V
Spirit era ormai solo. Aveva
visto il camper correre via. Era stato davvero un pazzo a confessare
tutta la
verità nei loro confronti. Adesso aveva perso l’unico demone che aveva
accettato di aiutarlo nella “conquista del mondo”. Beh,
pazienza, pensava. E poi, quando se n’era uscito con la storia
sulla bambina angelo… a che pro
confessarlo? Si domandò. Beh, ma è
semplice, si rispose da solo. Lotta
all’ultimo sangue! Gli piacevano le lotte, in particolare adorava
le sfide,
e quando Diane era scappata col suo bel manager nascondendogli la
piccola Alice…
beh, questa si che sarebbe diventata una grande sfida. Essendo un
demone abbastanza
forte di certo non si sentiva in pericolo! Anzi, si divertiva un mondo
a vedere
la gente con la paura negli occhi, specialmente poi se la paura era
causata da
lui stesso. Per pura sfortuna, i demoni potevano seguire le persone
solo se
chiamati. E se ciò non avveniva, beh, bisognava aspettare un nuovo
incontro che
sarebbe potuto capitare anche fra cent’anni. Spirit comunque non si
faceva
problemi. In tutto quel periodo avrebbe potuto trovare un angelo
decisamente
più forte di una bambina e ignaro appunto di esserlo. Perché se lo
avesse
saputo di certo non avrebbe seguito un demone. Dopo di che addestrarlo
un po’ e
attendere il fatale giorno.
Si aprano
le danze, allora.
Ero in preda al panico. Non
avevo idea di dove andare!! E se avessi continuato a tenere questo
camper, di
sicuro Spirit mi avrebbe trovata in men che non si dica. Continuavo a
correre
sull’autostrada senza sapere dove stessi andando. Poi ebbi un’idea.
- Aaaaahhh!! Diane! Potresti
cercare di andare più piano!? La tua guida mi sta preoccupando
parecchio!! Ricordi
almeno qual è il freno?? – balbettò Robby che durante la corsa era
caduto a
terra.
- Ehm… veramente no! –risposi
preoccupata.
- Come no!! –
- Va beh, dai, tanto non
avremo più bisogno di questo camper una volta arrivati dove dobbiamo
arrivare! –
- Hai le idee chiare
vedo… ma adesso rallenta! –
Il viaggiò proseguì così
con Robby preoccupato al massimo, io ancora sconvolta, e la bambina
che…
dormiva tranquilla nel letto del manager… beata lei!
Finì l’autostrada ed
arrivammo in città, esattamente Grenoble. Avevo avuto la brillante idea
di
nasconderci tutti all’atèlier di una mia vecchia parente. Mooolto
vecchia, ma
non d’età. Diciamo che è una vecchia conoscenza. In effetti non ricordo
bene,
ma mi pare di ricordare che fosse la cugina di quarto grado della
moglie dello
zio di terzo grado di mio padre. Insomma la cosa era parecchio
complicata,
sapevo solo che bene o male avevo parenti un po’ in tutto il mondo.
L’unico
problema è che non ne conoscevo nemmeno uno! L’unica occasione che ebbi
di
conoscere questa… zia, chiamiamola così, fu al funerale di mio padre.
Fu l’unica
che tentò di fermarmi quando mi vide scappare subito dopo la cerimonia.
Stavo appunto
per scappare. Non volevo che quelli dell’orfanatrofio mi trovassero.
Avevo solo
14 anni…
Mi ricordo che quando mi
diede le condoglianze mi porse un biglietto con via e numero di
telefono del
suo bellissimo atèlier a Grenoble, in caso di emergenza. Non sapendo
parlare
esattamente il francese (ed odiandolo a scuola) non la chiamai mai, né
andai a
farle visita nemmeno per evitare l’elemosina. Ero proprio scema da
piccola eh?
Comunque dopo tutti
quegli anni c’era ancora un briciolo di speranza in me. la speranza di
trovarla
ancora lì a braccia aperte. Non avevo mai visto il suo atèlier, ma già
il nome
mi suggeriva qualcosa di celestiale, “Angel Atèlier”. Da quel nome
cominciarono
a formarsi pensieri nella mia testa: e se
anche lei fosse un angelo?
Beh, anche questo mi
dava un minimo di speranza in più.
Arrivammo presto nella
via indicata sul biglietto che ritrovai per caso nel mio portafoglio.
Ma guarda
te che fortuna!
Girammo l’angolo e
subito trovammo un negozietto con appunto la scritta “Angel Atèlier”,
ma
decisamente diversa da come me l’aspettavo. Era tutta rovinata e
malconcia. E l’interno
non era dei migliori. Malconcio, con qualche manichino in piedi e solo
pochi
avevano vestiti ancora addosso. Era polveroso, segno evidente che
nessuno ci
entrava da parecchio.
Svegliai Alice per non
farla rimanere sola nel camper. Scese con noi ad esplorare il tutto. Di
certo
non era curato quel posto, ma sembrava che ci vivesse qualcuno…
- Ehy! Guarda qua! Addirittura
c’è un cartone della pizza! Ma un atèlier non dovrebbe essere raffinato
ed
elegante? – domandò straniato Robby.
- Evidentemente questo è
un atèlier fallito! – rispose una voce “dall’oltretomba”.
Ci girammo tutti verso
la persona da cui proveniva la voce. Era una signora alta e snella con
poche
rughe in viso, un vestito un po’ trasandato e i capelli al quanto
spennati
seppur corti e a castetto.
- Se siete quelli della
banca, sappiate che ho già pagato! È inutile che insistete! Io non lo
vendo il
mio atèlier! – si infuriò con noi la donna.
- Signora, guardi che
lei si sta sbagliando! Non siamo della banca, stiamo cercando mia zia…
Madame
Rose. –
- Sono io Madame Rose, e
l’unico nipote che ho è maschio e morto! Non puoi essere tu! –
- Sono Diane, ci siamo
incontrate parecchi anni fa… circa 12 anni fa, tu hai partecipato al
funerale
dei miei genitori… sono quella bambina rimasta orfana che hai visto
scappare… -
- Ah! Si, ora ricordo! Qual
buon vento ti porta qui? Assieme alla tua famigliola per giunta! –
- ah, ehm… loro non sono
la mia famigliola… Lui è Robby – indicai il moro – il mio manager, e
lei è
Alice, una bambina che semplicemente cerco di proteggere da… ehm… i
demoni. – a
quella parola mia zia ebbe un sussulto, ma cercando di non farlo notare
cambiò
discorso.
- Beh, ma sai che non ti
avevo riconosciuta? Sei davvero cambiata! –
- Si … ecco… in effetti
nemmeno io ti avevo riconosciuto. L’unico ricordo che ho di te è stato
al
funerale e li eri molto più giovane, senza offesa, e ricordo
particolarmente il
tuo cappello enorme! L’avevi fatto tu? –
- Ma certo! Tutto ciò
che indosso lo faccio io! Beh, a parte questi che ho adesso e che sono
così
trasandati… -
- Ma che è successo al
tuo atèlier? –
- Meglio non parlarne… -
- Ma… - mi interruppe.
- Su, avanti
accomodatevi! Vi offro una tazza di caffè? –
- Non dirmi che in
questo negozio c’è persino la cucina! – si stupì l’uomo al mio fianco.
- Oh,
no di certo, sciocchino. Vedi io abito
proprio qui sopra! Salite! –
- Puoi per favore dirmi
cosa è successo al negozio? –
Si, sono insistente, lo
so. Ma ero curiosa!
- Ooooh! Quante storie! Non
è importante adesso! – si arrabbiò. La sua reazione mi stupì ed
incuriosì
ancora di più.
- Ti prego! –
- Oh, ma insomma! Sono
stati i demoni, ok? Mi hanno distrutto il negozio e ucciso il marito,
va bene??
–
Rimasi senza parole. Non
ero andata proprio dalla persona giusta per i fatti miei… è ovvio che
ad una a
cui hanno ucciso il marito e rovinato la carriera è inevitabile che odi
i
demoni…
Ho proprio sbagliato, ma
adesso non posso tirarmi indietro, devo prima di tutto mettere in salvo
Alice…
ormai è diventata una mia priorità!
TO BE CONTINUED…
Spero che il capitolo vi sia
piaciuto! Continuo a scusarmi x i ritardi! Purtroppo non sto mai a casa
XD
spero di aggiornare presto! ^^ grazie a chi mi segue sempre! Bacioni!!!