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Autore: FallingInLove    14/07/2011    4 recensioni
Roba da pazzi! Poggiai una mano su un fianco cominciando a gesticolare animatamente con l'altra.
-Punto primo: mi stai rinfacciando tutte le volte che sono venuta a piangere da te? -domandai sentendo il veleno fra i denti -Perché io pensavo di trovare supporto fra le braccia di un amico e non di uno stronzo pronto a portarmi il conto!
-Non sto facendo niente di tutto questo -tentò di difendersi, ma io ormai ero partita come un treno e non mi sarei fermata tanto presto
-Punto secondo: io non sono una guerra che vi giocate tu e Riccardo, non sono una battaglia da vincere!
-Per me invece lo sei -mi interruppe, guardandomi dritta negli occhi; rimasi in silenzio, colta alla sprovvista e lui ne approfittò per continuare -Sei una di quelle poche cose per cui vale la pena lottare.. ed è per questo che non rinuncerò facilmente, soprattutto se ti so con quell'idiota
Avevo detto che non mi sarei fermata? Be' non avevo tenuto conto di questo. Proprio no.
-E punto terzo -aggiunse lui alla mia lista -non hai risposto alla mia domanda
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8. Prenditi cura di me


-Bravissimi!

Stavo ridendo come una scema osservando Nadia e Jason dimenarsi come matti al ritmo di musica; il loro gruppo aveva appena finito di suonare, solo che quelli dopo di loro non stavano facendo un granché. Più che musica, il loro sembrava chiasso: ideale per sbizzarrirsi con le coreografie più assurde e improponibili.

A un certo punto sentii Nadia afferrarmi per un braccio e trascinarmi in pista (che poi non era altro che il centro del locale); all'inizio rimasi un po' intimidita, ma poi decisi di fregarmene e cominciai a saltellare a destra e a sinistra scuotendo i capelli come un cavallo imbizzarrito.

Per quanto fosse divertente però, dopo un po' dovemmo fermarci per riprendere fiato.

-Che performance, ragazze! -si complimentò Jason -Potreste entrare in un corpo di ballo!

-Solo se vieni anche tu -gli rispose Nadia, cercando di sistemarsi i capelli.

Decisi di lasciarli da soli e, ancora accaldata, cominciai a cercare Mirko e Nick; li avevo persi di vista sin da quando avevano finito di suonare, e anche adesso non riuscivo a vederli da nessuna parte.

Mi rassegnai, e decisi di andare al bagno con l'intenzione di rinfrescarmi un po' la faccia e soprattutto di sistemarmi la faccia, che nemmeno osavo immaginare in quali condizioni potesse essere.

Però c'era chi stava peggio di me..

-Devi vomitare!

-E tu devi morire, ma di una morte lenta e dolorosa

All'inizio rimasi interdetta: voci da uomo in un bagno da donne? Poi realizzai che quel bagno era unisex.

Ok, ma.. voci da uomo che fanno minacce?

E per di più con uno strano modo di parlare, come strascicato..

-Non l'ho fatto apposta, era uno scherzo!

-Nick? -domandai avvicinandomi alla porta da cui sembrava provenire la voce

-Oh, grazie al cielo! Apri questa porta -disse l'altra voce

-Mirko! -esclamai riconoscendo il tono

Ecco di chi erano; evidentemente tutta quella pessima e assordante musica unita al “ballo” sfrenato doveva avermi rintronata.

La serratura scattò, e Nick mi aprì. Quello che vidi mi lasciò leggermente sconcertata: Mirko era seduto per terra, con i capelli peggio dei miei, rosso in volto e con occhi semi vacui. Non potevo crederci... si era drogato?

-Ma che hai combinato? -quasi gli urlai. Nella mia testa erano già partite scene non del tutto piacevoli che lo vedevano protagonista mentre si bucava la pelle con un ago.

-Colpa sua -mi rispose stropicciandosi un occhio e indicando il fratello

-Era uno scherzo, non pensavo sarebbe finita così! -si giustificò Nick

-E ti sembra uno scherzo drogare la gente?! -sbraitai

Lui mi guardò, e sembrò non capire; poi si scambiò uno sguardo col fratello ed entrambi scoppiarono a ridere.

Ok, forse avevo esagerato un po' con la fantasia..

-Nessuno si è drogato -mi spiegò Nick

-Maria, Maria... potrei diventare religioso -se ne uscì Mirko rivolgendosi al soffitto e non a noi

-Zitto e vomita -fece Nick; io intanto non ci stavo capendo niente, sapevo solo che lo sguardo perso di Mirko mi spaventava

-Mi fa male la testa -si lamentò Mirko, e abbandonò il capo contro il muro freddo

-Ma che cos'ha? -chiesi a Nick, che sembrava in condizioni normali; lui però mi ignorò

-Non devi addormentarti -disse scuotendo le spalle del fratello -Prima devi vomitare

-Potremmo scriverci un testo sulla maria -Mirko continuava a vaneggiare -Oooooh! Mariaaaaa!

Nick sospirò e mi guardò con disperazione, finalmente rispondendo alla mia domanda -L'ho fatto ubriacare

-Stronzo -replicò Mirko nello stesso istante in cui io ripetevo a pappagallo: -Tu cosa?

-Era uno scherzo! -cercò di giustificarsi -Lui regge tutto, tranne il rum.. ma non era poi tanto, non pensavo gli facesse questo effetto!

Certe volte Nick si comportava veramente da ragazzino immaturo e persino stupido.

-Nick -cercai di mantenere la calma -quanto aveva bevuto prima che tu gli correggessi la bevanda?

-Un po' di birra, e anche della vodka credo.. ma lui..

-Lui regge tutto, lo so -era un dato di fatto di cui ero a conoscenza sin dalla prima volta che avevamo deciso di sbronzarci insieme, e poi lui mi aveva riportata a casa, ancora lucidissimo, dopo che avevo cercato di inscenare uno spogliarello sul bancone del bar -Ma tutti questi mix non gli hanno di sicuro fatto bene. Quanti bicchieri gli hai corretto?

Lui distolse subito lo sguardo e fece spallucce -Un po'...

Chiusi gli occhi, traducendo quel “un po'” con tanti, tanti, tanti; solo allora mi accorsi dello strano silenzio e mi voltai di scatto verso Mirko. Si era addormentato!

-Mirko! -lo scossi forte per la spalla, fino a quando non riaprì gli occhi

Vidi lo sforzo che fece per mettermi a fuoco, ma appena mi riconobbe sorrise -Nina.. sei sexy piegata così su di me

Mi venne la tentazione di lasciarlo lì ad agonizzare, ma fu solo un secondo.

-Devi vomitare, idiota -gli dissi, seccata ma anche apprensiva

Lui sbuffò -Oggi vogliono tutti il mio vomito. Cos'ha di speciale?

-Mirko, ascoltala! -si aggiunse Nick, ma lui aveva già ricominciato ad andarsene nel mondo dei sogni.

Questo non era un buon segno.

-Nick -cominciavo ad avere veramente paura -dobbiamo chiamare aiuto

-No, aspettiamo, non..

-Rischia il come etilico! -diedi sfogo alle mie paure, e la voce mi uscì molto stridula -Non vedi come sta?

Ma perché non riusciva a capire? Mi accorsi che mi stavano tremando le mani, e non per il freddo; Mirko stava per addormentarsi di nuovo.

Mi voltai verso Nick, e constatai che anche lui era spaventatissimo -Chiama tu o lo faccio io -gli diedi l'ultimatum.

Lui guardò un'ultima volta il volto del fratello poi annuì, allontanandosi con il cellulare in mano; sentii un lieve lamento e mi voltai di nuovo verso Mirko.

-Non chiamatelo! -esclamò, ma con un filo di voce, guardandomi dritta negli occhi

Rimasi un attimo smarrita, non riuscivo a capire a chi si riferisse

-Chi non dobbiamo chiamare?

-Lui -rispose, lasciandomi punto e a capo -Non deve avvicinarsi di nuovo a Nick

-Ma di chi stai parlando?

Sta vaneggiando, mi avreste detto voi; eppure nel suo sguardo c'era qualcosa di così risoluto da spingermi a indagare, anche perché non stava più parlando in quel modo strascicato.

Purtroppo però non ottenni una risposta, perché lui richiuse gli occhi abbandonando di nuovo la testa contro il muro; mi accorsi con disperazione che respirava a fatica

-Mirko -lo scossi più forte che potei, in preda al panico, e alla fine lui mi guardò di nuovo, ma con fatica.

Stava troppo male, e io non sapevo fra quanto sarebbe arrivata l'ambulanza: agii d'istinto, aprendogli a forza la bocca e ficcandogli due dita in gola.


°°°


-..vedi? E' già mezzo sveglio.

Mi girai di nuovo verso il lettino d'ospedale dove era sdraiato Mirko, adesso con un occhio semi aperto, l'aria sempre intontita.

-Quindi dici che ha ragione l'infermiera? -domandai a Nick

-Ma certo! -rispose lui, contento di vedere che finalmente la mia ansia se ne stava andando -Però ti ripeto, sarebbe meglio se mia madre non lo vedesse così, altrimenti si preoccuperebbe più di te e poi, una volta scoperto tutto, mi ucciderebbe

Sorrisi -Va bene, ci tengo alla tua vita: ospiterò tuo fratello da me, stasera

-Perfetto! Vi accompagno così ti aiuto a portarlo dentro casa

Ah, giusto: non poteva camminare da solo.

L'infermiera ci aveva rassicurati dicendo che, vomitando, aveva espulso la maggior parte dell'alcol che aveva in corpo, e quindi non era più a rischio di coma etilico; adesso tutto quello che dovevamo fare, era farlo riposare e fargli bere tantissima acqua al risveglio.

All'inizio non mi ero fidata molto perché tutti sanno che dopo una sbornia si ha una sete da prosciugare il Nilo, e dunque mi era sembrata una diagnosi troppo scontata (sì lo so: quando si trattava delle persone a cui volevo bene, ero davvero paranoica!); però durante quell'ora all'ospedale, Mirko era sembrato già migliorare.

Ovviamente non lo ricoveravano, così tutto quello che restava da fare era portarlo a casa mia e fargli continuare indisturbato il suo sonno.

C'era però ancora quella questione: chi è che non si doveva avvicinare di nuovo a Nick?

A lui comunque non avevo detto niente, forse era davvero soltanto il vaneggio di un ubriaco.

O forse no.


°°°


-Nina?

Seduta per terra, una coperta sulla schiena e il viso appoggiato sul mio materasso, mi dovevo essere addormentata. Che stupida! Mi ero ripromessa di vegliare Mirko fin quando non si fosse svegliato.. così, per vedere se respirava (riecco la paranoia!).

Sollevai la testa, con i capelli al seguito -Mirko -biascicai cercando di metterlo a fuoco -Come stai?

-Come se mi fosse esplosa una bomba in testa -rispose lui. Almeno adesso non parlava più al rallentatore -Scusa, non volevo svegliarti, mi è venuto spontaneo chiamarti

-Non preoccuparti -risposi, poi controllai l'orologio: erano le quattro di notte -Hai sete?

-Da morire

Avendo previsto quella risposta gli porsi la bottiglietta d'acqua che avevo preparato sul comodino dopo che Nick se ne era andato.

-Allora -mi disse dopo aver bevuto un generoso sorso -Che cosa ha fatto di preciso il mio adorato fratellino?

Se non altro sapeva chi era il colpevole. Stavo per cominciare a spiegargli lo scherzo malefico di Nick, quando lui mi fece cenno di sedermi -Che ci fai per terra? -mi domandò, poi si guardò un attimo intorno -E io che ci faccio a casa tua?

-Una domanda per volta -lo bloccai mentre mi alzavo e mi sedevo sul bordo del letto vicino a lui, poi risposi a tutto.

-Sì, l'ambulanza me la ricordo -annuì quando ebbi finito -ma perché l'avete chiamata? Non stavo così male da andare in coma

Lo guardai con risentimento -Tu non lo puoi sapere come stavi! -risposi, senza preoccuparmi di tenere la voce bassa -Eri ubriaco fradicio, non sapevamo cosa fare.. mi hai fatta preoccupare sul serio -aggiunsi, tornando involontariamente al tono normale, senza più la minima traccia di incazzatura. Cavolo!

Lui sorrise e lo sentii accarezzarmi la schiena -Scusami

Non so bene perché, forse era il modo in cui lo disse, i suoi occhi teneri e lucidi nella penombra, la sua mano che percorreva lenta la mia spina dorsale.. non lo so, ma tutta la rabbia che sentivo si trasformò in affetto, e in paura per quello che sarebbe potuto succedere. Mi chinai ad abbracciarlo, e lui ricambiò.

Sentire il suo corpo vivo sotto di me, mi tranquillizzò; la sua mano adesso mi accarezzava i capelli e, di tanto in tanto, mi sfiorava il collo.. proprio come avevano fatto le sue labbra.

Mi scostai bruscamente, rendendomi conto troppo tardi di quello a cui stavo pensando.

-Tutto bene? -mi domandò lui guardandomi stranito

-Sì, sì certo.. -risposi, per niente credibile e con il fiato corto. Il fiato corto?

Lui ghignò, ed io mi preparai ad una delle sue uscite.

-Ti eccita così tanto stare in un letto sola con me? -mi domandò infatti con occhi scintillanti

-No! -risposi con un tono di voce troppo acuta; dovevo rimediare -E' che.. stavo pensando a Riccardo.

Mirko annuì, ma il suo scetticismo trapelava da ogni poro.

-Mmm.. e dov'è questo emblema del piacere perfetto che ti lascia sempre insoddisfatta?

Io mi accigliai -Vuoi una sigaretta?

Mirko, a differenza di me, non aveva mai fumato, ma l'emblema del piacere perfetto secondo la famosa citazione di Oscar Wilde era proprio una sigaretta.

-Senza scomodare Oscar e il tuo tabacco -mi rispose -per un uomo così insulso, poi.. mi riferivo a Mr. Figo!

-Ah, certo -risposi esasperata, cogliendo solo allora il doppio senso delle sue parole -Starà dormendo, credo. Stasera aveva gli allenamenti

Lui annuì, in un silenzio colmo di frasi inespresse.

-Senti, tu lo critichi tanto, ma sei peggio di lui con le ragazze! -sbottai

Forse il mio tono di voce era stato troppo aggressivo, ma si trattava di autodifesa; Mirko mi guardò un po' sorpreso ma, come al solito, aveva la risposta pronta, anche in quel mentre che era reduce da una sbornia colossale.

-Io non le illudo -cominciò -Quando una ragazza viene con me, sa perfettamente che non può aspettarsi più di una notte di sano sesso -poi sul suo volto si dipinse un ghigno malefico -ah, e fra parentesi io le faccio venire tutte, sentissi che strilli!

Io ricambiai gelida il suo sguardo, più che mai sul piede di guerra -Ah, sì? E anche quella ragazza, Giada, sa benissimo che non può aspettarsi niente da te? Perché a me pareva piuttosto possessiva..

Lui mi scrutò un attimo, i suoi occhi incastonati nei miei, poi sorrise di un sorriso strano, che non gli avevo mai visto prima, a metà tra il trionfo e la beffa -Sei gelosa

-Cosa? -urlai più scandalizzata di quando faceva le sue battutine sul sesso -No! Era solo.. una considerazione.

-Una considerazione di nome Giada

-Chi se ne frega di come si chiama -acida e rabbiosa, non stavo facendo altro che il suo gioco, cadendo così nella trappola. Ma io non ero affatto gelosa!

Lui annuì, sempre con quel sorrisetto, poi sembrò farsi pensieroso -E' da un po' che non la sento.. -lo disse come se lui stesso se ne fosse accorto solo in quel momento.

Approfittai di quell'attimo per rifarmi valere -Io almeno Riccardo lo sento e lo vedo tutti i giorni

Questo spazzò via il suo sorriso. Bene!

-Tu lo sai che qui è Riccardo il verme e non io, vero? Lui ti sta illudendo. Davvero pensi che sia ad allenarsi tutte le volte che te lo dice? -chiese con un tono che mi fece alterare di nuovo

Cercai di controllarmi, e gli spiegai con calma tutta la faccenda dell'altra scuola che ci aveva sfidati e bla, bla, bla; di sicuro l'autocontrollo era più incisivo della rabbia.

Mirko scrollò le spalle -Se tu ci credi..

Per non rischiare di mandare al diavolo tutta la diplomazia di cui sembravo essermi circondata, chiusi gli occhi, avvertendo la stanchezza che fino ad allora aveva aleggiato come un'ombra attorno a me senza mai scendere del tutto a colpirmi.

Lo sentii sospirare -Dai dormi, sei stanca e non puoi farti vedere con le occhiaie da lui

-Tanto gli piacerei lo stesso -risposi a bocca mezza chiusa perché affondata nel cuscino

-Se non fosse idiota sì, ma dato che lui è più che idiota..

Mentre cercavo qualcosa con cui controbattere, mi tornarono in mente le sue parole poco prima che lo facessi vomitare -Chi è che non deve avvicinarsi di nuovo a tuo fratello? -gli chiesi, aprendo di nuovo gli occhi.

Lui già mi stava guardando, e si irrigidì improvvisamente, senza rispondere.

-Te lo ricordi che lo hai detto? -gli domandai allora

-E tu ti ricordi che ero ubriaco mentre lo dicevo? -ostentava un tono rilassato e ironico, ma potevo vedere la sua espressione tirata e i muscoli tesi.

-Sì, ma sembravi parecchio convinto -lo scrutai meglio, ma il suo sguardo era impenetrabile

Dopo un po' sospirò e mi svelò il mistero -Parlavo di mio padre

Mille cinghiate; no, non erano sufficienti, meglio duemila. Ma perché non tenevo mai la lingua a freno?

-Scusa, non volevo -gli dissi allora -Non pensavo..

-Non preoccuparti -mi bloccò scrollando le spalle, e d'un tratto ritrovò il sorriso -Adesso ricordo anche un'altra cosa

-Cioè?

-E' stato divertente ficcarmi una mano intera in gola?

Era bravissimo ad alleggerire situazioni imbarazzanti, glielo dovevo.

-Erano due dita! -precisai

-Penso che dovrò proprio ricambiare questo immenso favore -decretò sporgendosi verso di me

-NO, fermo! -mi dimenai ridendo, ma lui già mi aveva preso il mento

-Frema tu! -ribatté, anche lui divertito -Com'è che mi dicevi? Dopo ti sentirai meglio!

-E infatti stai meglio -gli feci notare ridendo e cercando di allontanarlo per le spalle; era quasi sopra di me, si reggeva su un braccio, mentre con l'altro teneva ancora la mia mandibola.

-Per tua sfortuna sì

Mi rassegnai -Sentiamo, cosa dovrei fare per evitare le tue torture?

Lui scrollò le spalle -Spogliati. A quel punto avrai tutto il mio amore

E ti pareva?

Lo guardai con aria implorante -Fammi vomitare

Lui rise -Davvero preferiresti il vomito a una notte con me? -chiese scettico

-Puoi giurarci -risposi, e lui scosse la testa.

-Potrei insegnarti tante cose, Nina..

-Potresti levarti e lasciarmi dormire

Sorrise e annuì -Peccato

Io scossi la testa e poi lo vidi chinarsi su di me; ci fu un attimo di panico, poi capii che si stava dirigendo verso la mia guancia. Mi rilassai, mentre le sue labbra sfioravano la mia pelle. Mi accarezzò lievemente con la punta del naso in un tocco dolce e spontaneo che mi fece sorridere; quando si rialzò e i nostri sguardi si incrociarono, aveva un'espressione indecifrabile.

Il sorriso mi scivolò via dal volto, ma non perché vedessi tristezza sul suo viso, ma perché era serio, fin troppo serio; mi sembrò di scorgere anche un'ombra di tormento, ma fu solo un attimo, perché poi fu lui a sorridere di nuovo.

-Buonanotte, Nina -mi disse in tono leggero stendendosi accanto a me in modo da lasciare un po' di spazio fra noi.

Gentiluomo fino in fondo, non gli era nemmeno passato per la testa che magari si sarebbe dovuto offrire di andare a dormire sul divano e lasciarmi da sola nel letto. Ma non era passato per la testa nemmeno a me, per niente.

Anzi, mi sembrò strano e forzato stargli così lontana quando quella notte alla stazione avevamo dormito una sopra l'altro; ok, era appunto perché eravamo in una stazione al freddo e al gelo, ma che importanza avevano i dettagli?

Rotolai su un fianco fino ad arrivare a poggiare la testa sulla sua spalla, impadronendomi del suo braccio.

-Buonanotte -risposi tranquilla

Era rimasto un attimo fermo, e stavo già cominciando a ripensare al coma etilico, quando lo sentii ricambiare l'abbraccio affondando la mano del braccio libero fra i miei capelli e appoggiandomi l'altra sulla schiena.

-E' sempre bello dormire con te -mi sussurrò e il suo respiro mi fece il solletico fra i capelli, mentre con le dita giocava con qualche mia ciocca.

-Attento, non sei nel pieno delle tue facoltà mentali: potresti non essere cosciente di ciò che dici

Pensavo di aver fatto una battuta, ma quando Mirko rispose il suo tono era di nuovo serio -Invece con te lo sono sempre, in ogni momento.


  
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