IV Capitolo
I hate you.
Quando
Frank arrivò nel locale in cui si sarebbe tenuta la grande festa aveva un senso
di nausea che nemmeno riusciva a sostenere. Gli veniva da vomitare, talmente
tanto che non riusciva nemmeno a respirare o a stare in piedi.
Si
rendeva conto di non essere nemmeno il massimo dell’eleganza. Ma non doveva
essere elegante. Non era una festa di cui gioire. Lui stava soffrendo, e stava
soffrendo troppo. Si sentiva mancare l’aria. Non sapeva se mettere piede dentro
o andarsene via e tornare nel Jersey, dai suoi cani
che di sicuro sentivano la sua mancanza. Almeno loro.
Ma poi si
disse che aveva fatto tutta quella strada perché doveva, voleva parlare con
Gerard. Anche se adesso non era poi così sicuro di farcela. Forse avrebbe
smesso di respirare non appena avesse incontrato i suoi occhi e sarebbe andato
in iperventilazione.
Prese un
bel respiro, profondo, deciso, ed entrò in quella sala maledetta.
Era tutto
addobbato di bianco. Fiori bianchi, tovaglie bianche, sedie bianche. Tutto fottutamente
bianco. Non aveva mai odiato il bianco così tanto in vita sua.
Sospirò
ancora, guardandosi poi intorno. C’era ancora poca gente e gli “sposini” non
erano ancora arrivati. Meno male, altrimenti avrebbe davvero, davvero vomitato.
Notò una
massa di capelli ricci e si diresse da quella parte.
“Hey Ray” disse, dandogli una pacca sulla spalla. Non lo
vedeva da secoli, nonostante abitassero nella stessa città. Da quando Gerard
era andato via, da quando era sparito senza dire niente, lui aveva deciso di smettere
di frequentare i ragazzi. Parlava solo con Mikey,
ogni tanto, per sapere se Gerard stava bene e se lo aveva sentito.
“Frank?!” disse stupito Ray, guardandolo con gli occhi sgranati.
Non ci credeva. Logico. Lui, come quasi tutti lì dentro, sapeva cosa c’era tra
lui e Gerard tempo fa, era normale che fosse sorpreso.
“Si, lo so. So a cosa stai pensando.”
replicò sorridendo amaramente. Lo pensavano tutti. Pensavano tutti che
io non sarei venuto, che non avrei nemmeno aperto quella busta bianca elegante
che conteneva l’invito al matrimonio. Lo pensavano tutti.
“Scusa, non mi aspettavo di vederti. E’ un secolo che non ci vediamo.
Che combini?” Ray cercare di sviare il discorso e lui gliene era grato perché
non gli andava proprio di parlare di Gerard. Si misero
a parlare quindi, per un po’, mentre la sala si riempiva sempre di più.
Arrivò
pure Mikey e anche Bob, e parlarono tutti insieme. Erano tutti felici ed eccitati perché Gerard
si sposava. Tutti tranne lui, tranne Frank. Il mondo gli stava per crollare
addosso.
Si
guardava allo specchio. Stava bene. Stava davvero bene. Adesso era tutto
passato, aveva trovato una felicità che non pensava di trovare mai. Invece
eccolo lì, vestito bene, i capelli pettinati, puliti, il viso privo, o quasi,
di occhiaie. Era più curato. Era decisamente diverso. Non era più un
alcolizzato, come era arrivato a definirsi.
Si,
adesso stava bene.
Ma perché
allora adesso era triste? La voce, la sua voce, gli risuonava ancora in testa,
come una canzone che non riesci a dimenticare, una cosa che non riusciva a
sostenere.
Lui. Era
lui il problema. Frank. Dopo aver risentito la sua voce tutto sembrava più
difficile. Aveva desiderato che Frank fosse lì con lui, avrebbe voluto che lui fosse
stato al suo fianco mentre lui ne usciva, mentre lui cercava di stare meglio.
Era stato
un coglione. Ecco cosa. Non sarebbe dovuto scappare, o almeno, avrebbe dovuto
farlo con lui. Si sentiva uno schifo, adesso. Sentire la sua voce, il suo tono,
lo aveva fatto sentire male. Lo aveva fatto sentire una merda. Gli aveva fatto
del male. Era la persona più orribile del mondo, non meritava nemmeno di
ricevere la sua visita, era un onore che non meritava.
Sospirò e
si sistemò la giacca sulle spalle, passando una mano sulla manica per togliere
alcuni granelli di polvere che vi si erano poggiati. Si riguardò allo specchio
e si fece schifo ancora una volta. Non capiva nemmeno perché lo avesse
chiamato. Cazzo lui era innamorato perso di Frank. Ma amava anche Lyn-z. Perché era tutto così difficile? Lui amava Frank, lo
amava con tutto il suo cuore, non riusciva a farne a meno. Però lo aveva
abbandonato, senza nemmeno salutarlo, senza nemmeno dirgli che lo amava. E
aveva trovato Lyn-z, l’aveva incontrata, erano usciti
insieme ed era stata tutto tanto, troppo veloce. Talmente veloce che nemmeno se
n’era accorto. E adesso si stava per sposare con lei. Il giorno dopo avrebbe
giurato di amarla e di stare con lei per sempre. Era un mostro. Uno stronzo.
Lasciò
perdere tutti quei pensieri, perché non doveva pensare in quel momento, non era
una cosa a cui doveva pensare adesso. Era la cena prima del suo matrimonio.
Avrebbe visto Lyn-z. Era questo ciò che contava, lei
sarebbe stata bellissima come sempre.
Si mise
in macchina e cercando di non pensare si diresse al locale in cui avrebbe
incontrato Lyn-z…e Frank. Cazzo non voleva vedere
Frank. Sapeva che sarebbe andato fuori di testa incrociando già solo il suo
sguardo. Quindi decise di restare un po’ in macchina a fumare due o tre
sigarette, prima di scendere.
Entrando
nel locale lo trovò pieno di gente e Lyn-z le andò
incontro, sorridendogli, bella e solare come sempre.
“Hey, ne hai perso di tempo. Che ti è successo?” gli stampò
un bacio sulle labbra e lui dimenticò tutte le sue preoccupazioni, tutti i suoi
filmini di poco prima. Ecco perché voleva sposarla.
Lei non gli faceva pensare a Frank, il punto cruciale era quello.
“Le mie
solite paure e paranoie, tranquilla” disse ricambiando
poi il bacio e prendendole la mano. Si mise a giocare con le sue dita mentre
tutti lo salutavano, ed era un po’ irrequieto perché sapeva che lo avrebbe
visto da un momento all’altro. E il respiro gli si mozzò quando vide un
ragazzino seduto in un angolo, che si guardava le mani e tracciava i contorni
di una scritta sulle dita.
Frank.
Così diverso,
ma così dannatamente Frank. Sciolse le dita da quelle di Lyn-z
e si allontanò con una scusa, lasciando la sua futura moglie in balia delle
chiacchiere degli invitati.
“Frank”
disse col fiato corto e il cuore che cominciava a galoppare. Dio. Frank era
così…Aveva perso anche tutti gli aggettivi per descriverlo. Era lui. Ed era lì.
Questo era il punto cruciale della situazione, Frank aveva alzato gli occhi, i
suoi occhi color nocciola che lo avevano fatto così tanto impazzire per anni, e
li aveva incatenati ai suoi. E riusciva a leggerci rancore, sofferenza,
delusione e amarezza.
“Gerard”
rispose lui con voce ferma, ma lui riuscì a sentire quanta tristezza ci fosse
dietro tutta quella durezza. Ormai lo conosceva. Lo conosceva da troppo tempo
perché lui potesse mentirgli. E poi Frank non era mai stato bravo a mentire o a
fingere un’emozione, era il ragazzo più emotivo che avesse mai conosciuto.
“Andiamo
a parlare da qualche parte, qui c’è troppo rumore” disse il più piccolo
alzandosi e incamminandosi fuori, lasciando che Gerard lo seguisse. E lui aveva
la fottuta voglia di prenderlo e baciarlo.
Frank si
appoggiò al muro del locale, in un angolo buio, e il più grande lo guardava, lo
guardava come se fosse la cosa più bella del mondo. In quel momento aveva anche
dimenticato cosa stava facendo lì, aveva dimenticato chi era Lyn-z, perché voleva sposarla e tutto. Tra un po’ anche il
suo nome!
“Mi hai deluso Gerard, davvero troppo. Mi aspettavo che mi chiamassi.
Sono stato giorni senza dormire a fissare il telefono, a provare a chiamarti.
Ricevo tue notizie dopo mesi, dopo anni! Con cosa? Un fottuto invito al tuo ancora più fottuto matrimonio! E una schifosissima
lettera in cui mi chiedi scusa! Mi viene da vomitare a
pensare a quanto ho pianto per te, Gerard!” disse, mentre si accendeva una
sigaretta, ed ecco che tutto il suo rancore, la sua rabbia, la sua delusione,
la sua tristezza uscivano dalle sue labbra insieme a quelle sue parole.
E Gerard ricordò perché si era sentito una merda.
Ma non si
aspettava certo quella reazione. Perché Frank non gli diede nemmeno il tempo di
parlare, di rispondere, di spiegare- per quanto potesse servire-, che si fiondò
sulle sue labbra, facendo cadere a terra la sigaretta appena accesa. E Gerard
non si spostò, anzi, accolse volentieri la lingua del più basso dentro la sua
bocca, facendo in modo che si intrecciasse con la sua in un bacio sensuale,
pieno di passione, mentre le loro bocche si scontravano, si cercavano , si desideravano.
Si lasciò
sfuggire un gemito mentre il suo cervello andava in
tilt e la mano di Frank si avvicinava pericolosamente al cavallo dei suoi
pantaloni. Si sentiva in estasi, si sentiva in un mondo tutto suo, e si rese
conto solo in quel momento di quanto avesse bisogno delle attenzioni di Frank.
Non sapeva
nemmeno perché Frank lo stesse facendo, perché si
stava spingendo così oltre. Infondo gli aveva appena confessato che era rimasto
deluso. Ma forse Frank, come lui dopotutto, non riusciva a resistergli. Era un
po’ egocentrico come pensiero, ma era l’unica spiegazione plausibile che gli
veniva in mente. E mentre pensava a tutte queste cose la mano di Frank stava
già lavorando, e gli piaceva, gli piaceva un sacco. Tanto da raggiungere
l’orgasmo con un gemito soffocato in poco tempo.
Frank
tolse via la mano e si staccò dal suo corpo surriscaldato, guardandolo.
“Adesso
vai a sposarti, Gee” disse, senza nemmeno guardarlo
in faccia, con voce rotta. Si allontanò e corse verso l’entrata, lasciandolo
lì, con i pantaloni aperti e un’epressione da
coglione in viso.
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Okay, rieccomi qui.
Si vede che non sto
studiando xD
Comunque avevo
promesso alla Tere che avrei aggiornato entro
stasera, quindi eccomi qui con un nuovissimo quarto capitolo, anche lui venuto
così all’improvviso, mentre decidevo se vedere The Metalist
o Skins.
Bene, spero vi
piaccia, come al solito. Grazie per le recensioni, vi adoro.
Recensite,
criticatemi, odiatemi.
Xoxo.
Gì <3