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Autore: Pleasance Carroll    14/07/2011    1 recensioni
ciao a tutti!
questa storia parla di tutti i personaggi del Ciclo ma principalmente di Murtagh che, inviato da Galbatorix a sterminare dei ribelli per ottenere degli Eldunarì, pensa di averli uccisi tutti ma...presto si ritroverà tra le mani l'unica superstite di quel popolo decisa a vendicarsi. Nessuno dei due sa però che la reciproca vicinanza è in grado di spingerli al limite...
spero vi piacerà metto il rating arancione per precauzione.
fatemi sapere che ne pensate
marty23
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 6

Rivelazioni

 

L’elfa e la Dark Angel giunsero nella campagna inselvatichita e dai tratti boschivi nei dintorni di Uru’Baen dopo altri tre giorni di viaggio, durante i quali il suo cuore dei cuori insegnò ad Isis come chiudere bene la mente affinché il Cavaliere dal drago cremisi non la leggesse e come, qualora fosse riuscito invece, ad invaderla, nascondergli tutto ciò che sapeva: sarebbe stato sufficiente creare nella mente una barriera di ricordi provenienti dal cuore- e, conoscendo i suoi, l’Eldunarì le assicurò che le avrebbero garantito una protezione abbastanza solida- dietro la quale celare un’intensissima emozione sempre proveniente dal cuore, che sarebbe stata l’ultimo baluardo per i suoi più intimi segreti (come la sua identità o il fatto che sapesse cos’era un’Eldunarì oppure il motivo della sua missione nella capitale dell’Impero.

Arya, che durante il primo giorno e la prima notte di viaggio aveva discusso della loro strategia, ora, man mano che si avvicinava ad Uru’Baen, parlava sempre meno e ad Isis parve che fosse intimorita dalla vicinanza con quella città, quasi come se- essendo un’entità viva e garante di morte- l’avesse attesa da tempo, per terminare una condanna cui l’elfa era riuscita a sfuggire ma che quel luogo non aveva dimenticato di doverle infliggere; tuttavia, quando furono in vista delle alte ed massicce mura di Uru’Baen, Arya non si lasciò sopraffare dalle emozioni, rimase lucida e portò a termine il proprio compito: lasciò i cavalli in prossimità di un laghetto (che le due stabilirono come il punto dove si sarebbero ritrovate per fuggire, a missione terminata), gettando su di loro un incantesimo affinché non dessero nell’occhio ed allo stesso tempo le attendessero per trarle in salvo quando fosse tutto finito.

Ringraziando l’oscurità della notte, che con il suo mantello le copriva e la fina pioggerella che, cadendo, pungeva gli occhi di tutti, rendendole quasi invisibili, l’elfa e l’umana salirono senza difficoltà su un carro cui vennero aperte quasi senza controlli le porte della città, e tramortirono i due soldati -che, all’interno facevano la guardia a delle nuove spade giunte per l’esercito di Galbatorix- rubandone le divise.

Ponendosi in ascolto, Isis dapprima rimase lievemente spaventata dalla pioggia che batteva sulla copertura del carro, quasi picchiasse con violenza, poi, riuscendo a capire che i soldati sarebbero stati fatti entrare proprio nel castello del tiranno, sorrise, costatando che tutto stava andando secondo il piano stabilito con Arya, quindi, fece segno all’elfa di scendere non appena il carro avesse rallentato un po’, perché esplorasse la città(in modo da non dover essere colta totalmente di sorpresa se qualcosa fosse andato storto)mentre la Dark Angel avrebbe continuato il suo viaggio fin dentro a quella che i Varden avevano definito “la Tana del Lupo”.

Riuscì ad allontanarsi di soppiatto, non vista, non appena il carro si fermò attorno a quella che doveva essere la piazza del Cortile Interno del castello, tuttavia, ammise a se stessa che da quel momento in avanti sarebbe stata completamente cieca, così, decidendo di affidarsi all’istinto si mescolò, veloce come il vento ed invisibile come un’ombra, ad un drappello di soldati che sembravano essere diretti all’interno della fortezza.

Il castello aveva un che di imponente ed inquietante, inoltre, notò Isis mentre cercava di prendere punti di riferimento che l’aiutassero ad orientarsi, era un vero labirinto! E lei non riusciva ad essere molto concentrata su altro, mentre seguiva quel manipolo di soldati, che non fossero le fiaccole che, appese ai muri, illuminavano tutto con intense macchie di luce; oppure le urla di dolore sicuramente provenienti dalle celle nei Sotterranei ma che, nonostante tutto riuscivano ad oltrepassare le spesse mura trasudanti muffa e lezzo di morte, dando alla ragazza la sensazione di trovarsi in una tomba.

Finalmente, notata sulla sua destra una zona più illuminata delle altre, si staccò dal piccolo plotone spinta dal consiglio del cuore dei cuori che aveva con sé, di dirigersi in quella direzione; e, ringraziando la buona stella che evidentemente quella sera intendeva proteggerla, si servì dei sicuri nascondigli forniti della folta foresta di colonne che popolava il corridoio e la piccola sala adiacente, per evitare i servi e le poche guardie che si trovavano lì.

Dinnanzi a lei ora, finalmente sola, si stagliavano le immense, massicce porte in legno che servivano a proteggere la Sala del Trono, rifugio di Galbatorix e dell’ultimo uovo di drago, cui conferivano un aspetto ancora più inquietante le centinaia di candele che sembrava lacrimassero cera, che con le loro ampolle di luce, illuminavano tutt’attorno .

Isis passò una mano sul gigantesco drago intagliato sul legno della porta, rabbrividì appena, ma non si perse d’animo: forte del mantello che le copriva il viso e della divisa che le avvolgeva il corpo, si accucciò a terra, sino a poter posare un occhio verde acqua contro la serratura, attraverso la quale, non fu semplice vedere ma riuscì a distinguere, sbirciando, un uomo seduto su un trono che impartiva ordini a qualcuno, una figura inginocchiata ai suoi piedi, con la testa china, al fianco della quale era legata una spada dalla lama cremisi…

Il cuore di Isis mancò un colpo e fu costretta a sedersi a terra ed a premersi con violenza una mano sulle labbra perché lo stupore che provava non la tradisse. Nonostante non conoscesse il nome di quel Cavaliere, l’aveva riconosciuto subito come colui che aveva sterminato la sua gente!

Violenti fremiti le scuotevano le membra e tuttavia, riuscì ad alzarsi mentre il suo cervello ragionava speditamente…se quello era il nascondiglio dell’ultimo uovo di drago esistente in tutta Alagaesia, era necessario che lei lo sottraesse al tiranno, e per farlo bisognava che neppure una singola forma di vita fosse all’interno della Sala del Trono altrimenti, lei sola, al cospetto di due Cavalieri dei draghi avrebbe sicuramente subito una sconfitta, a causa dell’inferiorità numerica; di conseguenza doveva trovare un modo per far uscire tutti di lì!

Dopo aver quindi, fatto appositamente cadere a terra uno dei candelabri in ottone accanto a lei, Isis si fece trovare pronta, con l’arco teso ed una freccia incoccata, in attesa del piccolo gruppo di persone che si sarebbe radunato, richiamato da quel trambusto…la Dark Angel li guardò tutti negli occhi: per la maggior parte erano schiavi e pochi soldati che sicuramente erano stati costretti a stare lì. Non erano nemici pericolosi, semplicemente vite umane. Perciò la ragazza, quando giunsero, si limitò a ferirli alle gambe o alla pancia, così che non potessero reagire ed allo stesso tempo rimanessero in vita, poi, veloce come il vento, si nascose dietro una colonna, celata dalla semioscurità, in attesa dello sconosciuto Cavaliere assassino che sicuramente sarebbe arrivato, insospettito da quel trambusto.

Tesa com’era all’idea di doversi confrontare con colui che senza problemi aveva ucciso la sua gente, Isis stava per farsi sopraffare dalla paura e colmare le orecchie dal suo stesso battito cardiaco, che sembrava fosse impazzito; tuttavia, serrando una mano attorno all’elsa dello Specchio dell’Anima, che le spuntava dallo stivale, pronta a sferrarlo contro quell’assassino, riuscì a ritrovare la concentrazione e, non appena udì le porte della Sala del Trono spalancarsi, si voltò- le nocche bianche per la presa ferrea sull’elsa del pugnale-, decisa ad ucciderlo…

Fu allora che, lo sguardo le cadde sulla lama del proprio pugnale: era completamente nera, come la pece…

Cosa poteva significare? Stava forse facendo uno sbaglio a desiderare la morte di un omicida?

In quel momento, per la prima volta, potè vedere il famigerato Cavaliere in viso: era un uomo dal corpo muscoloso, il cui volto serio era incorniciato da una massa di ricci castani scrutava tutt’attorno a sé, gli occhi penetranti, attenti e la spada sguainata.

Con poche, impronunciabili parole pose fine alla vita di coloro che Isis aveva ferito, facendola sussultare, seppur a qualche metro di distanza, per l’implacabile crudeltà che aveva appena dimostrato. Poi, mentre lei tratteneva il respiro e chiudeva gli occhi, chiedendosi se quello sarebbe stato lo stesso destino che l’avrebbe attesa; il Cavaliere iniziò ad avanzare nella sua direzione…e improvvisamente, mossa da un pensiero impulsivo, Isis rise, attirando l’attenzione dell’uomo con quel suono argentino che risuonò dovunque, ed iniziò a correre col cappuccio calato sugl’occhi, nascondendosi tra le colonne, tra le piccole pozze d’ombra di cui la sala era macchiata. Il corpo le si muoveva da solo, tanto velocemente da non darle nemmeno il tempo di pensare; la paura che prima l’aveva quasi paralizzata ora era svanita, per lasciare il posto ad una strana sensazione, qualcosa che mai aveva provato prima: per la prima volta da quando aveva assistito al massacro della sua gente, si sentiva più potente, più veloce, più intelligente di quell’assassino capace di usare la forza bruta ma non abbastanza sveglio da capire chi si stesse prendendo gioco di lui. Infatti, quando la Dark Angel di tanto in tanto richiamava l’attenzione del giovane con sussurri o risate, le piaceva osservarne lo sguardo smarrito su quel bel volto, adombrato a tratti dai ricci.

 

D’un tratto la ragazza giunse ad un vicolo cieco. Alle sue spalle c’era una finestra, ma si affacciava praticamente sul vuoto; l’unico modo per uscire di lì sarebbe stato correre incontro al Cavaliere ma lui si stava avvicinando: Isis poteva sentirne i passi, felpati ma vicini.

Col respiro corto ed il cuore che le batteva follemente nel petto, Isis si rese conto di essere in trappola!

Tuttavia, di colpo le sue membra si mossero, senza prima consultare la mente: afferrando un candelabro accanto a lei, ed avvolgendolo col proprio mantello, Isis frantumò il vetro che la divideva dalla libertà: avrebbe preferito essere morta che tra le grinfie di quell’uomo!

 

A quell’inaspettato rumore i passi del Cavaliere divennero più veloci, ma giunse tardi perché tutto ciò che restava dinnanzi ai suoi occhi erano i vetri rotti di una finestra, ed un candelabro abbandonato in terra. Della persona che stava inseguendo non c’era più traccia.

Il ragazzo si sporse appena dalla finestra, con gli occhi ridotti a fessure per la pioggia scrosciante che entrava dal vetro rotto; quasi subito rimise dentro il viso, serrando i pugni per la rabbia: chiunque fosse la persona dalla risata tanto argentina, cui era stato alle calcagna, ormai lui non poteva fare più nulla perchè era saltata, consegnandosi alla morte, esattamente come aveva fatto quello sconosciuto Dark Angel che gli aveva ferito una spalla.

 

Isis riuscì a vedere benissimo(grazie alle candele all’interno della sala) l’espressione di rabbiosa sconfitta sul viso del proprio nemico e si permise di esultare col cuore, ma non mosse un solo muscolo. D’altro canto,dal momento che era in piedi, su di un cornicione bagnato, sarebbe bastata una mossa falsa a farla precipitare nel vuoto.

Rimasta finalmente sola, iniziò a muoversi lentamente, con attenzione, concentrata come mai prima d’allora i nervi a fior di pelle, tuttavia, a causa della pioggia che continuava a cadere ininterrottamente, rischiò più volte di scivolare.

Dopo aver percorso qualche metro si trovò dinnanzi ad un’altra finestra che si affacciava su una stanza che sembrava poco illuminata ma, nonostante non riuscisse a vedere bene all’interno, Isis giudicò che dovesse essere vuota, quindi, facendosi forza e cercando di agire più silenziosamente possibile, ruppe anche quel vetro e, aggraziata come un’elfa si intrufolò all’interno.

Attorno a sé, il silenzio, spezzato solo dal picchiare della pioggia, le porte di legno chiuse…quella doveva essere la Sala del Trono!

Isis, rincuorata, lasciò cadere il cappuccio del mantello, grondante d’acqua, sulle spalle e pensò che, a giudicare dalle dimensioni, la Sala del Trono, somigliava più ad una grotta, al centro della quale stava un sontuoso trono in legno intagliato, ed oro. Il soffitto era una gigantesca cupola di vetro colorato che riproduceva Alagaesia, che, a causa della pioggia, riempiva quel luogo di riflessi particolarmente cupi.

Ricacciando indietro la sensazione di freddo che sentiva dentro, Isis iniziò a girare per la cavernosa sala, ammirando i pesanti forzieri colmi di ricchezze sparsi un po’ ovunque, ma non le interessava l’oro quindi continuò finchè, ai piedi di una parete alla quale stava appeso un gigantesco quadro, non trovò tre cuscini, vuoti. Non riuscendo a capire a cosa servissero si soffermò un secondo- nella speranza di una spiegazione- ad osservare il dipinto che, sfiorando, scoprì esser fatto di seta, sulla cui superficie erano ricamate quattordici figure: i tredici Rinnegati erano vestiti di tutto punto, nessuno, vedendoli in quel momento avrebbe sospettato quanto le loro mani fossero macchiate di sangue, forse solo Galbatorix, che stava in mezzo a loro e li fissava compiaciuto, poteva averne un’idea.

Le dita della ragazza si bloccarono sul viso di Morzan, ultimo dei Rinnegati, braccio destro del tiranno, l’unico-realizzò lei- del quale ricordava la morte.

Maestro! Aiutami, non riesco a trovare l’uovo di drago che cerchiamo! Lo chiamò lei dopo essersi convinta che non doveva indugiare troppo su quei pensieri, e dopo aver rovistato a fondo in ogni angolo della sala, senza aver scovato tracce di quel prezioso tesoro. Era consapevole di quanto rischiasse, di quanto rischiassero entrambi ma doveva avere un consiglio dal suo Eldunarì, perciò aprì la mente lasciandosi invadere da ciò che il cuore dei cuori del drago di Vrael provava.

Non riesci a trovarlo, perché Galbatorix non ha più con sé, alcun terzo ed ultimo uovo di drago. Le rivelò amaramente il suo maestro.

La forza di quell’affermazione la colpì in pieno petto, devastandola. Come…? Chiese.

Guarda bene all’interno dei cuscini sotto il quadro… le consigliò l’Eldunarì.

Isis obbedì, e d’un tratto mentre rovistava con foga tra le piume d’oca, si tagliò le dita con un pezzo di carta…era della grandezza del suo polpastrello, ed era ancora ripiegato, cosa che, le fece credere che né Galbatorix né altri l’avessero mai visto. Era scritto in elfico e senza difficoltà Isis lesse:

Galbatorix,

ora un altro Cavaliere potrà nascere libero e ci auguriamo potrà opporsi a te e sconfiggerti.

                                                                                                                    Phot e Nigetal

Nel leggere la scrittura elegante dei due Saggi, ad Isis parve che l’aria fosse stata privata di tutto l’ossigeno.

Phot e Nigetal avevano rubato al tiranno l’ultimo uovo di drago? Com’era possibile? Sicuramente visto che si parlava di “un altro Cavaliere” doveva esser avvenuto dopo che Arya aveva preso con sé l’ovo di Saphira, ma…perché non gliene avevano mai parlato? E dove potevano averlo nascosto? Era possibile che si fosse già schiuso? Oppure si trovava ancora sull’isola di Vroengard ed era andato distrutto in seguito all’attacco che i Dark Angel avevano subito?

Traendo un sospiro di sollievo, Isis escluse subito l’ultimo dubbio che le si era prepotentemente annidato in testa: quando era tornata a riva, aveva perlustrato e scandagliato ogni pietra della sua amata isola in cerca di qualcuno da seppellire e sicuramente, pezzi di guscio di un uovo di drago le sarebbero immediatamente saltati agli occhi. Ma non aveva notato nulla, come non aveva trovato nessuno da seppellire…

Sollecitata dal proprio maestro- che le rivelò che in quella stanza riusciva a percepire la presenza di decine di Eldunarì- stava per lasciare la Sala del Trono, amareggiata dalla consapevolezza di non poterli portare con sé se voleva mettersi in salvo, ma rincuorata dal fatto che probabilmente l’ultimo uovo di drago esistente in tutta Alagaesia in quel momento era davvero al sicuro; quando improvvisamente il viso del Cavaliere che aveva ucciso il suo popolo, le balenò davanti agli occhi: l’aveva profondamente scossa la freddezza con cui aveva ucciso gli uomini che Isis aveva ferito, e non riusciva ancora a spiegarsi perché la lama del suo pugnale avesse assunto quella colorazione nera, e tuttavia, non riusciva a togliersi dalla mente l’espressione sconfitta di quell’uomo, perché, ipotizzò doveva essere la prima vera volta in cui perdeva una sfida(se si escludeva il fatto che lei stessa gli era sfuggita gettandosi in mare quando aveva distrutto Vroengard, ma evidentemente lui non se ne era curato, credendo che l’impatto con l’acqua l’avesse uccisa). I suoi occhi l’avevano profondamente scossa…

Isis, svelta! Non c’è tempo da perdere devi metterti in salvo! La risvegliò il suo maestro, riportandola bruscamente alla realtà.

Fortunatamente, spegnendo il cervello ed affidandosi solo all’istinto ed al suo corpo riuscì ad uscire- camminando per le strade ciottolose a testa bassa, per non destare l’attenzione di nessuno- da Uru’Baen, tuttavia, non si sentì veramente al sicuro sin quando, fuori dalle mura della città, si concesse di correre, percorrendo quasi senza toccare terra le poche centinaia di metri che la separavano dal laghetto dove l’attendeva Arya, con i cavalli pronti a partire.

Isis attese di montare in groppa al proprio destriero ed a spronarlo al galoppo, prima di parlare con l’elfa mora i cui grandi occhi verdi la fissavano confusi:

-         Galbatorix non ha alcun uovo di drago! I Saggi che fondarono i Dark Angel, hanno rubato l’ultimo uovo che era in mano al tiranno, poco tempo dopo aver affidato a te quello destinato ad Eragon!- la informò, parlando a voce un po’ più alta del solito a causa del vento sollevato dalla corsa.

-         Cosa?- fu tutto ciò che Arya riuscì a dire. L’espressione sul suo viso sembrava qualcosa a metà tra la rabbia, lo stupore e la gioia.

-         In compenso il re ha con sé decine di Eldunarì e, anche se mi rattrista non esserne riuscita a salvare neanche uno, sono felice perché credo che Galbatorix impiegherà molto tempo a capire che sono ancora tutti lì, cosa che potrebbe permetterci di sferrargli qualche attacco che lo indebolirebbe.

Ad Arya, che per un po’ era stata impegnata a chiedersi come facesse lei a sapere degli Eldunarì, non sfuggì il fatto che avesse incluso anche se stessa, parlando dei Varden, così, accarezzando l’idea che avesse rinunciato alla vendetta, le chiese di raccontarle le sue azioni nei minimi particolari.

Isis, visibilmente pervasa da una luce più intensa negli occhi, una nuova eccitazione le spiegò tutto: come si era intrufolata nel castello; come aveva spinto il Cavaliere dalla spada cremisi ad uscire dalla Sala del Trono; quanto fosse rimasta scioccata dagli omicidi a sangue freddo che aveva compiuto; il desiderio di ucciderlo che aveva provato e ciò che era avvenuto con il suo pugnale; come si era presa gioco di lui…

-         Isis, ti rendi conto a quale pericolo ti sei esposta? Quanti rischi hai corso?- la interruppe l’elfa, con tono angosciato mentre di tanto in tanto gettava occhiate nervose alle spalle per controllare quanto quella città funesta si stesse allontanando.

-         Nessuno mi ha visto in volto!- protestò lei

-         Ma cosa sarebbe successo se Murtagh ti avesse…cioè il Cavaliere che ha ucciso la tua gente, ti avesse presa?- la rimproverò Arya. Tuttavia Isis non riuscì a notare il tono affettuoso che vi era nascosto dietro, concentrata com’era sul nome che l’elfa aveva pronunciato.

-         Murtagh…è così che si chiama? Cos’altro sai di lui? Come lo conosci?- iniziò a domandarle, incalzante, la ragazza.

-         No, Isis. Non posso dirti nulla. Altrimenti ti lascerai sopraffare dall’unico desiderio di ucciderlo, come stasera. Ma invece devi pensare che, seppur dalla “parte sbagliata”, resta un Cavaliere dei Draghi.- l’ammonì con fermezza l’elfa

-         Ora lo difendi? Dopo tutto ciò che i servi dell’Impero ti hanno fatto subire, ti hanno inflitto, tu ancora difendi uno di loro?-

-         Quando mi trovavo a Gil’ead subii torture di ogni tipo perché rivelassi doveva avevo spedito l’uovo di Saphira. Stavo rischiando di impazzire. Fortunatamente però, poco prima che fossi portata ad Uru’Baen ,a salvarmi giunse Eragon, in compagnia…del figlio di Morzan…Murtagh, il Cavaliere con cui ti sei…“confrontata” oggi.- le rispose Arya, dopo averla studiata per qualche minuto e, anche se la sua mente si abbandonò nel ricordo di quei giorni dolorosi, i suoi occhi non persero mai il viso di Isis, in attesa di una reazione…che non tardò ad attendere: per la sorpresa di quella rivelazione, la ragazza quasi cadde da cavallo e, quando riuscì a riprendersi l’animale si imbizzarrì, richiedendo che le due si fermassero per attendere che Isis lo domasse.

Scossa e sudata, dopo aver fatto calmare il proprio destriero, Isis fu costretta a smontare dalla sella ed a inginocchiarsi a terra, per sciacquarsi il viso alla piccola pozza d’acqua a pochi metri da loro. Arya seguì il suo esempio, ma rimase in piedi, le mani strette attorno alle briglie dei cavalli, mentre, tesa, gettava di tanto in tanto occhiate alla corona di mura che ormai si distingueva solo in lontananza.

-         è per questo che temi tanto Uru’ Baen, quindi…- riflettè Isis ad alta voce mentre raccoglieva un po’ d’acqua tra le mani per bere.- non sapevo che Morzan avesse un figlio…- mormorò, con tono lontano.

-         Neanche gli stessi Rinnegati ne erano a conoscenza. I Varden l’hanno appreso da Murtagh stesso, quando partecipò alla battaglia del Farten Dur…- le spiegò l’elfa dagli occhi verdi.

-         Ci sono delle cose che non riesco a capire…come per esempio...perché vi siete fidati di questo Murtagh e l’avete fatto combattere al vostro fianco se sapevate che era al servizio di Galbatorix? e davvero non so come mai ho memoria della morte di Morzan, suo padre? Ma anche…perché ho avuto una visione dell’ordine che Galbatorix ha impartito a Murtagh, di distruggere i Dark Angel, pochi attimi prima che lui effettivamente agisse?- mormorò Isis, confusa.

-         Sei sicura, Isis? Hai davvero avuto la visione di cui parli? E…come puoi ricordarti della morte dell’ultimo dei Rinnegati? È successo davvero troppo tempo fa perché tu possa averne memoria…a meno che…- Arya sembrava visibilmente più tranquilla, o forse era solo troppo assorbita dal reale significato delle parole della sua amica per curarsi del fatto che, seppur lontane, erano ancora relativamente vicine alla capitale dell’Impero. Così ora, mentre i cavalli brucavano l’erba, l’elfa, passeggiava avanti e indietro, pensierosa, attorno alla pozza sulla quale Isis era ancora china. – a meno che tu non abbia della magia, in te, mia giovane amica!- il suo bel volto etereo si illuminò.

-         Magia?! Cosa…? Come…?- farfugliò la Dark Angel, senza parole.

-         Esattamente come quella ce ho usato per alterare i tuoi tratti somatici. Già…prima che mi dimentichi…- fece Arya, mentre con poche parole nell’antica lingua scioglieva l’incantesimo fatto tempo prima, ed il viso della sua compagna di viaggio tornò bello come sempre.- come ti dicevo potresti avere della magia in te, tuttavia devi sapere che esistono solo tre “razze”dotate di poteri: gli elfi la cui simbiosi con la natura è tale che da piccoli sono in grado di far crescere i fiori con il canto; i Cavalieri, la cui magia proviene dai loro draghi; e tutti coloro che sono stati benedetti da un Cavaliere, ma i “poteri” di questi ultimi dipendono dal tipo di benedizione che hanno ricevuto e, se me lo permetti, vorrei verificare una cosa…- le spiegò l’elfa, subito dopo, si accovacciò con eleganza alle sue spalle e con un gesto delicato le sollevò la semplice frangia castana, perché anche la Dark Angel potesse vedere, attraverso il proprio riflesso nell’acqua, che sulla sua fronte c’era il lucente gedwëy ignasia.

Isis rimase senza parole, ebbe la strana sensazione di vedere dentro di sé una persona completamente nuova, diversa, che non conosceva affatto e rabbrividì appena, ma tutto ciò che realmente le frullava nella testa erano due, assillanti domande: quale Cavaliere poteva averle mai impresso sulla fronte il marchio luccicante, e per proteggerla da cosa, poi? E chi doveva mai esser stata sua madre, per aver ottenuto tanto, per la propria bambina? Con malinconia constatò che nessuno avrebbe potuto risponderle, dal momento che i Saggi le avevano sempre raccontato che i suoi genitori erano morti…

Non ebbe neanche il tempo di parlarne con Arya perché nel silenzio di quella notte profumata di pioggia ma finalmente limpida, si udì l’inquietante ruggito di un drago.

Nel momento in cui la consapevolezza del fatto che Murtagh e il suo drago si stavano avvicinando, Isis ebbe come unica reazione quella di spedire via la sua amica elfa, perché potesse trarsi in salvo ed offrirsi come esca, così da lasciar addirittura credere al Cavaliere che fosse arrivata lì da sola o, tutt’al più che stata accompagnata da qualcuno che, riuscendo a sfuggirgli, aveva portato in salvo il terzo ed ultimo uovo di drago esistente in tutta Alagaesia.

Quindi, nonostante le proteste di Arya, Isis rimase ben presto sola e si affrettò a correre al galoppo in direzione del Cavaliere dal drago cremisi, così da spingerlo a seguirla, forte del fatto che la pioggia, -che non aveva mai smesso di cadere- i toni, i lampi ed i fulmini tingevano di un’atmosfera bellicosa tutto ciò su cui si posavano e, risuonando sinistri, favorivano la fuga della ragazza schiaffeggiando attraverso il vento che ululava, il suo bel viso, o giocherellando con le poche ciocche di capelli che sfuggivano dal cappuccio.

Di tanto in tanto, infatti, guardando verso il cielo la Dark Angel si rese conto che il drago di Murtagh sembrava spaventato dai fulmini e reso più lento dalla pioggia, come se non fosse stato abituato al proprio corpo che non rispondeva adeguatamente a ciò che l’animale voleva fare.

Quindi, per metterlo in maggiore difficoltà, Isis non si diresse verso la città bensì nel boschetto tutt’attorno, all’interno del quale la grande stazza del drago cremisi sarebbe stata solo d’intralcio, e quello si sarebbe dovuto limitare a sorvolare gli alberi.

La corsa durò molto perché il Cavaliere non sembrava intenzionato a desistere e faceva planare il suo immenso drago, basso in modo che potesse distruggere qualsiasi ostacolo incontrasse con il fuoco, o che lui stesso potesse colpire l’intruso cui aveva dato la caccia con la sua spada.

Fortunatamente, Isis era sempre stata la più veloce di tutti i suoi compagni nella corsa e non si curò della fatica che le causava il dover correre in lungo ed in largo per il boschetto tuttavia, tremava per il suo maestro ogniqualvolta la lama della spada di Murtagh vibrava a pochi metri dalla sua testa, senza mai colpirla e, rischiò davvero di cadere vittima di una paura folle quando riconobbe una piccola, spaziosa radura che si apriva dinnanzi a lei, in quella minuta ma protettiva foresta. Lì i due ragazzi si sarebbero dovuti sicuramente scontrare in maniera diretta e lei aveva pochissime possibilità di vittoria, se si considerava che Murtagh poteva servirsi dell’aiuto di un drago e della sua potentissima magia.

Il respiro di Isis si era fatto irregolare, affannoso…una volta giunta nella radura se fosse stata catturata o uccisa, avrebbe condannato al più triste destino soprattutto il suo maestro, perciò, pensò che era di vitale importanza dover mettere in salvo specialmente lui.

Voltandosi per fissare Murtagh negli occhi, si fermò, estrasse da dietro la schiena l’involto di bende che nascondeva l’Eldunarì, sollevandolo. Quando il Cavaliere ed il suo drago interruppero l’inseguimento per osservarla lei lasciò credere loro che contenesse invece l’ultimo uovo di drago e lo lanciò in aria perché…venisse prontamente afferrato dalle zampe forti del falco che la ragazza aveva trovato nell’accampamento dei Varden e che ormai era divenuto il suo animale domestico.

Li vide allontanarsi sentendosi sollevata per aver assicurato la salvezza al proprio cuore dei cuori ma allo stesso tempo con la morte nell’anima.

Quindi, cercando di non perdere il controllo della situazione, per evitare che Murtagh decidesse di seguire il volatile e far sì che il suo drago ne facesse il proprio spuntino, la ragazza tese l’arco, i nervi a fior di pelle, e mirò alla gola del giovane Cavaliere…

La freccia mancò il suo bersaglio e mentre Murtagh pronunciava un incantesimo che riuscì a far smettere di cadere la pioggia, quasi tutti e tre si trovassero sotto una grossa cupola di vetro, il suo immenso, imponente drago potè finalmente piombare nella radura, spirando velocemente fiamme roventi che la circondarono, impedendole di scappare.

-         finalmente ci incontriamo…credo che tu sia la persona che ho inseguito per i corridoi del palazzo del re proprio oggi, dico bene?- Murtagh era sceso a terra e, mentre il suo drago frustava l’aria con la coda, impaziente, lui si avvicinava, la mano sull’elsa della spada, cercando di distinguere i tratti del viso dello sconosciuto che aveva davanti.

Isis non rispose, né si mosse, le fiamme- a causa dell’attacco sferrato da Murtagh al suo popolo- erano ciò che temeva di più e si sentiva come paralizzata.

-         allora…cos’era quel bel fagottino che mi hai mostrato? Cos’hai rubato di bello, al re?- continuò lui, il tono gelido, gli occhi che cercavano di scrutarle l’anima mentre cercava di far pressione con degli incantesimi, sulla mente del suo nemico, perché potesse leggervi tutti i suoi segreti.

Ringraziando gli insegnamenti del proprio Eldunarì, Isis oppose quanta più resistenza potesse, dando fondo a tutte le energie di cui disponeva ed alla fine, seppur spossata, vinse: i suoi segreti, almeno per il momento potevano dirsi al sicuro.

Allora, il Cavaliere, frustrato per quell’accanita resistenza pronunciò un incantesimo che la scaraventò contro un albero, togliendole il respiro come se avesse ricevuto un pugno nel ventre. E Isis rimase inerme, faccia a terra, in attesa…quando infatti, il Cavaliere spense le fiamme del suo drago e si avvicinò al suo sconosciuto avversario per smuoverlo con un piede e costatare se avesse perso i sensi, Isis prontamente balzò in piedi e, servendosi del proprio pugnale lo ferì ad una mano, così da disarmarlo.

La pressione degli incantesimi di Murtagh continuava ma, se dapprincipio la chiusura ferrea delle mente di Isis le avevano consentito di battersi con il Cavaliere- che, seppur disarmato schivava i suoi attacchi molto decisamente- servendosi solo dello Specchio dell’Anima, man mano si faceva sempre più incalzante così che, quando i riflessi di Isis, divennero più lenti, il Cavaliere ne approfittò per serrare la sua mano attorno al pugnale dello sconosciuto, mentre quello ancora lo teneva in mano e, facendo girare il suo nemico su se stesso,- così che gli desse le spalle- lo forzò a puntarsi alla gola l’arma, praticamente con le sue stesse mani.

Infine, pronunciò un incantesimo che, pur tenendo sveglia la sua mente, costringeva lo sfortunato avversario a non avere più possesso del proprio corpo, quindi, avvicinando le labbra al suo orecchio, il Cavaliere ordinò:

-         notevole, temerario martire: ti batti bene…ma ora: in ginocchio!- e premette la lama dello Specchio dell’Anima sulla sua pelle, fino a farne uscire un rivoletto di sangue.

fremendo e serrando le labbra per la rabbia, a causa dei muscoli rigidi che la facevano muovere contro la propria volontà, Isis si ritrovò in ginocchio, a terra, mentre Murtagh, che le puntava la propria spada cremisi alla gola, le tolse il cappuccio.

I riccioli gli vennero avanti, sugl’occhi ma nascosero a malapena la sorpresa e lo stupore che illuminarono i suoi occhi penetranti.

L’uomo prese poi, a girarle attorno, guardandola, osservandola, studiandola, quasi si aspettasse di riuscire a svelarne l’anima. E Isis, nonostante avesse la fronte imperlata di sudore ed il volto contratto in una smorfia di rabbia e dolore- perché non era certo piacevole non poter muovere una singola fibra del proprio corpo- per la prima volta nella sua vita temette che le potesse venir fatto del male, tremò di paura perché quel Cavaliere avrebbe potuto farle qualsiasi cosa…tuttavia, lei si rese conto, senza mai staccare lo sguardo dalla sua figura, che quel ragazzo continuò ad osservarla per alcuni interminabili minuti, come rapito.

Isis si rese conto anche che, d’un tratto quello aveva abbandonato la sua spada per rigirarsi tra le dita il coltello dell’avversaria e, di tanto in tanto ansimava: sembrava stanco per il combattimento, ma anche stupito e squassato da un’amara rabbia forse perché una ragazza era riuscita a deriderlo, a disarmarlo, a ferirlo.

-         chi sei? Chi ti manda qui? Cosa hai sottratto al re?- le intimò, inchiodandola a terra con lo sguardo.

-         Non lo saprai mai dalle mie labbra!- le urlò contro lei, dal momento che ormai la voce era l’unico strumento rimastole per difendersi.

-         Non temere, riusciremo a farti parlare.- le sussurrò lui, mellifluo, avvicinandosi tanto al suo orecchio da farle solletico sul collo con i ricci. Trattenne a stento un conato di vomito poi, non appena il Cavaliere schioccò le dita, la ragazza cadde riversa a terra, svenuta.

 

Murtagh prese tra le braccia il corpo privo di sensi della sua sconosciuta nemesi fissandola duro, e tuttavia affascinato: com’era riuscito a credere che fosse morta a seguito di quel salto dalla finestra?

D’un tratto le sue mani indugiarono sulla pelle color nocciola di lei…

È davvero molto bella…costatò il suo drago dalle squame cremisi, dando voce alla confusione suscitata nel ragazzo da quel semplice contatto

Sì, Castigo. Hai ragione. Ma ha rubato qualcosa al re e dobbiamo scoprire cosa. Non possiamo farci distrarre dal suo aspetto fisico. Tagliò bruscamente corto il ragazzo, forse perchè adirato dal fatto che sapeva che, quando avesse fatto ritorno senza ciò che era stato sottratto al re, sarebbe stato punito; oppure semplicemente perché non era stato in grado di capire, velocemente quanto Castigo cosa aveva causato la confusione che continuava a provare, persino in quel momento.

Quindi, senza altri giri di parole o di pensiero la caricò sulla sella del suo drago, decidendo però, all’improvviso di appagare la strana necessità, che gli faceva prudere le mani, di tenere la testa di lei sulla spalla, e di stringerle la vita con le breccia; mentre la condusse al palazzo di Galbatorix, dove l’attendeva un destino funesto.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Scusate se vi ho fatto aspettare, ma finalmente sono riuscita a scrivere qualcosa, spero che il post vi piaccia e soprattutto che ci si capisca qualcosa, soprattutto mi auguro sia chiaro(anche se volutamente vago) ciò che ha provato Isis quando ha visto Murtagh e cosa invece ha provato il Cavaliere quando ha sfiorato la ragazza.

Fatemi sapere che ne pensate.

 

Un baciotto

Marty23

  
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