#7
Interruzioni
Dopo
un lungo girovagare, e grazie all’aiuto di qualche ufficiale,
Beckett riuscì a
trovare i Signori Johnson.
Erano
nell’ala della nave dedicata alle attività
sportive.
Quando
interruppe la loro partita di squash, parvero parecchio infastiditi.
“Detective
Beckett. Mi dispiace disturbarvi ma devo farvi alcune
domande” disse porgendo
loro la mano.
“A
proposito di cosa?” chiese il marito sorpreso
“E’
morta una donna la notte che si è celebrato il matrimonio
sul ponte” spiegò
brevemente
“Oh
cielo e cosa vuole da noi?” domandò la signora
Beckett
mostrò loro la foto “il personale della nave vi ha
visti interagire con lei..”
il gemito della signora Johnson interruppe la sua frase.
“Tesoro
guarda, è lei..” disse la signora.
L’uomo si prese qualche secondo per osservare la donna nella foto. E Beckett fece altrettanto con lui. Un quarantacinquenne di bell’aspetto,
avrebbe
detto.
“Si
chiamava Marilene Shepherd, la conoscevate?”
L’uomo
si riscosse “No, no…o meglio, qualche scambio di
saluti, qualche battuta..”
disse infine.
Ma
sua moglie prese la parola “Ce la trovavamo ovunque, squash,
sauna..”
“Vi
seguiva?” chiese Beckett
“Ma
no, non direi, mia moglie esagera..” cercò di
minimizzare lui.
Sua
moglie non apprezzò. L’occhiataccia che ricevette
lo dimostrò.
“L’altra mattina mi ha fermato con una scusa al buffett..sembrava volesse dirmi qualcosa, ma poi mio marito mi ha raggiunta e lei se n’è
andata
scusandosi..”
disse incrociando le braccia soddisfatta “Ti ricordi ora
tesoro?” domandò
sprezzante.
Beckett
attese la risposta dell’uomo, visibilmente in
difficoltà.
“Ehm..no,
no, non ero attento cara..”
La
moglie sbuffò.
“Nient’altro?
Non le ha più detto niente?” chiese la detective.
I
due scossero la testa.
“Va
bene, se vi venisse in mente altro, qualsiasi cosa, fatemelo
sapere” disse
congedandosi.
Ovviamente
il comportamento dei due non era per niente chiaro.
Per
il momento non potè fare altro, perciò decise di
raggiungere Lanie nella stiva.
Lanie
fissava Kate con sguardo indagatore.
La
detective roteò gli occhi “Non è
successo nient’altro con Castle da che ti ho
parlato stamattina!”
“Non
vi siete appartati nemmeno una volta?” domandò
stupita
“Lanie!
Stiamo lavorando!” rispose seria
“Un
bacetto, che sarà mai..”
“No,
niente”
“Io
e Javier si, invece” gongolando sbattendo le lunghe ciglia
“Non
avevo dubbi! Ora c’è qualcosa sul caso che mi puoi
dire??”
“Ok tesoro, allora, quel mio amico che ti dicevo mi ha spiegato che l’Huntexil è un nuovo farmaco in grado di agire sui sintomi della Corea di
Huntington migliorando i parametri motori quali la distonia, la coordinazione motoria ed il movimento degli occhi. Marilene Shepherd faceva
parte
di un programma che
sperimentava proprio questo farmaco” spiegò la
dottoressa Parish
“Questo proverebbe che non ha tentato il suicidio, giusto? Altrimenti perché prendere parte ad una ricerca che poteva migliorare le sue
condizioni?”
“Già,
poi però nello stomaco io e
l’ufficiale Brayson abbiamo trovato un bel po’ di
pillole..” proseguì Lanie.
“...che
invece indicherebbe il suicidio”
completò Kate abbattuta.
Lanie annuì “Ma il vero motivo per cui ti posso assicurare che non si tratta di suicidio è questo..” e così dicendo scostò il lenzuolo dal corpo
inerme
della donna scoprendolo fino alle spalle.
Kate
si avvicinò, curiosa.
“Guarda
questi lividi, sono emersi poco fa,
durante l’autopsia”
L’evidente forma di una mano violacea si distingueva chiaramente sulla pelle diafana della donna, sotto le abrasioni causate dalla corda
stretta
al collo.
“L’assassino
ha inscenato il suicidio
impiccandola al lampadario” constatò Beckett
La
dottoressa annuì nuovamente. Ma
restavano ancora tutte quelle pillole da spiegare.
“E
quello?” domandò Kate indicando una
strisciolina sottile di pelle bianca in prossimità del bordo
violaceo
“Dimmelo
tu detective..corrisponde
esattamente alla base dell’anulare sinistro”
rispose Lanie sorridendole.
Kate
lasciò Lanie per andare da Castle e Esposito.
Di
sicuro avevano bisogno di una mano per finire di inviare tutte quelle
impronte
digitali.
Quando
arrivò vide che invece erano a buon punto. Notò
con soddisfazione che si
stavano proprio dando da fare.
Da un lato del tavolo Esposito stava sistemando la pila di schede riportante i dati e le impronte digitali delle persone alle quali Castle aveva
già
provveduto ad inoltrare la foto via e-mail
col suo programmuccio nuovo di zecca.
Dall’altro
lato del tavolo invece vi erano quelle ancora da fotografare.
Entrando
nella stanza li informò sulle novità scoperte da
Lanie.
Nessuno
dei tre prese minimanente in considerazione che la mano apparsa sul
collo della
vittima possa essere di Ryan, fresco di fede al dito.
“Come
procede?” domandò Beckett per cambiare discorso,
affiancandosi a loro.
“Quasi
fatto” disse Castle “Su questa nave
c’è un wi-fi potentissimo!!” aggiunse al
settimo cielo.
Esposito
e Beckett sorrisero per il suo entusiasmo.
“Speriamo
di non intasare tutto il database..” esclamò poi
Javier
“Montgomery
li ha avvisati. C’è una squadra apposta che lavora
al nostro caso”
“Hai
trovato i Johnson?” proseguì il detective
“Si,
e non me la raccontano giusta! Il marito era agitatissimo”
rispose Kate
“Vado
a prendere anche le loro impronte allora, così poi siamo al
completo” Esposito
prese tutto l’occorrente e uscì.
Rimasta
da sola con Castle, Kate cominciò a pensare a quello che le
aveva detto Lanie.
Squadrò
Castle. Un bacetto che male poteva mai
fare?
Si
avvicinò facendo finta di niente, con l’intento di
rubare un veloce ma intenso
bacio al suo scrittore, quando proprio quest’ultimo
sbottò.
“Maledizione!”
Castle smise di fotografare e,
voltandosi, si ritrovò la donna a pochi centimetri dalle sue
labbra.
Kate
si allontanò come se fosse stata colta con le mani nel sacco
“C-che c’è?”
“Si
è scaricata la batteria!” disse mostrando il
cellulare ormai spento.
“Faccio
un salto nella nostra cabina e torno con il caricabatterie”
urlò, già
praticamente in fondo al corridoio.
Kate sbuffò. Lei che si concedeva dei ‘compromessi’ durante il lavoro e Castle invece faceva il poliziotto superpiù dedito al lavoro. Si erano
forse
scambiati
i ruoli?
Rise
tra sé: primo tentativo di smancerie, miseramente fallito.
Un’ora e mezza più tardi, il cellulare ben carico di Castle inviò l’ultima foto. L’uomo strinse l’apparecchio con entrambe le mani “E’ bollente!”
esclamò.
“Il
dipartimento rimborsa i cellulari fusi?” aggiunse poi.
Kate
scosse la testa ridendo.
“Yo,
bro, se vuoi ti do il mio!” propose Esposito
“E’
ancora morto annegato?” si informò Rick
“Si”
confermò l’ispanico.
“Allora
no, ma grazie per il pensiero”
Sistemate
e archiviate tutte le schede del personale e dei passeggeri si
diressero verso
le proprie cabine per cambiarsi per la cena.
Kate
uscì dalla doccia rinfrescata e rigenerata.
L’indagine cominciava a dare i suoi frutti. Innanzitutto erano riusciti a provare che non si trattava di suicidio, come già lei sospettava, ma
bensì di un omicidio in piena regola. Inoltre avevano dei sospettati e centinaia di impronte che in quell’esatto momento dei sofisticati
computer
a New York stavano elaborando.
Bisognava solo aspettare di trovare una corrispondenza.
Unico
neo? Il coinvolgimento di Ryan e Jenny. Ma Kate era più che
convinta che si
sarebbe risolto tutto per il meglio.
In
fondo doveva essere felice no? E allora bisognava partire da un
po’ di sana
positività.
Fino a poco tempo fa si sarebbe portata il lavoro a casa, impedendosi di avere una vita. Ma ora no. L’unica cosa da fare era aspettare una
telefonata
da Montgomery,
perciò per quella sera, il suo lavoro era concluso.
La chiave della sua felicità stava nel lasciarsi andare e trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata. Perciò, togliendo la condensa del vapore
dallo
specchio
e fissandosi bene negli occhi, decise di concentrarsi
sull’altro aspetto della
sua vita che amava, oltre al lavoro: Castle.
Prima
non era riuscita a ritagliarsi un momento solo per loro due. Ma ora
erano soli
nella loro cabina.
Si
mise la biancheria intima e, dato che non aveva ancora scelto cosa
indossare per
la cena, si infilò pantaloncini e t-shirt del pigiama.
Pronta
e agguerrita per il secondo tentativo di approccio, aprì la
porta del bagno.
Si
ritrovò Castle seduto sulla sponda destra del letto,
concentrato sulla porta
del bagno.
Lui
ovviamente distolse lo sguardo non appena lei uscì dal bagno.
“Che
stavi combinando?” domandò curiosa
“Niente!”
rispose veloce fingendo stupore
“Castle!” portandosi di fronte a lui
e posizionando le
braccia sui fianchi.
“E
va bene...stavo cercando di sviluppare la vista a raggi x per guardare
attraverso le pareti..” disse con sguardo da cucciolo
dispettoso.
“Oh,
Rick, che sciocco! Potevi benissimo entrare..” disse lei con
aria innocente e sedendosi
a cavalcioni su di lui.
Ma
Rick era scettico “Davvero?”
“Non
l’hai fatto, perciò temo che non lo sapremo
mai...” rispose lei ironica,
alzando le spalle.
Risero
entrambi e poi come quella mattina, occhi negli occhi, per poi passare
a guardarsi
le labbra e nuovamente tornare agli occhi.
Bastò
un secondo ed entrambi si avventarono l’uno sulla bocca
dell’altra.
Secondi,
attimi, minuti. Le mani un po’ ovunque. Le labbra dappertutto.
Si
fermarono solo quando i loro polmoni reclamarono ossigeno.
“Wow”
ansimò Rick
“THAT
was amazing!” Kate lo disse inspirando una bella boccata
d’aria.
“Beh,
dai, non era mica da buttare quel
bacio..” disse ridendo, a fior di labbra, depositando un
altro piccolissimo
bacio.
Rick delineò una leggera scia di baci lungo tutta la sua mandibola giungendo fino al lobo dell’orecchio che mordicchiò prima di sussurrare
“Volevi
baciarmi anche
prima, vero?”
Kate era totalmente trasportata da quelle sensazioni, dal suo abbraccio, le sue mani sulle cosce nude, la sua voce calda nell’orecchio, che
non
capì immediatamente.
“Eh..?”
riuscì a malapena a dire
“Prima..mentre
fotografavo le impronte digitali e Esposito ci ha lasciati da
soli..”
Kate
si allarmò.
“Mmm
no, no, non mi pare proprio..” cominciando già ad
arrossire
“No?
Sarà, ma eri così vicina..”
“Ti
sbagli!”
“Vicinissima”
“Ti
ho detto di no!”
“Appiccicata!”
“Ok,
va bene! Magari ci stavo pensando...” ammise sconfitta.
Quante volte era già
arrossita violentemente in quei due giorni?
“Aaaaawwwwww
ciliegina birichina” le disse schioccandole un grosso bacio
sulla guancia.
“Stai
ridendo di me, Rick?”
Castle
non riuscì a trattenersi oltre.
“Non
rido di te, io rido con
te” disse con
le lacrime agli occhi.
“Io
non sto affatto ridendo!” disse seria, ancora tremendamente
imbarazzata.
“Ohh
andiamo, sei la mia ragazza ora, direi che è normale che
succedano... certe
cose…”
“Come scusa? Ok, chiariamo bene come stanno le cose!” disse staccandosi un po’ da lui “Io non sono la ragazza di nessuno, ok? Essere ‘la
ragazza di’ implica essere una proprietà e io non lo sono, ti è chiaro?” disse più per la rabbia e la vergogna che ancora sentiva. E
soprattutto per
la voglia atroce di togliergli
quel sorrisino strafottente dalla faccia!
“Io
non sono di nessuno!” Ribadì il concetto Kate
“Ma…”
“Ma??”
domandò Rick, incuriosito.
“…ma
tu, invece, sei il mio
ragazzo!” e
disse ‘mio’ esattamente con l’intento di
sottolinearne il possesso.
“Ah funziona così allora, ricapitoliamo: tu non sei la mia ragazza, ma io sono il tuo ragazzo, ho capito bene?” domandò lui cercando di
capire.
“Esattamente,
non fa una piega!”
“Quindi, sempre se ho capito bene, io, che NON ho una ragazza, me ne posso sempre cercare una, mentre tu…” Kate gli schiaffò una mano
sulla
bocca.
“Ok,
sono la tua ragazza, falla finita!!”
La
mano di Kate passò dalla bocca di Rick ai capelli,
stringendoli con forza.
Lui le mise una mano sul sedere per tirarla nuovamente a sé e la baciò con più vigore di prima. Sulla bocca, sul collo, l’incavo del seno,
ovunque riuscisse ad arrivare, mentre le mani di lei tastavano la consistenza della sua schiena e delle sue spalle, con la voglia tremenda di
levargli
la camicia per sentire la
sua pelle calda.
Quando
bussarono alla porta della loro stanza ai due non parve vero.
Rimasero
in silenzio e immobili per qualche secondo. Chiunque fosse, magari si
sarebbe
arreso presto.
“Ragazzi?
Kate, ci sei?” disse la voce di Lanie da dietro la porta.
No,
Lanie non si sarebbe arresa.
Angolo
dell’autrice:
ormai
non si contengono più!!
Questo capitolo è sia indagine sia Caskett...il prossimo è quasi tutto Caskett... una serata tutta per loro ci vuole!
Soprattutto dopo l’interruzione di Lanie... pliiiisss non odiatela, ha un valido motivo per chiamare la sua amica!!(almeno per me lo è... e poi
lei
mica lo poteva sapere che quei due stavano pomiciando
di brutto!!! :D)
Buona
lettura a tutte!
E
come sempre, recensioni sempre gradite!!
Ivi87