Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Sciarpata di verde    14/07/2011    1 recensioni
- Volete dirmi che voi siete un… demone?! –
- Esatto… ho bisogno del tuo aiuto –
- Come dovrei aiutarti? – chiesi tanto per sapere, ma già avevo in mente di non accettare.
- Io posso aiutarti a realizzare i tuoi sogni se tu mi aiuti. Più demoni creo, più anime acquisto, e più divento potente! –
- E tu mi vorresti far credere che grazie a te io diventerei ciò che voglio…? –
- Non te lo voglio far credere. È così! –
- Lo spero vivamente per te… -
- è un si? –
Annuii sperando di non star sbagliando, come avevo fatto fino a quel momento.
- Bene! La tua anima è mia! –
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V

 

Spirit era ormai solo. Aveva visto il camper correre via. Era stato davvero un pazzo a confessare tutta la verità nei loro confronti. Adesso aveva perso l’unico demone che aveva accettato di aiutarlo nella “conquista del mondo”. Beh, pazienza, pensava. E poi, quando se n’era uscito con la storia sulla bambina angelo… a che pro confessarlo? Si domandò. Beh, ma è semplice, si rispose da solo. Lotta all’ultimo sangue! Gli piacevano le lotte, in particolare adorava le sfide, e quando Diane era scappata col suo bel manager nascondendogli la piccola Alice… beh, questa si che sarebbe diventata una grande sfida. Essendo un demone abbastanza forte di certo non si sentiva in pericolo! Anzi, si divertiva un mondo a vedere la gente con la paura negli occhi, specialmente poi se la paura era causata da lui stesso. Per pura sfortuna, i demoni potevano seguire le persone solo se chiamati. E se ciò non avveniva, beh, bisognava aspettare un nuovo incontro che sarebbe potuto capitare anche fra cent’anni. Spirit comunque non si faceva problemi. In tutto quel periodo avrebbe potuto trovare un angelo decisamente più forte di una bambina e ignaro appunto di esserlo. Perché se lo avesse saputo di certo non avrebbe seguito un demone. Dopo di che addestrarlo un po’ e attendere il fatale giorno.

Si aprano le danze, allora.

 

 

Ero in preda al panico. Non avevo idea di dove andare!! E se avessi continuato a tenere questo camper, di sicuro Spirit mi avrebbe trovata in men che non si dica. Continuavo a correre sull’autostrada senza sapere dove stessi andando. Poi ebbi  un’idea.

- Aaaaahhh!! Diane! Potresti cercare di andare più piano!? La tua guida mi sta preoccupando parecchio!! Ricordi almeno qual è il freno?? – balbettò Robby che durante la corsa era caduto a terra.

- Ehm… veramente no! –risposi preoccupata.

- Come no!! –

- Va beh, dai, tanto non avremo più bisogno di questo camper una volta arrivati dove dobbiamo arrivare! –

- Hai le idee chiare vedo… ma adesso rallenta! –

Il viaggiò proseguì così con Robby preoccupato al massimo, io ancora sconvolta, e la bambina che… dormiva tranquilla nel letto del manager… beata lei!

Finì l’autostrada ed arrivammo in città, esattamente Grenoble. Avevo avuto la brillante idea di nasconderci tutti all’atèlier di una mia vecchia parente. Mooolto vecchia, ma non d’età. Diciamo che è una vecchia conoscenza. In effetti non ricordo bene, ma mi pare di ricordare che fosse la cugina di quarto grado della moglie dello zio di terzo grado di mio padre. Insomma la cosa era parecchio complicata, sapevo solo che bene o male avevo parenti un po’ in tutto il mondo. L’unico problema è che non ne conoscevo nemmeno uno! L’unica occasione che ebbi di conoscere questa… zia, chiamiamola così, fu al funerale di mio padre. Fu l’unica che tentò di fermarmi quando mi vide scappare subito dopo la cerimonia. Stavo appunto per scappare. Non volevo che quelli dell’orfanatrofio mi trovassero. Avevo solo 14 anni…

Mi ricordo che quando mi diede le condoglianze mi porse un biglietto con via e numero di telefono del suo bellissimo atèlier a Grenoble, in caso di emergenza. Non sapendo parlare esattamente il francese (ed odiandolo a scuola) non la chiamai mai, né andai a farle visita nemmeno per evitare l’elemosina. Ero proprio scema da piccola eh?

Comunque dopo tutti quegli anni c’era ancora un briciolo di speranza in me. la speranza di trovarla ancora lì a braccia aperte. Non avevo mai visto il suo atèlier, ma già il nome mi suggeriva qualcosa di celestiale, “Angel Atèlier”. Da quel nome cominciarono a formarsi pensieri nella mia testa: e se anche lei fosse un angelo?

Beh, anche questo mi dava un minimo di speranza in più.

Arrivammo presto nella via indicata sul biglietto che ritrovai per caso nel mio portafoglio. Ma guarda te che fortuna!

Girammo l’angolo e subito trovammo un negozietto con appunto la scritta “Angel Atèlier”, ma decisamente diversa da come me l’aspettavo. Era tutta rovinata e malconcia. E l’interno non era dei migliori. Malconcio, con qualche manichino in piedi e solo pochi avevano vestiti ancora addosso. Era polveroso, segno evidente che nessuno ci entrava da parecchio.

Svegliai Alice per non farla rimanere sola nel camper. Scese con noi ad esplorare il tutto. Di certo non era curato quel posto, ma sembrava che ci vivesse qualcuno…

- Ehy! Guarda qua! Addirittura c’è un cartone della pizza! Ma un atèlier non dovrebbe essere raffinato ed elegante? – domandò straniato Robby.

- Evidentemente questo è un atèlier fallito! – rispose una voce “dall’oltretomba”.

Ci girammo tutti verso la persona da cui proveniva la voce. Era una signora alta e snella con poche rughe in viso, un vestito un po’ trasandato e i capelli al quanto spennati seppur corti e a castetto.

- Se siete quelli della banca, sappiate che ho già pagato! È inutile che insistete! Io non lo vendo il mio atèlier! – si infuriò con noi la donna.

- Signora, guardi che lei si sta sbagliando! Non siamo della banca, stiamo cercando mia zia… Madame Rose. –

- Sono io Madame Rose, e l’unico nipote che ho è maschio e morto! Non puoi essere tu! –

- Sono Diane, ci siamo incontrate parecchi anni fa… circa 12 anni fa, tu hai partecipato al funerale dei miei genitori… sono quella bambina rimasta orfana che hai visto scappare… -

- Ah! Si, ora ricordo! Qual buon vento ti porta qui? Assieme alla tua famigliola per giunta! –

- ah, ehm… loro non sono la mia famigliola… Lui è Robby – indicai il moro – il mio manager, e lei è Alice, una bambina che semplicemente cerco di proteggere da… ehm… i demoni. – a quella parola mia zia ebbe un sussulto, ma cercando di non farlo notare cambiò discorso.

- Beh, ma sai che non ti avevo riconosciuta? Sei davvero cambiata! –

- Si … ecco… in effetti nemmeno io ti avevo riconosciuto. L’unico ricordo che ho di te è stato al funerale e li eri molto più giovane, senza offesa, e ricordo particolarmente il tuo cappello enorme! L’avevi fatto tu? –

- Ma certo! Tutto ciò che indosso lo faccio io! Beh, a parte questi che ho adesso e che sono così trasandati… -

- Ma che è successo al tuo atèlier? –

- Meglio non parlarne… -

- Ma… - mi interruppe.

- Su, avanti accomodatevi! Vi offro una tazza di caffè? –

- Non dirmi che in questo negozio c’è persino la cucina! – si stupì l’uomo al mio fianco.

-  Oh, no di certo, sciocchino. Vedi io abito proprio qui sopra! Salite! –

- Puoi per favore dirmi cosa è successo al negozio? –

Si, sono insistente, lo so. Ma ero curiosa!

- Ooooh! Quante storie! Non è importante adesso! – si arrabbiò. La sua reazione mi stupì ed incuriosì ancora di più.

- Ti prego! –

- Oh, ma insomma! Sono stati i demoni, ok? Mi hanno distrutto il negozio e ucciso il marito, va bene?? –

Rimasi senza parole. Non ero andata proprio dalla persona giusta per i fatti miei… è ovvio che ad una a cui hanno ucciso il marito e rovinato la carriera è inevitabile che odi i demoni…

Ho proprio sbagliato, ma adesso non posso tirarmi indietro, devo prima di tutto mettere in salvo Alice… ormai è diventata una mia priorità!

 

 

TO BE CONTINUED…

 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Continuo a scusarmi x i ritardi! Purtroppo non sto mai a casa XD spero di aggiornare presto! ^^ grazie a chi mi segue sempre! Bacioni!!!

   
 
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