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Autore: Liy    15/07/2011    3 recensioni
Quando si alzò dal letto quella mattina, Battler non trovò Beato nel solito posto.
[BatoBea][07/15, Battler's day]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Battler Ushiromiya, Beatrice Ushiromiya, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Changeless
Personaggi: Battler, Beatrice, Ronove.
Pairing: BatoBea.
Rating: Giallo.
Genere: missing moment, fluff.
Avvertimenti: One-shot.

Note: Bah, one-shot idiota e pessima per il compleanno di Battler! Leggete pure!

Disclaimer: Tutti questi personaggi non mi appartengono! Io li sfrutto solo un po'.

Changeless

 

Quando si alzò dal letto quella mattina, Battler non trovò Beato nel solito posto – appallottolata accanto a lui, le coperte arrotolate su una gamba, il cuscino chissà dove, aspettando che lui la scuotesse e svegliasse. Non la trovò nemmeno nel bagno e, inconsciamente, iniziò a pensare al peggio. Quando scompariva in quel modo, senza dir nulla, la strega aveva sempre in mente qualcosa e, molto spesso, quel qualcosa finiva per non piacere a Battler.

Si vestì di fretta e furia e, una volta indossato anche il mantello e sistemato alla bell'e meglio i capelli, camminò verso il centro della stanza, chiamando Ronove a gran voce. Il demone apparve immediatamente, facendo un piccolo inchino prima di alzare il capo per guardare il proprio padrone negli occhi – il solito sorriso beffardo dipinto sulle labbra.

“Buongiorno Battler-sama. La colazione è già pronta e servita. Le consiglierei di mangiare in fretta, non so quanto ancora sarò in grado di trattenere-”

“'Giorno Ronove... hai per caso visto Beato? Mi sono svegliato e non era qui...”

“Credo sia con Madam; avevano detto di avere degli impegni ai quali proprio non potevano sottrarsi.”

“Mmh...”

“Qualcosa non va, Battler-sama?”

“E' solo che... è strano che non mi abbia detto nulla. Vuol dire che starà quasi sicuramente combinando qualcosa. Qualcosa che certamente non mi piacerà...”

Il giovane alzò lo sguardo verso il soffitto, grattandosi distrattamente il mento.

Era sicuro che a breve sarebbe venuto a sapere tutto, ed era anche sicuro che quasi certamente non gli sarebbe piaciuta qualsiasi cosa sua moglie stesse tramando – soprattutto con Virgilia al suo fianco, vista l'ultima messinscena che quelle due erano riuscite a tirare in piedi insieme.

“Pukuku... Milady è famosa per certe cose.”

“Lo so... Aah, è tutto inutile. Andiamo a fare colazione...”, sospirò rassegnato incamminandosi con grandi falcate verso il corridoio. Il demone dietro di lui sorrise appena, guardando distrattamente l'orologio da taschino che reggeva in una mano.

“Battler-sama, non trova che sia fantastico vivere in un posto simile?”

“Eh...?”

Battler si fermò, voltandosi verso il maggiordomo che lo fissava con un'espressione allegra dipinta in volto – sempre quel sorriso così... non esisteva un vocabolo solo per descrivere quel ghigno in cui spesso erano piegate le labbra del demone, un ghigno che sembrava quasi deriderlo spesso, come se avesse in mente qualcosa. Come se stesse ridendo fra sé e sé per qualcosa che Battler non sapeva e non riusciva a capire.

“Questo posto”, Ronove continuò a parlare, muovendo le braccia ed indicando le pareti – e ciò che c'era al di là di quelle, “non è favoloso poter vivere in questo piccolo angolo di mondo in cui il tempo non scorre? Non è fantastico poter vivere in questo luogo in cui il tempo è infinito? Quest'universo nato dall'amore e per l'amore.”

Battler lo guardò a lungo senza batter ciglio, senza sapere cosa rispondere di preciso – troppe cose da dire, e che di sicuro non avrebbe voluto dire a lui, ma ad un'altra persona. Poi, lentamente, scrollò le spalle e rispose con dolcezza, abbassando il capo e sorridendo.

“Sì... è un vero miracolo.”

Il demone ridacchiò, guardando ancora una volta l'orologio da taschino – quasi distrattamente, come se non fosse importante.

“Battler-sama, muoviamoci. La colazione si raffredda.”

“Ehi, Ronove”, sussurrò, muovendo qualche passo in avanti, “tu sai cosa sta combinando Beato, vero? E scommetto che la stai anche aiutando, in qualche modo.”

“Pukuku... Non sono riuscito ad ingannarla allora?”

“All'inizio sì.”

Battler sospirò, voltandosi verso l'uomo che ormai camminava al suo fianco. Mosse la mano con un gesto veloce, sostando l'ingombrante mantello.

“Continui a controllare quell'orologio che hai in tasca. Stai cercando di trattenermi, e probabilmente mi tieni pure d'occhio per non farmi andare da Beato. Ho indovinato?”

La risata di Ronove gli giunse all'orecchio come un misto fra derisione e divertimento.

Non si sarebbe mai abituato a tutto ciò, pensò. Però, il solo fatto che fosse in grado di viver lì e non essere ancora diventato pazzo – o forse già lo era? - non voleva dire che in qualche strano modo era riuscito ad ambientarsi? Infondo, lui lì era sopravvissuto. E per sopravvivere ci si deve anche adattare.

In verità, si era abituato talmente tanto a quel posto che già sapeva che non sarebbe durato abbastanza altrove. Tornare nel vero mondo per lui era quasi inconcepibile in quel momento – non sarebbe riuscito senza Beato. Ushiromiya Battler era legato a quel luogo, a quel piccolo universo che lui e Beato avevano costruito, da tanto tempo.

“Quasi.”

“Eh?”

“Non la sto sviando per non andare da Milady. In verità, la sto portando proprio da lei.”

“Eh?”

“Pukuku... ora capirà il perché di tutto questo, Battler-sama.”

L'uomo si fermò davanti alla porta della sala in cui solitamente Battler e Beato consumavano ogni pasto – di tanto in tanto accompagnati dalle sette sorelle o Gaap o Virgilia -, accennò un inchino e aprì la porta, sussurrando un “Prego, entri”. Battler mosse riluttante qualche passo all'interno, socchiudendo gli occhi per evitare che la forte luce di quella sala lo accecasse.

“Buon compleanno, Battleeer~!!”

Sentì qualcosa scoppiare ed aprì gli occhi di colpo, trovando Beato e tutti gli altri – la famiglia, i domestici ed ogni abitante di quel regno di illusioni – radunati accanto ad una lunga tavolata imbandita con ogni genere di cibo. Beato reggeva fra le mani una bottiglia di vino aperta, scuotendola nella sua direzione allegramente.

“Baattleeer! Su, vieni! Vieni qui!”

Il giovane s'affrettò al suo fianco, cingendola con delicatezza, “E la colazione, Beato?”

“Ooh, quella per una volta la si può anche rimandare! Oggi facciamo le cose in grande! E' festa! La tua festa! Ho invitato tutti qui oggi per questa occasione speciale! Auguri, Battleeeer!!”

Si reggeva a stento in piedi, mentre lo guidava goffamente verso il centro del tavolo.

“Non dirmi che hai già bevuto...”
“Solo un goccio”, rispose la donna, mettendo il broncio.

“Un goccio non ti fa diventare le guance così rosse, eeh~”, allungò un dito verso quelle gote arrossate, un sorriso idiota in volto, prima che una mano di lei afferrasse saldamente la sua.

“Ecco qui!”

Sul tavolo imbandito, al centro di un elegante piatto decorato, c'era quello che aveva tutta l'aria di essere un pasticcio composto da varie... cose che Battler non riusci ad identificare, fatta eccezione di un po' di pan di Spagna e quella che sembrava della panna decisamente smontata.

“C-cos'è...?”, domandò dubbioso, grattandosi una guancia con l'indice.

“Una torta, ovvio! Ho impiegato tutta la notte a farla, con la maestra accanto che mi teneva compagnia e mi dava consigli!”

Battler lanciò uno sguardo a Virgilia, che abbasso il capo come a chieder scusa.

Il giovane sorrise, scompigliando i capelli della moglie distrattamente.

“Ba-Battler...! Non i capelli, non i capelli!”

“Grazie Beato. E' davvero un bellissimo regalo.”

Attorno a loro iniziarono a brindare ed ogni tanto qualche pacca sulla spalla da parte di uno zio colpì Battler, obbligandolo a voltarsi e ringraziare, ricambiando qualche risata. Anche suo padre e Kyrie gli augurarono un buon compleanno – senza che mancasse il commento di Rudolf sul fatto che “loro figlio aveva buon gusto”, lanciando uno sguardo a Beato, intenta a litigarsi un pezzo di cioccolato con Beelzebub. Battler rise, arrossendo un po' – e sperando che suo padre non l'avesse notato.

Si avvicinò a lei velocemente, afferrandole il dorso della mano – prima che tirasse un altro pungo al tavolo – e, allontanandola appena dalla sventurata ingorda fra le sette sorelle, le diede l'unico pasticcino al cioccolato che era riuscito a salvare.

“G-grazie...”, balbettò lei, abbassando il capo ed ingoiando quasi voracemente il povero dolce.

“Seriamente, Beato... una strega della tua età che litiga con quelle ragazze...”

Della tua età? Cosa vorresti insinuare?”

“Niente, niente...”

“Comunque”, lo afferrò per la cravatta, tirandolo a sé, “quella torta non era il tuo regalo.”

“Aaah, davvero?”

Il sorriso sulle labbra di Battler s'allargò.

“No. Il tuo regalo te lo do non appena se ne vanno tutti...”, lo fissò lascivamente, le labbra così vicine alle sue.

“Quella me la dai già spesso, non è un vero e proprio regalo.”

“Se non vuoi basta dirlo.”

Gli lasciò la cravatta e, allontanandosi lentamente, la donna iniziò a ridere.
“Aspetta! La vorrei tanto! Mi scusi, Beatrice-sama!”

 

   
 
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