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Autore: binca    11/07/2011    3 recensioni
Tutte le storie hanno un'inizio e allo stesso tempo tutte le estati hanno una storia anche se, a dircela tutta, solo un'estate non verrà mai dimenticata e per questo verrà soprannominata la più importante della nostra vita, come immagino avrete capitò che la storia che sto per raccontarvi parte proprio da quì.
Ora voi mi direte, come può un'estate cambiare la vita di una persona ?!
Bianca ha quattordici anni ed è convinta di aver trovato il vero amore, la sua relazione va avanti da ben tre anni e finalmente dopo mesi che non lo vede per via della lontananza, potrà accoccolarsi fra le braccia di Matteo, ma non sempre i sogni vanno come ci si aspetta.
Una migliore amica falsa e doppiogiochista, un'amore rovinato e la consapevolezza di perdere tutto perchè si, Bianca nel giro di una sera, si ritroverà senza la sua migliore amica, senza il suo ragazzo, senza il suo gruppo di amici e completamente sola, fra le lacrime e il dolore, dovrà trovare la forza di rialzarsi e ricominciare a vivere una nuova vita senza le persone che più amava.
Ps : E' UNA STORIA VERA:) SPERO VI PIACCIA.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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CIAO A TUTTI ^^
SO CHE QUESTI CAPITOLI SONO UN PO' NOIOSI, MA CREDETEMI, PRESTO LE COSE CAMBIERANNO… PER ORA DOVETE SOLO RENDERVI CONTO DI QUANTO BIANCA TENGA ALLA MONTAGNA ED AI SUOI ABITANTI!
NON ABBIATE PAURA, APPENA MATTEO TORNERA’ LA STORIA SI FARA’ DECISAMENTE INTERESSANTE
 
 
 
 
 CAPITOLO DUE
 
9 LUGLIO
 
 

Sconsolata guardai nuovamente l'orologio: le due e mezza. Non erano passati neanche dieci minuti dall'ultima volta che il mio sguardo era andato a posarsi sulle lancette luminose, che rendevano l’ampia stanza, in cui avrei dovuto dormire, a tratti inquietante.
Ero ancora intenta a guardare l’ora, quando il mio cellulare vibrò. Subito lo presi sperando fosse Matteo, anche se, dentro di me, sapevo benissimo che non avrebbe potuto essere così, dato che nella casa estiva in cui si trova non c'era campo.
" Ciao, allora domani vieni su?"
Sorrisi leggendo il mittente per poi mettermi a sedere. Era inutile mentire a me stessa, ero troppo emozionata per la partenza imminente e per di più non avevo neanche la maglia di Matteo senza cui non riuscivo a chiudere occhio.
"Si si!"
"Bene, però non c'è mio fratello …" Mi rispose Andrea facendomi sorridere, lui assieme a Matteo e Gregorio, i suoi due fratelli maggiori, era una delle poche persone che riusciva a farmi sorridere in qualsiasi situazione, ma sopratutto che riusciva a capirmi davvero.
Anche se aveva solo nove anni, era in grado di comprendere se stavo male, e spesso mi abbracciava forte nel totale silenzio, facendomi capire che lui c'era e che se avevo bisogno di sfogarmi potevo farlo.
Sapevo che volere così tanto bene a quel bambino era strano. Le mie amiche di Venezia, più volte mi avevano deriso per il nostro attaccamento, ma da quando lo avevo conosciuto, era entrato nella mia vita come un tornado e da allora non se ne era più andato.
Ormai lo paragonavo ad un fratellino, e guai se qualcuno osava ridire su questa decisione.
" Lo so nanetto mio, ne parliamo domani, adesso vai a dormire che è tardi . Anzi, si può sapere che ci fai ancora sveglio"
" Uffa sei sempre la solita -.-'' avevo voglia di scriverti, comunque va bene notte notte!"
" Notte nano mio a domani!"
Scritto questo, appoggiai il cellulare e accesi la luce, tirando fuori un libro e cominciando a leggere.
 
***
 
Quando la mattina dopo aprii gli occhi, mi faceva male una spalla, ma subito mi dimenticai di ciò, mentre infiniti messaggi, inondavano il mio telefono. Sapevo che quel fatto rappresenta la mia partenza, ogni anno i paesani mi auguravano buon viaggio e quindi mi rizzai in piedi, catapultandomi giù dal letto, rischiando pure di uccidermi andando a sbattere contro la finestra.
Come immaginato, mamma e papà erano già svegli e subito mi regalarono uno dei loro soliti sorrisi, che io ricambiai immediatamente.
«Fra un ora partiamo, credi di farcela ad essere pronta? »
«Sisisi!» Esclamai entusiasta, correndo a prendere la gabbia dei criceti per pulirla e portarla su. Sfortunatamente per me, quando papà me li aveva regalati, non si era accorto di aver comprato una coppia e così ora mi ritrovavo pure con i cuccioli, che presto avrei regalato ai miei amici della montagna. Una volta che aprii la casetta, i piccoli mi osservarono incuriositi e mentre gli accarezzo e davo da mangiare alla femmina che per i miei gusti era di nuovo incinta, mi resi conto che il papà non c'era.


 

Cercando di non farmi vedere dai miei, lo cercai per tutta la casa, ma alla fine ci rinunciai e caricai la famiglia felice quasi completa dentro una scatola di scarpe, non prima di aver lasciato un messaggio sul letto alla donna delle pulizie, per poi vestirmi ed essere pronta.
Quando finalmente uscimmo di casa avevamo circa tre valigie a testa e il bello era che in macchina ce ne erano altre. Trascorrere due mesi a Padola era fantastico, e per me significava buttare via la maschera per quelle otto settimane, ed essere davvero me stessa riprendendo in mano la mia vera vita.
«Dov'è la nonna?» Domandai dopo un po',  sapendo benissimo che senza di lei in montagna non si andava dato che i miei genitori continuavano a lavorare per tutta l'estate.
Infatti mio papà faceva lo psichiatra, mentre mia mamma organizza expo'. Aveva organizzato quello di Shanghai\Venezia e ora si sta occupando di quello Milanese che si sarebbe tenuto nel 2015. Come lavoro non mi piaceva particolarmente, ma lei era felice e quindi: chi ero io per rovinarle la festa?
Quando finalmente ci ritrovammo tutti uniti, partimmo alla volta di Mestre luogo dove tenevamo la macchina, mentre io divertita dalla lista delle cosa da fare che mia mamma continua a ripetere, tiravo fuori il cellulare per scrivere a Matteo che molto probabilmente stava ancora dormendo.
Quando finii di scrivere il buon giorno, mi trovavi davanti ad un enorme supermercato. Una delle cose più divertenti della partenza era la spesa iniziale dove prendevamo un carrello di dimensioni enormi a testa (quindi quattro) e ci suddividevamo i lavori, a me quell’anno erano toccate le bibite, i biscotti e le caramelle, quindi mi sbizzarrii a riempire il carrello con le cose più assurde, dall'acqua e menta ad una specie di camomilla aromatizzata alla maracuja.
Come al solito passammo la mattinata dentro supermercati vari e alla fine ce ne uscimmo con una bella lista che per i miei gusti era un po' esagerata, dato che la nonna aveva comprato minimo minimo trenta pacchetti di patatine diverse, ma alla fine quella era la tradizione che si portava avanti da quando io ricordavo, quindi mi andava benissimo così.
Dopo aver riempito il bagagliaio e il porta pacchi in maniera sproporzionata ed avere pure circa cinque sacchetti a testa sulle gambe, finalmente ci sentimmo soddisfatti e riuscimmo con mia immensa gioia, a partire.


 
 
***
 
Quando mi svegliai, erano circa le quattro e mezza del pomeriggio e neanche l'avessi fatto apposta, intravidi in lontananza il campanile verde di Padola, così tutta contenta scrissi ad Andrea, detto anche il mio nanetto.
Dieci minuti dopo, lo vidi arrivare ed un po' incerta, un po' emozionata, gli andai incontro e lo abbracciai forte forte. E
Non lo vedevo più da Natale e mi era mancato un sacco.
Odiavo stare così lontana dalle persone che amavo di più al mondo, ma per mia fortuna, ci sentivamo tutte le sere e quindi era come vivere vicini. Con il bimbo avevo un rapporto strano, nonostante amasse fare il bulletto e dimostrarsi più grande, in mia compagnia diventava un’altra persona. Amava farsi coccolare, baciare sulla fronte e abbracciare, per non parlare poi del fatto che era super geloso di me. Già quando stavo con suo fratello metteva il broncio, ma dato che Matteo era il mio ragazzo, se ne stava buono. Se però uscivo con qualche mio amico, erano guai. Lui voleva stare con me in ogni minuto della giornata, e io non gli dicevo mai di no, amando la sua compagnia. Era cresciuto dall’ultima volta. I capelli, di un biondo dorato, erano più lunghi del solito e davanti doveva esserseli ossigenati, perché ricadevano sulla fronte quasi bianchi. Risi fra me e me a quel pensiero e glie li scompigliai.
«Mi sei mancato».
«Anche tu, un sacco! Comunque hai il criceto e le tarta?» Domandò, mentre io gli tappavo la bocca, dato che le tartarughe che in quel momento tenevo in mano, ce le avevo di nascosto ed i miei genitori.
«Si certo, ho tutto. Anzi, andiamo a casa tua così ti faccio vedere il tuo nuovo cricetino e mettiamo in acqua le due rompiscatole» detto questo, con tre animali in borsa, lo trascinai verso casa, assaporando ogni attimo che trascorrevo in quel posto con avidità.




«Sai che Matteo sta ancora con Claudia vero?» domandò il bimbo, dopo qualche minuto di silenzio.
Annuiì e faci finta di niente, sapevo benissimo che in un certo senso io ero l'amante di Teo, però, come i suoi fratelli e loro mamma, sapevo pure che in verità lui teneva a me.
L’anno precedente, avevamo deciso di avere, durante i mesi invernali, una relazione aperta. Ciò voleva dire che sempre stando insieme, entrambi potevamo conoscere altre persone, ma una volta che io tornavo a Padola, le cose cambiavano tornando alla normalità. Nei dieci mesi dove io non ero in montagna, non potevo obbligarlo a starsene solo, quindi io e lui continuavamo a sentirci tutte le sere per chiamata e poi lui mi raccontava tutto quello che faceva con Claudia, senza aver paura della mia reazione.
Sfortunatamente, quell'anno le cose si erano un tantino complicate, dato che Claudia era più che convinta di essere una delle mie migliori amiche e per di più, era abbastanza innamorata di Matteo o almeno così sembrava, dato che per i miei gusti lo usava alla grande per farsi vedere in giro. Non che io volessi parlare male di lei, ma dato che lui aveva sedici anni, e mancavano solo due mesi ai diciassette, lei si sentiva grande e soprattutto importante, solo a stargli a manina. Cosa che sapevo bene anche io, perché, nonostante io avessi tre anni più di lei, provavo esattamente la stessa cosa.
«Si…»
«Che cosa pensi di fare?» Continuò il piccolo.
«Non lo so. Io e tuo fratello stavamo pensando ad un piano, ma non ho ben capito cosa ha in mente di fare».
«Beh,  potresti farla baciare dal Mord così Teo ha la scusa per mollarla».
«Si, effettivamente si potrebbe fare…»
«Appunto, così poi mi metto io con lei».
Sorrisi e mi girai a guardarlo sorpresa.
Non mi aspettavo di scontrarmi con una faccia tutta seria.
«A davvero?»
«Si, tanto abbiamo due anni di differenza, io nove e lei undici!»
«A beh e allora questo cambia tutto».
«Con Teo ne ha cinque, con me solo due! Cosa c’è di male?»
«Sai una cosa Andre, mi sa che hai ragione. Comunque adesso andiamo a cercare l'acquario delle tartarughe» mormorai, infilandomi dentro casa di Gregorio, il maggiore dei tre fratelli che aveva ventitrè anni.
Come al solito, la porta d’ingresso era aperta, ma lui non c'era. Amavo Gregorio. Fin da quando l’avevo conosciuto mi aveva trattata come una sua pari, nonostante avessimo ben dieci anni di differenza. Spesso, durante l’anno, ci sentivamo parlando del più e del meno e come se non bastasse, era pure bravo a darmi consigli su Matteo. Divertita dal casino che c’era in casa, accarezzai il gatto che in quel momento si stava strusciando sulle mie gambe in cerca di attenzioni, e aprii la botola della cantina, dove come mi era stato detto più volte, ci vivevano i topi.
«Dove dovrebbe essere?»
«Li…» esclamò scocciato il bambino, indicandomi una vasca di vetro grande circa un metro.
«Ma non è un po' troppo grande? Li ci potrebbe vivere un’intera tribù di tartarughe».
«No no va bene! E adesso prendiamolo dai».
Annuii ed afferrai l’acquario, mentre lui faceva la stessa cosa dall'altro lato.
Una volta portato tutto in giardino, stavo per girarmi, quando Andrea si mise ad urlare come un pazzo.
«Che schifo! C'è il vomito di topo dentro».
A bocca aperta mi misi a fissarlo, mentre lui scuoteva la mano cercando di pulirsi da un liquido marrone che effettivamente sembra vomito, ma che avrebbe potuto essere anche fango.
«Bianca aiuto! Che schifo».
Incerta sul da farsi, accesi la pompa dell'acqua che era decisamente congelata, puntandola sulla sua mano. Peccato solo che all'ultimo momento si spostò ed il getto lo centrò in pieno, così gocciolante e urlante si mise a saltare, scivolando sul prato e finendo a faccia a terra, mentre io lo guardavo immobile, con la pompa che continuava ad andare, incerta se piangere o ridere, data la situazione. Fortunatamente alla fine, riuscii a pulirgli la mano, accorgendomi subito dopo, che l'acquario era pieno di quello schifo e che ci conveniva senza ombra di dubbio pulirlo per bene, così dopo averlo riempito di sapone per piatti, diedi uno strattone alla pompa che partì, ma nel giro di cinque secondi si staccò dal girello.
«O cazzo!» Esclamai tremando, mentre l'acqua fredda mi investiva in pieno.
«Bianca hai rotto la pompa»  sussurrò Andrea a bocca aperta, lanciandosi all’inseguimento del pezzo di plastica che io avevo lasciato cadere a terra e che ora si contorceva bagnando tutto quello che aveva intorno a distanza di dodici metri.




«Stai scherzando vero, si sarà solo spostata l’attaccatura».
«No ! Guarda, vedi che li si è rotta in due? Gregorio ti uccide credimi, lo sai che non vuole che tocchiamo le sue cose».
«Andiamo a comprarla nuova va, non ho voglia di vederlo arrabbiato».
«Si ma…»
«Niente ma, sbrigati, prendi la bici e spegni l’acqua se riesci».
«Ok ok ! Comunque siamo morti».
«Ma va, non c'ero arrivata guarda. Aspetta che mi sta anche vibrando il cellulare» urlai mezza isterica, estraendolo dalla tasca dei jeans, ormai fradici.
«Chi è?» Chiese poco dopo il bimbo, osservando la mia espressione.
«Tuo fratello».
«Quale?»
«Matteo».
«A beh, ci mancava solo lui guarda».
«Si appunto...»
Ancora più isterica di pochi secondi prima, buttai giù la chiamata e spensi il cellulare salendo poi sui perni della BMX rossa fiammante di Andrea. Amavo quella bici. Li sopra ne avevamo combinate di tutti i colori, e non c’era luogo, se non il cavallo, dove mi sentissi più libera. Felice di trovarmi li in piedi, attaccata saldamente alle spalle del bimbo, che fortunatamente era bravo a mantenere l’equilibrio di tutti e due, chiusi gli occhi e mi godetti la discesa, per poi entrare come una furia nel negozio.
Subito il negoziante ci guardò sorpreso, mentre continuavamo imperterriti a gocciolarli sul pavimento, formando una pozza d’acqua intorno a noi.
«Vi serve qualcosa?» Domandò dopo un po', forse per paura che gli inondassimo il locale.
«Si, avremo bisogno di una pompa o almeno il pezzo che si attacca al girello».
«Intendete questo?» Chiese, estraendo da sotto il bancone un pezzo si plastica azzurro e arancione identico a quello rotto.
«Si esattamente».
«Bene allora, sono 13 euro».
Annuii e dopo aver pagato quella roba che per i miei gusti era fin troppo costosa, ci rifiondammo a casa di Gregorio, accorgendoci di aver incastrato il pezzo rotto dentro il girello.
«Ok, dobbiamo ricomprare tutto nuovo...» sussurrai dubbiosa, osservando il biondino sedersi con la testa fra le ginocchia.
«Forse c'è un altra maniera».
«E quale sarebbe scusa?»
«La colla calda».
«E tu la sai usare?»
«Basta solo mettere la presa e farla scaldare e poi schiacciare la pistola quando è a duecento gradi».
«Ok, possiamo provarci».
«Vado a prenderla aspettami qui»
Detto questo lo vidi sparire su per le scale.
Fra me e me mi veniva anche da ridere, neanche due ore che ero in montagna e avevo già fatto casini.
Matteo me lo diceva sempre che ero una casinista e non solo lui, ma che ci potevo fare io se quando mi trovavo in quel luogo, amavo non pensare, ritrovandomi sempre in situazioni allucinanti. Che poi, a vedere il giardino, ormai sembrava più una palude, e dubitavo che Gregorio, non se ne accorgesse.
Cinque minuti dopo, Andrea mi distrasse dai miei pensieri uscendo dalla porta con una specie di pistola in mano che non prometteva niente di buono, ma non aprii bocca e provai a schiacciare il pulsante, mentre una specie di impasto bianco andava a posarsi su tutto il giardino.




«Ok! Questa non è proprio la tua giornata. Hai fatto esplodere pure la colla, faccio io ok? Tu vai a casa a mangiare che sono le sette, poi ci vediamo in camera tua, tieni la finestra aperta».
Annuii più sollevata e me ne andai a casuccia, estraendo il cellulare dalla tasca richiamando Matteo che a quanto pare aveva voglia di sentirmi, dato che mi aveva lasciato ben 9 messaggi.
«Hey sei viva?» Mi domandò subito dopo il secondo squillo.
«Sisi, ho solo allagato il giardino di tuo fratello».
«Che cosa hai combinato sta volta?» Chiese divertito.
«Mmm  vediamo, ho rotto la pompa, ho riempito tutta l’erba e il tappeto elastico di colla liquida e calda e ora sono a casa ed ho lasciato Andrea con la pistola a risolvere il problema, perché se stavo li, rischiavo di combinare altri guai».
«Proprio da te insomma».
«Si appunto, comunque che succede?»
«Niente... ma che pompa hai rotto?»
«Quella in giardino perchè?»
Per qualche secondo ci fu un silenzio tombale poi la voce di Teo invase la mia testa.
«Porca puttana».
«Eh?» Chiesi cominciando a capirci sempre meno.
«La pompa è collegata al bagno, se l'avete rotta il bagno si allaga!»
«Che cosa?»
«Appena finiamo di parlare chiama Andrea e prega che Greg non sia ancora arrivato. Dovete andare giù in cantina e scollegarla, così che solo l’acqua della casa funzioni».
«Ok, ma non è meglio sentirci dopo? Che hai da dirmi di così importante?»
«No no niente è solo che ti volevo dire che voglio lasciare definitivamente Claudia perchè non provo niente per lei, però ho bisogno di una mano».
«In che senso?»
«Nel senso che non credo di riuscire a mollarla senza far casini anche perchè se no se la prende con te, quindi pensavo, non è che riesci a inventarti una delle tue?»
«Si lo so e allora mi arrangio io dai»
«Sicura?»
«Sisi, facciamo io e Andrea»
«Bon amore allora vado a dopo ti amo».
«Ciao, ti amo anche io».
Detto questo, spensi il cellulare e mi distesi sul prato per non essere disturbata, osservando le nuvole e constatando che finalmente ero tornata nel mio mondo magico.
 
CIAO ^^
SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO!
GIURO CHE LE COSE SONO ANDATE DAVVERO COSI'...
PRESTO IMPARERETE A CONOSCERMI, NON LO FACCIO VOLONTARIAMENTE MA NE COMBINO SEMPRE DI TUTTI I COLORI!
PS: LE FOTO SONO STATE FATTE TUTTE DA ME :D
  
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