Titolo:
Some kind of magic
Fandom:
The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s):
Anna/Jeremy
Genere:
Introspettivo, Fluff
Avvertimenti:
flashfic, het
Challenge/Prompt:
scritta
per il TVG!Fest
@vampiregeometry,
prompt
Anna/Jeremy
- "You got it, some kind of magic / hypnotic, hypnotic / you're
leaving me breathless" [I caught myself - Paramore]
Note
iniziali: Niente, sono in fase
di blocco e ho tentato di
liberarmene con questa schifezza scritta in cinque minuti. Mi scuso,
prometto che tornerò con cose più decenti.
Si
sorprende a pensare a lui quando meno dovrebbe – sfogliando
le
pagine del diario di Jonathan Gilbert , guardando gli studenti uscire
da scuola, osservando il sole tramontare su Mystic Falls –
ché
poi, in fin dei conti, c'è davvero un momento giusto per
indugiare
sulle proprie debolezze? No. Qualunque momento è quello
sbagliato.
Per
questo che Anna scaccia con rabbia l'immagine di Jeremy dalla propria
mente non appena ne scorge l'ombra.
È
che ha bisogno di lui per usarlo, tutto qui.
Non
ci sono altri motivi dietro.
È
carino, certo, come lo è anche Ben, se è per
questo.
Ma
non c'è altro.
Mentire
a se stessi è più facile,
quando si è vampiri, e così ogni volta si
racconta quelle bugie,
chiudendo fuori la verità e fingendo che non sia importante.
Il
vero problema comincia quando Jeremy, senza chiedere permesso, si fa
strada oltre le sue barriere invisibili e quelle scompaiono una per
una, evanescenti come fumo.
Anna
non s'è mai sentita così esposta.
Umana
nel senso più negativo che possa esserci, perché
non sa come
affrontare i sentimenti, non sa affrontare lui, Jeremy, e il suo
sorriso innocente, il modo in cui le parla, ignaro della sua natura,
dei suoi piani, del pericolo, di tutto.
Allontanarlo
non le riesce, non come vorrebbe, e il tempo delle bugie è
ormai
agli sgoccioli.
C'è
innegabilmente qualcosa in quel ragazzo, che la attira contro la
propria volontà, nel desiderio di averlo vicino anche adesso
che non
è più necessario.
Dopotutto,
sua madre è libera e Anna potrebbe prendersi chiunque, per
godersi
la propria libertà.
Jeremy
non è certo uno dei più affascinanti o
più intelligenti che lei
abbia incontrato durante la sua lunga vita da vampira.
È
solo un ragazzino.
Ordinario
e così semplice da apparire quasi insignificante in mezzo
alla gente
che gli passa di fianco senza guardarlo, senza prestare attenzione ai
suoi vestiti scuri, alla postura un po' ingobbita e l'espressione
malinconica.
È
uno come tanti, anzi no, è
un Gilbert - la ammonisce
mentalmente la voce di Pearl.
Già
solo questo dovrebbe frenare Anna dall'impulso folle di avvicinarsi,
ancora e ancora.
Assurdo.
Prima
di Jeremy, non era mai riuscita a comprendere l'ossessione di alcuni
vampiri verso gli umani, tanto meno l'amore autodistruttivo e
umiliante dei Salvatore per Katherine.
Così
tanti anni e sofferenze, per cosa?
Quello
era un sentimento idealizzato che non poteva durare, destinato a
soccombere alla morte nel migliore dei casi. Anna lo trovava
ridicolo, addirittura.
Centenari
innamorati follemente di mortali che avevano su per giù la
loro età
al tempo della trasformazione. Cacciatori che diventavano vittime
delle loro stesse prede e viceversa.
Katherine.
Damon e Stefan. Perfino Pearl.
Cosa
poteva esserci di più patetico e debole per un vampiro?
Eppure,
adesso Anna inizia a capire.
Pensa
a ciò che ha vissuto prima della morte - quindici anni,
quindici
anni e in un attimo la vita e gli affetti si erano cristallizzati per
sempre, assorbendo le sfumature ovattate e perfette dei ricordi, eterni
certo, ma così distanti.
Irraggiungibili.
Dimenticati
sotto la polvere del tempo, affogati nei colori della morte e della
notte – nient'altro che la prova intangibile di un'esistenza
mancata, sospesa dall'immortalità.
Forse,
è da lì che è giusto ricominciare.
Da
ciò che s'è interrotto.
L'ultimo
momento di umanità.
Jeremy
è questo, e le restituisce l'innocenza di una giovinezza mai
vissuta
in pieno, assieme alla voglia di momenti normali - andare
a scuola, camminare per strada tra le foglie secche del viale,
respirare l'odore dell'autunno che scende su Mystic Falls e fingere
di essere una adolescente come tutti gli altri.
Di
nuovo, Anna si chiede cosa ci sia in lui che abbia il potere di
sconvolgerla e farla meravigliare così, lasciarla sempre
senza fiato
come se davvero le servisse disperatamente prendere respiro per non
soffocare.
La
risposta potrebbe celarsi nel profumo del suo sangue, sì. Ma
c'è
altro.
È
nella paura negli occhi di Jeremy, che pure non tradiscono alcuna
repulsione o disgusto quando Anna beve da lui.
È
nella sua ingenuità disarmante, che le fa venir voglia di
non
ferirlo mai più, per qualunque motivo al mondo.
È
nello sguardo smarrito e nel tremito impercettibile delle sue mani,
quando le chiede di trasformarlo.
È
nella solitudine che emana dalla sua figura al pari di un'aura
incancellabile, talmente reale e forte che Anna riesce sempre a
vederla e a toccarla, a sentirla propria.
È
nella piega delle sue labbra quando le sorride con quel fare un po'
timido e incerto, come fosse sempre incredulo di fronte alla
possibilità di essere felice.
È
in ogni piccola parte di sé che Anna rivede in lui.
Amare la propria debolezza non fa più così paura.