Buongiorno! Sì, è passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho postato., lo so bene. Ma tra studio, studio, amiche, finalmente la mia meritatissima promozione e una madre rompipalle beh, avevo poco tempo per scrivere. Ma non smetto mai di pensarci. La mia mente è già proiettata alla fine, vi dico solo questo! Amo ogni storia che scrivo, con tutto il mio cuore, e mi stringe il cuore non riuscire a renderla al meglio o non avere l'ispirazione o l'umore giusto per mettermi a scriverla. Questo capitolo non ha nulla di che, non è impegnativo, ne risolutivo, nulla. è come una nostra giornata placida, senza novità, abitudinaria. Spero lo gradiate comunque, ci terrei anche a sapere che ne pensate. Spero di postare presto il prossimo. Obbiettivo: torneo tre maghi girls.
Con tantissimo affetto
Vostra scrittrice folle.
Ps chi di voi ha già visto il film? Io l'ho visto ieri. è fantastico. Non ho pianto, io non piango spesso, ma avevo gli occhi lucidi. Amo la Rowling, tutto il cast, tutti quelli che hanno aiutato a creare un mondo del genere e Neville, la McGranitt e Piton. PITON. PITON. Ginger lo ama ancora di più ;)
Stupid guys.
Era il primo
giorno di
scuola, e Callie, stranamente, ancora dormiva nel suo letto alle otto
in punto.
Non era mattiniera, ma nemmeno troppo ritardataria. Valerie, la sua
compagna di
dormitorio, provò a svegliarla, ma con scarsissimi
risultati. Alla fine dovette
lanciarle dell'acqua addosso, e per evitare la sua ira
scappò ancor prima che
potesse dire “per Merlino!”.
Si
svegliò di soprassalto e
con un pizzico di malinconia; aveva fatto un sogno, un bel sogno, ma
non si
ricordava nulla. Gli era rimasta addosso una sensazione di
felicità, ma non
sapeva da cosa era scaturita. Si
ripromise di cercare una
pozione per
ricordare i sogni, ma il pensiero gli sparì dalla testa
appena vide l'ora
sull'orologio nel comodino. < Merda.> borbottò
assonnata e si alzò dal
letto cercando di fare il più veloce possibile. La sera
prima si era
addormentata tardi, dato che era da tempo che non vedeva la sua amica
Valerie,
e dovevano parlare di molte cose; questo la tenne sveglia fino a tardi,
e si
addormentò ancora più tardi essendo troppo
impegnata a pensare... A pensare
qualcuno, e per l'esattezza un bel serpeverde. Ed eccola lì,
nel bagno a
lavarsi la faccia,
continuando a pensare
a lui e a tutto quello che doveva fare durante il giorno. Dai
Callie,
concentrazione! Si diceva tentando di fare il più
veloce possibile, ma il
pensiero di Thomas e del suo sorriso non intendeva andarsene dalla sua
testa.
Magari oggi
lo rivedrò. Si concesse
questo pensiero prima di correre giù per le scale del
dormitorio ed uscire di corsa. Aveva incantesimi alla prima ora, e
doveva
arrivare anche in anticipo per provare alcuni incanti con Azzurra e
Ginger. Sperando
che Ginger non fosse
dalla preside.
Ma Ginger,
che si era
alzata in orario, dopo aver fatto colazione nella sala grande era
andata
davanti all'ufficio della preside. Avrebbe perso incantesimi, ma le
toccava; di
certo non voleva che la preside si infuriasse ancora di più
con lei, dopo la
battuta che aveva fatto su Scorpius. Serpente a sonagli, a
lui però niente
punizione! Che schifo. Così pensava Ginger per
tutto il percorso, ma quando
arrivò si ritrovò davanti un altro, fastidioso,
inconveniente. James Potter.
Era
lì, seduto su una
panca, o meglio sdraiato, che aspettava la
McGranitt, ma non appena vide
Ginger si sedette meglio. Lei rimase alzata, fissando seria il Gargoyle
che
celava l'entrata dell'ufficio della preside. < è la
prima volta che vieni
per una punizione?> chiese curioso James, e lei alzò
un sopracciglio.
<
Perché stai parlando
con me Potter?>chiese con una punta di disgusto, che James
ignorò.
< Beh
perché sei qua! Mi
sembrava un gesto cortese scambiare qualche parola...> Ginger lo
guardò con
sufficienza con i suoi occhi blu.
< Non
sarò il tuo
tramite con Azzurra, Potter. Lei non ti vuole.> disse pacata
Ginger
aggiustandosi una ciocca di capelli color mogano.
Miseriaccia!
<
Azzurra? Chi è Azzurra?> cercò di salvarsi
James in un modo più
che stupido, e Ginger storse il naso.
< Ma
perché sto parlando
con te? è una totale perdita di tempo.>
sbuffò sedendosi nella panca messa
nel muro opposto; non amava la famiglia Potter e i Weasley in generale.
I
motivi erano oscuri a tutti, ma non c'entrava il fatto che lei fosse
una
Serpeverde; Ginger non poteva giudicare le persone in base alla casa di
appartenenza, non le riusciva. Dopotutto, lei aveva solo il cognome
della
madre. Era cresciuta con lei e con la nonna, senza padre; la madre, che
a quei
tempi era una cantante famosa e aveva cantato al primo anniversario
della fine
della guerra e negli anniversari seguenti, non si poteva certo definire
una
“santa”. Nessuno si fece troppe domande, e nessuno
poteva rassomigliare la
piccola Ginger a qualunque uomo, dato che era così simile
alla madre.
Quindi, non
poteva nemmeno
giudicare per la famiglia.
Ma quegli
occhi blu...
Dicevano qualcosa. Anche la madre li aveva blu, ma quelli della figlia
avevano
qualcosa di diverso: più profondi, più
istintivi... Non posso rivelare chi ha
notato queste cose, ma penso che pian piano lo scoprirete.
James,
d'altro canto,
vedeva in Ginger un unica cosa; la possibilità di un
aggancio con la sua
Azzurra. Un ragionamento superficiale, ma che ci si può
aspettare da un
innamorato? Per di più se è James? Niente di
più. Ed eccolo lì, a scrutare
quella che sembra la sua unica speranza, ma lei nemmeno lo guardava.
Continuava
a guardare l'ingresso, sperando che la preside uscisse il prima
possibile per
riceverla.
<
Potter, McShane.>
disse la McGranitt spuntando dal lato opposto del corridoio, facendo
sobbalzare
James e girare lo sguardo verso di lei a Ginger.
<
Salve preside
McGranitt.> disse pacata Ginger, mentre James
balbettò un saluto. Lei fece
un cenno ad entrambi.
<
Bene. Tu James fila a
lezione; per te sono già state assegnate due ore di
punizione da passare nelle
serre, a mettere a posto i vasi con il professor Paciock!> disse
senza
perder tempo la McGranitt, e James represse a stento un sorriso e si
alzò,
tradendo la sua maschera annoiata con un angolo della bocca alzato, che
non
passo inosservato alla preside.
< Va
bene signora
preside.> fece un cenno a Ginger, che lo ignorò, e se
ne andò. Entrambe le
donne sentirono l'esclamazione di felicità che fece appena
girò l'angolo; la
preside si limitò a sospirare.
<
Bene signorina
McShane, vuole entrare nel mio ufficio?> Ginger si
alzò ed annui, ed
entrambe sparirono nelle scale per arrivare all'ufficio della preside.
Era tutto
tranquillo. Ne
urla, ne discussioni; Ginger si era salvata.
<
Speriamo che vada
tutto bene a Ginger.> disse annoiata Callie ad Azzurra,
impegnata a
trascrivere gli appunti della lezione e ascoltare diligentemente il
professore;
non sentì nemmeno l'amica parlare, e Callie
sbuffò piano prima di appoggiare la
testa sul libro. Doveva ammetterlo, la sua adorata Azzurra non era la compagna
ideale tra i banchi di
scuola: era molto concentrata, se ascoltava niente e nessuno riusciva a
distrarla, e se per caso c'era qualche lezione di ripasso solo allora
si
concedeva il lusso di scambiare qualche parola.
Ma solo
qualche. Poi
riprendeva ad ascoltare per paura di non ricordarsi nulla.
Certo, a
volte
l'aiutava nei
compiti ed era la migliore
insegnate che potesse mai sognare, ma durante le lezioni risultava...
Noiosa,
ecco. Con Ginger invece era tutto un sogghignare o
bigliettini. Con Valerie schemi di quidditch
e rivelazioni sulle ultime scoperte babbane. Se invece aveva la
sfortuna di
ritrovarsi accanto ad Albus, che era peggio di Azzurra, allora sapeva
già che
avrebbe tentato il suicidio prima della fine dell'ora.
Per un
attimo si chiese
come sarebbe stato stare per tutte le lezioni tra Azzurra e Albus;
rabbrividì
all'istante al solo pensiero di passarci un'ora, figuriamoci per tutto
il
giorno.
Ma quando
stava per
prendere finalmente appunti anche lei, Azzurra fece
qualcosa di
inaspettato. Parlò. < James
Potter mi fissa quando siamo in sala
grande.> sussurrò all'amica, che la guardò
incredula.
<
Cosa?> chiese
Callie pensando di essersi confusa, ma Azzurra la guardò
fissa con i suoi occhi
glaciali.
< Hai
sentito bene. Quel
bipede color rosso oro ieri... Beh, ieri mi ha fissata per tutta la
durata
della cena.> sussurrò con la paura di essere beccata
dal professore, e
Callie ci mise poco a collegare gli sguardi lanciati ad Azzurra con
l'ultima ed
epica frase di Potter della sera scorsa.
< Oh
Morgana.> seppe
solamente dire Callie all'amica, e lei tornò con lo sguardo
al professore.
< Se ci prova, se mi
manda qualcuno o se
solo si azzarda ad avvicinarsi a me, giuro che lo faccio a pezzi
davanti a
tutta la scuola.> mormorò fredda e decisa a Callie,
che ci pensò su.
Era da tempo
che Azzurra
non usciva con qualcuno; dopo Kyle che l'anno scorso aveva deciso di
andar via
dalla scuola, si era presa una pausa. Bisogna sapere che per attirare
l'attenzione di Azzurra Zabini bisognava essere
particolari; Callie non capiva cosa li distingueva dagli
altri, ma i
ragazzi con cui usciva, di nascosto dal padre, erano tutti diversi tra
loro,
con qualcosa che li rendeva diversi anche dagli altri. Robert, che era
un
corvonero; Lucian, che era venuto con la scuola di Durmstrang qualche
anno
prima; Damian, un tasso sorprendentemente intelligente e sempre
sorridente! Poi
arrivò Kyle, serpeverde... Callie pensava che ancora le
fosse rimasto qualcosa
di lui, ma non osava più chiederle nulla sulla questione. Ed
ora le parlava di
Potter?
Non aveva
mai badato agli
sguardi altrui. Quindi Callie arrivò a due conclusioni.
L'amica poteva essere
davvero schifata da James tanto da notare i suoi sguardi, o... Forse...
I suoi
pensieri furono
interrotti dal caos dei suoi compagni che si alzavano. Era finita
l'ora,
finalmente, e lei si alzò insieme ad Azzurra, andando verso
l'uscita. <
Senti, non è che...> azzardò Callie, ma
venne interrotta per la seconda
volta di seguito, stavolta con l'arrivo di un Albus molto nervoso e
rosso in
viso.
<
CALLIE!> urlò
correndo il piccolo Potter
raggiungendole e riprendendo fiato. Azzurra lo guardò
inclinando un poco la
testa e fissandolo confusa, mentre Callie lo fece sedere preoccupata. Che
cavolo è successo?
< Che
diamine è
successo?!> chiese impaziente mentre il povero
Albus respirava a
fatica e provava soffiando con la bocca a spostare i capelli dagli
occhi; solo
in quel momento le due notarono che stringeva convulsamente tra le mani
qualcosa fatto di carta. < E quella cos'è?>
disse Callie, prima di
sentire un urlo che fece sbiancare Albus.
<
BRUTTA CORNACCHIA
SANGUE DEL MIO SANGUE!! DOVE TI SEI CACCIATO??> l'urlo di James
Potter
risuonò in tutto il corridoio, e Albus si alzò di
scatto e, presa la mano di
Callie, si mise a correre a perdifiato trascinandola con se. Azzurra si
rese
conto solo poco dopo che era da sola, e in pochi attimi sarebbe
arrivato James.
Dannato Albus, me la pagherà questa. si
ripromise tra se e se la nostra
Azzurra prima di cercare un modo per filarsela, e si nascose in un
angolo prima
che passasse James Potter, infuriato come un pazzo. Rimase a fissarlo,
impaurita. Speriamo non mi veda, o Albus me la
pagherà cara.
Nello stesso
momento a
pochi corridoi di distanza camminavano Thomas e Alex: avevano ora buca
e si
stavano dirigendo tranquillamente in biblioteca con passo lento e
parlando del
più e del meno, quando passarono di corsa accanto a loro un
Albus terrorizzato
che trascinava una Callie stupita, tenendola per mano. Per tre
millesimi di
secondo lo sguardo di Thomas incontrò quello di Callie, ma
subito dopo lui si
ritrovò a fissare la schiena di lei che veniva trascinata
dal piccolo Potty, e
lei a diventare viola. No, proprio lui!
Thomas fece
due più due
e... Sbagliò i calcoli. < POTTER! HAMILTON!! NON SI
CORRE PER I
CORRIDOI!!> sbraitò per farsi sentire, e Albus si
fermò. L'amore fa
sbagliare i calcoli anche al matematico più brillante.
Callie si
girò insieme ad
Albus a fissarlo, mentre lui li guardava con superiorità.
Alex sogghignava.<
Suvvia Tom, lasciali perdere. Una coppietta che corre per la scuola non
è una
novità...> non appena disse questo, Callie
boccheggiò e Thomas li guardò
ancora più male.
<
Nott, hai bisogno di
cure! Non siamo una coppietta, lui stava scappando dal
fratello.> disse la
nostra Callie senza nemmeno pensarci due volte. Albus le
lanciò uno sguardo
come per dire grazie, ora la mia virilità
è rimasta intatta!, mentre
Thomas si rilassò, sollevato da quelle parole sincere. Ma
lanciò comunque uno
sguardo raggelante ad Albus.
< Ti
conviene andare
allora Potter. Tuo fratello è conosciuto per la sua
velocità a rincorrere le
prede.> disse con tono acido, guardando Callie. Albus lo
notò, ma prima di
poter far domande sentì la voce del fratello incredibilmente
vicina; deglutì e
guardò la sua compagna.
< Ti
spiego dopo.> e
riprese a correre veloce da solo, seguito dallo sguardo divertito di
Alex.
<
Quando vuole sa essere
veloce il piccolo Potter.> disse con superiorità,
prima di notare lo sguardo
contrariato di Callie e quello di Thomas, che quasi lo invitava ad
andarsene.
Sorrise
<
Ehi...> disse
Callie, accennando un sorriso, e Thomas si avvicinò a lei,
sorridendo di
rimando. Si era già scordato di Albus, della sua mano che
stringeva quella di
Callie e che la trascinava, di Alex. Straordinario l'effetto che
può fare la
presenza di una persona, non trovate?
<
Buongiorno
Calliope.> disse Thomas continuando a sorridere; sicuramente se
ci fossero
stati lì dei suoi compagni si sarebbero spaventati. Callie
storse il naso.
< Ti
prego, chiamami Callie!
O mi toccherà chiamarti Malfoy.> disse con tono
serio, e lui rise.
<
Perché? è un bel nome
Calliope...> provò a convincerla, ma lei scosse
nuovamente la testa,
convinta.
< Tu
chiamami Callie.
Solo mia nonna mi chiama così!> e fece un sorrisetto,
immaginandosi Thomas
nel salotto della nonna, parlando di lei chiamandola Calliope. Torna
con i
piedi per terra Callie!, si disse tra se e se. Thomas rise.
< Va
bene Callie, ti
chiamerò così.> e rimase a osservarla. Si
accorse che non usava il solito
atteggiamento con lei; di solito con le ragazze non rideva quasi mai,
erano
sempre troppo... Troppo impegnate ad arrivare dritte al punto. O
almeno, la
maggior parte con cui era uscito. Ce n'erano state altre, ma gli erano
sempre
sembrate troppo fredde, troppo difficili...
Guardando
Callie, gli
sembrava di essere salito di un gradino. Di essere più...
Allegro? < Ehi, ti
sei morso la lingua?> chiese lei sogghignando, e lui sorrise.
< No,
stavo pensando...
Devo affibbiarti una bella punizione, stavi correndo per i
corridoi.> fece
il finto serio, e quando Callie aprì la bocca per discutere
lui la precedette.
< Quindi ti toccherà seguirmi e saltare la prossima
ora di lezione, mentre
penso a che punizione farti fare.> un angolo della bocca
leggermente alzato
tradiva il suo tono serio, e Callie osservando i suoi occhi ci vide
anche del
divertimento. Fece la finta scocciata e annuì.
< Va
bene!> disse con
tono arrendevole, e si misero a camminare, fianco a fianco. Lei
guardava
avanti, non volendo sembrare sfacciata a guardarlo troppo, mentre lui
la
guardava di sott'occhio, non riuscendo a togliere dalle sue labbra un
sorriso
soddisfatto.
<
Allora, tu e quel
Potter? Cosa siete?> lei rise, cogliendo l'ironia gelosa della
domanda.
<
Amici! Credo che lui
sia il mio migliore amico.> disse con tono sincero, che fece
sparire tutti i
dubbi che aveva Thomas; o quasi tutti. La scrutò.
<
Credi?> chiese
cercando di non sembrare invadente, e lei fece spallucce.
<
Beh, sì. Non ho mai
avuto un migliore amico maschio, quindi... Credo che lo sia.> a
quelle
parole Thomas annuì, capendola perfettamente. Prima di Alex
pensava che fosse
Scorpius il suo migliore amico, ma si accorse ben presto che era suo
cugino; un
amico, certo, ma non proprio il migliore amico. < Senti... Posso
chiederti
una cosa?> lei usò lo stesso tono tranquillo che
aveva appena usato lui, per
evitare di essere invadente.
Lui fu
divertito dalla
cosa. < Chiedi pure ciò che vuoi sapere.> lei
rimase un attimo in
silenzio, cercando le parole adatte da usare, probabilmente.
< Tu
sei stato adottato,
vero?> chiese cauta, sperando che lui capisse la domanda
implicita; e lui la
colse al volo, continuando a camminare con lei.
<
Sì... Mia madre,
Narcissa, mi ha trovato in un orfanotrofio. Le hanno detto che mia
madre, una
strega, era morta dandomi alla luce e che non avevo padre.> fece
per un
momento un'espressione indecifrabile, per poi rilassarsi in un sorriso
quasi
dolce. < Mi ha portato a casa e mi ha accudito come se fossi suo
figlio,
anche se non lo ero. Diceva che ero speciale, e che grazie a me
è riuscita a
portare forza alla nostra famiglia, che stava superando un periodo... Beh...
“difficile”.> disse sperando che
capisse cosa voleva intendere, e lei annuì continuando a
guardarlo.
<
è stato un bellissimo
gesto...> fece un sorriso, e lui sorrise di rimando.
<
Sono stato solo
fortunato.> disse con semplicità, e lei
realizzò una cosa.
< Non
è che dici questa
storia a tutte per intenerirle, vero?> chiese dubbiosa, e lui
ridacchiò. In
effetti queste cose di solito se le teneva per se.
< A
dire il vero sei la
prima che me lo ha chiesto! Gli altri sono solo interessati alla
descrizione di
Malfoy Manor.> disse guarandola, e quando la vide più
sollevata riprese a
sorridere; ormai gli veniva spontaneo. < Invece tu? Non si sa
molto della tua
famiglia.> lei fece un sorrisetto furbo.
< Ci
sarà un motivo,
no?> ma gli parlò un po' della madre, del padre, di
sua zia filobabbana e di
altro. Iniziarono a parlare dei loro interessi, non finendola
più col quidditch
e quasi arrivando a litigare per una scopa.
Due semplici
ragazzi che
camminavano per i corridoi, e sorridevano sinceri aprendo pian piano i
loro
sentimenti a qualcosa di... Di nuovo, per entrambi.
Ovviamente
non c'è rosa
senza spine, ricordatelo sempre.
In quei
momenti, mentre
Callie era tutta felice, qualcun'altra era quasi spaventata. Azzurra,
ancora
nascosta dietro l'angolo, fissava James, che non sapeva da che parte
andare.
Non era da
lei avere un
comportamento simile, proprio no. Se c'era una cosa in cui era brava
era
proprio quella di affrontare le cose e dire liberamente ciò
che voleva; ma in
quel momento non riusciva a pensare ad altro che rimanere dietro
quell'angolo,
nascosta, a guardare Potter ed aspettare che se ne andasse. Dopotutto
la sua
fama lo precedeva, e lei non voleva passare il primo giorno di lezioni
con una
palla al piede arrogante e noiosa come lo era lui. E chi poteva darle
torto,
dopotutto.
Ma, per
sua sfortuna,
arrivarono dei suoi amici e si misero a parlare con lui, proprio in
quel punto.
Non poteva andare dall'altra parte, perché portava alle
serre e non poteva
nemmeno provare a passare vicino a loro, perché l'avrebbero
di sicuro vista.
Merlino che
sfortuna!
pensò tra se e se, e quando capì che la loro
discussione sarebbe durata
a lungo si sedette per aspettare. Lo odio. Dannazione, gliela
farò pagare.
Nel mentre
una Ginger
ritardataria, come al solito, stava varcando la
soglia dell'aula di
difesa contro le arti oscure. Il professore, Simon Grey, la
guardò confuso. Da
notare che il professor Grey non solo era nuovo di un anno, ma anche
giovane e
di media bellezza. E di notevole intelletto.
<
McShane, ben arrivata!
Almeno alla prima lezione dell'anno speravo arrivasse puntuale!>
disse
ironico ma con un sorriso stampato sulla faccia, e dette queste parole
Ginger
sentì un ghignare facilmente riconoscibile. Ultimo banco a
sinistra, postazione
strategica di Scorpius Malfoy e i suoi amichetti. Ginger
tentò di ignorarlo.
< Mi
scusi, ero dalla
preside!> e avanzò verso il banco che divideva con
Callie in mezzo alla
classe; solo a quel punto lo trovò vuoto.
Impallidì.
< La
signorina Hamilton
non c'è, venga qui davanti McShane! C'è un posto
libero!> lei, con
riluttanza, arrivò in prima fila. Odiava la prima
fila, con tutta se stessa.
Almeno sperava di trovare un compagno decente...
Lì
c'era una bionda. Lei
odiava con tutta se stessa le bionde. Con gli occhi chiari,
la divisa ben
messa... La riconobbe, era Valerie, la compagna di stanza di Callie.
<
Grazie al cielo.>
sussurrò e si sedette accanto a lei, mettendo i libri sul
banco. Il professore
ricominciò la lezione, parlando di ciò che
avrebbero fatto quell'anno. Ma visto
che Ginger non era mai stata interessata alle lezioni che non fossero di pozioni, non si
preoccupò nemmeno del fatto
di essere al primo banco prima di parlare. < Sai
dov'è Callie?> sussurrò
a Valerie, ma lei scosse la testa.
< No.
Tu sai dov'è
Albus?> sussurrò anche lei, ma Ginger dovette
scuotere la testa.
<
Nemmeno... Sarà a
ripassare tutto il vecchio programma prima di andare volontario alle
prossime
interrogazioni.> disse sarcastica, strappando una mezza risata a
Valerie,
che dovette tentare di camuffarla con un attacco di tosse; ma non
rispose ed
anzi, prese ad ascoltare il professore.
Ginger e
Valerie non
avevano mai avuto un bel rapporto; anzi, non ne avevano direttamente.
Per
Ginger la bionda era solo la compagna di dormitorio e di quidditch di
Callie, e
per Valerie la pozionista era l’amica che teneva stretta
Callie, lasciandola
spesso da sola insieme a quelli della sua squadra o altre della sua
casa. Non
c’era gelosia fra loro, solo… Beh, solo un
po’ di rivalità.
Chissà
dove diamine è finita Morgwen. Oh se è con Thomas
la butto giù
dalla torre di astronomia! Perdere una lezione CON ME per quello!;
sbuffò e cercò di smettere di pensarci guardando
il professore, ma una
pallina di carta le arrivò addosso. Anzi, la
sorvolò e arrivò dritta in testa al professor
Grey.
Silenzio.
Ginger fissava il
pezzo di pergamena appallottolato, sperando che non ci fosse scritto
qualcosa
di compromettente; si girò per vedere chi l’avesse
lanciato, e quando vide la
faccia di Malfoy allibita ghignò di gusto. Quanto
vorrei una macchina fotografica in questo momento!
Avrebbe
continuato a bearsi
in modo subdolo della faccia di quel decelebrato con la mira di una
puffola
pigmea, ma era curiosa della reazione del prof. Si girò a
guardarlo proprio
quando stava leggendo il biglietto. Il professore inarcò un
sopracciglio, e si
rivolse a Ginger. < Signorina McShane, ieri si è
divertita a mettere in
imbarazzo il signorino Malfoy?> chiese con tono tranquillo, e
tutta la
classe puntò gli occhi su di lei; Scorpius
soprattutto. Lei ghignò.
< Se
devo essere
sincera… Sì, professore. Molto.> lui
annuì e bruciò la pergamena, senza
darle la possibilità di leggere ciò che vi aveva
scritto Scorp.
< E
lei, signorino
Malfoy, si diverte a minacciare le persone via bigliettini?>
stavolta il
tono del professore era più duro; Scorpius cercò
le parole, che trovò appena
vide Ginger girata a guardarlo con espressione di chi aveva appena
vinto una
guerra. Sorrise al suo solito modo spavaldo.
< Non
era una minaccia
professore, io e McShane scherziamo sempre così, come ha
notato ieri sera in
sala grande.> sembrava quasi convinto delle parole che aveva
pronunciato, ma
il professore non si fece ingannare. Notò
l’espressione schifata di Ginger, che
confermò ciò che aveva pensato, e sorrise a
Scorpius.
< Non
credo a ciò che
dice, signorino Malfoy. Invece penso, visti i fatti, che lei sia
invidioso
della signorina McShane e della sua bravura in ogni cosa che
fa.> Ginger lo
fissò facendo un sorrisetto soddisfatto, mentre il viso del
rampollo dei Malfoy
iniziò ad imporporarsi; il professore fece un sorriso
strano. < E se non è
vero, perché mi è arrivata la voce che per i GUFO
ha scambiato degli
ingredienti della signorina McShane durante la prova di
pozioni?> disse con
tono calmo, e Scorpius si mise a balbettare.
< Ma
no! No, non è vero
signore, sono accuse infondate!> provò a
giustificarsi, mentre il professore
lo fermò con un gesto.
<
Anche se fosse così,
perché ogni anno, per le selezioni di quidditch, la chiude
in uno sgabuzzino? O
in aula pozioni?> chiese inclinando la testa di lato, e tutti si
girarono a
guardare Scorpius, tranne Ginger. Era
troppo impegnata a placare la sua rabbia, e se avesse guardato
Malfoy… Beh, gli
sarebbe saltata addosso per riempirlo di botte.
Scorpius era
furioso, ma
non poteva rispondere male ad un professore, o i genitori lo avrebbero
sgridato
e gli avrebbero requisito la scopa; dovette mordersi la lingua
biforcuta da
serpe che si ritrovava e fare buon viso a cattivo gioco. < Di
questi fatti
non ne so nulla, signore. Mi spiace deluderla.> il professor
Grey, che
sapeva di non avere prove necessarie per incolparlo, sorrise e si
sedette sulla
cattedra.
< Le
credo, signorino
Malfoy. La signorina McShane un po’ meno, suppongo.> e
lanciò uno sguardo a
Ginger, che dal ghigno soddisfatto di qualche minuti prima era passata
in modo
repentino ad una espressione di puro odio, ricordando le malefatte
della serpe
bionda che si era ritrovata come nemico. Valerie la fissava, quasi
compatendola; sapeva che voleva dire essere presa di mira da una
persona, ma
lei l’aveva abbandonata nel suo mondo babbano, Ginger invece
la combatteva ogni
giorno. Aveva trovato un punto di contatto, ma
non bastava.
<
Comunque, ho un
idea.> riprese il professore. < Dato che lei, signorino
Malfoy, non ha
paura di essere superato in bravura dalla signorina McShane…
Che ne dice di
fare una gara per chi avrà il ruolo da cercatore?>
Scorpius lo fissò,
cercando un qualche segno che gli dicesse che il professore stava
scherzando,
ma nulla. Sorrise beffardo.
<
Senza offesa
professore, ma queste cose non le decidiamo ne lei ne noi, ma il
capitano della
squadra.>
< Che
CASUALMENTE è tuo
cugino, vero?> disse Ginger, prendendo finalmente la parola. La
classe stava
in un religioso silenzio, osservando lo scontro tra le due serpi che
aveva come
arbitro il professore, leggermente
di
parte. Scorpius stava per ribattere, ma il professore li
fermò. Sapeva cosa
succedeva quando loro due litigavano, e non gli piaceva
l’idea.
< Di
Thomas Malfoy me ne
occuperò io, sarà ben felice di dare
un’opportunità alla signorina McShane. E
chi prenderà per primo il boccino sarà il nuovo
cercatore. Una cosa giusta, non
vi pare?> i due si guardarono, scambiandosi uno sguardo di fuoco
e sfida,
per poi tornare a guardare il professore ed annuire. Scorpius era
sicuro di
vincere, non aveva nessun dubbio. Ma
allora perché per tutti questi anni aveva chiuso da qualche
parte Ginger per
impedirle di partecipare?
Ginger era
soddisfatta,
perché finalmente qualcuno era dalla sua parte, e avrebbe
potuto mostrare a
tutti quello che sapeva fare. Dopo anni
era arrivato il momento della sua rivincita.
Nel mentre
Callie e Thomas
stavano continuando la loro passeggiata per il castello, parlando del
più e del
meno; dei loro secondi nomi, Morgwen e Salazar, delle proprie materie
preferite, pozioni e antiche rune lui, difesa contro le arti oscure e
trasfigurazione lei. Lui aveva parlato un poco della sua famiglia, dei
genitori
e del “nipote” Scorpius, mentre lei aveva preferito
parlare soprattutto della
zia, perché pensava che fosse più interessante
dei suoi genitori; padre
serpeverde ma dolce con le sue due donne e madre forte, convinta del
suo lavoro
e proveniente da una scuola Italiana, chiamata School for Dark Hunters.
Sapeva
poco di quella scuola la nostra Callie, ma sapeva che aveva temprato la
madre,
le aveva insegnato moltissime cose che aveva spiegato a lei, ma che non
poteva
dire ad anima viva e che anche la madre di Azzurra, Cassidy,
l’aveva frequentata.
Ma queste
cose non
interessavano a Thomas, non gli interessava della zia filobabbana e
amante dei
locali jazz; a lui interessava lei. Il suo sorriso, i suoi occhi che
brillavano
parlando dei libri che preferiva, le risate che aveva fatto quando si
erano
raccontati a vicenda delle situazioni divertenti nelle loro squadre, il
suo
sguardo ammirato quando le aveva detto che la McGranitt voleva farlo
caposcuola, il sorriso beffardo mentre gli ricordava che in molte delle
partite
che giocato Scorpius non le aveva nemmeno tenuto testa…
Tutto di Callie lo
portava a sorridere.
Ed era la
stessa cosa per
lei, ma entrambi non lo davano vedere, e così avevano dei
dubbi sia lui che
lei. Thomas pensava di essere troppo noioso per lei, mentre Callie
pensava di
essere troppo scialba, banale per lui, in confronto alle sue ex. Anche se pensava che tutte le sue ex fossero
solo superficiali attaccate alla sua fama. E anche a
qualcos’altro.
Infatti
quando girarono
l’angolo e si ritrovarono davanti al gruppetto della ex per
eccellenza di
Thomas, Helena Drew, Callie sapeva già che avrebbe iniziato
il solito approccio
che le tipe del genere riservavano ai loro ex. Ma sperava che Thomas
non ne
venisse soggiogato.
Primo passo,
saluto con sorriso irresistibile.
Lui
avrebbe dovuto farle solo un cenno.
<
Thomas! Ciao!>
disse Helena sorridendo in un modo che a Callie sembrava inquietante,
viste le
labbra tanto dipinte di rosso che sembrava sangue. Thomas le fece un
cenno, ma…
<
Buongiorno Helena.>
rispose. Primo passo effettuato, e Callie non poteva farci nulla.
Helena si
avvicinò sempre sorridendo.
Secondo
passo, tentativo di conversazione
più approccio.
Lui avrebbe dovuto dirle che era impegnato e salutarla.
<
Come stai?> chiese
la ragazza super truccata, che Callie si chiese a che ore si fosse
svegliata
per fare una maschera simile, e lui sorrise. Non come sorrideva a
Callie, ma
col suo solito sorriso cortese, senza emozione.
<
Bene, grazie. Spero
che per te valga lo stesso.> lei fece una risatina fastidiosa e
poggiò la
sua mano sulla sua spalla. Porca miseria.
Anche il
secondo passo era
stato effettuato. Mancava solo il terzo… Discorso
incentrato su una cosa di cui solo loro sanno l’esistenza.
<
Sì! Sono tornata in
quel posticino in montagna, te lo ricordi? È
bellissimo!> lui non doveva
calcolarla, in teoria. Non avrebbe dovuto nemmeno salutarla. Ma
purtroppo...
Annuì.
<
Sì, lo ricordo.> e
fece un sorriso di cortesia, mentre Helena sorrise maliziosa. In quel
momento Callie
comprese che, se non se ne fosse andata subito, avrebbe affatturato
entrambi. E
non era una cosa conveniente.
<
Penso sia ora di
andare! Ci vediamo.> sorrise forzatamente ad entrambi e si
avviò per il
corridoio, lasciando da solo Thomas con quell'arpia. Thomas si
girò a
guardarla, non capendo il motivo per cui se ne andasse, e non
ascoltò nemmeno
quello che gli diceva Helena. Pensava a lei.
E si
sentì un po' stupido
capendo che era colpa sua che se ne era andata.
L'ora era
finita. Ginger
uscì soddisfatta dalla classe, cercando Callie e Azzurra.
Callie si avviava alla
prossima lezione, dove avrebbe trovato entrambe le sue amiche e Albus,
mentre
Valerie sarebbe stata impegnata con le lezioni della Cooman. Si
era iscritta
a quel corso solo per evitarsi storia della magia.
L'unica
ancora bloccata era
Azzurra. James e il suo gruppetto continuavano a parlare, e lei aveva
già perso
una lezione a causa sua. Era una studentessa troppo diligente per
perderne
altre, per di più il primo giorno di scuola. Non poteva, assolutamente.
L'anno dopo avrebbe avuto gli esami finali, e doveva studiare fin da
quel
momento. Una cosa che le sue amiche non condividevano affatto; loro
avevano il
quidditch, erano pigre, sfaticate. Callie difesa contro le arti oscure
e Ginger
pozioni, ecco le uniche materie in cui mettevano il cuore. Ma Azzurra
no,
voleva eccellere in ogni materia. Tranne pozioni, visto che quando
c'era in
mezzo Ginger nemmeno Rose Weasley riusciva a prendere quanto lei.
Azzurra
controllò la
situazione; nulla era cambiato. È una cosa tanto
stupida! pensò
scocciata, e prese coraggio. Si alzò, sistemò la
gonna, alzò il mento
orgogliosa e si mise a camminare, dirigendosi verso il corridoio
opposto. Ce
l'aveva quasi fatta, quando...
<
JAMES!! HO VISTO TUO
FRATELLO NON LONTANO DA QUI!!>urlò Fred, appena
arrivato; distrasse James al
momento giusto, perché stava proprio per girarsi e guardare
in direzione di
Azzurra. Invece si mise a correre sbraitando qualcosa di
incomprensibile e
volgare, e tutti gli altri lo seguirono. Possiamo solo immaginare
quanto
Azzurra fosse sollevata, e si mise a camminare a passo svelto, per
paura di
arrivare in ritardo alla lezione.
Ma anche lei
voleva
uccidere Albus.
Ginger era
già seduta al
banco quando arrivò Callie. Sogghignò,
perché stavolta non era lei in ritardo,
e quando l'amica si sedette imbronciata accanto a se la
guardò truce. Era lei
quella che doveva sentirsi offesa! < Grazie per avermi dato
buca!> disse
guardandola male, e Callie le fece la linguaccia. Appena
erano insieme
diventavano... Infantili. Ecco.
<
Albus stava scappando
da James, mi ha trascinata per un pezzo e poi abbiamo incrociato Thomas
Malfoy.> sussurrò sincera Callie, e Ginger
sbuffò annoiata.
< Non
me lo
aspettavo!> commentò ironica, per poi osservarla
meglio. < E allora
perché hai quella faccia?> bisbigliò
mentre il professore iniziava a fare il
discorso di inizio anno, e Callie si sistemò dei ciuffi dei
suoi capelli
castani dietro le orecchie, prima di mettere la borsa sul banco,
incrociare le
braccia e appoggiarsi sopra.
<
Perchè i ragazzi sono
stupidi.> disse sbuffando.
<
Parole sante.>
confermò Azzurra che si era appena seduta accanto a lei,
facendole prendere un
colpo. Ginger invece alzò un sopracciglio guardando l'amica
appena arrivata,
confusa.
< E a
te che è
successo?> Azzurra sistemò i quaderni, nervosissima,
mentre Callie la
guardava male.
< Mi
hai fatto prendere
un colpo!> sussurrò offesa, e Azzurra la
ignorò, volontariamente.
<
Potter. Anzi, entrambi
i Potter. Giuro che me la pagano.> sussurrò a Ginger,
che non riuscì a
sopprimere un ghigno. Callie la guardò male.
< Non
puoi ignorarmi!
Arrivi di soppiatto e nemmeno ti scusi? Chi sei tu?! Che ne hai fatto
di
Azzurra?> ma neanche quella volta le venne minimamente prestata
attenzione.
Azzurra guardò male Ginger con i suoi occhi color ghiaccio.
<
Cos'è quel ghigno?>
sibilò irritata, e Ginger ghignò più
apertamente.
<
Niente! Solo che è
raro vederti così!!> sussurrò convinta, e
quando Callie si arrese e si
abbandonò allo schienale della sedia la guardò di
sottecchi. < E poi Callie
ha avuto un incontro ravvicinato con Thomas, ma sembra sia andato
male!>
cambiò discorso apposta, e quando Azzurra fissò
Callie con quasi morbosa
curiosità lei rimase soddisfatta. Callie un po' meno.
< Ah,
adesso mi
calcoli!> si lagnò sottovoce, e Azzurra la
guardò male.
<
Poche storie, che è
successo?> disse autoritaria, e Callie sbuffò. Sia
lei che Ginger avevano
notato che, per la prima volta in sei anni, Azzurra non si curava
del professore; era un evento
straordinario, ma non volevano dirlo perché magari,
facendoglielo notare,
avrebbe ripreso a fare la studentessa perfetta.
<
Abbiamo parlato, ma si
è fermato a parlare con la Drew, la sua ex.> disse
scocciata. Azzurra alzò
gli occhi al cielo, e Ginger borbottò un
“puttana”; la fama di Helena non era
delle migliori.
<
Secondo me dovevi
rimanere. Quella ragazza è spietata, non si ferma davanti a
niente, tu dovevi
rimanere lì e> Azzurra non potè continuare
la frase, perché il professore...
Pardon, il fantasma che faceva da professore le riprese.
< Voi
tre! La volete
smettere?!> le rimproverò: a Ginger e Callie ormai ci
si era abituato,
alunne brave ma con una parlantina niente male, mentre Azzurra era una
novità.
La guardò colpito e quasi deluso. < Signorina Zabini,
da lei non me lo
aspettavo.> Azzurra riprese contegno e lo guardò
dispiaciuta.
< Mi
scusi,
professore.> disse seria, e quando il professore riprese la
lezione Ginger
la smorfiò. Azzurra stava per ribattere, quando dalla porta
entrò uno
scarmigliato Albus Potter, e senza troppe parole si sedette davanti al
trio,
riprendendo fiato. Tutte e tre lo fissarono. Due per
curiosità, l'altra per
istinti omicidi. La fredda e pacata Azzurra mostrava il suo lato
combattivo.
Infatti
guardò Ginger in
modo eloquente; quella sbuffò, capendo che chiedeva l'amica,
e prese il libro,
sbattendolo contro la testa del moro. Albus non riuscì
però a trattenere un
mugolio.
<
Grazie Albus.> gli
sussurrò gelida Azzurra, per poi stare attenta alla noiosa
lezione. Albus si
girò a guardare Ginger e Callie, massaggiandosi la nuca.
< Che
le ho fatto?>
sillabò senza parlare, e Ginger fece spallucce; Callie
invece era più
interessata al pezzo di pergamena che stringeva nelle mani.
<
Allora, cos'è?>
sussurrò al compagno di casa incuriosita, e lui scosse la
testa.
< Te
lo spiego dopo.>
sillabò nuovamente e si girò verso il professore;
ma non stava ascoltando,
stava sbirciando la pergamena sotto il banco. Callie
rinunciò, e si mise a
parlare sottovoce con Ginger, venendo a sapere di quello che aveva
fatto
Scorpius e della decisione di quel genio del professor Gray. Dopo un
po' però
si misero a sbadigliare, e, dato il poco interesse per la lezione, si
nascosero
dietro le borse per sonnecchiare. Una voleva sognare un certo Malfoy,
l'altra
come battere l'altro.
Nel mentre
Albus era fiero
di se. Finalmente, dopo anni, si era fatto valere
contro il fratello, rubandogli una cosa che
era anche sua di diritto. Certo, James aveva nascosto bene il mantello
dell'invisibilità, ma lui finalmente aveva preso qualcosa di
eguale valore.
La mappa del
malandrino.