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Autore: flots    14/07/2011    3 recensioni
Lei è Erin e deve semplicemente ricominciare a vivere.
Lui è Justin e vuole solamente essere felice.
Poi c'è Savannah, troppo piccola per capire.
Ognuno di noi ha qualcosa che lo spinge ad andare avanti, qualcosa che gli ricorda cosa sia la felicità. Ognuno di noi ha la propria essenza: qualcosa per il quale vivere.
FAN FICTION SOSPESA PER ESIGENZA DELL'AUTRICE.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quarto.
Tomorrow.

Erin ci pensò per qualche secondo.
Era davvero pronta a raccontare tutta la sua storia a qualcuno?
D'altronde non era mai riuscita a confidarsi con nessuno al di fuori della sua famiglia e della sua migliore amica.
Guardò Justin negli occhi, quegli occhi profondi che la facevano sognare e perdere nella dolcezza che racchiudevano. Vi rimase concentrata per qualche secondo e venne invasa da un senso di sicurezza mai provato in vita sua.
«Mio padre si ubriacava» si sentì dire Erin. «Restava fuori per giorni senza dire a mia madre dove fosse e quando tornava a casa la picchiava pesantemente. Lui non voleva figli, non voleva preoccupazioni. Lui è sempre stato un codardo, piuttosto che affrontare i problemi preferiva ubriacarsi. Mia madre era costretta a rimanere segregata in casa, senza vedere né parenti né amici. Non riusciva a lasciarlo, perché lui la minacciava dicendole che l'avrebbe uccisa ed avrebbe ucciso la sua famiglia, quindi era costretta a rinchiudersi e a fingere di stare bene. Un giorno mia madre scoprì di essere incinta di me e quando mio padre ne venne a conoscenza la picchiò a sangue. Lei scappò di casa perché non voleva mettere in rischio la vita che cresceva dentro di lei, ma quel verme di mio padre riuscì a trovarla. La riportò a casa e la convinse che sarebbe cambiato e sarebbe stato un buon padre. Le cose sembrarono andare meglio con il tempo, dopo due anni nacque mio fratello e a vederci sembravamo quasi una famiglia normale e felice, se non fosse stato che mio padre aveva un'altra donna – la sua attuale moglie – ed un'altra famiglia. Quando mia madre scoprì che merda di uomo aveva sposato scappò ancora una volta di casa, decidendo di non tornare mai più con mio padre. Fu così che finalmente la mia mamma riuscì a trovare quella felicità meritata. Le cose andavano bene: aveva una bella casa, un buon lavoro ed i suoi figli crescevano alla perfezione, felici anche loro...»
«Sono felice che tua madre sia tornata ad essere felice e che, be', anche tu e tuo fratello lo siate.» disse Justin accennando un sorriso.
La rossa ricambiò, poi continuò debolmente. «Io e mio fratello siamo cresciuti senza un padre, ma non ne abbiamo mai fatto un dramma. Viviamo bene così come stiamo. Poi, tre anni fa, conobbi un ragazzo. Si chiamava Dan ed era la reincarnazione del ragazzo dei miei sogni. Incredibile ma vero, restammo fidanzati per quasi tre anni, fino a quando scoprii di essere incinta. Il mio principe azzurro, però, risultò essere solo un codardo e quando apprese la notizia preferì scappare via senza farsi più sentire piuttosto che assumersi le sue responsabilità e starmi accanto. Mia figlia ha quasi un anno e la mia paura più grande è che non riesca a farla vivere bene come merita. Ho paura di essere un totale fallimento come madre ed ho paura che si riduca come me, a diciotto anni, alla continua ricerca dell'affetto di un padre che non sarà mai tale. La mia vita mi piace, però. La mia famiglia è il regalo più bello che mi sia mai stato fatto e sono così grazie a loro. Vivo bene, ora. Sono felice.» fu Erin a sorridere per prima, questa volta. Justin provò a dire qualcosa ma dalla sua bocca non uscì un solo suono, così si limitò a sorridere anche lui. Dopo qualche secondo di silenzio il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata.
«Voglio conoscerla.» disse infine.
«Chi?» la rossa si scoprì incapace di smettere di sorridere come un'ebete.
«La tua famiglia! Sono sicuro che siete... speciali.»
«Ehi, Bieber, ci conosciamo da così poco e vuoi già conoscere la mia famiglia?»
« Okay, okay, era solo un pretesto per chiederti di uscire... ancora. Ti passo a prendere domani alle otto?»
«E' andata! E dove mi porti?»
«Ci devo pensare.» i due ragazzi risero e per i minuti seguenti che passarono insieme si dimenticarono di tutto quello che li circondava. C'erano solo loro, le loro risate e quella sensazione di felicità che ti prende dentro.

 

*

 

Il campanello iniziò a suonare freneticamente ed Erin si ritrovò a correre per le scale cercando di raggiungere il più presto possibile la porta di ingresso. Quando finalmente vi arrivò, aprì il portone ansimando ed il cuore le saltò in gola.
Davanti i suoi occhi c'era la sua migliore amica in condizioni pietose: gli occhi rossi e gonfi dal pianto, i capelli arruffati, il labbro inferiore e l'orecchio sinistro sanguinavo parecchio e le braccia erano gonfie e livide.
«Abbie, che succede?» domandò spaventata la rossa.
«Posso entrare?»
«Certo, vieni.» fece un cenno con la mano ed Abbie andò a sedersi sul divano.
«Ho svegliato Savannah?»
«No, no, stai tranquilla.»
Erin si avvicinò all'amica e le porse un bicchiere d'acqua, poi prese a tamponarle le ferite.
Abbie scoppiò a piangere e si gettò tra le braccia della rossa che fu pronta a stringerla forte.
«Alan mi ha picchiata.» disse tra i singhiozzi.
«Che cosa!?» esclamò l'altra, incredula che il fidanzato dell'amica potesse aver fatto una cosa del genere.
«Stavamo discutendo e lui l'ha presa male, prima mi ha tirato uno schiaffo, poi ha cominciato ad andare sul pesante. Alla fine mi ha spinta contro la finestra, devo essere svenuta... Al mio risveglio lui non c'era ed io non sapevo che fare né dove andare, così sono venuta qui. Scusami se ti ho spaventata, scusami.»
«Okay, tesoro, calmati. Sei al sicuro, ora. Domani mattina andiamo alla polizia e lo denunciamo.»
«Non voglio denunciarlo.» mormorò Abbie. «Io lo amo.»
«Abbie, lui ti ha picchiata!»
«Probabilmente era solo sbronzo, vedrai che domani appena realizzerà quello che è successo mi verrà a chiedere scusa.» disse teneramente, spostando una ciocca di capelli sporca di sangue dietro l'orecchio.
«Ne riparliamo domani mattina, adesso tiro fuori la brandina e ti faccio il letto. Andiamo.»
«Ehi, Er.» esordì la bionda, una volta rifugiatasi sotto le coperte.
«Dimmi.»
«Grazie. Grazie di tutto. Senza te sarei persa...»
«Abbie sei la mia migliore amica, io per te ci sarò sempre. Ora dormiamo che siamo entrambe stanchissime. Buonanotte tesoro.» concluse Erin stendendosi sul letto e tirando a sé le coperte.
«Buonanotte, Er.» furono le ultime parole proferite in quella stanza, prima che le due ragazze si abbandonarono al sonno, entrambe desiderose di un domani migliore. Un domani dove tutta la loro sofferenza sarebbe stata solo un leggero ricordo. Un domani dove avrebbero vissuto davvero, senza paure, senza dolori. Un domani in cui sarebbe valsa la pena vivere.

Charlotte's corner.
Buonasera :3
Eccomi di nuovo qui, come sempre ci ho messo una vita
ad aggiornare e come sempre ho aggiornato ad un orario
piuttosto indecente, quindi scusatemi cwwc.
Erin è proprio una povera disgraziata, le capitano le cose peggiori, 
ma lei è una ragazza forte e continua a comabattere senza mai mollare.
Spero solo che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere, mi raccomando :3
Grazie a tutte per le vostre recensioni, mi rendete davvero felice!
Un abbraccio,
Charlie.

 

  
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