul cuscino del mio letto. – Sono una “sciocca-laureata”! Ho il primato in fatto di sciocchezze. Al termine di questa settimana mi assegneranno un premio Nobel in merito. Voglio tornare a casa! Continuare a fantasticare sul web sull’uomo dai mille volti, sul calore della sua voce e sui suoi capelli eccezionali. Almeno non mi sarei amareggiata in questo modo. Che mi sono messa in testa? Che voglio fare tutte le magre figure con l’uomo dei miei sogni? Col pirata più strabiliante che sia mai esistito?! MI FACCIO PENA!, accidenti. Prima la giostra strapazza - budella, adesso il golf! … oggi rischierò di tirargliela in testa la mazza!–
Il telefono squilla e rispondo.
– Ciao, mi sono dimenticato di dirti che dovresti essere pronta per le dieci. Per te va bene? –
È il mio caro Johnny che mi chiamaaa …
– Oh, certo. Nessun problema! – dico con voce limpida.
– Fiuu … meno male! Batti tutti in fatto di disponibilità! –
– Nononono … ti sbagli di grosso lì, sono la campionessa delle figuracce, io! – annuncio con tono marcato.
– Che cosa?! Non sento bene … . –
– Nemmeno io. Devo riagganciare … . – così dicendo emetto degli strani versi con la voce, fingendo che la linea sia disturbata e termino la chiamata.
– E sto diventando pure una ragazza bugiarda e malinconica. – aggiungo, sospirando.
 
Le dieci sono arrivate.
Mi dirigo alla hall e aspetto che Johnny col suo autista mi venga a prendere.
– Allora, ti senti in forma? – mi chiede una voce alle mie spalle.
Quel timbro è già diventato molto familiare per le mie orecchie. Sorrido gioiosa e mi volto. È lui, il signor Depp.
– Abbastanza. – dico, incoraggiandomi.
– Che ne pensi di pranzare da qualche parte tra l’erbetta fresca? –
– Come le capre? – domando sarcasticamente, sollevando un sopracciglio.
Ridiamo.
– Avevo pensato a un pic-nic. Sarebbe bello, no? Potremmo discutere … e tu potresti farmi tutte le domande che ti frullano nel cervello! – mi propone, salendo in macchina.
– Non vedo l’ora. È da tempo che non faccio un pic-nic per come si deve … . – rispondo, sincera.
– D’accordo. Ma a una condizione. –
– Cosa? –
– Devi battermi a braccio di ferro! –
– Sicuro, e tu devi bendarti come Tutankhamon! Poi io ti rinchiuderò in un sarcofago con l’immagine in oro di Jack Sparrow sotto la maledizione della prima luna: solo immortali ossa traballanti! –
– Non dirai sul serio, vero? – mi chiede con l’aria Sparrowiana.
– Certo che … si! –
– Un accordo è un accordo. Dammi qua la mano. –
– Sissignore! – e faccio come mi dice, sperando che si tratti di qualche inutile sciocchezza tanto per rompere la quiete.
 
Pochi minuti più tardi eccoci al Golf Disneyland.
Immense distese di verde si distendono sotto ai nostri occhi stupefatti … laghetti, alberi maestosi, uccellini cinguettanti, anatroccoli starnazzanti! Che clima mite e positivo … !
Inizio a pensare che sia quello che ci voleva dopo la giornataccia di ieri. Confesso che la malinconia che mi ha domata all’hotel adesso è corsa via. Scendiamo dall’auto e diamo un’occhiata allo splendore che ci circonda.
– Che bellezza! Ventisette succulente buche che ci chiamano come le sirene. – dice Johnny dopo una boccata d’aria.
– Certo, certo. E tu ne sai qualcosa in fatto di sirene … . – dico, sorridendo e pensando al quarto film di Pirati dei Caraibi.
– Solo un tantino. Comunque adesso vogliamo iniziare a giocare? – affretta, facendomi l’occhiolino in segno d’intesa.
In questo istante il mio corpo diventa immobile, freddo, matto di paura. Sento che le gambe si stanno appesantendo. Enormi pezzi di pietra prendono il posto dei miei muscoli. Sto per diventare un GIGANTE di pietraaa … Oddio, solo “qualche” centimetruccio in meno, in effetti. Ridivento goffa e mi sento a disagio. Decisamente, detesto questa circostanza.
– Okay, va bene. – gli dico, mostrandomi serena.
– Splendido. – afferma lui soddisfatto.
– Potrebbe ancora andare meglio! – sussurro, aggiustandomi la visiera.
– Hai detto qualcosa? –
– Oh, no. Muta come un pesce! – poi sorrido.
– Vuoi, vuoi iniziare tu? –
Deglutisco a fatica ma senza darlo a vedere.
– Forse sarebbe meglio fare due passi prima di cominciare. Voglio dire … per dare un’occhiata alla pendenza del campo. – farfuglio in preda alle convulsioni, roteando l’indice destro.
– Vero. È così che fa la gente che ha tatto. E noi siamo gente di tatto, o almeno proveremo ad esserlo. –
Pochi metri più in là qualcosa dentro di me vuole uscire fuori con esigenza. È la mia rabbia. Sono arrabbiata con me stessa, con il mondo intero e evidentemente la mia famosa malinconia riemerge indisturbata.
– Abbiamo visto abbastanza. Torniamo indietro? – mi sento domandare tra un passo e l’altro.
Annuisco semplicemente e faccio inversione di marcia preparandomi ad affrontare la morte. Ma niente lacrime!, ci sarà il premio Nobel per le sciocchezze che mi consolerà a miglior vita.
Oh, accidenti, non so un niente su come si tiene in mano una mazza! Non sono per nulla capace e non merito tanta umiliazione. Anzi, no, me la merito tutta perché sono una stupida bugiarda accondiscendente! Che senso ha questo mio atteggiamento? Se mi fossi opposta non ci sarebbero stati problemi adesso.
– Tieni. – dice il signor Depp passandomi una mazza.
Afferro il bastone con forza e prepotenza. Mastico velocemente una gomma e come un orso alla riscossa mi concentro su quella pallina, insignificante pallina, che si trova ai miei piedi. Con disgusto incalzante mi abbasso ad afferrarla e così inizio la mia tiritera: – Senti tu, pallina esangue, ascoltami bene. Se credi che adesso lascerò che tutti ridano di me ti sbagli di grosso. Questa qui è la mia settimana, solo mia. Mia e basta! E questo è uno di quei giorni che possono definirsi schifosi o stupendi solo alla fine perché carichi di sorprese. Ma io, io so già che questa giornata sarà strabiliante e indimenticabile e che almeno una volta dovrò fare uno splendido tiro e che tu, cosa rotonda e cicciona, dovrai finire dritta dritta in buca senza il minimo, minimissimo ripensamento! Sono stata chiara?! Se così non fosse, beh, peggio per te, perché non ho nessunissima intensione di ripetere quello che ho appena finito di dire. E quindi, datti da fare altrimenti ti darò in pasto a … alle anatre!!! –
– Uh … è così che intimidisci la tua povera vittima? Mi fai PAURA! E sai una cosa?! Adesso ho capito perché hai vinto tu il concorso. Nessuno avrebbe mai voluto sentire quelle affilate parolone da parte tua! … e così ti hanno lasciato piazza pulita. –
– Beh, è questione di tatto nella vita. –
Sono orgogliosa di me stessa! Sorrido come un pagliaccio a trentadue denti senza un motivo ben preciso. Ma sono felice.
Afferro di nuovo il bastone e prego che il cielo mi soccorra. Mi preparo al tiro e immagino di trovarmi davanti alla tv a giocare con la Wii. Lì si che sono brava a golf, perdindirindina.
Corrugo le sopracciglia, dondolo per un po’ la mazza e alla fine mi decido: ecco che parte il mio primo, unico, irripetibile “tirooo” … . Però quella stupida pallina deve avermi presa alla lettera e infatti parte alla velocità della luce, fende l’aria, raggiunge un piccolo laghetto e … finisce dritta dritta … ! Si, ma non nella buca: piomba sul becco di un’anatra rumorosa e insolente.
Forse la pallina mi aveva fraintesa. Povera anatra! :(
 
Dopo quasi un’ora siamo ancora in preda alle mazze da golf.
Ah, dimenticavo. Siamo stati rincorsi dall’anatra di poco prima. Sembravamo due pecorelle accerchiate da un branco di lupi. In realtà i lupi erano mamma e papà anatra più tre anatroccoli spietati. -.-”
È stato divertente però! Sono scivolata più volte sull’erba fresca, (mi sentivo un po’ capra alla fine anche se non ho ruminato margherite!). Abbiamo scorrazzato per parecchi metri e quando il branco ci ha lasciati perdere siamo ritornati alla prima buca. È il turno di Johnny ora!
– Non credo che adesso il tiro mi riuscirà lo stesso. Sono stanco dopo tutto quel correre, sai? –
Io non rispondo e rimango a fissarlo con aria critica, incrociando le braccia.
Non hai scuse, furbo pirata! Sei stato tu a voler venire quaggiù sotto al sole cocente e adesso mostraci quello che sai fare su un campo da golf! Forza, scattareee! … 
Il signor Depp sceglie la mazza più adatta secondo il suo genio sportivo e incomincia a scrutarla come se fosse qualcosa proveniente da Marte.
Lo vedo piuttosto scettico ma alla fine si decide. Si mette in posizione e lascia ondeggiare il bastone per qualche secondo. A un certo punto si rimette composto e fissa la mazza che ha tra le mani quasi a volerle parlare.
– E’ inutile. Non avrai successo col tuo discorso altolocato. – gli dico acidamente. Voglio fargliela pagare, accidenti. Ma è inutile anche per me. Non riesco a fare la seria maestrina e perciò l’aria di rigore scompare dal mio volto lasciando spazio a un’espressione divertita e quasi compassionevole.
– Infatti non intendevo assillare questo povero pezzo di legno con le mie minacce! Volevo solo … spaventarlo un pochetto. –
Ci scappa una risatina ma poi torniamo seri.
Alla fine esibisce il suo lancio ma … invece della pallina è la mazza che rotola sul campo senza sosta.
– Cosa c’è? – mi domanda con aria indagatrice e curiosa, passandosi una mano tra i capelli.
– C’è che non sai giocare a golf. –
– Non so giocare a golf? NON SO GIOCARE A GOLF? … Oh, beh, basterà un po’ di pratica! – fa con noncuranza.
Mi faccio cadere a peso morto sul prato verde e incomincio a ridere rumorosamente. Sbatto pugni sull’erba … riderò fino a scoppiare! Lui si gira a fissarmi allibito ma pian pianino le sue labbra si piegano allietate in una smorfia altrettanto divertita. Si viene a sedere al mio fianco e per un attimo torno seria.
– Perché non me lo hai detto? – domando, con curiosità.
– Perché non volevo deludere una persona che è venuta fino a Parigi pur di trascorrere con me sette giorni interi. Ho sempre paura di deludere chi si aspetta qualcosa da me; da ragazzo ero molto insicuro ma l’insicurezza non porta mai lontano. E infatti eccoci qui seduti come due scansafatiche. –
– La stessa cosa vale per me. Io non ti ho detto nulla perché non volevo in qualche modo essere noiosa. Non volevo annoiarti e neppure scontentarti. Sia sulla giostra che oggi alla partita di golf. –
– Bene, adesso abbiamo imparato la lezione: niente più segreti tra di noi. – conclude soddisfatto.
– Wow! Splendida idea. È la lezione più bella da sempre. E soprattutto niente bugie, promesso. –
– D’accordo, nessuna bugia. – poi c’è un attimo di silenzio. – Adesso se vuoi gustarti i panini prelibati che ho preparato devi battermi a braccio di ferro! –
– Okay, accetto. Ma se vinco dovrai correre per l’hotel avvolto nella carta igienica. Tutankhamon, ricordi il nostro patto? –
– Ma non è giusto!, però … un patto è un patto e rimane sempre tale. Quindi va bene. Anche perchè devi battermi prima e nessuna cosa ci dice che questo accadrà. –




 


 
   
 
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