Era
una mattina
soleggiata, ma ventilata, con una leggera cappa d’afa a cui
si sfuggiva con una
tuffo nel mare della Grecia.
Un
ragazzo stava in
spiaggia con gli amici evadendo dai loro soliti doveri: i giovani Gold
Saint
avevano deciso di lasciare il grande tempio per festeggiare la loro
investitura
e rinfrescarsi.
Però
Saga,
cavaliere dei Gemelli, continuava a guardare in direzione di Atene,
dove sapeva
avevano lasciato incustodito il tempio, ma ben presto le risate degli
amici lo
contagiarono spingendolo a seguirli in acqua per un
“bagnetto” a detta di
Aphrodite.
“Ehi
Saga!”
qualcuno lo chiamo e lui, voltandosi, venne investito da una secchiata
d’acqua.
Airos
rideva, con
l’acqua fino alla vita e i capelli castani bagnati incollati
alla fronte.
Era
alto,
abbronzata, palestrato e spesso faceva sentire Saga, che era
più minuto, a
disagio, quasi in imbarazzo.
Il
secchio
galleggiava a fianco del primo, che nel mentre si avvicinò
al moro: “Sembri un
pulcino bagnato!”
Tutti
ridevano
schizzandosi, dimenticando per un giorno i problemi, ma dopo appena
qualche
minuto Saga disse cha andava un po’ in spiaggia:
l’acqua era troppo fredda per
lui.
Arrivò
alle sdraio
private, si sedette ed afferrò il cellulare accedendo subito
ad Internet:
niente notizie di attentati al grande tempio.
“Sempre
dedito al
lavoro eh?” ancora lui.
Com’era
possibile
che Sagitta comparisse sempre dal nulla, cogliendolo impreparato?
Si
sedette accanto
a Saga togliendogli il cellulare di mano e spegnendolo per poi buttarlo
sulla
propria sdraio.
“Volevo
solo vedere
come stava andando!” cercò di giustificarsi il
moro di fronte allo sguardo
accigliato dell’altro, che sospirò:
“Siamo qui per riposarci, per una volta
lascia stare Atena! Avrà anche lei la sua privacy, e che
cavolo!”
Saga
fece un mezzo sorriso
stanco, poi però venne percorso da un brivido improvviso: si
era alzato il
vento e i suoi capelli ancora bagnati gli trasmettevano una sensazione
di
freddo.
Airos
se ne accorse
e sorrise dolcemente prendendo una salvietta e massaggiandogli la nuca:
teneva
i capelli dell’altro nel panno per asciugarli.
Saga
lo lasciò
fare, ma arrossì e abbassò lo sguardo torcendosi
nervosamente le mani: era di
nuovo imbarazzato; provò a pensare ad altro per dimenticare
la mani di Airos
che gli accarezzavano i capelli ancora umidi, ma fallì
miseramente quando le
mani in questione scivolarono sui suoi zigomi cingendolo in fine per la
vita:
Airos lo strinse a sé tenendo il viso affondato
nell’incavo fra la spalla ed il
collo del moro, che si irrigidì al primo sospiro
dell’altro.
La
mente di Airos
era annebbiata: era tempo ormai che provava qualcosa di più
della semplice
amicizia per quel ragazzo tanto forte e tanto fragile
contemporaneamente.
Lo
vedeva come un
cucciolo, il SUO cucciolo e lo disse senza prima fermarsi a riflettere.
“Sei
smielato…”
fece Saga ormai color peperone: Airos era qualcosa di diverso, speciale.
A
quelle parole
Sagitta reagì d’istinto: lo buttò sulla
sdraio e gli fu sopra in un lampo
bloccandogli i polsi sopra la testa con una mano mentre con quella
libera gli
carezzò leggermente un fianco scoperto.
Saga
accolse la sua
lingua in bocca come se fosse la cosa più normale del mondo
e rimase per
qualche minuto a giocarci, stuzzicandola, per in fine danzare con lei
un dolce
ritmo, lentamente; fu la carenza d’ossigeno a separarli.
Airos,
solo ora
consapevole di ciò che era successo, si mise a sedere
guardando un punto
indefinito della spiaggia, mentre Saga gli si strinse addosso,
sussurrando: “Sarò
sempre il tuo cucciolo vero?” sembrava una preghiera, la
richiesta di una
certezza per credere veramente in ciò che era successo.
“Certo.”
Rispose Airos
con un debole sorriso che però esprimeva tutta la sua gioia:
“Sarai per sempre
il mio cucciolo adorato.”
Rimasero
così,
tenendosi stretti e dondolandosi leggermente fino a quando un urlo di
Camus non
li riscosse: Milo lo aveva afferrato per i fianchi e ora lo stava
facendo
roteare sopra l’acqua.
Risero
divertiti
per poi tornare a baciarsi: non gli importava del futuro, di
ciò che sarebbe
potuto succedere.
Avevano
degli amici
a cui volevano bene e loro si amavano, questo bastava ed avanzava per
godersi a
pieno quella giornata e tutte quelle che sarebbero venute…
insieme per sempre,
anche dopo la morte.