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Autore: ivi87    10/07/2011    11 recensioni
Una nave da crociera, un matrimonio e un omicidio... Kate alla ricerca della felicità. Riuscirà a lasciarsi andare?
Rating arancio.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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#7 Interruzioni

 

Dopo un lungo girovagare, e grazie all’aiuto di qualche ufficiale, Beckett riuscì a trovare i Signori Johnson.

Erano nell’ala della nave dedicata alle attività sportive.

Quando interruppe la loro partita di squash, parvero parecchio infastiditi.

“Detective Beckett. Mi dispiace disturbarvi ma devo farvi alcune domande” disse porgendo loro la mano.

“A proposito di cosa?” chiese il marito sorpreso

“E’ morta una donna la notte che si è celebrato il matrimonio sul ponte” spiegò brevemente

“Oh cielo e cosa vuole da noi?” domandò la signora

Beckett mostrò loro la foto “il personale della nave vi ha visti interagire con lei..” il gemito della signora Johnson interruppe la sua frase.

“Tesoro guarda, è lei..” disse la signora.

L’uomo si prese qualche secondo per osservare la donna nella foto. E Beckett fece altrettanto con lui. Un quarantacinquenne di bell’aspetto, 

avrebbe detto.

“Si chiamava Marilene Shepherd, la conoscevate?”

L’uomo si riscosse “No, no…o meglio, qualche scambio di saluti, qualche battuta..” disse infine.

Ma sua moglie prese la parola “Ce la trovavamo ovunque, squash, sauna..”

“Vi seguiva?” chiese Beckett

“Ma no, non direi, mia moglie esagera..” cercò di minimizzare lui.

Sua moglie non apprezzò. L’occhiataccia che ricevette lo dimostrò.

“L’altra mattina mi ha fermato con una scusa al buffett..sembrava volesse dirmi qualcosa, ma poi mio marito mi ha raggiunta e lei se n’è 

andata scusandosi..” disse incrociando le braccia soddisfatta “Ti ricordi ora tesoro?” domandò sprezzante.

Beckett attese la risposta dell’uomo, visibilmente in difficoltà.

“Ehm..no, no, non ero attento cara..”

La moglie sbuffò.

“Nient’altro? Non le ha più detto niente?” chiese la detective.

I due scossero la testa.

“Va bene, se vi venisse in mente altro, qualsiasi cosa, fatemelo sapere” disse congedandosi.

Ovviamente il comportamento dei due non era per niente chiaro.

Per il momento non potè fare altro, perciò decise di raggiungere Lanie nella stiva.

 
Lanie fissava Kate con sguardo indagatore.

La detective roteò gli occhi “Non è successo nient’altro con Castle da che ti ho parlato stamattina!”

“Non vi siete appartati nemmeno una volta?” domandò stupita

“Lanie! Stiamo lavorando!” rispose seria

“Un bacetto, che sarà mai..”

“No, niente”

“Io e Javier si, invece” gongolando sbattendo le lunghe ciglia

“Non avevo dubbi! Ora c’è qualcosa sul caso che mi puoi dire??”

“Ok tesoro, allora, quel mio amico che ti dicevo mi ha spiegato che l’Huntexil è un nuovo farmaco in grado di agire sui sintomi della Corea di 

Huntington migliorando i parametri motori quali la distonia, la coordinazione motoria ed il movimento degli occhi. Marilene Shepherd faceva 

parte di un programma che sperimentava proprio questo farmaco” spiegò la dottoressa Parish

“Questo proverebbe che non ha tentato il suicidio, giusto? Altrimenti perché prendere parte ad una ricerca che poteva migliorare le sue 

condizioni?”

“Già, poi però nello stomaco io e l’ufficiale Brayson abbiamo trovato un bel po’ di pillole..” proseguì Lanie.

“...che invece indicherebbe il suicidio” completò Kate abbattuta.

Lanie annuì “Ma il vero motivo per cui ti posso assicurare che non si tratta di suicidio è questo..” e così dicendo scostò il lenzuolo dal corpo 

inerme della donna scoprendolo fino alle spalle.

Kate si avvicinò, curiosa.

“Guarda questi lividi, sono emersi poco fa, durante l’autopsia”

L’evidente forma di una mano violacea si distingueva chiaramente sulla pelle diafana della donna, sotto le abrasioni causate dalla corda 

stretta al collo.

“L’assassino ha inscenato il suicidio impiccandola al lampadario” constatò Beckett

La dottoressa annuì nuovamente. Ma restavano ancora tutte quelle pillole da spiegare.

“E quello?” domandò Kate indicando una strisciolina sottile di pelle bianca in prossimità del bordo violaceo

“Dimmelo tu detective..corrisponde esattamente alla base dell’anulare sinistro” rispose Lanie sorridendole.

 
Kate lasciò Lanie per andare da Castle e Esposito.

Di sicuro avevano bisogno di una mano per finire di inviare tutte quelle impronte digitali.

Quando arrivò vide che invece erano a buon punto. Notò con soddisfazione che si stavano proprio dando da fare.

Da un lato del tavolo Esposito stava sistemando la pila di schede riportante i dati e le  impronte digitali delle persone alle quali Castle aveva 

già provveduto ad inoltrare la foto via e-mail col suo programmuccio nuovo di zecca.

Dall’altro lato del tavolo invece vi erano quelle ancora da fotografare.

Entrando nella stanza li informò sulle novità scoperte da Lanie.

Nessuno dei tre prese minimanente in considerazione che la mano apparsa sul collo della vittima possa essere di Ryan, fresco di fede al dito.

“Come procede?” domandò Beckett per cambiare discorso, affiancandosi a loro.

“Quasi fatto” disse Castle “Su questa nave c’è un wi-fi potentissimo!!” aggiunse al settimo cielo.

Esposito e Beckett sorrisero per il suo entusiasmo.

“Speriamo di non intasare tutto il database..” esclamò poi Javier

“Montgomery li ha avvisati. C’è una squadra apposta che lavora al nostro caso”

“Hai trovato i Johnson?” proseguì il detective

“Si, e non me la raccontano giusta! Il marito era agitatissimo” rispose Kate

“Vado a prendere anche le loro impronte allora, così poi siamo al completo” Esposito prese tutto l’occorrente e uscì.

Rimasta da sola con Castle, Kate cominciò a pensare a quello che le aveva detto Lanie.

Squadrò Castle. Un bacetto che male poteva mai fare?

Si avvicinò facendo finta di niente, con l’intento di rubare un veloce ma intenso bacio al suo scrittore, quando proprio quest’ultimo sbottò.

“Maledizione!” Castle smise di fotografare  e, voltandosi, si ritrovò la donna a pochi centimetri dalle sue labbra.

Kate si allontanò come se fosse stata colta con le mani nel sacco “C-che c’è?”

“Si è scaricata la batteria!” disse mostrando il cellulare ormai spento.

“Faccio un salto nella nostra cabina e torno con il caricabatterie” urlò, già praticamente in fondo al corridoio.

Kate sbuffò. Lei che si concedeva dei ‘compromessi’ durante il lavoro e Castle invece faceva il poliziotto superpiù dedito al lavoro. Si erano 

forse scambiati i ruoli?

Rise tra sé: primo tentativo di smancerie, miseramente fallito.

Un’ora e mezza più tardi, il cellulare ben carico di Castle inviò l’ultima foto. L’uomo strinse l’apparecchio con entrambe le mani “E’ bollente!” 

esclamò.

“Il dipartimento rimborsa i cellulari fusi?” aggiunse poi.

Kate scosse la testa ridendo.

“Yo, bro, se vuoi ti do il mio!” propose Esposito

“E’ ancora morto annegato?” si informò Rick

“Si” confermò l’ispanico.

“Allora no, ma grazie per il pensiero”

Sistemate e archiviate tutte le schede del personale e dei passeggeri si diressero verso le proprie cabine per cambiarsi per la cena.

 
Kate uscì dalla doccia rinfrescata e rigenerata.

L’indagine cominciava a dare i suoi frutti. Innanzitutto erano riusciti a provare che non si trattava di suicidio, come già lei sospettava, ma 

bensì di un omicidio in piena regola. Inoltre avevano dei sospettati e centinaia di impronte che in quell’esatto momento dei sofisticati 

computer a New York stavano elaborando. Bisognava solo aspettare di trovare una corrispondenza.

Unico neo? Il coinvolgimento di Ryan e Jenny. Ma Kate era più che convinta che si sarebbe risolto tutto per il meglio.

In fondo doveva essere felice no? E allora bisognava partire da un po’ di sana positività.

Fino a poco tempo fa si sarebbe portata il lavoro a casa, impedendosi di avere una vita. Ma ora no. L’unica cosa da fare era aspettare una 

telefonata da Montgomery, perciò per quella sera, il suo lavoro era concluso.

La chiave della sua felicità stava nel lasciarsi andare e trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata. Perciò, togliendo la condensa del vapore 

dallo specchio e fissandosi bene negli occhi, decise di concentrarsi sull’altro aspetto della sua vita che amava, oltre al lavoro: Castle.

Prima non era riuscita a ritagliarsi un momento solo per loro due. Ma ora erano soli nella loro cabina.

Si mise la biancheria intima e, dato che non aveva ancora scelto cosa indossare per la cena, si infilò pantaloncini e t-shirt del pigiama.

Pronta e agguerrita per il secondo tentativo di approccio, aprì la porta del bagno.

Si ritrovò Castle seduto sulla sponda destra del letto, concentrato sulla porta del bagno.

Lui ovviamente distolse lo sguardo non appena lei uscì dal bagno.

“Che stavi combinando?” domandò curiosa

“Niente!” rispose veloce fingendo stupore

“Castle!”  portandosi di fronte a lui e posizionando le braccia sui fianchi.

“E va bene...stavo cercando di sviluppare la vista a raggi x per guardare attraverso le pareti..” disse con sguardo da cucciolo dispettoso.

“Oh, Rick, che sciocco! Potevi benissimo entrare..” disse lei con aria innocente e sedendosi a cavalcioni su di lui.

Ma Rick era scettico “Davvero?”

“Non l’hai fatto, perciò temo che non lo sapremo mai...” rispose lei ironica, alzando le spalle.

Risero entrambi e poi come quella mattina, occhi negli occhi, per poi passare a guardarsi le labbra e nuovamente tornare agli occhi.

Bastò un secondo ed entrambi si avventarono l’uno sulla bocca dell’altra.

Secondi, attimi, minuti. Le mani un po’ ovunque. Le labbra dappertutto.

Si fermarono solo quando i loro polmoni reclamarono ossigeno.

“Wow” ansimò Rick

“THAT was amazing!” Kate lo disse inspirando una bella boccata d’aria.

“Beh, dai, non era mica da buttare quel bacio..” disse ridendo, a fior di labbra, depositando un altro piccolissimo bacio.

Rick delineò una leggera scia di baci lungo tutta la sua mandibola giungendo fino al lobo dell’orecchio che mordicchiò prima di sussurrare 

“Volevi baciarmi anche prima, vero?”

Kate era totalmente trasportata da quelle sensazioni, dal suo abbraccio, le sue mani sulle cosce nude, la sua voce calda nell’orecchio, che 

non capì immediatamente.

“Eh..?” riuscì a malapena a dire

“Prima..mentre fotografavo le impronte digitali e Esposito ci ha lasciati da soli..”

Kate si allarmò.

“Mmm no, no, non mi pare proprio..” cominciando già ad arrossire

“No? Sarà, ma eri così vicina..”

“Ti sbagli!”

“Vicinissima”

“Ti ho detto di no!”

“Appiccicata!”

“Ok, va bene! Magari ci stavo pensando...” ammise sconfitta. Quante volte era già arrossita violentemente in quei due giorni?

“Aaaaawwwwww ciliegina birichina” le disse schioccandole un grosso bacio sulla guancia.

“Stai ridendo di me, Rick?”

Castle non riuscì a trattenersi oltre.

“Non rido di te, io rido con te” disse con le lacrime agli occhi.

“Io non sto affatto ridendo!” disse seria, ancora tremendamente imbarazzata.

“Ohh andiamo, sei la mia ragazza ora, direi che è normale che succedano... certe cose…”

“Come scusa? Ok, chiariamo bene come stanno le cose!” disse staccandosi un po’ da lui “Io non sono la ragazza di nessuno, ok? Essere ‘la 

ragazza di’ implica essere una proprietà e io non lo sono, ti è chiaro?” disse più per la rabbia e la vergogna che ancora sentiva. E 

soprattutto per la voglia atroce di togliergli quel sorrisino strafottente dalla faccia!

“Io non sono di nessuno!” Ribadì il concetto Kate “Ma…”

“Ma??” domandò Rick, incuriosito.

“…ma tu, invece, sei il mio ragazzo!” e disse ‘mio’ esattamente con l’intento di sottolinearne il possesso.

“Ah funziona così allora, ricapitoliamo: tu non sei la mia ragazza, ma io sono il tuo ragazzo, ho capito bene?” domandò lui cercando di 

capire.

“Esattamente, non fa una piega!”

“Quindi, sempre se ho capito bene, io, che NON ho una ragazza, me ne posso sempre cercare una, mentre tu…” Kate gli schiaffò una mano 

sulla bocca.

“Ok, sono la tua ragazza, falla finita!!”

La mano di Kate passò dalla bocca di Rick ai capelli, stringendoli con forza.

Lui le mise una mano sul sedere per tirarla nuovamente a sé e la baciò con più vigore di prima. Sulla bocca, sul collo, l’incavo del seno, 

ovunque riuscisse ad arrivare, mentre le mani di lei tastavano la consistenza della sua schiena e delle sue spalle, con la voglia tremenda di 

levargli la camicia per sentire la sua pelle calda.

Quando bussarono alla porta della loro stanza ai due non parve vero.

Rimasero in silenzio e immobili per qualche secondo. Chiunque fosse, magari si sarebbe arreso presto.

“Ragazzi? Kate, ci sei?” disse la voce di Lanie da dietro la porta.

No, Lanie non si sarebbe arresa.

 

Angolo dell’autrice:

che dire? Questi due hanno il fuoco dentro! :D

ormai non si contengono più!!

Questo capitolo è sia indagine sia Caskett...il prossimo è quasi tutto Caskett... una serata tutta per loro ci vuole! 

Soprattutto dopo l’interruzione di Lanie... pliiiisss non odiatela, ha un valido motivo per chiamare la sua amica!!(almeno per me lo è... e poi 

lei mica lo poteva sapere che quei due stavano pomiciando di brutto!!! :D)


Buona lettura a tutte!

 
E come sempre, recensioni sempre gradite!!

 

Ivi87

   
 
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