Capitolo 4
Intrighi babbani
“Non
accontentarti dell'orizzonte, cerca l'infinito.”
(Jim
Morrison)
Era giunto il momento di
andarsene.
Harry caricò i bagagli in auto e
si lasciò alle spalle le alte torri di San Giminiano.
La Giulietta sfrecciava rapida
lungo la strada che tagliava in due un immenso campo di girasoli. Il sole era
cocente; Harry attivò l’aria condizionata e picchiettò le dita sul volante a
ritmo di musica, lasciandosi trasportare per qualche istante in un mondo
lontano, dove le Guerre fra Maghi e gli intrighi al Ministero della Magia erano
solo un bieco ricordo. Lo erano tutt’ora, a dire il vero, ma quegli anni
trascorsi a combattere contro Voldemort gli avevano aperto una ferita interiore
difficile da ricucire.
Forse un giorno ci sarebbe
riuscito. Sarebbe arrivato in qualche angolo sperduto del mondo e avrebbe
capito che quell’infinito viaggio, finalmente, aveva trovato la sua meta
finale. Dopodiché sarebbe tornato a casa, in pace con sé stesso, e avrebbe
ripreso il suo lavoro come ogni giorno dopo la Guerra, a capo del Quartier
Generale.
I suoi pensieri furono interrotti da un fremito
dietro alle sue spalle, proveniente dal sedile posteriore. Che cosa diavolo
era?
Harry rallentò. Si voltò un breve istante, ma non
vide nulla di strano. Tornò a osservare la strada, scuotendo la testa.
In quell’istante ci fu un altro fremito, più
intenso e repentino del precedente.
<< Harry Potter.>> sibilò una
voce alle sue spalle. << Dimmi dov’è.>>
Harry sussultò. Qualcosa gli premette violentemente
sul collo. Era una bacchetta magica.
<< Dov’è la ragazzina?>>
proseguì la voce. Non riusciva a capirne il sesso, o quantomeno l’età. Forse
stava accadendo tutto nella sua testa.
Il sangue iniziò a raggelarsi nelle sue vene quando
capì, dal respiro affannoso alle sue spalle, che si trattava di una persona
vera.
Harry trasse un respiro profondo. Si sforzò di
mantenere la calma.
<< Chi sei?>>
<< Non ti interessa. Dimmi dov’è la
ragazzina.>>
<< Non so di cosa tu stia parlando. Non
conosco nessuna ragazzina.>>
La bacchetta premette più forte sul suo collo.
<< Non mi prendere in giro, Potter.>>
Erano passate da poco le sette del mattino. Le
strade erano deserte e le speranze che qualcuno avesse potuto risolvere
positivamente quel grosso problema erano ridotte allo zero.
<< Non rallentare. Se vuoi uscire con le
tue gambe da questa stupida scatola di latta babbana e dimenticarti per sempre
della nostra discussione, dimmi dov’è la ragazzina.>>
Harry sollevò piano una mano, fingendo di sistemare
lo specchietto retrovisore. Non vide nulla. La presenza doveva essersi nascosta
dietro qualche incantesimo protettivo.
<< Senti, io non so chi diavolo sei, ma io
non conosco affatto nessuna ragazzina.>>
<< Menti, sporco Auror!>>
<< Credi che mi diverta a raccontarti
stronzate sapendo che puoi uccidermi da un momento all’altro?>>
Harry iniziò a spazientirsi. Chiunque fosse quel
bastardo, lo stava considerando una fonte di informazioni. Una volta che gli
avesse detto ciò che gli serviva l’avrebbe ucciso. Se, invece, avesse scoperto
che Harry non c’entrava un accidente con quella storia, l’avrebbe ucciso lo
stesso. In ogni caso avrebbe corso il rischio.
<< E’ salita sulla tua automobile babbana.
L’ho vista con i miei occhi.>>
Harry, d’improvviso, rise. << Non so davvero
di cosa tu stia parlando.>> Diede una rapida occhiata allo specchietto,
poi tirò con veemenza il freno a mano. Sterzò, lasciando che l’auto compiesse
un testacoda e sballottasse con violenza entrando in contatto con la cunetta
erbosa ai margini della carreggiata.
Lo sconosciuto alle sue spalle emise un grido
rauco. Sentì la bacchetta rotolare da qualche parte sotto i sedili. Non gli
diede il tempo di recuperarla: estrasse la propria e mirò un punto
indeterminato dei sedili, sapendo che l’aggressore avrebbe subito cercato di
impossessarsi dell’arma.
<< Stupeficium!>>
Una luce rossa illuminò l’abitacolo.
L’incantesimo non andò a segno, saettò in direzione
di un finestrino e lo mandò in frantumi con il fragore di uno sparo.
<< Crucio!>>
Harry si abbassò di scatto, evitando per un soffio
la maledizione. Il parabrezza si sbriciolò in una miriade di schegge di vetro.
Gli piovvero addosso e servì a poco ripararsi alla meglio con le mani; avvertì
il bruciante dolore di mille piccole ferite che gli graffiavano il viso e ogni
porzione di pelle scoperta.
Harry urlò. Pigiò con un calcio la portiera e si
precipitò fuori dall’abitacolo poco prima che un’altra maledizione Cruciatus
venisse scagliata violentemente nella sua direzione. La scansò per la seconda
volta.
Nella fuga la manica della sua camicia si impigliò
nella leva del freno a mano. Harry lottò furiosamente per riuscire a liberarsi,
ma bastò quell’attimo a donare vantaggio al suo avversario.
<< Expelliarmus!>>
Si era lasciato sorprendere come un idiota.
Harry, ancora incastrato nell’auto, osservò la sua
bacchetta volare fuori nell’erba del campo di girasoli, lontano da lui e dalla
sua ormai ridotta possibilità di sopravvivenza.
Sangue caldo iniziò a sgorgagli sul viso. Il
respiro dell’aggressore si fece rovente sul suo collo. Era completamente inerme
e disarmato, pronto ad essere ucciso come il più ingenuo dei principianti.
<< Sei pronto a morire, Potter?>>
sibilò la voce.
No, non era pronto per niente. Chi lo sarebbe
stato, d’altronde?
*°*°*°*
<< Ho ucciso mio padre solo per evitare che
facesse una strage.>> disse Draco per l’ennesima volta, mentre sedeva
composto su una poltroncina di fronte alla scrivania del Ministro della Magia.
Kingsley, dall’altra parte, lo osservava in silenzio ammonticchiato sulla sua
sedia dallo schienale alto e rigido.
Hermione passeggiava avanti e indietro,
riascoltando la versione di Draco senza tuttavia credere ad una sola parola di
quel folle racconto.
Quando aveva fatto visita a casa sua, la notte
prima, aveva confidato loro di sentirsi minacciato. << Potrei
commettere qualsiasi gesto, pur di difendere mia madre. Qualsiasi.>>
aveva soggiunto, quando Marcus gli aveva domandato cos’avesse avuto intenzione
di fare nel caso i Mangiamorte fossero tornati. Era parso preoccupato, non
certo un assassino vendicativo pronto ad uccidere il proprio padre.
Il biondo ragazzo che le si parava dinnanzi
sembrava tutto fuorché un criminale. Elegante, freddo, calcolatore quanto
bastava certo, ma non un criminale. Un bugiardo, forse. Un mellifluo e ironico
figlio di papà pronto a schernirla.
Ma nei suoi occhi di ghiaccio Hermione non lesse
cattiveria. Era quasi sollevato dall’essersi privato di un grosso fardello.
<< Diamo per scontato che tu sia veramente
l’assassino di Lucius.>> proruppe Kingsley, che era rimasto in silenzio
fino a quel momento. << Per penetrare all’interno di Azkaban hai avuto
bisogno di un gancio, e una sola guardia Auror non basta per eludere la pesante
sorveglianza.>>
Draco sorrise. << E’ stata un’idea mia,
nessuno mi ha aiutato.>> Portò una mano sull’anello che indossava
all’anulare destro, recante il simbolo della casata dei Malfoy. In quell’attimo
Hermione ebbe un ricordo ben preciso di quel gesto: era lo stesso che il
Direttore di Azkaban Benjamin Fenwick aveva fatto durante il
ritrovamento del corpo di Lucius. Quel ragazzone era figlio di Auror massacrati
dai Mangiamorte durante la Prima Guerra, odiava Lucius Malfoy e tutti i
condannati al processo…
<<
Conoscevi Fenwick?>> domandò d’istinto Hermione.
Draco spostò lo sguardo su di lei. Non disse nulla,
ma spesso il linguaggio del corpo era abbastanza evidente da smascherare la
verità. Lo conosceva eccome.
<< E’ stato lui ad aiutarti ad entrare ad
Azkaban, non è così?>> lo incalzò Kingsley.
Draco emise uno sbuffo indispettito. Lasciò
immediatamente la presa dell’anello e inarcò un sopracciglio. Era visibilmente
provato. << Ho agito da solo.>>
<< Fingo di crederti.>> sibilò
Hermione. << Che minaccia rappresenterebbe tuo padre, rinchiuso ormai da
anni ad Azkaban da anni? A chi avrebbe potuto nuocere?>>
<< Gli Auror non sono Dissennatori. Ma i
Mangiamorte rimangono Mangiamorte e hanno mille modi per riuscire a contattare
i loro compagni al di fuori delle mura di una stupida prigione.>>
<< Corruzione?>>
<< No.>> Draco scosse il capo,
lasciandosi sfuggire un sorriso cupo. << Siete come dei burattini ciechi
del Ministero. Vi sembra che lo sporco ora sia stato pulito, che tutte le cose
siano tornate al loro posto e che la pace, come nelle migliori favole, sia
tornata nel mondo dei maghi. Ma vi sbagliate, dalla fine della Guerra sto
conducendo delle indagini per capire quanti altri traditori siano riusciti a
farla franca.>>
<< Apprezzo la tua buona volontà, ma ciò non
giustificherebbe affatto un omicidio.>> fu il caustico commento di
Hermione.
<< Sono intorno a noi, ovunque. Il Processo
ai Mangiamorte ne ha inchiodato solo la metà. Dovete credermi.>> I suoi
occhi di ghiaccio scorsero veloci da Kingsley a Hermione, quasi cercasse
conforto nel loro sguardo. << Io sono un professore di Hogwarts, non un
Auror. Fatemi marcire in cella al posto di mio padre, se volete. Ma vi ho
avvisati >> e additò con un gesto ampio del braccio le finte finestre
dell’ufficio, che rispecchiavano con un incantesimo il paesaggio nebbioso della
brughiera inglese. << Là fuori si stanno preparando. Vogliono riunirsi e
risorgere dalle loro ceneri, proprio come hanno fatto ormai tredici anni fa con
la rinascita del Signore Oscuro.>>
<< Voldemort è morto.>> sentenziò
Kingsley. Giocherellava nervosamente con una penna d’oca. << Credi che
qualcuno intenda sostituirlo?>>
<< Non ne sono convinto, ma mio padre ha
cercato di avvisarmi. Non chiedetemi come, lo so e basta. Lui era al corrente
di tutta questa faccenda e desiderava vendicarsi del Ministro e di tutti quelli
che l’hanno rovinato.>>
<< Sei stato tu a testimoniare contro Lu…>>
<< Bellatrix Lestrange è viva.>> proruppe
Draco, lasciando che il silenzio più profondo precipitasse cupamente all’interno
del maestoso ufficio. << Lei vuole far risorgere il Nuovo Signore Oscuro,
e per farlo aveva intenzione di far evadere mio padre e tutti i suoi
scagnozzi!>>
Kingsley sbuffò. << Stai manipolando il
prezioso tempo del Ministro della Magia, che ha ben altro da fare che stare ad
ascoltare le sciocche farneticazioni di un ragazzino impaurito.>>
<< Sto dicendo la verità!>> urlò il
ragazzo. << Mio padre era l’unico a non essere impazzito là dentro.
Durante una delle mie ultime visite al carcere ha approfittato della
distrazione di una Guardia Auror per dirmi che il marchio era tornato visibile
sul suo braccio. Voleva che lo aiutassi a fuggire! Voleva aderire alla
convocazione del marchio per avere la sua vendetta nei confronti del
Ministero!>>
<< Lucius Malfoy ti ha pregato di farlo
evadere, e tu l’hai ucciso.>> sbottò Hermione. << Che eroe…>>
<< Cos’avrei potuto fare? Sarebbero andati a
prenderselo loro… Mio padre sapeva troppe cose, toglierlo di mezzo è stata la
mossa più giusta.>>
Hermione si ritrovò davanti a un bivio: o Draco era
completamente pazzo, o aveva messo a rischio la sua intera esistenza, per non
parlare della sua brillante carriera professionale, per poter evitare nuove
stragi del mondo dei maghi.
La decisione spettava al Ministro della Magia.
<< Se il comandante Granger mi appoggia, c’è
una sola soluzione logica a questa faccenda.>> disse Kingsley, dopo una
lunga pausa di riflessione. << Verrai condotto al Quartier Generale degli
Auror e sottoposto a un interrogatorio sotto Veritaserum.>> Sospirò,
continuando a fare oscillare la penna d’oca fra le dita. << In tal modo
avremo la prova che tu stia dicendo il vero.>>
<< Ma l’utilizzo di quella pozione…>>
iniziò Hermione.
<< E’ illegale, lo so.>> la interruppe
bruscamente il Ministro della Magia. << Ma siamo di fronte a un ipotetico
assassino che sta profetizzando l’avvento della Terza Guerra Magica. Preferisci
sbatterlo ad Azkaban gettando la chiave o concedergli una sola possibilità di
redenzione?>>
Hermione non rispose. Si limitò a lanciare a Draco
uno sguardo furioso. Poi, lentamente, anche se le costò uno sforzo immane,
annuì.
*°*°*°*
Nei film di successo babbani il protagonista,
sull’orlo della morte, avrebbe vissuto lunghi flash back durante i quali
sarebbero emersi i suoi ricordi più cari. Rinfrancato da sentimenti eroici come
amore e vendetta, il protagonista si sarebbe dunque liberato in grande stile
dalle grinfie del cattivo di turno e l’avrebbe affrontato in un duello
all’ultimo sangue. Vincendolo.
Un
mucchio di stronzate.
Erano bastati pochi minuti per trasformare il
viaggio di Harry in un duello contro un aggressore invisibile. Il destino,
inesorabile calamita per guai, l’aveva portato a fronteggiare la morte per
l’ennesima volta.
Ed ora era lì, inerte e disarmato, con il volto coperto
di sangue.
<< Sei pronto a morire, Potter?>>
Un bagliore accecante lo investì, costringendolo a
chiudere gli occhi.
Ci fu un colpo, seguito dal fragore di lamiere
sfrigolanti che si contorcevano sotto il peso di una morsa. Qualcuno urlò.
Harry avvertì il familiare strappo dietro
l’ombelico di un vorticoso viaggio con la metro polvere. L’auto si era
sollevata in aria.
Trascorsero
interminabili secondi di silenzio. Era
vivo. Harry riaprì lentamente gli occhi ed annaspò goffamente fra le
schegge che cospargevano l’abitacolo, riuscendo a rialzarsi quel tanto che
bastava da sbirciare fuori dal finestrino.
In
quell’istante l’automobile precipitò nel vuoto nella manciata di metri che la
separavano dal suolo. Atterrò malamente sull’asfalto e si capovolse su sé
stessa. Harry emise un urlo terrorizzato, ancora imprigionato nelle cinture di
sicurezza che lo tennero inchiodato ai sedili e gli impedirono di balzare fuori
dalla vettura.
Le
sue orecchie furono pervase dal frastuono dell’antifurto. Gli airbag esplosero
in ogni direzione. Una densa coltre di fumo nero sgorgava dal cofano.
<<
Presto!>> urlò una voce femminile, da qualche parte alla sua destra.
Con
un calcio ben assestato Harry riuscì a sfondare la portiera. Si dimenò con le
poche forze che gli rimanevano e riuscì a slacciarsi la cintura.
Si
trovava all’interno di una bomba ad orologeria che sarebbe esplosa da un
momento all’altro. Salvarsi da una maledizione senza perdono, evidentemente,
non era abbastanza.
<<
Fai in fretta!>> urlò la voce.
Qualcosa
lo afferrò per un braccio e lo trascinò fuori dall’abitacolo.
L’adrenalina
gli aveva impedito di avvertire dolore. Un bruciore intenso si diradò sul suo
viso, lungo le braccia investite dallo scoppio del parabrezza. Molte schegge
gli si erano conficcate nella pelle. Harry iniziò a respirare affannosamente.
Il panico sostituì il terrore, e si ritrovò ad urlare e contorcersi sull’erba,
mentre la sconosciuta lottava per trascinarlo lontano dall’automobile in
fiamme.
<<
Stai bene?>> domandò lei.
Lo
adagiò nell’erba a debita distanza dall’auto, poi lo agguantò per le braccia obbligandolo
a distendersi sulla schiena.
Non
stava bene per niente. Era ferito, ricoperto di sangue e dolorante. Durante la
caduta dell’auto aveva urtato con violenza la leva del cambio. Lo stomaco gli
doleva come se avesse ricevuto un pugno.
<<
Ho l’aria… di qualcuno… che sta bene?>> mugolò Harry. Si coprì il volto
con le mani.
<<
Mi dispiace. Oh, dio. Non volevo!>> Era terrorizzata. Dalla voce sembrava
una ragazzina. << Sei un mago. Non puoi rigenerarti, o qualcosa del genere?>>
Che
cosa diavolo stava dicendo? Se fosse stata una strega non avrebbe esitato a
curarlo. Ma conosceva la sua vera identità. Chi
diavolo era quella ragazzina?
<<
Bacchetta.>> riuscì a
bofonchiare Harry. Protrasse una mano in avanti, tastando nient’altro che
l’aria. <<… dammi la mia… bacchetta…>>
<<
Chiamo un’ambulanza!>>
<<
Dammi… la mia cazzo… di
bacchetta!>>
Attese
pochi minuti. La vide tornare con il ramoscello di legno stretto fra le dita.
La sua sagoma era ridotta ad un’ombra incerta oscurata dal sole cocente.
Harry
emise un rantolo di dolore. Entrare di nuovo in possesso della sua bacchetta lo
rincuorò. Socchiuse gli occhi, lottò per ignorare il dolore atroce, e la agitò
in aria in un movimento elaborato. << Epismendo
Totalis >>
Una
fitta lancinante lo investì al volto e alle braccia, proiettandolo con il capo
indietro nell’erba con uno spasmo.
Le
schegge che gli si erano conficcate nella pelle, lentamente, una dopo l’altra, si
estrassero da sole e ricaddero nell’erba. Le ferite si rimarginarono.
<<
Wow.>> fu il commento della ragazza, che parve sollevata nell’osservare
le sue ottime condizioni. Era inginocchiata al suo fianco e lo osservava con l’aria
di una studentessa alle prese con un curioso esperimento di scienze. <<
Sei tornato come nuovo.>>
Harry,
ancora sdraiato, non esitò a puntarle la bacchetta alla gola. << Sei
stata tu ad aggredirmi?>> ringhiò. La afferrò per la t-shirt color senape
sulla quale era disegnato il sorriso ebete di una spugna dei cartoni animati. Indossava
un paio di jeans e delle All Star logore. << Sei una strega?>>
Lei
non fece nulla per divincolarsi. Si limitò ad alzare le braccia. << No,
non sono una… strega. O almeno credo.>> I suoi occhi erano di una delicata
sfumatura viola dal riflesso cangiante. << Ho visto quel tizio che
entrava nella tua auto. Mi stava dando la caccia da giorni. Ho pensato che
avrebbe potuto farti del male, e così vi ho seguiti.>>
<<
Hai una vaga idea di quello che è successo?>> la incalzò Harry, senza
abbassare la guardia. << Se qualcosa o qualcuno ci ha visti, siamo nei
guai seri. Nessuno può usare la magia davanti ai babbani, maledizione.>>
<<
Babbani?>> La ragazza aggrottò la fronte.
<<
Si può sapere chi diavolo sei?>>
<<
Oh. Bella domanda. Mi chiamo Lisan.>>
<<
E tu avresti sollevato un’automobile con due persone a bordo senza una
bacchetta magica?>>
<<
Prima ho cercato di uccidere quel bastardo con il mantello invisibile, ma è
scappato. Per quanto riguarda la macchina, ecco… mi dispiace. Non so
controllarmi a volte. Non so perché l’ho fatto, a dire il vero. Ma…>>
Harry
la zittì lanciandole uno sguardo torvo. Si rimise in posizione seduta e prese a
squadrarla attentamente. Aveva l’aspetto trasandato, i capelli in disordine. Ma
qualcosa nei suoi occhi viola gli suggerì di fidarsi di lei.
Harry
abbassò lentamente la bacchetta. Ricordò che il suo aggressore “con il mantello invisibile” aveva fatto
chiaro riferimento ad una ragazzina. Doveva trattarsi di lei.
<<
Da dove vieni, Lisan?>>
La
ragazza lo aiutò a rialzarsi. Insieme osservarono quel che ne rimaneva dell’Alfa
Romeo Giulietta accartocciata nel campo di girasoli.
<<
Abitavo in California.>>
Le
automobili scorrevano spedite lungo la statale senza che nessuno dei loro
occupanti si accorgesse minimamente della loro presenza.
<<
Ho fatto in modo che nessuno ci vedesse.>> Lisan
si infilò con naturalezza le mani in tasca. << Riesco a rendermi invisibile,
a volte. Non so esattamente come. Spesso se desidero tanto una cosa, quella
cosa accade per davvero.>>
Era
piuttosto avanti con l’età per non essere mai stata chiamata in una scuola di
magia. I suoi poteri andavano al di fuori delle potenzialità di qualsiasi mago
adolescente della sua età. Quella Lisan aveva appena salvato la vita ad un
Auror esperto e ben addestrato. Forse nemmeno lei sapeva come.
<<
Tu sei speciale, cazzo.>> disse Harry. Non era un’esclamazione colorita,
ma semplicemente un dato di fatto. Si passò una mano nei capelli. << E ho
la sensazione di non essere l’unico a pensarlo.>>
*°*°*°*
Ma so che un domani, quando magari avrò trent'anni e sarò
finalmente geometra (speriamo), qualcuno avrà la brillante idea
di girare una Serie Tv o scrivere un nuovo libro e questa mitica saga
tornerà a farsi sentire come nei momenti d'oro.