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Autore: La Kurapikina    16/07/2011    3 recensioni
I goldini alle presi con le loro dichiarazioni amorose...
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina soleggiata, ma ventilata, con una leggera cappa d’afa a cui si sfuggiva con una tuffo nel mare della Grecia.

Un ragazzo stava in spiaggia con gli amici evadendo dai loro soliti doveri: i giovani Gold Saint avevano deciso di lasciare il grande tempio per festeggiare la loro investitura e rinfrescarsi.

Però Saga, cavaliere dei Gemelli, continuava a guardare in direzione di Atene, dove sapeva avevano lasciato incustodito il tempio, ma ben presto le risate degli amici lo contagiarono spingendolo a seguirli in acqua per un “bagnetto” a detta di Aphrodite.

“Ehi Saga!” qualcuno lo chiamo e lui, voltandosi, venne investito da una secchiata d’acqua.

Airos rideva, con l’acqua fino alla vita e i capelli castani bagnati incollati alla fronte.

Era alto, abbronzata, palestrato e spesso faceva sentire Saga, che era più minuto, a disagio, quasi in imbarazzo.

Il secchio galleggiava a fianco del primo, che nel mentre si avvicinò al moro: “Sembri un pulcino bagnato!”

Tutti ridevano schizzandosi, dimenticando per un giorno i problemi, ma dopo appena qualche minuto Saga disse cha andava un po’ in spiaggia: l’acqua era troppo fredda per lui.

Arrivò alle sdraio private, si sedette ed afferrò il cellulare accedendo subito ad Internet: niente notizie di attentati al grande tempio.

“Sempre dedito al lavoro eh?” ancora lui.

Com’era possibile che Sagitta comparisse sempre dal nulla, cogliendolo impreparato?

Si sedette accanto a Saga togliendogli il cellulare di mano e spegnendolo per poi buttarlo sulla propria sdraio.

“Volevo solo vedere come stava andando!” cercò di giustificarsi il moro di fronte allo sguardo accigliato dell’altro, che sospirò: “Siamo qui per riposarci, per una volta lascia stare Atena! Avrà anche lei la sua privacy, e che cavolo!”

Saga fece un mezzo sorriso stanco, poi però venne percorso da un brivido improvviso: si era alzato il vento e i suoi capelli ancora bagnati gli trasmettevano una sensazione di freddo.

Airos se ne accorse e sorrise dolcemente prendendo una salvietta e massaggiandogli la nuca: teneva i capelli dell’altro nel panno per asciugarli.

Saga lo lasciò fare, ma arrossì e abbassò lo sguardo torcendosi nervosamente le mani: era di nuovo imbarazzato; provò a pensare ad altro per dimenticare la mani di Airos che gli accarezzavano i capelli ancora umidi, ma fallì miseramente quando le mani in questione scivolarono sui suoi zigomi cingendolo in fine per la vita: Airos lo strinse a sé tenendo il viso affondato nell’incavo fra la spalla ed il collo del moro, che si irrigidì al primo sospiro dell’altro.

La mente di Airos era annebbiata: era tempo ormai che provava qualcosa di più della semplice amicizia per quel ragazzo tanto forte e tanto fragile contemporaneamente.

Lo vedeva come un cucciolo, il SUO cucciolo e lo disse senza prima fermarsi a riflettere.

“Sei smielato…” fece Saga ormai color peperone: Airos era qualcosa di diverso, speciale.

A quelle parole Sagitta reagì d’istinto: lo buttò sulla sdraio e gli fu sopra in un lampo bloccandogli i polsi sopra la testa con una mano mentre con quella libera gli carezzò leggermente un fianco scoperto.

Saga accolse la sua lingua in bocca come se fosse la cosa più normale del mondo e rimase per qualche minuto a giocarci, stuzzicandola, per in fine danzare con lei un dolce ritmo, lentamente; fu la carenza d’ossigeno a separarli.

Airos, solo ora consapevole di ciò che era successo, si mise a sedere guardando un punto indefinito della spiaggia, mentre Saga gli si strinse addosso, sussurrando: “Sarò sempre il tuo cucciolo vero?” sembrava una preghiera, la richiesta di una certezza per credere veramente in ciò che era successo.

“Certo.” Rispose Airos con un debole sorriso che però esprimeva tutta la sua gioia: “Sarai per sempre il mio cucciolo adorato.”

Rimasero così, tenendosi stretti e dondolandosi leggermente fino a quando un urlo di Camus non li riscosse: Milo lo aveva afferrato per i fianchi e ora lo stava facendo roteare sopra l’acqua.

Risero divertiti per poi tornare a baciarsi: non gli importava del futuro, di ciò che sarebbe potuto succedere.

Avevano degli amici a cui volevano bene e loro si amavano, questo bastava ed avanzava per godersi a pieno quella giornata e tutte quelle che sarebbero venute… insieme per sempre, anche dopo la morte.

 

 

Ringrazio con tutto il cuore Hota_Chan, l’unica che ancora recensisce i miei deliri motivandomi a continuare!!!!!!!!   
  
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