CAPITOLO X: Hallow
SPOV
- Scusate.
– tuonò la voce del
vampiro biondo, che ancora tratteneva il capo rivolto verso il basso
– Stavate
forse cercando un cadavere? –
Che Dio benedica i cadaveri!!!, pensai in
quel preciso istante.
Se fossi
riuscita a muovere anche
un solo, misero muscolo gli sarei saltata tra le braccia con tutte le
mie forze
e non lo avrei più lasciato andare.
Aveva
indosso dei pantaloni, una
canotta e una giacca in pelle. Tutto nero, ovviamente. Quel vampiro di
certo
sapeva bene come attirare l’attenzione di una donna. Quasi
non riuscivo a
staccargli gli occhi di dosso.
Soltanto
in un secondo momento mi
accorsi che tra le sue mani il vampiro stringeva la testa mozzata della
ragazzina bruna che avevo visto pochi minuti prima e che gli occhi di
Eric
erano fissi in quelli della strega bionda.
- Bene,
bene, bene. Guarda un po’
chi si rivede.– esclamò Eric con sorriso beffardo
– Buonasera Beatrix! Lasciami
ricordare…credo siano passati un paio di secoli dalla notte
in cui sei fuggita
dopo avermi ingannato, incantato e derubato del mio sangue per i
tuoi…pfu…rituali… -
continuò piombandole di fronte a velocità
vampirica.
Il suo
tono di voce era il
solito, assente, sarcastico, eppure riuscivo a leggere sul suo volto
centinaia
di parole non dette, di sentimenti soffocati e nascosti per secoli.
Una rabbia
cieca mi assalì tutto
d’un tratto.
-
Buonasera Eric. – rispose
semplicemente la strega, continuando a guardarlo dritto negli occhi,
con la
stessa espressione malinconica che ancora le segnava il volto
– Ti stavamo
aspettando. –
Solo in
quel momento sollevai gli
occhi e mi resi conto che le altre streghe avevano approfittato della
distrazione del vampiro e lo avevano quasi accerchiato tenendosi per
mano,
intonando in tono di voce crescente un incantesimo di qualche genere.
-
Elementi della notte, elementi della morte, venite a noi,
giovate alla nostra sorte. –
Le luci in tutta la stanza
presero a lampeggiare, mentre il
pavimento sembrò quasi crollare in balìa di un
terremoto.
- Ora ti comandiamo e ti
diamo il compito, Oh spirito
maligno, di astenerti dal fare del male a qualsiasi creatura o cosa
… e se ti
rifiuti sarai dannato sia nel corpo che
nell’anima… -
Il viso di
Eric si fece cupo e in
pochi attimi il suo corpo giaceva inerme sul pavimento.
Avrei
voluto urlare ma ancora una
volta il mio corpo sembrava non rispondere ai miei comandi.
Non mi ero
mai sentita così
impotente in tutta la mia vita.
- Il vampiro è
pronto. – sussurrò Beatrix.
Riuscii a malapena a
sentire le sue parole, eppure la sua
voce sembrava spezzata dalle lacrime.
- Ben fatto, figlia mia,
ben fatto. – tuonò una voce
dall’altro lato della stanza, dalla quale emerse lentamente
la figura
dell’altra donna che avevo intravisto nella mente di Eric.
Marnie.
- Ora possiamo iniziare,
finalmente. –
Osservai le donne disporsi
in cerchio attorno alla vasca in
marmo chiarissimo posta al centro della sala, mentre gli uomini, tra i
quali mi era parso di intravedere un goffissimo Steve Newlin, si
affrettavano
a disporre il corpo di Eric al mio fianco.
Essergli così
vicina e non poterlo toccare, non poterlo
aiutare, mi stava uccidendo.
Lo vidi riaprire gli occhi
a fatica.
Non mi ero mai accorta, o
forse semplicemente non lo
ricordavo, che avesse gli occhi di un perfetto blu oceano. I suoi
bellissimi
capelli biondi ricadevano leggermente sul suo viso, rendendolo ancora
più
bello, se possibile.
Le sue labbra erano
leggermente venate di rosso,
probabilmente il sangue della brunetta, eppure tutto in lui, dalla
fossetta sul
mento, alle piccole rughe sulla fronte, alle lievi occhiaie, fino al
pomo
d’Adamo che sporgeva leggermente ad ogni sussulto, mi
sembrava perfetto.
Non avrei avuto nemmeno la
possibilità di dirgli ciò che
sentivo.
Mi guardò
intensamente e sentii il mio corpo fremere in
cerca di un contatto con il suo.
- Sookie, guardami.
– sussurrò dolcemente, anche se potevo
sentire l’enorme sforzo fisico che stava facendo nel
pronunciare quelle parole.
– Guardami. –
Mi incantai nei suoi
occhi.
Il glamour vampirico
continuava a non funzionare su di me, ma
non smisi di fissarlo neanche per un istante. Neppure quando percepii
il dolore
lancinante della lama che mi stava lacerando il polso.
Neanche lui distolse il
suo sguardo dal mio, nemmeno quando
gli uomini passarono ad incatenarlo con l’argento. Nemmeno
quando fu il suo
polso ad essere squarciato.
Tentai con tutte le mie
forze di emettere qualche suono, di
parlargli, ma tutto ciò che ottenni fu di pronunciare in un
sibilo il suo nome.
Abbozzai un sorriso e lo osservai mentre mi sorrideva a sua volta,
pregando con
tutta me stessa di poter rivedere quel volto ancora tante e tante volte.
Poi la nostra attenzione
fu attratta da un rumore sordo
proveniente dal centro della sala.
La vecchia strega, Marnie,
aveva lasciato cadere a terra i
suoi abiti, e si accingeva ad immergersi nella vasca.
- Siamo qui riunite per
riportare in vita la grande dea che
si è trasformata proprio in questo luogo più di
mille anni fa in questo stesso
giorno. – annunciò Beatrix in tono solenne.
- Hallow, oh grande e
bellissima, - continuò l’uomo posto
alla sua sinistra - noi ti facciamo queste offerte nella speranza di
spezzare
quel mostruoso incantesimo che ti ha privata del seme del tuo amante,
del tuo
animo puro, della tua stessa vita. -
Sentii il panico assalirmi.
- In questa magica notte
sentiamo il dovere di evocare
l’antico potere. –
Le streghe continuavano a
tenersi per mano, circondando
l’intera vasca all’interno della quale
l’acqua pareva improvvisamente ribollire,
mentre gli uomini si prostravano ai loro piedi.
- Oh mia amata, sii
allegra e gioconda. Ti offro il sangue della
fata bionda. – annunciò la donna dai capelli rossi
al fianco di Beatrix, mentre
quest’ultima versava il contenuto del calice che aveva in
mano all’interno
della vasca.
Il mio sangue…
Rabbrividii al solo
pensiero.
- Oh Madre Divina, il
freddo sangue ti ho portato di colui
che per te ho corteggiato. – proclamò Beatrix,
versando il contenuto di un
secondo calice nella vasca, dalla quale ora un’intensa nebbia
sembrava
pervadere l’intera stanza.
Le mie gambe presero a
tremare mentre la strega dai capelli
biondi continuava la sua supplica.
- Ora io ti invoco, Oh
Dea! – annunciò in tono formale
mentre una repentina ondata di vento pareva aver acceso tutte le
candele
presenti nel locale.
-Tre, tre volte tre, tre
volte tre. – esclamarono
all’unisono tutte le streghe presenti nella stanza e, in
un’istante tutte le
luci si spensero.
Pochi attimi dopo un urlo
squarciò il silenzio nel quale la
stanza era piombata e dalla vasca emerse una figura femminile.
Mi aspettai di veder
comparire Marnie, ma al suo posto, una
splendida donna, dalla candida pelle e lo sguardo glaciale faceva il
suo
ingresso nella sala.
Il suo corpo nudo, appena
coperto dai lunghi capelli corvini,
era sinuoso e al contempo in qualche modo rigido, come se si stesse
risvegliando dopo secoli di inattività.
Ad un tratto, la donna si
voltò a guardare Eric e dopo un
istante, si girò verso di me, percorrendo con sguardo vacuo
ogni centimetro del
mio corpo fino a soffermarsi sul mio viso.
- I miei abiti!
– urlò la donna scostando una ciocca di
capelli dal volto, mentre le streghe correvano verso di lei porgendole
un lungo
abito nero. Lo indossò con noncuranza, poi
i suoi occhi di un azzurro chiarissimo si
posarono nuovamente sul mio volto.
Sentii la forza che fino
ad allora aveva soffocato il mio
corpo si dissolveva lentamente e poco a poco riuscii a muovere le
braccia e le
gambe.
Mi sfiorai i polsi che
dolevano come se una stretta corda
fosse stata legata in quel punto fino ad un attimo prima.
- Finalmente! –
esclamò la donna dai capelli corvini,
attirando la mia attenzione – Ti aspettavo da
così tanto tempo, mia cara… -
disse, avvicinandosi al mio volto e accarezzandolo col palmo della mano
–
Somigli così tanto al tuo vecchio bisnonno… -
aggiunse con un sussurro.
- … il
… il mio… bisnonno? – domandai, quasi
più stupita dall’essere
riuscita ad emettere suono che dalle parole della donna.
- Oh, che sbadata. Permettimi di presentarmi. – rispose con tono di finta gentilezza
– Il mio nome è Hallow. Non credo che tu sappia molto di me, ma, probabilmente, - aggiunse continuando a giocare con i capelli con aria indifferente - avrai sentito parlare del mio caro, adorato… -
E
finalmente defunto, udii chiaramente nei suoi pensieri
– maritino… Ti dice niente il nome Niall Brigant? -