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Autore: devilrose1982    12/07/2011    2 recensioni
Myles Kennedy, Alter Bridge, Slash
Una fan fiction inventata su Myles Kennedy e una mogliettina "in fuga".
Riuscirà il nostro eroe a convincerla a tornare a casa?
"So I'm coming home
Lost on a road I don't belong
I rest my soul I'm so alone
Far from the streets I call my own
I'm coming home"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Quante volte hai ti sei tagliato solo per sentire il dolore
quanti giorni hai corso solo per trascinarti
quante notti hai gridato, solo per gridare invano
quanti anni fino a che non affronti la vergogna di tutto questo”


“Che cazzo sto facendo…” pensò Myles tra se. Era in piedi appoggiato a una colonna, reggeva un calice di champagne che fingeva di sorseggiare non appena qualcuno gli si avvicinava, si passò una mano tra i capelli guardando annoiato tutto quel movimento febbrile intorno a lui. 
Si sentiva terribilmente a disagio in quello che ora avrebbe dovuto essere il suo mondo, era passata solo una manciata di settimane da quando lui e Leinie si erano lasciari e lui era ripartito con i ragazzi. Era stata una serie di concerti memorabili, ben al di sopra di quello che si aspettavano. Quella sera poi erano stati premiati col grammy, uno dei riconoscimenti più ambiti, era la loro serata, la loro festa, ma lui non riusciva a godersela. Per tutta la premiazione era rimasto in silenzio schivando le foto, schivando il contatto col pubblico, non era un comportamento da lui, era timido si e non si era ancora abituato alle attenzioni che gli rivolgevano i fans, si sentiva ancora in imbarazzo quando veniva riconosciuto e fermato per una foto o un autografo, ma non si negava mai.
Posò controvoglia per le foto di rito con i ragazzi ma la sua espressione era ben lontana da quella serena e sorridente a cui tutti erano abituati, a quel sorriso dolce, la sua mascella era tesa e contratta in un ghigno inespressivo, nemmeno gli scherzi degli altri riuscirono a farlo sorridere.
Non dovresti essere qui ora…Non c’è niente da festeggiare” gli disse una vocina nella sua testa.
Appena gli fu possibile si scostò dalla ressa che lo stava soffocando, sgattaiolò fuori e andò a rinchiudersi nel camerino, se avesse potuto sarebbe scappato a gambe levate da tutto quello, ma lui era il frontman della band che stavano festeggiando e non gli sarebbe stato concesso disertare un evento così importante.
Lasciò gli altri a godersi il loro momento, a godersi il loro galà in compagnia delle mogli e si ritirò nella dressing room per tirare il fiato e riprendersi da tutto quello stress,  da lontano due occhi furbi lo seguirono con lo sguardo vedendolo sparire in silenzio dietro la porta, giusto il tempo di fare un altro brindisi, di concedergli qualche momento di respiro, poi la porta si aprì.
Myles era seduto sul divano da solo, armeggiava col telecomando facendo finta di seguire uno stupido programma in tv.
“E’ tutto ok?” 
“Hmm….? Si, non ti preoccupare, sono solo stanco, ho mal di testa e mi dà fastidio tutta quella confusione” buttò lì Myles ritenendo che fosse una scusa credibile.
Brian lo guardò, non gli credeva; sapeva che c’era dell’altro, stava per rispondergli ma la porta si aprì di nuovo interrompendolo, anche Mark e Scott si erano preoccupati della scomparsa furtiva di Myles e avevano deciso di raggiungerlo per controllare che fosse tutto a posto.
“Ti abbiamo visto sparire, eravamo preoccupati” disse Mark
“Siamo venuti a controllare che fosse tutto ok” gli fece eco Scott
“Si, si è tutto ok” rispose Myles “ avevo solo mal di testa”
I tre si scambiarono un’occhiata complice prima di prendere posto sui divanetti accanto al loro cantante, avevano studiato per giorni tutte le mosse di Myles, i suoi comportamenti, sapevano quello che aveva passato, avevano rispettato la sua voglia di non parlarne ma dopo averne discusso tra di loro erano arrivati alla conclusione che bisognava agire in qualche modo.
Ci fu un breve attimo di silenzio interrotto quasi subito “Non dire cazzate” ruppe il silenzio Mark posando sul tavolo la bottiglia di birra che aveva in mano, si sporse in avanti con i gomiti poggiati sulle ginocchia, Myles lo guardò stupito e divertito, sorrise alla sua schiettezza
 “Cosa?”
“Andiamo Myles” rincarò la dose “Smettila di comportarti così, si vede lontano un miglio che ti manca Leinie, mi ricordo quando ci siamo sentiti e mi hai raccontato tutto, scusa la franchezza, ma non pensare di punirla a fare così, è inutile che continuiate a fare i bambini, tu e lei siete una cosa sola, non vedi che tanto stai sempre peggio?”
“Dai Myles, vi siete fatti male abbastanza tutti e due, ora metti da parte l’orgoglio” rincarò la dose Scott.
Myles rimase sorpreso dalla schiettezza degli amici, non aveva immaginato che ne avessero parlato tra loro cercato di prendere in mano la situazione.
Brian che fino a quel momento era rimasto in silenzio in disparte senza partecipare alla conversazione si alzò in piedi, vagò nella stanzetta come se fosse alla ricerca di qualcosa di ben preciso, gli altri lo osservavano cercando di capire cosa effettivamente stesse cercando, si avvicinò al tavolo dove i ragazzi avevano appoggiato le loro cose e prese il cellulare di Myles “Avanti, chiamala” disse allungandogli il telefono, Myles lo fissò sconcertato  “Chiamala, dille che ti manca, che sei ancora innamorato di lei e per favore, smetti di fare il bambino, strappa quei cazzo di fogli Myles, tanto al divorzio non ci hai mai pensato seriamente” lo sfidò continuando a tendere verso di lui la mano con cui reggeva il suo cellulare, Myles restò fermo, gli occhi sbarrati e lo sguardo incredulo a scrutare i suoi compagni, tutti e tre ora erano in piedi di fronte a lui che lo fissavano aspettando che si disse finalmente una mossa, tre paia di occhi che non aspettavano altro che un cenno di assenso.
“Perfetto” fu ancora Mark a rompere il silenzio che ancora una volta si era creato
“Continui a fare il coglione?” lo rimbeccò Scott
“Se non la chiami tu lo faccio io” minacciò Brian, il silenzio di Myles fu solo un incentivo ad anadare avanti “Perfetto” sentenziò il bassista che non se lo fece ripetere due volte, scorse la rubrica cercando il numero di Leinie sotto gli occhi sbarrati e increduli di Myles, il cantante sapeva che si trattava di uno scherzo, era sicuro che i suoi compagni stessero scherzando, non sarebbero mai stati capaci di fare una cosa del genere.
Il telefono iniziò a squillare, Brian aveva chiamato veramente mettendo in viva voce per far sentire anche agli altri, dopo pochi squilli rispose una voce assonnata all’altro capo “Myles…”
“Tesoro, ciao, tutto bene? Non sono Myles, sono Brian…”
“No, cazzo, no!  Brian passami quel telefono” urlò Myles cercando di raggiungere l’amico, ma venne bloccato al volo dagli altri due
“Brian…?” chiese Leinie stranita, perché Brian la stava chiamando a quell’ora dal cellulare di Myles? “Ma è successo qualcosa?” chiese lei preoccupata
“No, no biondina è tutto a posto, come vanno le cose, Christian sta bene?”
“Si, stiamo tutti bene, ma cos’è tutto questo casino? E perché mi chiami a quest’ora? E’ uno scherzo?”
“Brian, ho detto passami quel cazzo di telefono!!” ribadì Myles ad alta voce
“Ok Ok” rise Brian allungando il telefono a Myles “Ciao biondina, ti passo il tuo maritino” rise
“Leinie”
“Myles…”
“Fuori di qui voi!” urlò agli altri che lo stavano allegramente sfottendo. Si avviarono verso l’uscita  mimando gesti inequivocabili, ma si fermarono vicino alla porta per poter ascoltare il resto della conversazione. Al diavolo la privacy, volevano essere sicuri che Myles tirasse fuori tutto quello che aveva da dire. 
“Diglielo” gli urlarono in coro ridendo
“Dirmi cosa? Myles…” lo chiamò la ragazza “Myles ci sei?”
“Ho detto fuori voi!” ribadì il concetto scherzosamente cercando di scacciarli con una bottiglia d’acqua che i tre schivarono prontamente facendola rovesciare sul pavimento del camerino
“Myles…” cercò Leinie di attirare la sua attenzione
“Si, si ci sono” le rispose lui andandosi a chiudere in bagno “Eccomi ci sono“
“Myles ma è successo qualcosa? Mi fate stare in pensiero, perché Brian mi ha chiamato a quest’ora?”
“Perché è un’amico, come gli altri. Leinie, devo parlarti”
“Ti ascolto”
“Volevo solo dirti….”
Ne seguì un lungo momento di silenzio in cui si sentivano solo i sospiri dei due sposini, Myles prese tempo per farsi coraggio e tirare fuori tutto quello che aveva da dire alla ragazza
“Myles ci sei? Cosa devi dirmi, avanti non mi fare preoccupare”



“arriva un momento
quando uno deve decidere
che la vita che stanno vivendo 
è lontana dalla verità”



“Volevo solo dirti che… Che ti amo Leinie”
“Cosa?”
“Hai sentito bene piccola, ti amo”
Si sentì un coro di applausi provenire da fuori la porta. Myles sorrise finalmente, sapeva che i ragazzi non se ne erano andati veramente ma sarebbero rimasti lì fuori per sentire il resto della conversazione e non si arrabbiò, pensò comunque che se non fosse stato per loro avrebbe passato ancora molto tempo abbagliato dall’orgoglio e avrebbe continuato a stare male per niente.
Si sentì finalmente felice di aver trovato grazie ai suoi compagni il coraggio di prendere in mano la situazione e di affrontare i suoi sentimenti.
L’amava, l’amava ancora, più di prima, sarebbe stato stupido continuare a negarlo, continuare a stare male solo per volerla punire.
“Myles ci sei ancora?”
“Si, amore ci sono, ti volevo anche dire che mi manchi da morire e che non vedo l’ora di rivederti”
”Sei sicuro di stare bene?” scherzò lei
“Mai stato meglio piccola, prendi Christian, salta sul primo aereo e raggiungimi, ho una sorpresa pronta per voi”
“Ok ok, da… dammi il tempo di riprendermi. Ok, ci sono, pronta. A prestissimo amore, salutami i ragazzi” cinguettò gioiosa Leinie
“Ciao amore”
Chiuse la conversazione sollevato, sarebbe stato immensamente grato agli amici per averlo obbligato a chiamarla. Se non fosse stato per la loro insistenza non avrebbe mai avuto le palle di farlo, rimandando e rimandando ancora quella decisione. Sarebbe rimasto ancora nel limbo a rimuginare inutilmente sui suoi sentimenti nonostante non ce ne fosse stato bisogno, aveva sempre avuto chiaro in mente quale sarebbe stata la strada da percorrere, la decisione da prendere, solo che l’orgoglio l’aveva sempre bloccato.
Uscì dal bagno con un sorriso enorme stampato in faccia.
I ragazzi erano ancora dietro la porta e l’accolsero con un coro di applausi e abbracci, poco dopo nel camerino entrarono anche le loro mogli preoccupate dalla loro sparizione improvvisa e dalla loro prolungata assenza.
Erano rimaste sole a godersi il galà mentre loro erano spariti nel camerino senza più fare ritorno
“Cosa sta succedendo qui? Guardate che la festa è di là”
I ragazzi scoppiarono a ridere, ma l’espressione beata di Myles parlò per loro, non stavano festeggiando i riconoscimenti, era evidente che ci fosse qualcos’altro sotto, qualcosa di molto più importante di un premio, anche se molto ambito.
“Questo scemo è finalmente rinsavito” disse Scott andando ad abbracciare la moglie
“Non poteva vivere senza di lei… Piccioncini” lo sfotterono i compagni
“Che bello Leinie! Siete così carini insieme” sorrise dolce la moglie di Scott
“Già, tu e lei siete una cosa sola, era una stronzata continuare a negarlo Myles” lo rimbeccò schietta la moglie di Brian “Mi fa piacere che ora sia tornato tutto a posto”
“Se non fosse stato per me” disse Mark “A quest’ora sarebbe ancora qui a deprimersi per niente” aggiunse abbandonandosi con una birra in mano allo schienale del divano
“Ma sentilo” intervenne Brian “Si vuole sempre prendere tutti i meriti, se non fosse stato per me” sottolineò “Lui non l’avrebbe mai chiamata”
“Scusa tu che c’entri?” lo guardò incuriosita la moglie
“Cosa c’entro io? Sono io che ho chiamato Leinie, lui non aveva il coraggio”
“Ok” disse Myles “Non litigate ora, facciamo così; grazie a tutti, nessuno escluso, senza di voi non ce l’avrei mai fatta, siete stati fantastici ragazzi, grazie”
“Ok, basta fare i sentimentali, dobbiamo festeggiare” prese l’iniziativa la moglie di Brian andando a distribuire birre fresche per tutti “Questo è quello che passa il convento, quindi accontentatevi!” disse aprendo la sua, alzarono le bottiglie per brindare
“Un attimo” li bloccò Myles
Aveva interrotto brindisi e festicciola, gli altri rimasero immobili a guardarlo, in attesa di capire cos’altro avesse in mente
“Mark, mi passeresti la mia borsa per favore?” 
Il chitarrista gli allungò le sue cose continuando a fissarlo senza capire cosa stesse cercando in quel momento 
“Grazie” gli disse Myles frugando dentro la borsa, ne estrasse una cartella piena di fogli sotto lo sguardo ancora più curioso e impaziente degli altri, c’era un silenzio di tomba nella stanzetta, gli unici rumori che si sentivano erano il frusciare dei fogli che Myles stava leggendo senza proferire parola, gli altri si scambiarono occhiate impazienti in attesa che Myles si decidesse a dire qualcosa
“Passami l’accendino” chiese a Scott che si era appena acceso una sigaretta
“Tieni” gli disse il batterista allungandoglielo “A cosa ti serve?”
“A questo” rispose Myles alzando in aria le carte che teneva in mano da diversi minuti ormai “Queste non mi servono più” aggiunse appiccando il fuoco ai documenti già firmati per il divorzio.
Appoggiò i fogli sul lavandino del bagno e li guardò bruciare lentamente, ci riavvicinò la fiamma, vedendoli ardere velocemente per poi trasformarsi ben presto in cenere
“Ora possiamo festeggiare” disse finalmente Myles facendo scoccare la sua bottiglia contro quella degli altri.



“quante bugie hai rubato giusto per convincere lo sciocco
quante maschere hai indossato per mascherarti e hai rimosso ...
... quante lacrime hai sprecato mentre stavi cercando la verità”
   
 
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