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Autore: Trick    15/07/2011    9 recensioni
"«Sei il Prefetto di Hogwarts, Remus» le spiegò Lily con un sorriso, camminando verso di lui e stringendogli con salda gentilezza la mano. «Di nuovo».
«No, Lily» ribadì con decisione lui. «Io non posso morire».
«Lo so. Lo abbiamo creduto tutti».
"
(Remus Lupin/Lily Evans).
Un'antologia di fan fiction che copre ogni ship fanon o canon della Vecchia Generazione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Remus Lupin
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sono piuttosto scioccata dal risultato di questa fan fiction. Non so sinceramente che diavolo mi sia saltato in mente, ma quando ho dato un'occhiata alla straziante lunghissima lista di ship e ho letto Lucius Malfoy/Ninfadora Tonks, beh, bum! È stato un attimo. Ispirazione improvvisa, che bastarda. A chi interessasse, la coppia principale rimane sempre e soltano Remus/Tonks - toglietemi tutto, ma non questo. 
→ "Carduelis Britannina" è il nome latino del tipico cardellino inglese che la gente ha la crudeltà di ingabbiare.





Racconti di sabbia
Fan fiction perdute nel tempo

*

Carduelis Britannina
Lucius Malfoy/Ninfadora Tonks
*


Alla fine del gioco, avevano perso tutto. Forse, si diceva Tonks, non ci avevano creduto abbastanza. Forse, non avevano avuto abbastanza fortuna. Forse, non era così che le cose dovevano andare.
Avevano continuato a lottare fin quando avevano avuto fiato per farlo e la maggior parte di loro se ne era andata in piedi, esattamente come aveva vissuto. Avevano continuato imperterriti, fino al tracollo del mondo, a resistere per quanto di più caro possedevano. C'erano stati momenti in cui avevano creduto di essere a un passo dalla vittoria; la sentivano scivolare per poco sulla punta delle dita e si ripetevano che sì, la prossima volta sarebbe stata quella decisiva.
Poi, Harry era morto.



Tonks sedeva ritta e impettita nella propria stanza, vestita con un sontuoso abito damascato e con i capelli sbiaditi acconciati in un ricercato chignon. Il suo sguardo fissava la gigantesca finestra che si affacciava sull'ampio giardino dei Malfoy, ma era evidente che la sua mente vagava a centinaia di miglia di distanza da lì. Chiuse gli occhi, mordendosi le labbra e stringendo i pugni con rabbia feroce.
«Remus Lupin è stato condannato a morte».
«A morte, a morte! Sì. Lo hanno preso questa notte».
«Domani, dicono in giro. A Hogwarts. No, non so perché proprio lì!».
«Remus John Lupin, sei stato imprigionato con l'accusa di sovversione e alto tradimento al Ministero della Magia».
Lei era lì, quel giorno, schiacciata fra la gente che affollava il parco di Hogwarts. Chi per curiosità, chi per muta solidarietà e chi per pura rassegnazione, erano accorsi da ogni parte della Gran Bretagna per assistere all'esecuzione di uno degli ultimi e più importanti baluardi dell'Ordine della Fenice rimasti in piedi. Anche Remus Lupin, il licantropo di Albus Silente, era dovuto soccombere alla prorompente potenza del regime di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Lei era lì, celata in quel mare di sconosciuti e nascosta nel mantello. Sapeva che era pericoloso uscire con il suo vero aspetto – lo sapeva da anni – ma Remus stava per morire, lei era lì, e non avrebbe mai permesso che qualcuno le impedisse di guardarlo ancora con i suoi occhi. Era lì, in piedi, con l'impressione di aver smesso di formulare qualunque pensiero. Respirava e piangeva, sì, ma senza nemmeno accorgersene. Scuoteva debole la testa e fu in quel momento che lui sollevò lo sguardo su di lei.
La fissò per un secondo che a Tonks parve un'infinità. Sembrava ci fosse un mostro dentro di lei che voleva scoppiare, mordere, ruggire, stracciare, uccidere, ma non riusciva a muoversi. Non riusciva più a fare nient'altro che non fosse guardarlo.
Non credo sopravviveremo a tutto questo, Ninfadora” le aveva confidato qualche sera prima, mentre giocherellava distrattamente con la spallina del suo reggiseno. Mi dispiace”.
Remus... non è colpa tua. Abbiamo fatto il possibile, solo... beh, loro hanno avuto più fortuna di noi”.
Lui le rivolse un sorriso tenero e posò il volto nell'incavo del suo collo, inspirando piano il suo profumo.
Dio, ti amo così tanto... ti ho sempre amata così tanto.
Tonks affondò una mano fra i suoi capelli grigi e gli baciò appena la tempia. Non aveva la più pallida idea che quella notte sarebbe stata l'ultima che avrebbe trascorso fra le braccia del marito.
«Questo Wizengamot ti dichiara colpevole e ti condanna a morte».
Tonks non smise mai di guardarlo e, sebbene le lacrime le avessero appannato la vista, non poté evitare di cogliere quell'ultimo rapido sorriso che lui le rivolse. Niente più di una smorfia rassegnata e di un “ti amo” letto sulle labbra. Niente addii struggenti, niente grida di dolore, niente ultimi baci.
Fu veloce, fu sterile, fu vuoto.
Fu atroce.


«Buonasera, Ninfadora».
Tonks si costrinse a non voltarsi verso di lui o avrebbe provato nuovamente a ucciderlo. Continuò a tenere il capo abbassato e lo sguardo puntato sull'Incantesimo Incarceramus che le serrava saldamente i polsi l'uno con l'altro. Era un'immagine deprimente, nel complesso, come poteva esserlo una bambolina di porcellana riccamente vestita e con le mani legate o un cinguettante pettirosso rinchiuso in una gabbia dorata.
«Ho detto: “buonasera”» ripeté con più forza Lucius Malfoy.
«Ho sentito» ribatté gelidamente Tonks.
Sentire il tacco dei suoi stivali calpestare il parquet mentre avanzava verso di lei le ricordava il ticchettio di un orologio – il suo orologio.
La vittoria dell'Oscuro Signore e la rinnovata ascesa della famiglia Malfoy aveva indubbiamente giovato all'aspetto di Lucius. I suoi capelli biondi erano perfettamente lisci e lucenti, il suo volto era disteso e rilassato e i suoi abiti costosi, ricercati e tradizionali. Azkaban e la disgrazia in cui era caduto sembrava essere per Lucius Malfoy nient'altro che un ricordo poco piacevole relegato al passato. Tutto, di lui, ostentava la sua vittoria.
«Sarebbe cortesia che tu rispondessi, quando ti saluto».
«Sarebbe cortesia che tu morissi, quanto non ti parlo».
Lucius Malfoy si portò una mano alla fronte con un verso di estenuante rassegnazione, come se stesse cercando di insegnare i rudimenti della scrittura ad un bambino particolarmente ottuso.
«Non ci siamo, Ninfadora...» mormorò sibillino, avvicinandosi alla finestra e appoggiandosi con le mani al davanzale. «Non ci siamo proprio».
«Non chiamarmi Ninfadora. Io sono la signora Lupin».
«Tu sei la vedova Lupin».
Tonks scattò come una furia con l'intenzione di ucciderlo in quel preciso istante, ma le corde si serrarono improvvisamente e la tirarono bruscamente verso la testiera del letto, facendola cadere in ginocchio a pochi passi da Lucius. Lui la scrutò ansimare per la rabbia e per il dolore ai suoi piedi, domandosi come fosse possibile che lei dimenticasse di essere incatenata ogni volta che lui entrava nella sua stanza. Eppure, avrebbe dovuto essersi abituata.
«Non impari mai, non è così? Nessuno di voi lo ha mai fatto» le disse Lucius con tono leggero. «E dire che, ormai, la situazione è evidente. Hai perso, mia cara. Hai perso prima la battaglia, ora la guerra. Mi chiedo per quale sciocco motivo ti ostini ancora a resistere. Se ti piegassi, potresti sopravvivere».
Tremante, Tonks sentiva il desiderio di sentire il collo di Lucius Malfoy spezzarsi sotto le sue mani acuirsi vertiginosamente dentro il suo petto. Di questo passo, sarebbe diventata matta. D'un tratto, nella sua mente si riaffacciò l'ipotesi che fosse quello, in realtà, che lui aveva intenzione di fare. Voleva che lei impazzisse lì, in quella dannata stanza piena di orpelli e gingilli dorati, sola, sconfitta e umiliata. Voleva strapparle anche il senno, alla fine.
«Sopravvivere?» ripeté Tonks in un mormorio impercettibile, ruotando appena il capo verso di lui. Se i suoi occhi scuri avessero avuto il potere di uccidere, difficilmente lui sarebbe sopravvissuto. Le sue pupille rilucevano di un odio cocente e insanabile. «Sopravvivere? Perché?».
Lucius storse il naso nel vederla adirarsi tanto: detestava tutto quel rancore non meritato. Dopotutto, lui le aveva salvato la vita. Aveva evitato che Lord Voldemort la uccidesse, gli aveva richiesto personalmente che la giovane nipote di sua moglie venisse risparmiata.
Posso correggerla, mio Signore” continuava a ripetere, sebbene sapesse perfettamente che non stava facendo alcun progresso. “È una strega dallo straordinario talento e, per quanto mi dolga dirlo, rimane pur sempre per metà una Black. Ha solo seguito l'influenza di Silente per troppo tempo”.
«Hai ucciso i miei compagni» continuò a sentenziare Tonks, sporgendosi febbrile in avanti. Lucius alzò il capo con aria composta, ma non era in grado di distogliere lo sguardo dai suoi occhi lucenti. Come poteva quella dannata Sanguesporco, figlia di una traditrice e concubina di una bestie riservare a lui – lui, che l'aveva salvata – tanta folle avversione? Leggeva l'odio sul suo viso e sapeva perfettamente che se solo si fosse azzardato a sciogliere l'incantesimo che la teneva legata al letto, lei avrebbe tentato di ucciderlo anche a mani nude. Avrebbe tentato in qualunque modo, sebbene sapesse di essere solo una giovane strega disarmata di fronte ad uno dei più potenti Mangiamorte di Lord Voldemort. Lucius non sapeva spiegare la sua stoltezza.
«Hai ucciso mio padre. Hai ucciso mio marito» sputò con rabbia Tonks, graffiando le lenzuola candide con le unghie. «Non osare parlarmi di vita».
«Non riesci ancora a valutare la grandezza di quanto ho fatto per te» le spiegò Lucius, muovendo un braccio a mezz'aria e mostrandole la raffinatezza degli arredi. «L'Oscuro Signore ti voleva morta. Bellatrix continua a volerti morta, giorno dopo giorno, ma io ti ho salvato. Io sto continuando a salvarti. Non hai più nessuno, a parte me!» gridò concitato, picchiando con violenza un pugno contro il muro e stringendo le labbra in una smorfia scocciata. «Io, e io soltanto, ti sono rimasto! Harry Potter è morto! Silente è morto! Quell'idiota di Black è morto! I Weasley e quell'accozzaglia di Babbani e Sanguesporco da cui erano circondati sono morti! Tuo marito è morto! Morto, morto, morto!».
Tonks aveva appoggiato la fronte alle braccia, in un rigido pianto silenzioso. Lucius inspirò profondamente: più della sua acredine, odiava le sue lacrime. Significavano che ancora soffriva, che ancora non si era rassegnata e che ancora, dannazione, aveva intenzione di resistergli. Per quanto diavolo ancora avesse la testardaggine di combatterlo restava un mistero.
«Tornerò anche domani» la informò con voce fredda.
Si era appena avviato verso la porta, convinto che non avrebbe più udito la sua voce fino al giorno successivo. A differenza di tutte le serate precedenti, invece, Tonks rialzò il volto rigato dalle lacrime e gli sibilò malevola:
«Narcissa sa che sei innamorato di me?».
Lucius si bloccò di colpo e si volse con uno scatto verso di lei. Il sorriso di Tonks fremeva di malignità e nei suoi occhi era comparso un lampo di folle vendetta.
«Dimmi, Lucius...» riprese con più convinzione. «La mia cara zia lo sa?».
Lui fece una smorfia di superiorità e finse di aggiustarsi il polsino della giacca.
«Ninfadora, io sono uno dei più importanti Purosangue in circolazione. Come ha potuto un'idea tanto sciocca attraversare la tua testa?».
«Dimmelo tu, perché. Hai fatto pressioni a Voldemort perché non mi uccidesse, continui a tenere Bellatrix Lestrange lontana da me ed io so perfettamente quanto questo sia compromettente per la tua posizione. Sono una fottuta Sanguesporco, no? Sono la figlia di una reietta e la moglie di un licantropo. Che scusa hai usato per spiegare questo tuo strano affetto per me? Hai detto loro che mi volevi, forse? Che volevi il mio corpo? Sì? E allora, spiegami, perché non mi hai mai toccato? Perché non mi hai mai sfiorato nemmeno con un dito? La tua non è lussuria, non è il depravato desiderio di umiliarmi, non è vero?».
Quando vide che lui non rispondeva, Tonks emise uno sbuffo di cinico divertimento.
«Cazzo. Ti sei davvero innamorato di me».
«Non capisco di cosa tu stia parlando» scosse il capo Lucius. «Ti ho salvato perché, per quanto tu sia completamente sciocca, rimani una mezza Black dai notevoli poteri. Il tuo aiuto all'Oscuro Signore sarebbe--».
«Stronzate» lo interruppe bruscamente. «Vieni qui ogni fottuto giorno a ricordarmi quello che ho perso... a ricordarmi chi ho perso. Perché, Lucius, perché ci tieni così tanto a rimarcare il fatto che Remus sia morto?».
«Perché era solo uno sporco licantropo che ha avuto ciò che gli spettava».
Il sorriso di Tonks si trasformò in un ghigno perverso. Fino a quel momento, Lucius non era ancora riuscito a cogliere la straordinaria somiglianza che correva fra lei e Bellatrix. Parte di lui, per quanto cercasse di mostrarsi impassibile, se ne ritrovò segretamente intimorito.
«Non ti amerei nemmeno se fossi soltanto una briciolo dell'uomo che era Remus».
Lui la ignorò e si affrettò ad abbassare la maniglia. Stava per aprire la porta, quando la sentii ridere – e la sua risata, buon Dio, era così diversa dalla cristallina risata che Lucius aveva sentito un tempo, quando la scorgeva al Quartier Generale degli Auror o quando la spiava per conto dell'Oscuro Signore. Era così dannatamente non lei, ma lui sapeva che era ancora viva, che poteva ancora tornare e che sarebbe tornata, a qualunque costo. Sarebbe stata la stessa brillante donna che aveva tanto bramato, prima o poi; solo che, questa volta, sarebbe stata sua.
«Non sono io, quella in gabbia, vero?» rise sprezzante lei, scrutandolo con aria spietata. «Sei tu, Lucius, quello fottuto».








Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

   
 
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