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Autore: ImperoColpisceAncora    16/07/2011    2 recensioni
Quando la ruota del tempo smette di girare,
quando due Dee sono le facce di una stessa medaglia,
quando rimpianti, ricordi, frasi sospese, cuori infranti e vecchi compagni d’armi si ritrovano,
quando nuovi Cosmi sorgono per cambiare il destino del mondo,
quando anche la Speranza muore
solo le anime più impavide e le volontà più salde potranno salvare
quel che resta di un leggendario mondo dorato.

[Scritta a quattro mani da scrapheap_sama e Vashti]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'inizio di “Kathèkon” è liberamente tratto dai primi capitoli di Saint Seiya: Next Dimension di Kurumada-sensei.
La maggior parte dei personaggi, indi per cui, appartengono a lui e lui soltanto.
Questo prologo è ambientato nel 1990, dopo la fine della seconda Guerra Sacra. I dodici Gold Saints hanno perso la vita di fronte al Muro del Pianto, Seiya costretto su una sedia a rotelle, è rimasto colpito dalla spada invisibile di Hades che entro tre giorni gli trafiggerà il cuore, uccidendolo.
Shun - unico tra i Bronze a tornare incolume ad Atene - e Saori si recano sull’Olimpo, inizialmente da Artemis, poi presso Chronos. Il loro intendo è quello di alterare il flusso del tempo ed evitare lo scontro con Hades, tornando all’epoca della prima Guerra Sacra.









Prologo:
[Patto]











Guardare in abissi di nulla.
Sentire il peso del tempo districarsi in spazi infiniti e minuscoli assieme, percepire l'immensità di tutto ciò che esiste concentrarsi in un'unica entità; è un po' come morire.
Il suo potere, qualcosa che la mente umana non può comprendere. Qualcosa che terrorizzerebbe anche il più coraggioso.
Eppure, questa, è l'unica via.
Stringe i denti, rovesciando lo sguardo in quel lago che è l'universo intero ed anche molto di più. Il tempo, di ogni cosa, che crea altri spazi. Altre dimensioni.
Ma in tutto questo, tra scorci iridescenti di altri mondi; c'è anche ciò per cui è lì.
Vite. Vite che non esistono più.
Minuscoli bagliori nati e spenti in un battito di ciglia, nel gelido infinito che le si staglia di fronte. Mere nullità, forse, se paragonate ad esso. Ma questo a Saori non importa.
Per la prima volta si sente in grado di ignorare il resto e lasciarsi muovere dal proprio egoismo.
Sa bene che se stringesse davvero un patto con lui, lo farebbe prima di tutto per se stessa.
Perché anche se ha cercato di dimenticarlo, illudendosi -per anni- di essere fatta dello stesso marmo in cui è scolpita la gigantesca statua di Athena al Santuario, sotto le spoglie della dea c’è sempre stata Saori. Se lo è ricordata solo troppo tardi; vegliando il corpo immobile di Seiya, vinto dalla spada di Hades. Ascoltando il silenzio sovrano nelle Dodici Case, trovandosi a rincorrere ricordi dorati dove ormai, regna solo la polvere.
Sorride.
La verità è che rivuole indietro Seiya. Che rivuole indietro tutti.
I Cavalieri. Gli uomini.
Quelli morti per salvarla; quelli disposti a scontarsi contro i propri compagni, i propri allievi e a morire nell' infamia. Quelli sacrificatisi per lei ancora prima che prendesse coscienza del suo essere Athena, morti nell'inganno, senza che potesse mai chiamarli per nome.
Saori capisce solo in parte le motivazioni che li animavano; è sempre difficile comprendere la ragione profonda per cui delle persone siano disposte a sacrificarsi con tanta dedizione, sopprimendo anche il loro essere uomini. Lei non c'è riuscita. Non completamente, almeno. E la sua presenza in quel luogo, ne è la conferma.
Chiude gli occhi; ascoltando il vento scivolare tra le fenditure delle rocce, negli anfratti della montagna sacra, per poi disperdersi in prossimità del lago, dove ogni cosa tace.
Dietro di lei avverte il respiro lievemente accelerato di Shun; l'armatura intaccata dalle frecce delle Satelliti, il Cosmo in espansione per captare possibili minacce.
Deve mettere in conto la possibilità di perdere anche lui tra gli abissi del tempo e perdersi a sua volta. Ma questa è la cosa che meno la preoccupa, come se nel suo cuore albergasse già la certezza di potercela fare.
A tormentarla sono le conseguenze.
Perché ogni cosa ha un prezzo, di valore equiparabile al servigio reso. Un prezzo che Chronos ha ponderato accuratamente. E per Saori è strano scoprirsi a non desistere nemmeno di fronte a un simile compromesso.
Se riuscisse a stabilire un accordo con Hades, comunicando con la sua coscienza umana all'epoca della prima Guerra Sacra, le sofferenze accumulate in quegli anni si sgretolerebbero, rimanendo confinate solo nei suoi ricordi.
Tutto tornerebbe come un tempo, un tempo che lei non ha mai conosciuto veramente. Ma accettare il volere di un dio nemico per cambiare il destino, per opporsi alla morte, non salverà il mondo. Non è una scelta giusta. Non c'è niente di corretto nel combattere contro qualcosa di così naturale come la morte.
Per questo, una decisione simile, non la può prendere in quanto dea. Ma solo in quanto essere umano, abbracciando il desiderio egoistico che muove la sua determinazione.
Ed è ironico comprenderlo lì, al cospetto di uno degli dei più antichi e potenti, alle pendici del monte Olimpo. Mentre indossa le Sacre Vestigia della dea Athena.
Ironico e spaventoso. Perché la tentazione di spogliarsene e gridare che ora è solo Saori, è talmente pressante da risultare quasi vitale.
Tuttavia sa che se lo facesse, ogni cosa crollerebbe.
Deve mantenere il suo ruolo di fronte a Chronos. Mentire.
Deve farlo per i suoi Saints.
Per Seiya.
Per se stessa.
Deve chiudere gli occhi e fingersi Athena ancora una volta.
“Accetto.” Dice inflessibile e il mondo sembra raggelarsi.
“Bene. Avrai tre giorni, allora. Non uno di più, non uno di meno.” La voce di Chronos è un brivido disperso in profondità infinite, ma lei non si lascia intimidire. Avanza, verso le sponde, mentre lo spazio sopra il lago si dilata, delineando i contorni vibranti di una clessidra.
“Se non tornerete in tempo, mi prenderò la vostra vita e il patto sarà rotto.”
Ecco.
La scelta è fatta.
Athena Areia è affogata nell'anima di Saori Kido. Ma questo nessuno lo saprà mai.
Afferra la mano di Shun, inguainata nell'armatura così com'è la sua. Bronzo contro oro, il calore della pelle che si perde tra il gelo del metallo. A legarli solo un bracciale di fiori, intrecciato da una dea dal cuore umano.
“Non lasciare la mia mano, Shun. Non lasciarla per nessuna ragione.”
Poi, il passo nel vuoto è brevissimo.
E tutto diventa luce e tempo e spazio.







****

Salve fandom di Saint Seiya. Con questo prologo l’Impero si augura di aver attirato la vostra attenzione e di rivedervi da queste parti prossimamente.
Per ora andata in pace.
E che il Cosmo sia con voi!
  
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