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Autore: Pleasance Carroll    11/07/2011    1 recensioni
ciao a tutti!
questa storia parla di tutti i personaggi del Ciclo ma principalmente di Murtagh che, inviato da Galbatorix a sterminare dei ribelli per ottenere degli Eldunarì, pensa di averli uccisi tutti ma...presto si ritroverà tra le mani l'unica superstite di quel popolo decisa a vendicarsi. Nessuno dei due sa però che la reciproca vicinanza è in grado di spingerli al limite...
spero vi piacerà metto il rating arancione per precauzione.
fatemi sapere che ne pensate
marty23
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 4

Fiducia

 

Isis si riprese presto ma non era sicura di essere sveglia quando riacquistò i sensi. Fece per aprire gli occhi ma scoprì che non ci riusciva dal momento che una benda glieli copriva: era attorniata da una pozza di buio pesto che minacciava di ingoiarla non appena non appena si fosse fatta prendere dal panico.

Coi nervi a fior di pelle per la tensione e per il forte mal di testa che le martellava le tempie, tentò di muovere le mani e stendere le gambe, per assicurarsi di essere ancora tutta intera, ma ben presto scoprì che un fastidioso formicolio le si estendeva da quelle appendici in tutto il corpo, rendendoglielo pesantissimo, quasi estraneo.

Dopo qualche respiro realizzò che era costretta a terra, in posizione supina da spesse corde che bloccavano i polsi dietro la schiena, e le serravano le caviglie, impedendo quasi la circolazione del sangue. Provò con tutte le forze che aveva ad allentarle, ma presto comprese che vi era stato gettato sopra un incantesimo perché non si sciogliessero. Per non darsi per vinta, quindi, sollevò il collo più che poteva e, dopo qualche altro respiro che, sperò, contribuisse a calmarla, spalancò la mente e si pose in ascolto, cercando di percepire qualsiasi rumore o la più piccola forma di vita che le fosse accanto.

Nulla.

Sembrava che fosse completamente isolata dal resto del mondo, che galleggiasse in un limbo vuoto e senza tempo. Quella prospettiva le fece tremare il cuore ma, con la poca razionalità che le era rimasta si chiese se non fosse stato gettato un incantesimo anche attorno al luogo in cui si trovava?

Maestro? Tentò di chiamare, ampliando quanto più possibile la mente. Ma neppure in quel caso ottenne risposta.

Fu allora che scivolò nello sconforto: una paura intensissima le strinse le membra in una morsa, serrandole la gola. Aveva già provato una paura simile, quando il suo popolo era stato sterminato tuttavia, era un tipo di paura che derivava dalla consapevolezza di non essere in grado di salvare tutti, di avere dei limiti e dalla concreta possibilità di morire.

Ciò che sentiva ora, non solo nel cuore ma anche in ogni fibra del corpo, era puro terrore: era giunta tra i Varden convinta di poter trovare in loro degli alleati, ma proprio come le era capitato durante il viaggio per raggiungerli, aveva commesso un errore; altrimenti perché mai si trovava legata in un posto pieno di incantesimi? E, a causa di quello sbaglio, non stava solo mettendo in pericolo la sua vita, la sicurezza della sua mente, ma addirittura l’Eldunarì del suo maestro, che temeva di aver perso!

Non le era mai capitato prima di fallire in modo così misero…chissà dov’era ora il cuore dei cuori del drago di Vrael? Immaginò che dovesse essere grandemente deluso da lei, per non averlo protetto meglio…

Sentendosi una fallita, inutile e stupida, si lasciò sfuggire una calda lacrima da sotto le palpebre e…immediatamente, quasi fosse stata udita, sentì qualcuno che entrava a squarciare il suo buio muto, quasi correndo, spostando con irruenza quella che, dal suono, sembrava una tenda.

Isis quindi, avvertì una presenza accanto a sé, china su di lei e, un attimo dopo, una piccola mano dalla pelle morbida che le sfiorava una guancia, facendola sussultare e spingendola a raggomitolarsi con le ginocchia al petto.

-         no…non temere: non voglio farti del male. Riesco a percepire il dolore che provi e voglio farti star meglio ma…è qualcosa di così intenso, di così profondo e radicato, che l’unico modo che ho per aiutarti è alleviare la tua paura.-

La ragazza rimase stupita dalla voce bambina che aveva al fianco: da lei doveva esser venuta una ragazzina di non più di dieci anni, eppure, il suo tono era tanto sofferente, tanto sinceramente deciso a lenire il dolore che provava- e reso triste dal fatto che, per la sua intensità, avesse dovuto ripiegare sulla paura di Isis- da dimostrare molti anni in più.

-         grazie…- sussurrò la Dark Angel.

Le mani della bambina sconosciuta le stavano asciugando le lacrime quando Isis percepì l’entrata elegante e più silenziosa, quasi di soppiatto, di un animale. La ragazza seppe che si trattava di un gatto nel momento in cui l’animale portò il muso ad una spanna dal suo viso; la bambina invece, si accorse di lui solo quando questo iniziò a…cantare.

Isis ne rimase affascinata perché non credeva che un gatto fosse in grado di cantare, ma soprattutto perché aveva la sensazione che l’animale stesse cantando proprio per lei quella canzone lenta, dai toni tristi che parlava della forza dei Cavalieri, e della loro ammirevole capacità di prendere decisioni giuste anche nei momenti più critici.

-         che buffo! Non avevo mai sentito Solembum emettere miagolii così lamentosi…- constatò la bambina col tono che nascondeva un sorriso.

-         Quali miagolii? Non senti che sta cantando?- le fece notare la Dark Angel, lievemente spaesata.

La bambina si alzò in piedi di scatto: fece guizzare sconcertata lo sguardo dalla ragazza legata a terra al gatto dal pelo rossiccio e gli occhi cremisi che lei non riusciva a sentir “cantare”; poi, dopo averlo presto tra le braccia, uscì di corsa da quella che ormai Isis aveva capito essere un padiglione, e si chiuse alle spalle la tenda che aveva scostato per entrare lasciando la Dark Angel di nuovo sola.

 

Sebbene la reazione della bambina l’avesse lasciata senza parole, la sua visita e le sue parole le avevano fatto scendere sul cuore un velo di calma che la portò ad essere speranzosa e fiduciosa nei confronti della figura che entrò nel padiglione con passi pesanti. Questa si caricò Isis sulle spalle con malagrazia incurante del fatto che lei tentasse di dimenarsi, pregando di essere lasciata andare. Nonostante la ragazza rabbrividisse di paura, bendata e legata come un capretto non appena fu trascinata via dal suo isolamento silenzioso, si calmò perché percepì di essere rientrata in contatto con il mondo circostante: le sembrava di essere al centro di un impetuoso vortice che l’assorbì rendendola partecipe della sua bellezza: infatti, la Dark Angel fu immediatamente colmata dall’odore caldo, allegro e brulicante di vita della sera che trascinava con sé i primi profumi di cibo. Dunque, dedusse che non doveva essere trascorso molto tempo da quando aveva perso i sensi.

 

Isis non seppe dire quando fu bruscamente riportata alla realtà: poteva essere passata un’ora, un secondo o forse un’intera giornata, comunque venne scaricata a terra, senza troppe cerimonie e finì col viso nella polvere di un luogo sconosciuto, che non doveva essere molto distante dalla sua strana cella e che era vivo, pervaso di sussurri che tentavano di essere più impercettibili possibile perché lei non li captasse.

Improvvisamente le venne tolta la benda dagli occhi ed il suo mal di testa si intensificò, il fragile equilibrio che era riuscita a trovare, senza il supporto della vista andò in fumo ed una nuova fitta di paura la fece irrigidire. Avrebbe voluto rannicchiarsi ancora con le ginocchia al petto e farsi piccola piccola, così da essere invisibile ma, decisa ad impedire che i suoi amici fossero morti invano ed a rimediare all’errore commesso, si mise in ginocchio, sforzandosi di alzare la testa e fissare negli occhi il folto gruppo di persone che le stava davanti: al centro dell’immenso padiglione rosso in cui si trovavano tutti, quasi fosse stata il perno di ogni cosa, il punto di riferimento per ognuno lì dentro, seduta su uno scranno intagliato, stava un’affascinante donna dalla pelle d’ebano, i capelli scuri e gli occhi neri che, illuminati dalla luce propria di un comandante, la fissavano implacabili ed indagatori; era circondata da sei soldati dall’aria protettiva ed inesorabile, nei quali Isis riconobbe i due umani, i due Urgali ed i due nani che l’avevano circondata non appena era entrata nell’accampamento. Alla destra della donna dall’aria da comandante stava un eterogeneo gruppo ed annoiato di quelli che, a prima vista ad Isis sembrarono maghi, armati in maniera stramba, ma la ragazza non si soffermò troppo a studiarli, convinta dalla sensazione che si trovassero lì solo perché dovevano e non perché fossero realmente interessati.

Alla sinistra della donna dalla pelle d’ebano stavano dodici elfi, tra i quali la Dark Angel riconobbe quello che le aveva fatto perdere i sensi, avvolto in una folta pelliccia blu e dagli occhi gialli che la fissavano incuriositi; un’elfa dagli occhi verdi e i capelli neri, stava ritta, consapevole di potersi nascondere ed allo stesso tempo di spiccare nel piccolo gruppo di suoi simili: era vestita come un’avventuriera fiera ed impavida, e la Dark Angel ipotizzò che potesse essere una sorta di ambasciatrice degli elfi, tra i Varden.

Al fianco della splendida elfa stava un ragazzo strano, che doveva esser diventato da poco un uomo eppure Isis non riuscì a capire bene se fosse un umano oppure un elfo. Sembrava piuttosto un ibrido tra le due razze, infatti il suo viso largo dalla mascella pronunciata era un curioso connubio di particolarità proprie degli umani e degli elfi: di  la massa di capelli castani copriva a malapena la sua fronte sporgente ma non nascondeva affatto le orecchie a punta, tipiche degli elfi. Gli occhi a mandorla scuri, la fissavano rassicuranti.

Isis non comprese il perché di quello sguardo fin quando lui non le mostrò la sua sacca di cuoio, abbandonata ai suoi piedi, e fugacemente non aprì la mano, per lasciare che lei intravedesse  lo gedwëy ignasia.

Il cuore di Isis mancò un colpo. Non riuscì più staccare gli occhi da lui quando comprese che era il Cavaliere del drago di zaffiro!

Nonostante la sua felicità(perché aveva trovato chi il suo cuore dei cuori le aveva chiesto di cercare) la tensione nel padiglione stava diventando pesante, quasi fosse qualcosa di tangibile.

Uno dei sei soldati che attorniavano la donna dalla pelle d’ebano fece per avvicinarsi a lei, e probabilmente le avrebbe intimato con malagrazia di parlare se proprio in quel momento qualcuno non avesse fatto irruzione nel padiglione e non avesse abbracciato con slancio Isis, da dietro.

Gli occhi di tutti, che sino ad un attimo prima erano stati fissi sulla Dark Angel, ora guardavano allibiti la bambina dai folti capelli neri che le incorniciavano gli occhi pervinca illuminati da uno strano sfavillio.

-         Elva, Angela! Spiegatemi.- disse la donna dalla pelle d’ebano, la cui maschera di durezza era stata incrinata dallo sgomento.

Immediatamente una donna dalla camminata flessuosa ed elegante, spuntò dalle spalle di Isis e si diresse verso colei che aveva parlato, scostandosi da davanti gli occhi la scura nuvola di ricci per chinarsi al suo orecchio mentre lasciava andare a terra il gatto dal pelo rossiccio e gli occhi rubino che aveva cantato per Isis. Tuttavia, la bambina chiamata Elva, non accennò a voler sciogliere quell’abbraccio.

Trascorsero pochi, infiniti momenti durante i quali la ragazza dagli occhi verde acqua osservò tesa come l’affascinante comandante seduta sullo scranno, dopo aver chiamato a sé anche il Cavaliere del drago di zaffiro, aveva congedato tutti dal padiglione, eccetto il Cavaliere, l’elfa mora, l’elfo dalla pelliccia blu, la piccola Elva e la donna chiamata Angela.

-         Elva, lascia respirare la nostra ospite. Ora non ha di che temere poiché può parlare liberamente.- la donna dalla pelle scura parlò alla bambina con tono quasi scherzoso, ma era chiaro che le sue parole nascondevano un cauto invito nei confronti di Isis.

Il Cavaliere disse poche, indecifrabili parole nell’antica lingua e subito le corde che la Dark Angel aveva ai polsi ed alle caviglie caddero a terra; tuttavia, nonostante fosse libera, la ragazza non si alzò in piedi, sbalordita com’era: cosa poteva aver scoperto il Cavaliere di tanto importante su di lei da indurre la donna a definirla “ospite”, appena un attimo dopo averla fissata con durezza?

-         vi prego di perdonarmi se il mio arrivo tra voi ha creato allarme e paura, riconosco che questi tempi non sono sicuri, ma non avevo altro posto dove andare.- Isis abbassò gli occhi al dolore lacerante che le provocarono le sue ultime parole.

-         per favore, alzatevi.- la invitò la donna seduta sullo scranno ma, dal momento che la ragazza non si mosse, quella si alzò e, dopo essersi chinata su di lei, le posò le mani sulle spalle, aiutandola a mettersi in piedi.

-         Il mio nome è Nasuada. Sono a capo dei Varden. Siete giunta tra noi in cerca di alleati e li troverete, non abbiate paura, primi tra tutti i presenti in questo padiglione, poiché sono tra i miei consiglieri più fedeli.

-         Perdonate il mio silenzio e la mia riservatezza, lady Nasuada ma ciò che ho necessità di dire è diretto a pochi fidati.- spiegò Isis, piegando le labbra in un debole sorriso specchio della sua tranquillità.- il mio nome è Isis e sono una Dark Angel.- a quelle parole Elva, ed Angela sussultarono.

-         Credevo si trattasse di un popolo leggendario!- esclamò affascinato il Cavaliere mezzo elfo, dando voce anche allo stupore delle due donne.

-         No Eragon. Fu assieme ad un gruppo di Dark Angel che riuscii a rubare l’uovo di drago che è giunto a te.- gli raccontò l’elfa mora, mentre fissava Isis con ammirazione.

-         Anche noi pensavamo che il far credere a tutti di essere esclusivamente parte di leggendari racconti, ci tenesse al sicuro. Ma Galbatorix è riuscito a scoprire che il nostro nascondiglio è…era l’isola di Vroengard e ci ha attaccati…sterminati ed io ora vengo tra voi perché sono l’unica sopravvissuta della mia gente.-

Nell’udire quella rivelazione l’’elfa mora si morse un labbro e, con gli occhi lucidi per le lacrime si portò una mano davanti alla bocca.

-         tutti i popoli che lottano contro Galbatorix, per la libertà piangono una grande perdita a questa notizia, Isis svit-kona. Lascia che mi presenti: il mio nome è Arya e sono ambasciatrice della regina Islanzadi in questa terra.- Arya, si inchinò leggermente, in un saluto rispettoso.

-         Arya svit-kona, le tue dolci parole sono di grande conforto per me. Ho temuto che quando tutto il mio popolo è passato oltre, fossi rimasta sola, ma ora so che non è così, ora so di potermi fidare di voi e oso dire che non devi temere che la lotta contro Galbatorix non si fermerà, dal momento che gli insegnamenti ed il credo del mio popolo sopravvivono in me.- replicò lei, commossa dalla solidarietà che riceveva.

-         Lady Nasuada, voglio offrirvi il mio aiuto, la mia conoscenza, le mie armi, nella resistenza al tiranno.- continuò Isis, sincera.

A Nasuada sfuggì un sorriso dolce mentre incontrava lo sguardo di Eragon e gli faceva segno di restituire la sacca di cuoio alla Dark Angel.

- Isis, vi prego di perdonarmi, ma quando siete stata catturata dai miei Falchineri ho dato ordine che la vostra sacca venisse ispezionata dal mio vassallo e dall’elfo Blodhgarm uno dei dodici maghi migliori della sua razza.-

Isis emise un sospiro spaventato mentre i suoi occhi, illuminati dal terrore inchiodavano quelli di Eragon.

-         Isis, immagino che questo possa causarvi dolore ma…potreste parlarmi meglio dell’attacco che avete subito?- le domandò il Cavaliere, guardandola.

-         È stato terribile…non abbiamo avuto modo di difenderci…siamo stati attaccati da un Cavaliere a cavallo di un drago dalle squame cremisi…non ne conosco il nome, ma so per certo che è al servizio di Galbatorix.- iniziò a raccontare la ragazza, con gli occhi lontani, a quella strage.

Nell’udire quella descrizione Eragon rabbrividì, fissò Arya, con espressione tesa e complice ed infine incrociò lo sguardo di Nasuada, alla quale sfuggì una lacrima.

-         siamo stati svantaggiati dal fatto che quel Cavaliere, pur brandendo una spada dalla lama cremisi, ci ha attaccati dall’alto, servendosi delle fiamme sputate dal suo drago per decimarci, senza darci una reale possibilità di difesa. Inoltre, siamo rimasti sorpresi perché nessuno sapeva che Galbatorix possedeva un altro uovo di drago…- continuò Isis, con tono triste.

-         In realtà il tiranno possedeva tre uova di drago: una è giunta ad Eragon, l’altra si è schiusa per il Cavaliere dal quale siete stati attaccati…e…e l’altra, purtroppo è ancora in suo possesso.- la informò Arya, grave.

-         Isis, non avete idea del perché Galbatorix abbia ordinato al suo Cavaliere di attaccarvi? Pensate cercasse qualcosa, sulla vostra isola?- le domandò Nasuada, dopo un breve silenzio in cui Isis aveva cercato di comprendere appieno il significato delle parole dell’elfa.

Immediatamente, la ragazza si girò verso il capo dei Varden e la scrutò intensamente: era saggia e accorta, un’abile politica che sapeva più di quanto desse a vedere. Sarebbe stato saggio parlarle degli Eldunarì, o mostrarle che ne aveva uno con sé, nella sacca di cuoio ai suoi piedi(anche se sicuramente, Eragon, ispezionandola doveva averlo trovato)?

-         no, lady Nasuada. Immagino che, dal momento che da sempre abbiamo costituito una spina nel fianco per Galbatorix, non appena ha scoperto dove ci nascondevamo, ha voluto farcela pagare.- mentì la Dark Angel.

-         Molto bene. Sono tremendamente dispiaciuta per la vostra sorte e se siete ancora intenzionata ad unirvi ai Varden per detronizzare Galbatorix, sarete la benvenuta.- mormorò lady Nasuada, dopo un breve silenzio.

La ragazza annuì, e dopo essersi inchinata lievemente a tutti i presenti nel padiglione, uscì accompagnata da Elva ed Angela che, su ordine del capo dei Varden, le mostrarono la tenda dove avrebbe alloggiato.

 

Isis si aspettava l’avrebbero lasciata sola, invece, non lasciarono la sua tenda neppure un secondo, l’aiutarono persino ad indossare il semplice abito bianco che Nasuada le aveva fatto recapitare(sotto il quale le fecero nascondere “lo specchio dell’anima”), e quando reputarono fosse pronta, la fecero sedere al piccolo tavolo accanto al letto, Elva sedette sulle sue gambe ed Angela prese posto davanti a lei.

-         Elva mi ha riferito che hai sentito Solembum cantare…- disse, con un sorriso enigmatico sul giovane volto.

-         È così…- ammise la Dark Angel, un po’ a disagio.

-         Non vergognartene, dovresti esserne fiera invece, perché è una cosa che non capita spesso. E quando capita so che posso osservare il tuo futuro nelle ossa di un drago…-

Elva fece un sorriso entusiasta, mentre le carezzava i capelli.

Senza attendere che Isis reagisse, l’erborista estrasse un sacchetto di velluto dalla cintura che aveva legata attorno alla vita, e ne vuotò il contenuto sul tavolo: Isis scrutandole, riconobbe le ossa della zampa di un drago, sulla cui superficie erano incise delle rune…

Non ebbe il tempo di soffermarsi a pensare cosa le avrebbe detto il suo maestro perché subito, la riccioluta Angela iniziò a parlare, con tono più profondo e monocorde, ipnotico; gli occhi più intensi quasi fossero persi nel vuoto di una trance.

-         a lungo sei stata attesa giovane Dark Angel, circondata da amore e giustizia, ed anche se non conosci i tuoi natali, porti con fierezza sulle spalle il glorioso passato del tuo popolo e quello dei Cavalieri dei Draghi…ma il tuo cammino non sarà affatto semplice, costantemente sospeso tra la vita e la morte…il tuo destino è intrecciato a quello di un Cavaliere…perciò scegli bene le tue mosse perché basterà un passo falso, basterà che ti lascia accecare dall’irrazionalità e tutti, non solo tu, ma anche il Cavaliere e tutti noi saremo condannati…-

-         spero d’esserti stata d’aiuto! Ora forza, è tempo di mangiare.- continuò l’erborista, tossicchiando. Il suo tono era tornato normale e non sembrava ricordare una parola di ciò che le aveva predetto. Questo spaventò ancora di più Isis che, persa com’era nelle sue riflessioni, lasciò che Elva le prendesse una mano, quasi fosse una bambola di pezza, e che la conducesse fuori dalla tenda…

Isis sobbalzò, colta di sorpresa quando trovò, dinnanzi alla sua tenda Eragon, alle cui spalle stava uno splendido, aggraziato e possente esemplare di drago dalle squame blu. La ragazza, seppur con difficoltà spalancò la mente e salutò rispettosamente entrambi.

È un onore conoscervi, Isis, il mio nome è Saphira. Mi rammarico per la sorte che è toccata al vostro popolo e vi giuro che la prossima volta che incontreremo quell’assassino, troveremo il modo di fargliela pagare.

Isis, non stentò a credere- viste le lievi fiammelle che uscirono dalle narici di Saphira- che quella femmina di drago fosse una combattente implacabile.

Eragon, che sino a quel momento era rimasto come paralizzato- forse per la vista di quella splendida ragazza- si risvegliò improvvisamente dai suoi pensieri e dopo aver lanciato uno sguardo di rimprovero alla sua dragonessa, porse il braccio ad Isis e, conducendola ad uno dei falò sparsi nell’accampamento, attorno al quale sembravano riuniti tutti, la invitò a sedere accanto a lui ed a consumare insieme la cena. Elva non volle rinunciare al privilegio di sedere accanto a quella che ormai aveva eletto a sua nuova amica, mentre Nasuada la presentava benevolmente a tutti, ma, nonostante la ragazzina le stesse parlando emozionata ed il capo dei Varden le avesse assicurato una calda accoglienza, Isis non riusciva a concentrarsi su una parola di ciò che diceva perché troppo presa dall’atmosfera che la circondava e da ciò che le era capitato quel giorno.

Quella condivisione del cibo attorno al fuoco, con la volta stellata ad osservarli le ricordava tremendamente le usanze del suo popolo e per poco una fitta di dolore al petto non la fece scoppiare a piangere.

Certo, era lieta che tutti la conoscessero e che ora la considerassero un’alleata ma…sospettosa ripensò alle parole di lady Nasuada, al suo atteggiamento ed a quello di Arya ed Eragon quando aveva parlato loro del Cavaliere dal drago rubino: era possibile che Nasuada conoscesse il segreto degli Eldunarì? O che le poche persone nel padiglione alle quali aveva rivelato i suoi segreti, conoscessero il Cavaliere al servizio di Galbatorix? Ma certo! Altrimenti perché mai la dragonessa Saphina l’aveva definito “assassino” e le aveva promesso di punirlo la “prossima volta” che l’avesse incontrato?

Isis lasciò ad Elva- che sembrava avere una gran fame quella sera- la sua razione di cibo e seguì, seppur sospettosa, il Cavaliere che la condusse in giro per l’accampamento, presentandole l’intero Du Vrangr Gata- l’insieme di maghi e incantatori che la ragazza aveva visto nel padiglione di Nasuada, ma che giudicò nient’altro che un gruppo di fannulloni attaccati al potere che quel ruolo portava loro; in seguito i dodici maghi elfi che l’avevano circondata al suo arrivo tra i Varden. Di loro Isis apprese che erano stati inviati dalla regina Islanzadi per essere d’aiuto ad Eragon ed alla sua dragonessa nella battaglia contro il nuovo Cavaliere di Galbatorix. Furono estremamente cortesi con lei, come imponevano le usanze elfiche che la Dark Angel aveva imparato, ma Isis ormai era distante da quegli ossequi, dalle scuse dell’avvenente Blodhgarm per aver invaso la sua mente, ma- disse- era stato necessario… perché comprese che tutti- tranne lei- conoscevano il Cavaliere che aveva attaccato i Dark Angel e si sentì tradita. Infine, Eragon le presentò quella che lui definì “la sua gente”, popolani dall’aria coraggiosa e sincera che le narrarono di esser fuggiti dalla Valle Palancar per giungere i salvo tra i Varden sotto la guida di…

-         mio cugino Roran, Roran Garrowsson, il cui soprannome “Fortemartello” vi lascerà intuire, Isis quanto possa essere esperto come fabbro ma ancora più utile e valoroso in battaglia, visto il sapiente uso che ha fatto del suo martello di recente, per sconfiggere l’Impero.- l’uomo dai folti capelli castani le fece il baciamano, ma sembrava distante, i suoi occhi scuri erano velati di tristezza. Quasi gli mancasse una parte d’anima, notò Isis.

Ma la preoccupazione che provò per il cugino di Eragon ebbe breve vita, rimpiazzata dall’informazione  di una recente battaglia con l’Impero. Dunque, Eragon doveva essersi battuto con il Cavaliere di Galbatorix, e doveva anche averne scoperto l’identità…dunque…perché non gliela rivelava?

Isis stava per congedarsi rispettosamente, intenzionata a riflettere sul perché nessuno le dicesse la verità, ed a organizzarsi per iniziare a cercare il suo maestro, -dal momento che era sparito dalla sua sacca di cuoio, nella quale invece, erano state lasciate le sue armi- quando Eragon le prese la mano tra le sue fermandola; avvicinatosi ad un suo orecchio le sussurrò dolcemente di seguirlo e solo in quel momento, con Saphira alle loro spalle, vigile, Isis sentì risuonare in testa il vaticinio di Angela: il tuo destino è intrecciato a quello di un Cavaliere.

Dopo essersi chiuso la tenda del suo padiglione alle spalle, ne tirò su una laterale perché Saphira potesse infilarci l’elegante muso e parte del lungo collo, infine gettò un incantesimo perché nessuno, dall’esterno potesse sentire le loro parole.

-         spero che ora sappiate che potete fidarvi di noi, Isis…- esordì il Cavaliere mezzo elfo.

-         Non ne sono molto sicura, Shur’tugal.- quasi lo aggredì, in risposta, dimenticando le buone maniere elfiche che le erano state insegnate.- dalla mia sacca, manca un tesoro inestimabile e molti sono i segreti che mi nascondete: mi avete lasciato credere di non conoscere il Cavaliere che ha ucciso la mia gente, ma mi pare di aver capito che voi, Eragon, ci abbiate combattuto, perciò perché non mi rivelate la sua identità? Inoltre, la piccola Elva dice di poter percepire il dolore altrui come fosse suo, dono abbastanza insolito, a meno che…-

-         Isis, sono sbalordito! Avevo sentito parlare dell’intelligenza e della scaltrezza dei Dark Angel ma credevo fossero solo leggenda. Avete ragione però, la capacità di cui dispone Elva è inusuale, infatti, è frutto di una mia benedizione, errata, peraltro: ho disposto che fosse una protezione dalla sventura…ma ora ho posto rimedio al mio errore e se prima era costretta ad aiutare chiunque soffrisse, ora può scegliere. Inoltre, è vero: ho combattuto con il Cavaliere al servizio di Galbatorix ed ho scoperto la sua identità, tuttavia, non intendo rivelarvela perché non servirebbe a riportare indietro i vostri cari e sprechereste tempo a conoscere il suo Vero Nome, poi confido che quando lo sconfiggeremo lui e il suo drago saranno condannati alla Revoca dei Nomi.- era una sua sensazione o nelle parole di Eragon c’era una nota di condanna e amara tristezza?- infine, vi rendo volentieri il vostro Eldunarì(anche a me ne è stato donato uno e non credevo che i Dark Angel fossero a conoscenza di questo segreto), dal momento che mi ha parlato di voi molto benevolmente e mi ha descritto tutto l’attacco che avete subito, come siate riusciti a salvare gli altri Eldunarì di cui disponevate e quanta forza e coraggio avete dimostrato durante il vostro viaggio. L’ho tenuto con me, al sicuro, infatti nessun altro sa che ce l’avete.- si chinò per prendere un grosso involto sotto il proprio letto e con un sorriso glielo porse, in maniere reverenziale, come fosse stata una reliquia.

-         Vi chiedo perdono per le mie maniere scortesi e vi ringrazio per aver custodito il mio segreto…senza questo cuore dei cuori non so neanche se sarei qui…- gli confessò.

-         Oh, non avete idea di quanta fiducia riponga in voi; lui crede di sì, ed anch’io.- le rivelò Eragon ed un attimo dopo, mentre le guance della ragazza si accaloravano le augurò la buonanotte, facendole il baciamano.

 

Con l’Eldunarì di Vrael tra le mani, Isis si sentiva al sicuro, ma, a seguito delle parole e dei gesti di Eragon, che inconsapevolmente ricollegò alla profezia di Angela, anche vulnerabile come la più fragile delle foglie e leggerissima. Non aveva idea di avere la mente spalancata e che il suo Eldunarì potè sapere quanto le era accaduto in sua assenza oltre che tutto ciò che provava in quel momento.

Mia dolce Isis, sono così contento di essere di nuovo al tuo fianco. Nonostante le tue iniziali paure sono felice che tu abbia trovato degli alleati cui poter porgere il tuo aiuto per sconfiggere Galbatorix. Non ne sei felice anche tu?

La ragazza annuì semplicemente e, prima di scivolare in un sonno ristoratore realizzò che per la prima volta da tempo iniziava a sentirsi di nuovo a casa.

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti?

Allora? Che ve ne pare di questo chappy? Troppo banale o lento? O ha un suo perché?

Che ne pensate della profezia di Angela? Chi sarà il Cavaliere cui deve essere legata?

E chi saranno i suoi misteriosi genitori?

 

Accetto ipotesi di qualsiasi genere!

 

Marty23

  
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