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Autore: Lalani    12/07/2011    5 recensioni
Tom Riddle/Lord Voldemort; One-shot; i dieci comandamenti al contrario
Dio indossa una maschera dorata.
È ammantata di potere e trasuda sangue; secerne forza e disperazione, le due forze che sorreggono il mio trono.
E gli umani non possono guardare il mio viso, le mie guance, le mie iridi perché indosso la preziosa maschera di una divinità.
Perché io sono un dio.

SECONDA CLASSIFICATA al City Contest di _Alchimista_@ e Bellis.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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• Nick (sia del Forum che del sito se sono diversi): Lalani
• Titolo: Il Gioco di Dio
• Personaggi (pairing se presenti): Lord Voldemort. Personaggi minori(citati): Basilisco, Mirtilla Malcontenta, Tom Riddle Sr, Merope Gaunt, Bellatrix Lestrange, Harry Potter.
• Pacchetto: Il Cairo
• Citazione: Il mondo è come un palcoscenico, ma le parti sono mal distribuite. (O. Wilde)
• Canzone (se usata): E fuori è buio(la citazione è in corsivo)
• Genere: Generale Introspettivo
• Raiting: Giallo
• Avvertimenti: One-shot
• Introduzione: Dio indossa una maschera dorata. È ammantata di potere e trasuda sangue; secerne forza e disperazione, le due forze che sorreggono il mio trono. E gli umani non possono guardare il mio viso, le mie guance, le mie iridi perché indosso la preziosa maschera di una divinità.
Perché io sono un dio.
• NdA: Eccomi al mio primo Contest su Harry Potter! Ora vedrò di spiegare il nel modo più semplice possibile questa storia. La citazione che ho scelto mi ha suggerito l’idea del gioco delle parti, ovvero “ognuno indossa una maschera e non mostra mai il suo volto”( ci tengo a precisare che, ovviamente, la maschere non sono reali, ma figurate, astratte). In questo caso Voldemort se ne “costruisce” una dorata, perché egli si crede un dio…e quindi ha il diritto di giocare con il mondo e con i suoi abitanti come se fossero inanimati e di sua proprietà.
Le prime frasi sono un breve prologo( collegate all’epilogo).
La prima sezione invece inizia con sette asterischi  che indicano il settimo comandamento, ovvero non rubare: a Tom non era mai andata giù di non poter rubare, né all’orfanotrofio( Silente infatti, nel Principe Mezzosangue, lo costringe a restituire i suoi piccoli trofei) né a Hogwarts. Ma al quinto anno Tom aizza il Basilisco della camera dei segreti e uccide Mirtilla. Dato che non l’ha propriamente uccisa lui, vede questo avvenimento come un furto e non come un omicidio.
Seconda sezione/quattro asterischi /quarto comandamento/ Onora il padre e la madre: Tom uccide il padre( la vendetta in nome della madre amata/odiata è una mia interpretazione).
Terza sezione/ Tre asterischi/ Terzo comandamento/ Ricordati di santificare le feste: prime azioni ai danni dei Babbani attuate dai Mangiamorte. L’unica festa che sono riuscita a collegare a Voldemort è il suo compleanno, il 31 Dicembre.  
Quarta sezione/ Nove asterischi/ Nono comandamento/ Non desiderare la donna d'altri: prime missioni di Bellatrix. Ho voluto mostrare un Voldemort allo stesso tempo ammirato e irato per la sfacciataggine della sua adepta( quindi non c’è desiderio amoroso^^’)
Quinta sezione/ Un asterisco e due asterischi/ Primo e secondo comandamento/ Non avrai altro Dio all’infuori di me e Non pronunciare il nome di Dio invano: sezione direttamente collegata con la quarta… e questi sono piuttosto ovvi^^’.
Sesta sezione/ Otto asterischi/ Ottavo comandamento/ Non dire falsa testimonianza: direttamente collegato con il prologo, l’epilogo si sposta alla fine dei “Doni della Morte”, quando Harry, ormai consapevole della sua sorte, raggiunge Voldemort nella Foresta Probita. Voldemort mente a se stesso, perché non può negare che la forza di Harry non gli incutono timore. E nel momento che Voldemort elimina il suo settimo Horcrux e sviene anch’esso, sente il suo potere divino svanire.





Dio indossa una maschera dorata.
È ammantata di potere e trasuda sangue; secerne forza e disperazione, le due forze che sorreggono il mio trono.
E gli umani non possono guardare il mio viso, le mie guance, le mie iridi perché indosso la preziosa maschera di una divinità.
Perché io sono un dio.


Il Gioco di Dio




#######

I miei occhi erano chiusi, dietro la maschera d’oro.
Era snervante, era irritante, ma lui era diventato una divinità prima di me e aveva il diritto di accecare, di dilaniare, di corrodere qualsiasi iride che avesse voluto scorgere le sue.
Però mi accarezzò le dita, piano piano. Pelle, unghie, polpastrelli.
 “Giochiamo, Tom?”.
Lo seguii, cieco, come un adepto al cospetto di un dio fugace e onnipotente.
“Non ho mai potuto rubare niente; sono sempre stato costretto a restituire il mio bottino, i miei tesori. Non mi hanno mai concesso il lusso del furto, il lusso del potere dorato” sibilai irato.
E lui mi guidò, mi promise forza e potenza, mi promise la vittoria, con quegli occhi dorati, quegli occhi divini che non avrei mai potuto ammirare.
Un altro sibilo e un singulto.
Solo un singulto, perché quella notte non fu macchiata da grida o suppliche.
Corsi via, euforico, esaltato, con le dita straripanti di potere; mi voltai appena, pochi metri dopo, e vidi la caviglia di Mirtilla, morta e opalescente. E risi, risi, risi: il mio dio dagli occhi dorati, il Basilisco, mi aveva accompagnato nel mio primo vero furto.
Avevo rubato una cosa che non mi potrà essere tolta, che non potrò mai più restituire.
Avevo rubato una vita.    



####


Un altro scricchiolio, lieve.
“Non te lo ricordi nemmeno, vero?”.
Lieve lieve.
In fondo, è solo un gioco.
Il gioco del potere.
Era davvero affascinante sentire le costole di mio padre gemere come innumerevoli campane. Il suo respiro, invece, era il cupo suono del mare imprigionato in una conchiglia.
Guardai Tom Riddle Senior e avrei voluto vomitare, avrei voluto rompere tutte le ossa del mio viso perfetto…perché si erano annidate e disposte tra la carne delle guance proprio come le sue. L’ espressione in cui si contraeva il suo viso, era la stessa che avrei potuto assumere io. Disgustoso.
Avanzai verso di lui. Sentii il suo cuore scricchiolare. Era inginocchiato, impotente, e mi divertii a far penzolare la bacchetta davanti ai suoi occhi. Risi: le sue pupille la seguivano, ansanti, come un lattante mentre cerca il seno materno.
Non riusciva a guardarmi negli occhi. Non poteva guardare il volto del potere e la maschera d’oro di un dio.
Ogni uomo deve onorare i propri genitori, e io ti onorai e ti vendicai, madre.
Il mondo è come un palcoscenico, ma le parti sono mal distribuite.
 Avresti potuto indossare la maschera di una regina, una maschera fatta di perle e di cristallo per illuminare gli occhi luminosi della sacra discendente di Salazar Serpeverde…e invece non fosti altro che una puttana, morta in un covo di Babbani.
Mio padre morì e, in un attimo, era solo un ammasso di ossa.
Ossa che un giorno riuscii ad onorare.
Ti piace, padre? Ti piace essere lo scheletro che sostiene il corpo di un dio?


###


“I Babbani ci stanno facendo concorrenza!”.
Le risate rauche dei miei Mangiamorte fecero tremare l’aria uggiosa, bagnata dalla neve invernale.
Rosier rimarcò la sua esclamazione sputando a terra disgustato, subito imitato dai colleghi: i fuochi artificiali dei Babbani, fragorosi e luminosi, sembravano voler superare quelli magici. Macchiavano la notte di fumo, di scintille e colori sgargianti, futili e volgari.
Rivolsi il mio sguardo ai Mangiamorte: le loro maschere, sottili e a forma di teschio, erano le uniche che non nascondevano la loro anima, ma la rivelavano al mondo. Dipingevano i loro volti di forza, fedeltà e sicurezza: plasmava e rifletteva le loro convinzioni, mentre nascondeva il perbenismo imposto dalla società ed eliminava le loro precedenti maschere, scialbe e mal distribuite.
Io ero il loro dio, colui che aveva dato loro la libertà.
Un ultimo sprazzo dorato squarciò il cielo e la mia maschera divina.
“Direi che è ora di mostrare loro la vera magia. Andiamo a giocare” sussurrai mentre i Mangiamorte abbassavano gli occhi, abbagliati dalla mia maschera aurea.
Era il trentuno di Dicembre, il giorno del mio…compleanno. Oh, che pensieri sentimentali e soavi attraversavano talvolta la mente di un dio.
Era il trentuno di Dicembre, e tutti speravano che quel giorno finisse al più presto per poter scatenare la gioia per l’avvento del nuovo anno.
Ma quell’anno, in quella notte ghiacciata, dovettero trattenere l’euforia: quel trentuno di Dicembre finì solo la mattina dopo, quando solo ossa, sangue e corvi poterono festeggiare.



#########



Bellatrix Lestrange possedeva una maschera di sfacciata bellezza che mal si addiceva al suo ruolo: figlia disciplinata, moglie devota e remissiva portatrice di sangue più puro e limpido.
 Era una maschera talmente grottesca e così poco adatta a quella bambina dall’anima nera che a volte ero tentato di strappargliela, di romperla, anche se esisteva il rischio di dilaniare il suo viso e di strappare la sua pelle perfetta.
Bellatrix era un goccia di petrolio che cercava disperatamente di raggiungere il fondo del mare.
“Dimmi, bambina…ti stai divertendo?”
Il giovane sussurrava parole sconnesse e guardava il cielo, come se sentisse l’inferno nel cuore e pregasse il suo Dio di soccorrerlo.
Ma l’unico dio era potente e dorato.
Ed ero io quell’unico dio.
“Molto, mio Signore, molto!” ridacchiò la ragazza con una voce da bambola. “Mai divertita tanto” sussurrò, dolcemente: era una direttrice d’orchestra e la sua bacchetta creava atroci sinfonie sulle ossa mortali di quel giovane mago che aveva oltraggiato il mio nome.
Si voltò e mi guardò; guardò me, il suo dio, negli occhi, oltre la maschera d’oro.
Ogni sorriso è oro, sulle sue labbra mortali e sottili.
Un giorno le toglierò sia la sua maschera di sfacciata bellezza sia quella da Mangiamorte, e la costringerò a guardare nell’abisso dei miei occhi, del mio potere, del mio perverso gioco divino.
Un giorno la spezzerò.


# ##

Un giorno la distruggerò, perché non è altro che una delle mie pedine, dei miei giocattoli.
Ma per il momento è meglio usufruire della folle potenza e della sua dorata devozione.
“Ancora, Bellatrix, ancora…insegna a tutti i maghi del mondo a non pronunciare il mio nome invano”.
Insegna loro che non avranno altro dio all’infuori di me.
 

 
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Dio indossa una maschera dorata.
È ammantata di potere e trasuda sangue; secerne forza e disperazione, le due forze che sorreggono il mio trono.
E gli umani non possono guardare il mio viso, le mie guance, le mie iridi perché indosso la preziosa maschera di una divinità.
Perché io sono un dio.
Eppure lui mi guarda senza rispetto e senza paura. Ed ha degli occhi così limpidi, innocenti e duri.
Finalmente, dopo anni di tentativi, li tingerò di smeraldo, li colorerò  con le tonalità della morte. E lui lo sa.
Ma non combatte, non si difende, non supplica: mi guarda, con gli occhi di sua madre.
 “Avada Kedavra!”
Io sono un dio, e non temo nessuno.
Io sono un dio e non dovrei mai mentire.
Lui crolla, rovinosamente, e dovrei gioire.
Ma, in un attimo, la mia maschera dorata e il mio potere aureo si sbriciolano.
Il mio gioco è finito.






Ecco il mio esordio nel fandom di Harry Potter!
Sono molto felice di essere la seconda classificata al City Contest, e rinnovo i miei complimenti alle podiste e alle giudicie!
LaLa
  
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