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Autore: _StayStrong    14/07/2011    4 recensioni
"No, Joe, questo è semplicemente il modo in cui sono fatta. Non tutti hanno una famiglia come la tua, non tutti hanno la possibilità di vivere la vita dei loro sogni. Che tu ci creda o no, la mia vita ruota intorno solo ad una grande ciccatrice, che non si rimarginerà mai, è per questo che ho paura di tutto, persino di te"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Bea, cazzo, smettila di correre così forte” urlai mentre eravamo sulla sua Punto azzurra, stava letteralmente sfrecciando sull’autostrada e ogni volta che le dicevo di andare piano, lei si metteva a ridere come una pazza, si divertiva. Era passata un settimana da quella notte e io avevo finalmente visto la Beatrice sconosciuta agli occhi di chi non contava niente per lei, era favolosa, brillante, simpatica, fenomenale, avevamo anche finito di incidere, e ora andavamo a casa sua, voleva presentarmi la madre, farmi vedere il luogo dove era nata e cresciuta. Li si sarebbe tenuto il photo shoot per l’album.

“Non ti fidi, Jonas?” chiese mettendomi una mano sul ginocchio e tenendone solo una sul volante, aveva già superato di venti kilometri orari il limite massimo di velocità.

“Non è che non mi fido, è che per me sei troppo imprudente, ecco tutto” risposi, lei si giro leggermente verso di me e poi mi sorrise, quel sorriso mi faceva letteralmente muove parti di me che solitamente non si muovevano mai con altre.

“Sai, la prima volta che ho guidato in autostrada è stato il giorno dopo aver preso la patente e dire che diluviava è dire poco, dovevo accompagnare mia nonna dall’oculista, ed è abbastanza lontano, solo che mamma lavorava e allora ha spedito me” mi raccontò continuando a sorridere e sorpassando quattro camion di seguito, incominciavo a sentirmi un po’ più sicuro, ma ero sempre con una mano sulla portiera, manco avessi potuto uscire così, in corsa.

Il solo pensiero mi fece ridere.

“Hai un buon rapporto con tua nonna?” le chiesi, lei mi sorrise di nuovo, ancora quel sorriso, incredibile, allungai una mano e gliela misi sulla gamba più vicina.

“Si, ma abita un po’ lontano da noi, quindi non andiamo sempre a trovarla, è una vecchietta abbastanza arzilla e vive con il suo compagno di quattro anni più giovane di lei” mi disse “E’ lei che mi ha spinto verso il mio sogno, mamma non era convinta, la musica non fa mangiare, ma si sbagliava. Guadagno bene, e amo il mio lavoro. Non so cosa potrei chiedere di più”

“Hai mai pensato di viaggiare?”
chiesi, ma lei non colse la domanda che veramente c’era dietro, non lesse tra le righe, non quella volta almeno.

“Beh, viaggiavo spesso per Fabian” rispose, lo aveva lasciato pochi giorni prima e lui sembrava averla presa incredibilmente bene, lei poi mi disse che il loro rapporto era diventato troppo abitudinario e che anche lui, come lei, si stava stufando.

“Non intendevo quello” le dissi, lei rise e abbassò un po’ la musica che proveniva dalla radio spostandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.

“Si, penso di aver capito. Si, mi piacerebbe. A dire la verità mi sarebbe piaciuto fare uno stage a Londra di sei mesi, anche un anno, amo quella città, e forse anche in America. Diciamo che ho grandi sogni, ma che sono difficile da realizzare, dovrei parlare con la mia sede universitaria per fare una cosa del genere e poi con Mari” mi disse

“Che cosa ti trattiene?” chiesi

“La mia famiglia, per quanto non veda spesso mia madre e mia nonna, non riuscirei mai a passare troppo tempo lontana da loro e dal posto in cui sono nata, anche se tante volte non lo sopporto. Sono sicura che quando lo vedrai capirai anche tu” mi disse, mi chiedevo quando avrei avuto il coraggio di chiederle se sarebbe partita con me, almeno per un po’, poi se voleva sarebbe tornata, potevamo viaggiare insieme, fare dei periodi da me, e altri da lei; ma ero consapevole che gli impegni erano troppi e la nostra vita diversa.

“A che stai pensando?” mi chiese rallentando al casello, i finestrini erano aperti e l’aria le faceva volare i capelli da una parte all’altra, allora allungai una mano io, per rimetterglieli a posto, lei appoggiò la sua guancia sul mio palmo della mano “Mi sembri pensieroso”

“No, non lo sono”
mentì “Sono solo un po’ agitato, devo conoscere tua madre” lei scoppiò in una fragorosa risata.

“Allora non ti preoccupare, mamma è molto aperta, è tutto il contrario di me, vedrai che ti farà un’accoglienza con i fiocchi, andrà bene” mi disse

“Quanto manca?” chiesi

“Un’oretta e siamo a casa”

Era bella, incredibilmente bella. 

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Dopo l’imbarazzo iniziale la madre di Bea mi accolse a braccia aperte, lei aveva ragione era la persona più dolce del mondo e mi ricordava parecchio mia madre. Per quanto riguardava il posto, invece: wow.

Aveva una casa il riva al lago ed era assolutamente fantastico il panorama che avevano davanti.

“Ormai, la casa è grossa, ma è un po’ vecchia, dovrebbe essere ristrutturata, ma i soldi non bastano mai” mi spiegò lei mentre io ero fuori sul balcone ad osservare il lago “Si, insomma, sarebbe da dipingere di nuovo, l’umido rovina le pareti...” le tappai la bocca con un bacio e lei sorrise.

“E’ perfetta così com’è, con le sue imperfezioni, un po’ come la padrona di casa” le dissi, lei mi sorrise e si fece abbracciare.

Stare li con lei, così, abbracciati a guardare l’orizzonte era qualcosa che avevo sempre desiderato, era come se avessi vissuto tutta la vita per quel momento, per potermi ritrovare li con lei. Affondai il viso sui suoi capelli e inspirai, quando me ne sarei andato mi sarebbe mancato tutto di lei. Persino la sua ostilità, il suo modo di usare l’ironia, la diffidenza.

Non potevo nemmeno pensarci.

“Ora capisci perché amo questo posto?” chiese “Si, a volte odio la gente che c’è in paese, sempre pronta a giudicare e a metterti in croce, ma il posto...Lo amo, non posso fare altro. Questa è casa mia”

“Si, capisco. Ma io già mi chiedo cosa farò senza di te”
le confessai, lei si girò verso di me e mi prese il viso tra le mani, mi baciò dolcemente e poi appoggiò la sua fronte sulla mia.

“Non ci pensare ora” mi disse, ma era più forte di me, non potevo fare a meno di pensarci, non volevo andarmene, sapevo che cosa avrebbe comportato.

“Tu non ci pensi mai?” le chiesi, ovviamente sapevo che ci pensava e molto probabilmente molto più di quanto potessi fare io.

“Tutti i giorni” disse con voce triste “Conto già i giorni che ci mancano per poter stare insieme”

“Un mese esatto oggi”
ammisi, anche io lo stavo facendo. Un oceano a dividerci era troppo, lo sapevamo tutti e due, vidi il suo volto e i suoi occhi rattristirsi “Ascolta, facciamo così, viviamo alla giornata, non ci pensiamo, ok? Viviamo tutto appieno”

“Joe, io pianifico la mia vita da quando avevo quattordici anni, non sono capace di vivere alla giornata come dici tu. E tra quattro settimane che cosa succederà?”
chiese, io ripetei il gesto di poco prima, baciandola, prima che potesse dire altro, sua madre stava giusto uscendo sul balcone in quel momento e si mise a ridere.

“Resta qui tutta la vita, Joe. Se riesci a farla stare zitta così è già buono” disse ridendo, poi rientrò in casa, era uscita solo per prendere un asciugamano, scoppiammo a ridere e poi ci baciammo ancora.

“Ok, va bene. Non ci pensiamo” disse alla fine “Ma...”

“Niente ma”
dissi prima che potesse continuare.

“No, aspetta, quando eravamo in macchina quella domanda, sui viaggi, era perché volevi chiedermi di partire con te?” mi chiese, Beatrice è sempre stata a scoppio ritardato su certe cose.

“Si, volevo un po’ fare un giro diverso, ma alla fine il nocciolo della situazione voleva essere quello, si, volevo chiederti se volessi partire con me, ma non devi rispondere subito” le dissi, lei mi diede un bacio leggero sulle labbra e poi si rigirò per guardare il lago, mentre io continuavo ad abbracciarla.

“La risposta che te la dia oggi o domani o tra un mese, sarà sempre la stessa” mi disse “Sarà sempre un no, questo non perché io non ti ami, ma perché non sopporterei la vita da star, non sono come tua cognata, non ho così tanta pazienza, avrei paura sempre di fare la cosa sbagliata, sarei conosciuta non per il mio lavoro ma per essere la tua fidanzata. Poi non riuscirei mai a lasciare qui la mia famiglia, mia madre e mia nonna sono l’unica famiglia che ho”

“Hai appena detto che mi ami?”
le chiesi, fregandomene di tutto il resto, avevo sentito abbastanza, il suo amore era molto più di importante di tutto il resto, lei si girò e mi baciò.

“Ti amo” mi disse “E so di essere pazza, perché non ti conosco bene ma...” la bloccai ancora, lei rise, quelle interruzioni improvvise non le davano fastidio a quanto sembrava.

“Ti amo anche io”
  

  
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