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Autore: Jerry93    12/07/2011    17 recensioni
Lunga è la via per la redenzione. Sofferenza, dubbi, odio. Gioia, certezze, amore. Hermione e Draco. You and Me.
"Lo Slytherin alzò un sopracciglio. Lei arrossì.
-Posso baciarti?-
Il sorriso che si aprì sulla sua bocca fu il più bello che Hermione avesse mai visto.
Gioioso, gentile, grato.
-Accomodati- le rispose, come ad invitarla ad entrare in una casa in cui, da tempo, aveva lasciato le sue valige.
Soddisfatto, solare, semplice.
Lei si alzò sulle punta dei piedi, così da poter essere alla sua altezza.
Dolce, desideroso, destabilizzato.
Cercò, improvvisamente spaesata, il contatto con le sue mani. Lui gliele fece trovare subito.
Le loro dita si intrecciarono in un nodo indissolubile.
Afrodisiaco, ansioso, attratto.
Hermione si sporse, instabile sul suo appoggio improvvisato.
Posò la sua bocca su quella di lui.
Indeciso, impressionato, innamorato."

[Chapter 12, Abstinence and Satisfy]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Becoming Us'
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Chapter nineteen, The brass gate of the Library

Negarlo, sarebbe stato come macchiarsi di un’infamante bugia. Perché, si, negli ultimi mesi aveva potuto conoscere da vicino l’ossessiva possessività di Draco. Mai, però, avrebbe immaginato quali fossero i limiti del buon senso che quel ragazzo era pronto ad infrangere, pur di far sapere a tutti che lei gli apparteneva.

Tutto era cominciato il giorno seguente alla festa di Lumacorno. Quella domenica mattina, come spesso capitava, la Sala Grande era abitata solamente da alcuni mattinieri, tra cui, ovviamente, Hermione Granger, la quale, seduta al proprio tavolo, sorseggiava una tazza di tè caldo mentre sfogliava la Gazzetta del Profeta. A farle compagnia c’erano Neville e Ginny. Il primo aveva promesso nuovamente alla professoressa Sprite di aiutarla con le sue piante, la seconda, invece, aveva voluto accertarsi che Belby non le se avvicinasse.

Come era prevedibile, nel caso di una attacco da parte del Mangiamorte, vista l’espressione assonnata e i continui sbadigli, la ragazza le sarebbe stata praticamente inutile. Del resto, il buon sangue Weasley non mente.

L’ampio salone, dunque, era animato solamente da alcune rispettose discussioni tra alcuni dei professori presenti, tra cui spiccava Drew, il quale, per nulla provato dalla serata precedente, parlottava amabilmente con Minerva McGranitt. Sul volto dell’anziana donna, vi era sorriso amorevole che, increspandole le rughe che i molti inverni le aveva regalato, raggiungeva gli occhi, illuminandoglieli. Alla sinistra del giovane ragazzo, invece, Lumacorno sembrava essere sul punto di spintonare il povero Vitious per ottenere l’attenzione di colui che tanto lo aveva adulato la serata precedente. Il piccolo professore di Incantesimi, comunque, forse per affetto nei confronti di quello che era stato uno dei suoi alunni più brillanti, resisteva ai violenti attacchi, mascherati da elogi della propria persona, che l’uomo tarchiato, immancabilmente di velluto verde vestito, gli lanciava.

Ginny, intanto, le si era appoggiata sulla spalla e sembrava essere sul punto di assopirsi. Hermione, premurosamente, le versò una bella tazza di caffè bollente e gliela spinse sotto il naso.

-Veramente, Ginny, potevi restartene a letto, non ho bisogno ancora della vostra protezione- le aveva detto, accarezzandole piano i lunghi capelli rossi, come una mamma particolarmente affettuosa.

A quelle parole, però, il turbinio cremisi si era agitato, ridestandosi completamente.

-Stai scherzando? Quel pazzo ha detto che alla prima occasione di farà la pelle!- esclamò esterrefatta Ginny.

-Deve riuscirci, prima- rispose tranquilla Hermione.

Per tutta risposta, Ginny addentò un biscotto e bevve un sorso di quel liquido scuro che l’amica le aveva versato. Ciò, sfortunatamente per l’altra, sembrò essere in grado di darle una scarica di energia.

- Dove Merlino è finita la tua rinomata intelligenza, Hermione? Te l’ha risucchiata Malfoy l’ultima volta che ti ha assaltato la bocca?- le domandò.

La Gryffindor era sul punto di rispondere, ma venne interrotta dallo spalancarsi della porta.

Per una terrificante coincidenza del destino, fu proprio il ragazzo appena citato ad entrare, fiancheggiato da Daphne, bellissima e perfetta nonostante l’ora.

Entrambe le ragazze li salutarono, aspettandosi che i due, ricambiato il saluto, si dirigessero verso il proprio tavolo. Così, per la gioia di Hermione, non fu. Draco, camminando con voluta lentezza, la raggiunse e, piegatosi su di lei, le afferrò il viso tra le mani. Si assicurò che lei avvertisse il suo respiro sulle labbra, prima di coinvolgerla in un bacio appassionato.

-Buongiorno- le sussurrò, non appena sciolse quel legame.

Immediatamente, Severus Piton, rimasto fino a quel momento a fissare la scena impassibile, senza rivolgere la parola a nessuno dei suoi colleghi durante tutta la colazione, scattò in piedi e puntò il dito indice verso lo studente della propria Casa.

- Malfoy, venti punti in meno a Slytherin – decretò senza la minima intonazione vocale e nella più totale impassibilità.

La McGranitt guardò il collega per un istante con una strana espressione dispiaciuta sul viso.

Poi, facendo forza su entrambe le mani appoggiati al tavolo massiccio, si erse in tutta la sua altezza.

Forse, avrebbe riparato al danno di Piton, sperò Hermione, poco prima di venir contraddetta dalla professoressa più severa di Hogwarts.

-Sinceramente, signorina Granger, tutto mi aspettavo da lei tranne un comportamento così volgare e inadatto al luogo in cui si trova. Venti punti in meno anche a Griffyndor – decretò austera, rivolgendosi subito dopo all’insegnate di Difesa contro le Arti Oscure – Accetto la sconfitta, questa volta, Severus. Ma la prossima volta sarò più rapida di te – mormorò all’uomo dal naso adunco, motivando così il dispiacere che le aveva increspato il volto e causando un sorrisino compiaciuto nell’avversario.

-Brutta megera- sentenziò Daphne.

-Finocchio zoticone- pontificò Ginny.

Entrambe le ragazze, che si erano rivolte al direttore della Casa avversaria, si voltarono verso l’altra e scoppiarono a ridere.

Intanto, Draco, non contento di aver rovinato l’umore della fidanzata con quella ramanzina pubblica, le rubò il biscotto che stava per addentare.

Cercando di non maledire Malfoy, questa si voltò fino ad incontrare lo sguardo plumbeo di lui.

-Stai cercando di andare in contro ad una morta prematura?- gli chiese furiosa.

-Ti agiti così poco solo per un biscotto, amore?- la prese in giro lui, facendo crescere in lei la rabbia.

-Non è solo per un biscotto, amore. Se la McGranitt mi odierà per questo, bocciandomi in Trasfigurazioni, ti consiglio di correre a chiedere pietà a Voldemort!- esclamò lei, rossa in viso – E comunque, quello che ti sei appena divorato era il pasticcino con più gocce di cioccolato di tutto il vassoio!-

-In effetti, ora che ci penso, era proprio buono, grazie!-

Così dicendo, le diede un altro bacio, più lungo e minuzioso dell’altro.

Lei, troppo presa dalla bocca di Draco, si dimenticò dell’ingiuria che voleva dirgli.

-Trenta punti in meno a Gryffindor! – urlò gioiosa la McGranitt, per poi rivolgersi a Piton, decisamente imbronciato – Mangia la polvere della mia scopa, Severus! –

 

-Chi era quello?- le chiese Draco, raggiungendola mentre si affrettava ad uscire dalla Sala Grande dopo aver finito il proprio caffè. Il suo incedere rabbioso, unito al modo in continuava a spettinarsi i lunghi capelli ricci, avrebbe potuto essere per tutte le persone normali un chiaro monito di quanto fosse furiosa, ma, in fondo, Draco Malfoy non era mai stato un ragazzo ordinario.

-Cinquanta punti! Capisci, stupido Malfoy? Ci impiegherò un’eternità a recuperarli tutti!- gli rispose lei, squadrandolo furibonda.

-Da quando un’ora di Pozioni è diventata un’eternità?- scherzò l’altro, non facendo che peggiorare la situazione – Certo, Lumacorno è piuttosto noioso, ma ti adora, quindi sono certo che durante la prossima lezione te ne darà almeno il doppio –

Hermione, che aveva continuato a camminare imperterrita, si fermò di botto.

-Forse non lo sai, ma il tuo adorato Piton mi odia e mi toglie punti anche solo se respiro o se non ho i capelli più unti dei suoi, impresa a dir poco titanica-

-E con questo?- insistette curioso Draco.

-Con questo, intendo che tutti i punti che prendo con Lumacorno a malapena compensano quello che Piton mi toglie!-

L’altro sembrò molto colpito da quell’esclamazione e sembrò cominciare una lunga riflessione. La quale, con molto dispiacere della Gryffindor, durò decisamente poco.

-Capito, mi dispiace- disse, in una perfetta imitazione di una persona realmente dispiaciuta – Chi era quello?-

La ragazza sbuffò sonoramente e ricominciò a muoversi verso la biblioteca.

-Se non hai intenzione di dirmelo, sono costretto a ritenerlo un tuo amante, quindi, per difendere l’onore della mia famiglia e della mia futura moglie, dovrò ritornare in Sala Grande e sfidarlo a duello. Daphne, ci faresti da Giudice?- concluse, rivolgendosi alla compagna di Casa, che li stava seguendo intrattenendo una fitta conversazione con Ginny, la quale, a sua volta, aveva deciso di accompagnare Hermione in biblioteca.

-Quante volte devo dirtelo, Draco, io faccio da Giudice solo ai duelli all’ultimo sangue- rispose l’altra, spazientita dall’essere stata distratta dal discorso che stava tenendo con la rossa.

-Appunto- rispose l’altro, con un ghigno sulle labbra.

Hermione, che in quel momento sembrava essere stata costretta a recitare la parte della donna adultera, cominciò a preoccuparsi realmente per la salute di Daniel, il quale, senza alcun losco proposito, le si era avvicinato solamente per chiederle di spostare la successiva lezione di Storia della Magia, in quanto costretto a studiare per una verifica di Vitious.

-Si chiama Daniel!- esclamò subito.

-Cognome?- domandò con altrettanta rapidità Malfoy.

- Alleyn – rispose con un sussurrò, già esausta di quell’interrogatorio che prevedeva non sarebbe stato molto rapido.

-Come mai ti conosce?- chiese ancora Draco.

-Siamo compagni di Casa e lo aiuto a studiare-

Stranamente, sembrò accontentarsi di quelle informazioni.

Si impossessò delle labbra di lei possessivo.

-Comportati bene-

Così dicendo, si diresse verso la direzione opposta a quella che avrebbe condotto Hermione in biblioteca e Daphne lo seguì silenziosamente, dopo averle salutato con un sorriso gentile sulle labbra.

 

***

 

Quello che stava vivendo era uno dei pochi momenti di tranquillità che il destino sembrava aver deciso di concederle. Le poltrone della sua Sala Comune non erano mai state comode come in quel momento, quando, assorta nel libro di letteratura Babbana che stava leggendo per solo diletto personale, nessuno sembrava desideroso di infrangere l’idillio di quella strana e tanta agognata serenità. Seduto di fronte a lei, chino su un compito di Difesa contro le Arti Oscure che Piton aveva assegnato loro, Ron stava cercando di ottenere un discreto risultato senza portare alla temperatura di fusione il proprio cervello. Alla fine, come al solito, la ragazza si sarebbe fatta impietosire dal suo volto lentigginoso e stravolto, accettando di correggere il suo scritto. Ciò, fondamentalmente, significava tradurre le frasi sgrammaticate del Weasley in qualcosa di umanamente concepibile e comprensibile. Una vera impresa che, se fosse stata resa pubblica, l’avrebbe condotta almeno all’inserimento della sua persona nelle Figurine delle Streghe e dei Maghi Famosi presenti in ogni Cioccorana.

Mentre attendeva quel momento, comunque, si godeva il meritato riposo, finalmente ottenuto dopo che era riuscita a restituire tutti i soldi a Malfoy fino all’ultimo zellino.

A meno di dieci pagine dalla fine del romanzo avvincente che stava leggendo, Harry entrò correndo nella Sala Comune, sbriciolando i suoi sogni di un pomeriggio passata a leggere.

Il ragazzo, che poco tempo prima aveva ricevuto un messaggio di Silente da Jimmy Peakes, era di ritorno dall’urgente incontro che l’anziano preside aveva voluto avere con lui e, dall’aspetto trafelato, sembrava portare con sé importanti novità.

-Che cosa vuole Silente?- gli chiese Hermione prontamente. L’altro ansimava pesantemente.

- Harry, tutto a posto?- insistette subito, preoccupata per l’ansia che sembrava aver preso possesso di Potter.

Questo, dopo averla liquidata brevemente, salì le scale del dormitorio maschile fino alla propria camera, dove afferrò dal proprio baule la Mappa del Malandrino, che molto tempo prima era stata utilizzata per l’ultima volta da Ron e Denise, e un paio di calzini rossi e oro appallottolati. Infine, boccheggiante, ritornò dagli amici, che ancora fissavano esterrefatti l’angolo dietro cui Harry era sparito.

-Non ho molto tempo, quindi ascoltatemi bene- cominciò, ottenendo la completa attenzione degli altri due.

Il raccontò con cui gli intrattenne era coinciso, ma estremamente chiaro. Silente aveva trovato uno degli Horcrux e, quella sera stessa, lui l’avrebbe accompagnato durante la missione di recupero. Questa, con l’anziano preside lontano dal proprio studio, avrebbe potuto essere l’occasione di Belby per colpire Hermione e loro dovevano riuscire a sventare il suo piano anche questa volta.

-Rimettete in uso i Galeoni dell’Esercito, magari qualcuno risponderà al vostro appello, e avvisate gli Slytherin, Denise e Drew. Controllate le sue mosse con questa- disse, porgendo loro la Mappa – E, in caso di necessità, spartitevela con Ginny – concluse, mettendo i calzini tra le mani di Ron.

-Un paio in tre, Harry? Non ne hai altri due?- chiese basito il Weasley.

Potter alzò gli occhi al cielo.

- È la Felix Felicis –

Subito, Hermione espresse il suo disappunto.

-Tu ne hai più bisogno, Harry, tu non sai cosa dovrai affrontare! Belby, invece, è solo un idiota e noi siamo in netta superiorità numerica!- concluse razionale la ragazza.

-Io sarò con Silente, Hermione – e così dicendo, si diresse verso la Sala d’Ingresso, dove l’anziano uomo lo aspettava.

 

Il loro Ritrovo, all’interno della Stanza della Necessità, era particolarmente affollato, nonostante molte delle  persone attese non fossero presenti.

Il primo grande assente era Drew, il quale aveva accettato di collaborare con gli Auror dell’Ordine della Fenice che, per volere di Silente, avrebbero sorvegliato i corridoi della scuola in sua assenza. Tra i ragazzi dell’Esercito, poi, solo Neville e Luna si erano presentati. Entrambi furono sinteticamente aggiornati sugli ultimi avvenimenti: il primo da Ginny, che con estremo piacere aveva abbandonato lo studio per i GUFO, e la seconda da Denise, sua amica fin dal primo anno.

In un angolo, appartati rispetto al restante gruppo prevalentemente Gryffindor, i tre della Casa di Salazar se ne stavano in silenzio, in attesa che qualcuno prendesse la situazione di petto. A farlo, come era prevedibile, furono Hermione e Ron, unici testimoni delle volontà di Harry.

Spiegarono in breve quello che sarebbe stato il loro compito, rispondendo nel modo più approfondito alle domande che venivano loro poste.

-Credete davvero che ci sia bisogno di tutti noi per quell’idiota di Belby?- domandò sconvolta Daphne, attirandosi, in questo modo, l’attenzione di tutti i presenti – Vi ricordo che è passato più di un mese da quando Ron e Denise si sono intrufolati nella sua camera e, al momento attuale, abbiamo scoperto di lui solamente che si porta in camera tutte le sue coetanee e che il suo ego è tale da spingerlo a continue adulazioni verso sé stesso davanti allo specchio!-

Ron sembrò sul punto di controbattere, ma Hermione lo trattenne posandogli una mano sull’avambraccio destro.

-Quello che noi faremo stasera è controllare che Marcus Belby non si muova dal dormitorio Ravenclaw, agendo immediatamente nel caso in cui questo non dovesse accadere. Se la ritenete una cosa inutile, quella è la porta. Nessuno vi fermerà, nessuno vi porterà rancore. – scandì bene la ragazza, inchiodando il suo sguardo sicuro negli occhi di tutti i presenti – Ma se deciderete di rimanere, dovrete fare il possibile per essere utili e non d’impiccio –

Ginny, che ovviamente non li avrebbe mai abbandonati, fiancheggiò l’amica e il fratello, subito seguita da Neville, Luna e Denise.

-Dai, andiamo ad aiutarli, così posso tornare dalla mia maschera di bellezza- esordì Daphne sbuffando, mentre obbligava Blaise ad alzarsi dal divano che, per volontà della ragazza, era comparso contro una delle quattro pareti.

Così, l’unico che ancora non aveva dato il proprio appoggio era Draco, il quale, però, non sembrava intenzionato ad alzare il proprio sedere dai morbidi cuscini del sofà. Hermione, allora, lo raggiunse, sedendosi a sua volta. Ma non appena i suoi vestiti furono sul punto di sfiorare la superficie nera dell’oggetto, l’altro la strinse in una presa serrata che, vista con una certa fantasia, poteva sembrare un abbraccio.

-Stai bene?- chiese Hermione, la quale faceva non poco fatica a spiegarsi per quale motivo si trovasse sulle gambe dello Slytherin.

Lui mosse il capo in un cenno affermativo. L’improvvisa taciturnità del ragazzo le preannunciò l’arrivo di una delle solite discussioni che animavano la loro relazione.

-Allora … resti?- gli domandò la Gryffindor, facendo scattare chissà quale processo mentale in Draco.

-E tu te ne esci con una domanda come questa dopo che non mi hai neanche salutato quando sono arrivato?-

La risposta, che ovviamente era un’altra domanda, la lasciò basita. Ripercorse mentalmente le azioni che aveva compiuto quella sera, fino a raggiungere quell’azione che il ragazzo le aveva recriminato di non aver compiuto.

-Io ti ho salutato!- esclamò sicura.

-Con un cenno della testa!- rispose a tono Draco.

-Ti ho anche sorriso!- insistette lei, mentre, dalla platea, Ginny si lasciava scappare un paio di insulti verso il Malfoy, tra cui il più gentile era “bambinone”.

-Si, come hai fatto con tutti i presenti in questa stanza!- si impuntò lo Slytherin – Dovrei dedurne che mi tradisci con mezza Hogwarts?-

Hermione si guardò attorno, costatando gli sguardi sconvolti dei suoi compagni di Casa e di Denise.

L’unica ad osservare la scena interessata era Luna, che, ovviamente, sembrava aver trovato la soluzione a tutto ciò.

-Sono sicura che alcuni Gorgosprizzi hanno colonizzato i loro cervelli entrando dalle loro orecchie- affermazione, questa, che aveva portato Daphne ad allontanarsi di alcuni passi dalla Ravenclaw.

-Possiamo rimandare questa discussione a più tardi?- domandò gentilmente Hermione a quello che, per il momento, era il proprio fidanzato.

-E perché mai? Ti urta che tutti sappiano che sei frigida?-

Fu la goccia che fece traboccare il vaso, il quale, vista la portata della lacrima, straripò con un piccolo Tsunami.

-Non posso farci niente, Draco, visto che, oramai, dovresti aver capito che questa è la mia reazione ogni volta che apri la bocca-

Sul volto del Malfoy si dipinse il solito ghigno. Era caduta nella sua trappola.

-Baciami, allora-

Quella richiesta, atta a metterla in difficoltà, spinse la ragazza ad alzarsi per porre la maggiore distanza tra i loro corpi.

-Ho vinto- disse soddisfatto il biondo, mentre, dopo essersi diretto a sua volta verso il tavolo, aveva preso a stiracchiarsi per risvegliare i muscoli intorpiditi.

L’aveva sfidata a manifestare il proprio affetto davanti ai suoi amici e lei si era tirata indietro. Le aveva chiesto di riconoscerlo come il proprio fidanzato anche in pubblico e lei non l’aveva fatto.

Il celebre coraggio Gryffindor, questa volta, non era stato sufficiente.

Improvvisamente, se la ritrovò davanti e la sberla che gli infiammò una guancia arrivò inattesa.

Premendogli la mano sul petto, lo spinse a sedersi sul tavolo. Rapida, si insinuò tra le gambe di lui e lo baciò.

Qualcuno, tra il pubblico, sospirò rincuorato. Altri, invece, dal tono decisamente Gryffindor, ridacchiarono.

-Sei un idiota- sentenziò Hermione.

-E sono il tuo fidanzato- rispose ridacchiando soddisfatto l’altro, mentre, casualmente, le sue mani scendevano lungo la schiena di lei fino ad accarezzarle il sedere.

Un secondo schiaffo volò quella sera, venendo intercettato dall’ex-Cercatore degli Slytherin.

 

Denise, seduta su una sedia, stava leggendo il quaderno da lei stessa incantato e che in quel momento si stava riempiendo delle parole di un discorso ben organizzato che Belby stava recitando quasi a memoria in preparazione alla verifica di Storia della Magia che Ruf avrebbe presentato alla sua classe. Intanto, Draco, Luna e Ginny tenevano d’occhio il cartellino recante la scritta “Marcus Belby” sulla Mappa del Malandrino, sebbene, sembrando il ragazzo deciso a non schiodarsi dalla propria camera, ben presto tutti e tre si persero ad osservare gli altri abitanti di Hogwarts. Come Drew aveva preannunciato loro, quella sera i corridoi della scuola sarebbe stati pattugliati non solo dagli insegnanti, ma anche da alcuni membri dell’Ordine della Fenice. Ninfadora e Remus, infatti, si trovavano nei pressi della Sala Comune Hufflepuff, mentre Bill Weasley stava passeggiando, accompagnato da Vitious, sul limitare della Foresta Proibita, a pochi metri dalla casa di Hagrid. La professoressa Sprite, invece, stava facendo un giro di controllo di tutte le serre, sebbene, viste le innumerevoli soste che questa fece, Neville ipotizzò che, contemporaneamente, si stesse occupando anche delle sue amate piante carnivore. Infine, dopo che Piton aveva finito la propria ronda, la McGranitt e Kennan gli avevano dato il cambio, concentrandosi principalmente sulla Sala Grande, sul corridoio dove si trovavano la maggior parte delle classi e sull’ampia zona circostante. Per il diletto di chi stava spiando la vita privata altrui, poi, Mastro Gazza e Madame Pince si trovavano nello studio del primo, molto simile ad uno sgabuzzino e, come Ginny non mancò di notare, si stavano lasciando andare ai piaceri della carne.

Insomma, quella sera non sembrava proprio essere quella in cui Belby voleva prendersi la propria vendetta su Hermione. La ragazza in questione, mentre attendeva che qualcuno venisse a reclamare una improbabile rivalsa, si stava rilassando leggendo un libro, mentre attendeva come Daphne, di dare il cambio a Denise. Ron e Blaise, invece, sembravano essere entrati in uno strano silenzio, cosa non nuova per Zabini, ma decisamente impensata per il rosso. Ben presto, comunque, il Weasley raggiunse la sorella e sembrò rientrare nei suoi panni usuali.

Il sonno, quando pochi minuti mancavano a mezzanotte, aveva intorpidito le membra di tutti i presenti e i più assonnati, oramai, sembravano sul punto di cadere addormentati.

Fu in quell’istante che iniziò quella lunga nottata che avrebbero ricordato per molto tempo a venire. Fu in quell’istante che molte scelte prese in modo affrettato influirono su un futuro troppo vicino.

 

***

 

- Hermione!-

La voce di Daphne, preoccupata, l’aveva risvegliata completamente da quel sonno leggero in cui era caduta. Aprì gli occhi e cercò il suo sguardo.

Ma Draco non la guardava e fissava impassibile la ragazza bionda.

Non appena alzò la testa dal suo petto, su cui si era addormentata a causa del vile calore del corpo di lui che l’aveva cullata dolcemente, lui le diede un casto bacio e l’aiutò ad alzarsi.

La Granger si avvicinò alla Slytherin, la quale le porse semplicemente il quaderno. Lesse le ultime righe e capì che avrebbero dovuto cominciare a prepararsi.

“Questa notte, il Marchio del Signore Oscuro verrà impresso su queste mura”.

Rapidamente voltò il capo verso il gruppo che stava controllando la Mappa del Malandrino.

-Si sta muovendo- disse Blaise.

Subito, risvegliati dall’agitazione che brulicava per la stanza, tutti si riunirono attorno alla cartina, come un drappello di generali pronti a decidere quella che sarebbe stata la strategia in base alla quale muovere il proprio esercito.

Videro quel puntino che rappresentava il loro avversario muoversi e, in un tempo troppo breve per permettere loro di ragionare, raggiungere un luogo di Hogwarts che alcuni dei presenti conoscevano fin troppo bene.

-Sta andando verso la statua della Vecchia Orba- disse Ron, troppo intimorito da quell’idea per riuscire a rimanere calmo.

-Cosa significa?- chiese subito Draco.

Hermione si voltò per guardarlo. Nello sguardo di lei, ora, c’era quella logica preoccupazione che la ragazza utilizzava solo nei momenti di vero pericolo.

-Sta uscendo da Hogwarts –

 

La notizia aveva disseminato il caos generale. Belby aveva promesso che qualcuno, quella notte, sarebbe morto e ora si stava dirigendo verso Hogsmeade. Ciò, non poteva che significare un’unica cosa: era andato a procurarsi qualche alleato.

-Cosa facciamo?- chiese Ginny, ponendo a tutti la domanda, ma voltandosi verso Hermione.

Lei stette un attimo in silenzio, concedendosi di riflettere per trovare la soluzione più razionale.

-Dobbiamo seguirlo- disse la Granger – E fermarlo prima che arrivi a destinazione. Poi, daremo l’allarme e i professori e l’Ordine si occuperanno dei Mangiamorte a Hogsmeade, nel caso in cui questi si trovino lì-

-Quel passaggio è molto stretto, se andiamo tutti ci scoprirà prima ancora di riuscire ad avvicinarci a lui- osservò Ron.

Si guardarono per alcuni brevi istanti. In quel silenzio che era crollato loro addosso, tutti si guardavano in cerca di qualche volontario.

-Chi viene con me?- domandò Hermione, che aveva già impugnato la bacchetta.

-Tu sei il suo obbiettivo, devi restare qui!- esclamò furente Draco per l’improvvisa stupidità che sembrava averla infettata.

-Qualcuno deve andarci, Draco!- rispose lei, alzando il tono della propria voce.

-Vado io-

A parlare era stato qualcuno che, durante tutto quel trambusto si era appartato, aspettando che il terrore dei suoi compagni venisse sostituito dalla ragione.

-Io conosco già il passaggio, vado con Blaise - si aggregò immediatamente Ron.

-E io vengo con voi-

L’ultima a candidarsi, con estremo stupore di tutti i presenti tranne Ginny, era stata Denise. Fu proprio la rossa, che aveva riacquisito un minimo di autocontrollo, a porgere ai tre la boccetta di Felix Felicis.

-Bevetene un sorso a testa, vi sarà utile-

Il trio, prima che chiunque potesse ribattere, era uscito dalla Stanza delle Necessità, dopo che la più giovane, più giudiziosa degli altri due, si era ricordata di prendere la pozione.

 

Avevano osservato i tre puntini dei loro compagni fino a quando questi non erano usciti dai confini della scuola per entrare in quelli di Hogsmeade, poi nessuno aveva osato più fiatare. Tutti erano in apprensione per chi aveva avuto il coraggio di rischiare la propria vita per il bene comune, tutti temevano che qualcuno ritornasse ferito o peggio. Daphne aveva chiuso il quaderno incantato, oramai inutile, e si era seduta affianco a Draco, che continuava stringere tra le braccia Hermione, la quale non riusciva a perdonarsi di aver lasciato andare qualcun altro in una missione che la riguardava così da vicino. Ginny, invece, camminava avanti e indietro, in pieno stato apprensivo in stile Molly Weasley, continuando a maledirsi per non averli accompagnati. Infine, Luna e Neville, stanchi e provati da quella nottata che non prometteva nulla di buono, continuavano ad osservare la cartina, sperando di rivedere presto i nomi di chi attendevano.

Ma così, non fu.

 

***

 

Glielo aveva detto Harry molto tempo prima, quando erano ancora studenti del terzo anno e quando mai avrebbe pensato che tale informazione potesse esserle utile: sette erano i passaggi segreti che conducevano fuori da Hogwarts, ma solo tre non erano controllati da Gazza. Eppure, non vi era alcun dubbio: uno degli scaffali della Sezione Proibita della Biblioteca era in grado di ruotare su un perno centrale se veniva pronunciata la parola d’ordine corretta.

Proprio da lì, da quello stretto corridoio celato da un pannello di legno e da alcuni ripiani stracolmi di libri, Marcus Belby era rientrato a scuola e di Blaise, Ginny e Ron non vi era traccia.

Subito, coloro che ancora attendevano il ritorno vittorioso dei propri compagni, cominciarono a dubitare della riuscita della loro missione e a temere quella che, a loro volta, stavano per affrontare.

-Dobbiamo andare- disse prontamente Daphne, desiderosa di concludere al più presto quella faccenda ma, soprattutto, di accertarsi che Blaise fosse ancora vivo.

Gli altri non poterono che annuire, impugnando la loro bacchetta.

Erano in netta superiorità numerica, la sconfitta non era contemplata.

 

Ginny e Daphne, seguite a ruota da Neville e Luna, erano già uscite dalla Stanza delle Necessità. Lui, poco prima che Hermione raggiungesse i compagni, l’aveva afferrata per un braccio.

- Draco dobbiamo andare – aveva detto lei, con un filo di voce. Nella sua testa, il nome di chi aveva lasciato andare a compiere quello che era il suo dovere. Lei che da un paio di lezioni con Drew aveva cominciato a disfare incantesimi Oscuri di livello avanzato, lei che con il suo orgoglio aveva causato tutto ciò, lei che, se qualcuno fosse morto quella sera, non se lo sarebbe mai perdonato.

-Lo so- rispose Draco. Come lei, anche Malfoy sembrava essere vittima di uno strano rimorso, che gli impediva di comportarsi con la solita spavalderia e facendo bella mostra della sua lingua biforcuta.

Lo vide infilarsi una mano in tasca e cercare qualcosa.

-Avevo pensato di dartelo alla fine di questa serata, quando pensavo ancora che Potter fosse un povero megalomane, ma evidentemente mi sbagliavo, quindi te lo do adesso-

Dicendo ciò, estrasse finalmente un oggetto lucente che mise tra le mani della ragazza. Si trattava di un braccialetto composto da una catenina sottile a cui era stato appeso un piccolo ciondolo a forma di “D”. Sull’angolo in basso della lettera, inoltre, era stato incastonato un piccolo smeraldo luminoso.

- È bellissimo, grazie – disse la ragazza, guardando incantata l’oggetto e la persona che glielo aveva regalato.

-Vorrei che tu lo indossassi- rispose Draco.

Gli porse il polso, affinché l’aiutasse ad agganciarlo. Lui, con quel suo strano sorriso che Hermione aveva potuto vedere troppe poche volte, obbedì immediatamente.

-Appena avrò un po’ di tempo te ne comprerò uno simile- disse convinta la Gryffindor, dopo avergli dato un lungo bacio come ringraziamento.

-Non è necessario-

La Granger, con un’espressione stupita in faccia, lo guardò dall’alto in basso.

-Stai cercando di dirmi che io devo portarmi il tuo marchio addosso e che tu, invece, puoi fare il latin lover con la prima che ti capita?- domandò, mortalmente offesa.

-No, saputella, stavo solo cercando di dirti che ce l’ho già!-

La baciò con una passione tale da lasciare entrambi senza fiato, mentre intanto, con la mano che non aveva immerso nei capelli ricci di lei, afferrava il pendente di una piccola collana.

Lei lo guardò un attimo, solo per sentirsi ancora più amata e innamorata, poi ritornò ad occuparsi delle labbra sottili di Draco.

In quell’istante, non le importò che l’oggetto avesse la forma della sua iniziale, abbellita da un rubino rosso come il sangue di un vero Gryffindor, che quella sera, presto, sarebbe stato versato.

 

***

 

Separarsi da lui era stato molto più difficile che sbrogliare un qualsiasi altro contatto. In quell’istante, però, qualsiasi altra azione, anche quella più saggia, sarebbe stata sbagliata.

Dovevano dimostrare quel che valevano, dovevano difendere ciò in cui credevamo e proteggere quel che in futuro avrebbero voluto essere e, per fare tutto ciò, l’unica soluzione era estrarre la bacchetta e assicurarsi di mettere definitivamente fuori gioco Belby. Per lui, un ragazzo come tanti, il Bacio dei Dissennatori di Azkaban forse sarebbe potuto essere eccessivo, ma, di nuovo, questa era l’unica via percorribile ed Hermione, traendo forza dalla mano di Draco che stringeva la sua, l’avrebbe percorsa fino al superamento dell’ultimo ostacolo. I due, correndo a perdifiato, raggiunsero gli altri, quando questi erano sul punto di varcare la soglia che li avrebbe condotti alla Biblioteca.

Serrarono le file, trovando l’uno nella presenza dell’altro il coraggio di cui avevano bisogno, e si preparano allo scontro. Ginny, con una rapida mossa della bacchetta, spalancò una delle ante della ampia porta e, subito, tutti poterono distinguere il profilo del Mangiamorte grazie alle candele incantate appese alla parete. Perfidia, questo trasmettevano i suoi lineamenti trasfigurati da una feroce crudeltà.

-Buonasera ragazzi- disse loro quello, piegando le labbra in un ghigno spietato.

Fu la sicurezza di lui, nonostante fosse in netta inferiorità numerica, che fece presupporre ad Hermione quella che, di lì a poco, sarebbe divenuta un immutabile verità. Era caduti nella sua trappola.

La fretta, l’ansia, la paura e l’angoscia li avevano spinti a comportarsi in modo incosciente. Si erano subito messi in azione, senza riuscire ad avere prima un quadro generale della situazione.

Era certa che se avessero aspettato ancora un paio di minuti, avrebbero potuto assistere alla comparsa dei nomi di alcuni servi del Signore Oscuro nella Mappa del Malandrino. Era certa che proprio in quella stanza loro erano attesi.

Quella macabra coincidenza le parve uno strano scherzo del destino. Perché un Jack Russel Terrier luminescente, che Hermione riconobbe subito come il Patronus di Ron, attraversò il Reparto Proibito abbaiando a squarciagola, fino a raggiungerli poco dopo.

La voce del Weasley, resa più potente dall’incantesimo, risuonò in tutta la stanza, riempiendola di tetri echi che ribalzavano sulle pareti.

“È una trappola, non avvicinatevi alla biblioteca!”

Un gruppo di sei persone incappucciate fece capolino, ribaltando la situazione.

Ora, si trovavano a dover affrontare nemici nettamente più potenti e persino più numerosi.

-Che bel banchetto!- esordì uno, con la voce roca e graffiante.

-Sono stato bravo, vero?- domandò Marcus, rivolgendosi ai suoi rinforzi in cerca di complimenti e adulazioni.

-Molto- rispose una donna, dopo alcuni lunghissimi attimi di silenzio – Così è questa la fine che hai fatto, Draco? Tua zia ti voleva così bene, ma tu e quella puttana di tua madre l’avete tradita senza il minimo rispetto del suo animo nobile … Vuole uccidervi ora, sai? Spera di poter essere lei a cancellare l’infamia dal cognome della sua famiglia-

Draco, rigido, non rispose alla provocazione.

Un altro uomo dal volto coperto prese la parola.

-Sorella, sbaglio o quella – cominciò, rivolgendosi alla donna che aveva parlato prima di lui mentre indicava Daphne – è la primogenita di Greengrass? Femmina e pure traditrice, che uomo sfortunato … -

Lei, ben più sanguigna del suo compagno di Casa, aveva già impugnato più saldamente la propria arma, desiderosa di mettere a tacere quel Mangiamorte.

La mano di Ginny, che le sfiorò il braccio, la spinse a desistere.

La Granger guardò i suoi compagni e decise di fare un passo avanti. Dovevano trovare un modo per avvisare qualcuno che potesse aiutarli, ma in quella situazione lei non poteva far altro che limitarsi a prendere tempo.

-Dimmi, Marcus, come hai fatto ad eludere la sorveglianza sul passaggio segreto?-

L’altro emise una risata fragorosa, con cui evidentemente voleva sminuirla.

-Semplice, Sanguesporco, mi sono trovato una buona alleata. Una persona che potesse spiarti passando inosservata, che potesse permettermi di ottenere informazioni su tutta la planimetria della scuola, così da poter trovare un punto debole nelle difese di Silente ma senza balzare neppure all’occhio dell’osservatore più attento, e, infine, che fosse in grado di distrarre per me colui che è incaricato di pattugliare alcuni dei passaggi segreti. Qualcuno che hai sempre avuto sotto gli occhi, ma che, a causa della tua superba cecità, non hai mai calcolato-

Alcune scene passarono rapidamente nell’anticamera del suo cervello.

Madame Pince assente per una colazione galante ad Hogsmeade lo stesso giorno in cui lei e il Ravenclaw si trovavano soli nella biblioteca, Madame Pince che non le sequestrava il Kamasutra che aveva preso per errore dalle mani di Draco e Madame Pince che non distoglieva mai lo sguardo da un foglio su cui stava scrivendo quella che, inizialmente, aveva pensato fosse una lettera d’amore per Gazza, ma che ora sapeva essere un resoconto di ciò che faceva in Biblioteca. Quella donna, senza che lei ne avesse il minimo sentore, era diventata una secondaria costanza nella sua esistenza a cui lei, scioccamente, non aveva mai prestato attenzione.

-Madame Pince – sussurrò appena.

Belby, che, nonostante il flebile rumore di quelle due parole, l’aveva sentita, non tardò a pavoneggiarsi per le sue gesta.

-Una fattucchiera a cui quel vecchio balordo di Silente è arrivato ad affidare niente meno che il luogo dove ogni studente dovrebbe poter accrescere la propria cultura … Lanciarle una Maledizione Imperius è stato un gioco da ragazzi-

Una domanda, a quel punto, sorse spontanea.

-E hai fatto tutto questo per uccidere me?-

Di nuovo, Belby si cimentò in una risata terribile.

-Tu? Tu non sei mai stata il fine della missione che il Signore Oscuro mi ha dato, tu sei solo stata un buon mezzo. Ti ho fatto credere di volere la tua testa, ma l’ho fatto solo per distrarre te, i tuoi amici e Drew da quello che era il mio vero scopo! Credi che fossi così stupido da affidare la tua uccisione ad un pacco trasportato da un gufo? O magari pensavi che avessi tentato di ucciderti con quella brodaglia da quattro soldi che ti ho rifilato alla festa di Lumacorno? Sei stata abile, non lo nego, ma io sapevo già come ti saresti comportata!- le spiegò, felice d’essere riuscito ad imbrogliarla – La signora Pince mi aveva detto della tua amicizia con quella piccola Ravenclaw ed io, da quella volta, ho cominciato a tenerla d’occhio. Una ragazza sicuramente intelligente, non lo nego, ma che purtroppo si è intrufolata nella mia stanza e si è dimenticata di cancellare il più possibile le tracce delle magie da lei eseguite. Quel quaderno era sicuramente un mirabile stratagemma, ma non appena l’ho trovato ne ho subito approfittato per usarlo contro di voi. E, infatti, alla prima frase sospetta voi vi siete precipitati qui!-

L’insano piacere con cui parlava delle proprie gesta era decisamente inquietante.

-E se fossi morta?- insistette Hermione, sperando che qualcuno dei professori o dell’Ordine della Fenice decidesse improvvisamente di controllare la Biblioteca.

-Allora, il Signore Oscuro avrebbe constatato con me che non meritavi d’essere risparmiata e di avere la possibilità di diventare una sua umile serva-

La Granger non capì quell’affermazione, ma presto la donna incappucciata si decise a spiegarle ciò che Belby intendeva dire.

-Il nostro Padrone ci ha dato l’ordine di risparmiarti, così che tu possa riflettere su quale sia la fazione vincitrice di questa battaglia e scegliere con chi allearti di conseguenza-

Lei ammutolì.

 

-Io vado a portare a termine ciò che il Signore Oscuro mi ha ordinato. Voi occupatevi di loro, uccideteli tutti tranne la Granger – disse Belby, prima di superarli tranquillamente ed uscire da quella stanza.

Non appena la porta si chiuse, la battaglia cominciò.

Tutti i ragazzi lanciarono un incantesimo, che, però, si infranse sempre sulle difese degli avversari.

-Avvisate Drew!- urlò Draco, mentre si buttava a terra per schivare una Maledizione Senza Perdono. Mentre Daphne, concentrata e furiosa, si portava dinnanzi a Ginny per difenderla dagli attacchi di Alecto Carrow, la donna incappucciata, mentre la rossa sciolse le briglie del proprio Patronus che, dopo essersi alzato sulle zampe posteriori, aveva nitrito fiero ed era corso al galoppo.

Neville, intanto, stava cercando di Disarmare l’uomo più alto, mentre Luna, dopo aver fatto ribalzare uno Schiantesimo sul suo Incanto di Protezione, stava ricambiando l’avversario con la stessa magia.

Hermione assisteva inerte alla scena: nessuno cercava di colpirla e, come era stata ben presto costretta a constatare, spesso un Mangiamorte riusciva a tenere testa a due o tre di loro contemporaneamente. No, se fossero rimasti soli, non avrebbero mai potuto avere la meglio. Agì d’impulso e, all’improvviso, si ritrovò nel bel mezzo dell’azione.

Spalleggiava Draco nel suo assalto al fratello di Alecto, Amycus, facendo attenzione a difendere entrambi dai Cruciatus che quello lanciava senza il minimo controllo. Poi, dopo essersi dovuta slanciare di lato per evitare un Avada Kedavra, operò in modo da essere perfettamente coordinata con l’azione del suo fidanzato.

- Reducto!- aveva urlato il biondo, mentre compiva un gesto rapido con la mano che impugnava la bacchetta. L’incantesimo fu facilmente deviato dal Mangiamorte, il quale, però, si dimenticò della Granger per pochi istanti che questa seppe utilizzare nel migliore dei modi.

- Expelliarmus!-

La bacchetta, dopo l’incantesimo della riccia, era volata in aria, lasciando l’uomo finalmente scoperto.

- Petrificus Totalus!- concluse Malfoy, immobilizzando Carrow e rendendolo inoffensivo.

Il ragazzo raggiunse subito la fidanzata, la quale, però, era sempre più certa che le loro difese non avrebbero potuto reggere ancora a lungo.

Stretti contro un angolo, Neville e Luna, che stavano collaborando perfettamente, cercavano di tenere a bada l’uomo dalla voce roca, in cui Draco aveva riconosciuto il lupo mannaro Fenrir Greyback, e quello che tra tutti i Mangiamorte lì presenti era il più alto.

- Thorfinn, diamine, fai qualcosa! Sono stanco di questi due!- esclamò furioso il lupo mannaro, mentre la combinazione di attacchi a lunga distanza della Lovegood e degli incantesimi di Erbologia di Paciock sembrava aver fermato la loro avanzata.

Draco intervenne subito, riportando i due studenti per pochi istanti in vantaggio.

Simultaneamente, Daphne e Ginny continuavano a tenere in scacco Alecto e Gibbon, l’unico servo del Signore Oscuro che, fino a quel momento, sembrava volersene stare in disparte. I movimenti delle due ragazze erano una danza ritmata, alternata da incantesimi potenti e precisi che le due scagliavano senza mai fermarsi.

L’ennesimo Schiantesimo della Carrow, però, fu a stento assorbito dall’Sortilegio Scudo di Ginny, la quale perse la concentrazione e fu costretta ad allontanarsi di alcuni metri dalla Greengrass per evitare una Cruciatus. Quest’improvvisa lontananza le indebolì e quando entrambi i Mangiamorte si concentrarono sulla Slytherin per punirla del suo tradimento, questa si ritrovò in una schiacciante difficoltà.

La Granger vide solamente il bagliore verde uscire dalla punta della bacchetta di Gibbon. Il suo corpo si mosse spontaneamente, senza che lei potesse averne il minimo controllo. Quello che stava facendo era solamente ciò che andava fatto.

Spinse Daphne, facendola cadere a terra e salvandola dall’Avada Kedavra.

Quell’azione, però, non le diede il tempo di formulare alcun incantesimo di Difesa.

 

La Maledizione si infranse sul suo petto, facendo sbalzare il corpo di Hermione all’indietro di alcuni metri. Tutti avevano smesso di duellare.

Tutti percepirono il tonfo sordo con cui la Gryffindor urtò il suolo.

Neville venne colpito da uno Schiantesimo.

Luna perse la presa sulla propria bacchetta.

Daphne, ancora distesa al suolo, fissava la ragazza che l’aveva salvata senza emettere alcun suono.

Ginny, con le lacrime agli occhi, aveva raggiunto già l’amica, ma non osava toccarla.

Blaise, Denise e Ron, appena usciti dal Reparto Proibito, osservavano attoniti.

L’urlo disumano di Draco, molto più simile a quello di un animale che non a quello di un uomo, riempì la stanza. Quel dolore così atroce gli stava squarciando il petto, privandolo del senno e colmando la sua testa di rabbia e risentimento.

Gridò ancora, con più sofferenza ed ira.

Hermione …

 

E, in quell’istante, le spesse ante del portone di piombo, unico accesso al mondo dei morti, s’aprirono per accogliere quella nuova anima giusta.



Note dell’Autore

Questa volta, contro ogni possibile previsione, sarò breve. Lo faccio per due buoni motivi: il primo è che immagino ci sia almeno qualcuno che ha già cominciato a fare colletta per commissionare la mia morte ad un qualche serial killer (potreste essere così gentile da dire a costui di non ammazzarmi in modo troppo truculento?), il secondo,invece, viene dal fatto che ho deciso di risparmiare spazio e parole per la prossima volta, visto che l’elenco delle persone che devo ringraziare è spropositato.

Ebbene, chiudo così queste ultime “Note dell’Autore”, esprimendo ancora una volta la mia gratitudine verso tutte le persone che hanno recensito l’ultimo capitolo e hanno inserito questa storia, oramai agli sgoccioli, tra le preferite/seguite/ricordate.

A presto,

Jerry

   
 
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