Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Mala Zeta    16/07/2011    3 recensioni
Questa è la mia prima FF!
--
E' come giocare al gatto col topo. O come essere dentro la favola di Cappuccetto Rosso, se serve di più a rendere l'idea.
Uchiha... Alla fine c'è sempre un Uchiha di mezzo.
Chissà perchè.
Continuo a chiedermelo, ma non trovo mai la risposta.
Sono una semplice studentessa, con una vita monotona che scorre lenta.
Lui è quello che mi ha cambiata radicalmente, in bene e in male.
Una belva feroce, un predatore, un manipolatore, qualcuno che gioca con te finchè non ti rompi.
Anche lui però è cambiato, è cambiato grazie a me, e sono sicura che prima o poi se ne accorgerà.
Mi chiamo Chiyomi Shiroga, e mi sono innamorata di Madara Uchiha.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap.14_E' questo quello che vuoi, Chiyomi. Scusate la lentezza! >_<
E soprattutto la lunghezza O_O
Questa domenica parto (domani çAç), starò via due settimane...
Spero di vedere le visualizzazioni aumentate per il mio rientro u.ù
Buona lettura e scusate ancora per il cilometriiiii >_<
__________________________________________________________________________________________

Quella mattina sarebbe stata LA mattina.
Sabato cinque Novembre.
Il giorno in cui avrei compiuto quindici anni.
Il giorno in cui avrei creduto davvero in qualcuno.

Mala Zeta presents:
E' QUESTO QUELLO CHE VUOI, CHIYOMI.

Mi svegliai alle sei e mezza.
Plausibile, dato che ero andata a letto alle nove e mezza.
Tra le otto-nove ore di sonno.
Mi stiracchiai nel letto come fanno i cuccioli, facendo uno sbadiglio da paura.
"Il cinque Novembre."
Avrei compiuto effettivamente quindici anni alle otto di sera, ma mi sentivo già più grande in quel momento.
Non sarei più tornata indietro, non avrei potuto più avere quattordici anni.
La cosa mi rendeva sia triste, sia spaventata e sia contenta.
Un miscuglio davvero insolito...
Mi alzai lentamente e tirai su la tapparella e la persiana in camera mia, coprendomi un po' gli occhi appena la luce mi arrivò in faccia.
-Le sei e mezza e c'è già luce... Che strano.-
Andai in bagno a lavarmi e a mettermi qualcosa di comodo, dato che alla fine Madara mi avrebbe comunque portato fuori.
Mi sfiorai le labbra con le dita, ricordando gli avvenimenti del giorno prima.
-Non ci capisco più niente.- sospirai, -Eppure... Non c'è niente da capire. Lui non mi piace soltanto, c'è qualcosa di più. Molto di più. Ma probabilmente per quel dannato cretino è solo un gioco.-
Mi appoggiai ai bordi del lavabo, guardandomi allo specchio.
-Ma ieri... Aaaah, che palle. Quanti "ma", quante pippe mentali eccetera eccetera.- sbottai.
-Comunque, ieri mi è sembrato diverso! Vero che era diverso?- mi rivolsi alla mia immagine riflessa, convinta che potesse rispondermi.
Sospirai nuovamente, abbassando il capo.
-Uffa. Basta. Ho fame.- detto questo andai in cucina a prepararmi delle crepes con la nutella.

---

Alle otto ero a trafficare nell'armadio.
-Che diamine posso mettermi?- continuavo a ripetere, lanciando i vestiti per aria.
Dopo un quarto d'ora abbondante, trovai dei vestiti adatti: una canotta azzurro ceruleo con le spalline spesse, una felpona grigia enorme con cappuccio che lasciava scoperte le spalle, dei jeans a vita bassa (purtroppo), abbastanza chiari, un po' più stretti di tutti gli altri jeans che riempivano il mio armadio.
Le calze ovviamente bianche, con l'intimo abbinato alla canotta.
-A volte sono proprio maniacale.- sorrisi, vedendo sul letto il reggiseno azzurro ceruleo scuro e gli slip dello stesso colore.
Pensai a cosa fare, dato che "l'appuntamento" era alle dieci.
Così mi dedicai ad un po' di cure per la faccia: sarebbe stato meglio avere la pelle un po' più pulita almeno il giorno del mio compleanno.

---

Alle nove la mia "beauty farm" aveva avuto fine.
E io mi ero ritrovata nel vuoto più totale.
Decisi di mangiare una barretta al cioccolato, sentivo un po' di fame...
Cazzeggiai su dei siti di giochi e altro fino alle dieci meno venti, poi adai a vestirmi e a sistemarmi per bene.
Mi vestii lentamente, come se fosse una cerimonia.
Quel giorno mi sentivo un po' diversa...
Restavano ancora dieci minuti, così andai a sedermi sul divano.
La pancia cominciò a fare i capricci: ero agitatissima.
Eppure non era la prima volta che uscivo con Madara!
I dieci minuti volarono e, con precisione svizzera, alle dieci in punto il campanello trillò.
Inspirai profondamente mentre andavo verso la porta, poi aprii.
Madara aveva in mano un sacchetto rigido nero, che teneva al petto.
-'Giorno. Ti ho riportato i vestiti.- disse, porgendomi il pacco.
-Ho lavato tutto,- continuò, -tranne la maglietta.-
Lo guardai un attimo.
-Perchè?-
-Sono sicuro che lo scoprirai a momenti.- sorrise alzando di più un angolo della bocca.
Io in risposta alzai un sopracciglio e portai il pacco in camera mia.
D'istinto tirai fuori la maglietta.
La guardai, poi me la portai alla faccia per...
Bhè, per sentire il suo profumo.
"..."
Spalancai gli occhi e lanciai la maglietta sul letto:
"Ecco a che cosa alludeva!!! Ommioddio sto diventando una maniaca!!!!"
Mollai anche il sacchetto sul pavimento e di gran carriera andai alla porta.
-Allora?- mi accolse il sorriso bieco del furbacchione.
-Allora cosa?- lo guardai male mentre mi infilavo le scarpe.
Presi in silenzio la tracolla con dentro il necessario, tirai fuori le chiavi e chiusi la porta.
Solo allora notai  la maglietta che aveva addosso: viola, con il disegno nero del coniglio di Playboy, in mezzo.
La cosa mi dette PARECCHIO fastidio.
-Che è quella maglietta?- gli chiesi, lievemente irritata.
-Oh, questa?- sorrise di nuovo, beffardo.
Molto probabilmente aveva pianificato tutto.
-Sì, quella.- continuai.
-C'è per caso qualche problema?- mi ghignò di rimando.
-Eccome.- ripresi seccamente, incrociando le braccia.
Lui si mise a sghignazzare, rivolgendosi nuovamente a me con uno sguardo "e allora che dovrei fare?".
-Non potresti metterti un'altra maglietta?-
-Le tue vanno larghe persino a me.- non aveva intenzione di togliersi quel sorrisetto demente dalla faccia.
-Allora toglitela.- avevo tanta voglia di picchiarlo...
-E rimanere a torso nudo?- il sorriso diventò malizioso.
Io arossii di botto e gli gridai contro:
-Certo che no!!!!!-
-Come se la cosa ti desse fastidio... Certo certo, e io dovrei crederci.- "Grrrrr....."
-Devo spaccarti la faccia o ne posso fare a meno?- intanto chiusi la porta di casa.
-Non puoi fare a meno del sottoscritto, preda.- ancora quel ghigno.
-Dio, quanto odio quando fai così!- sbottai ancora, cominciando a camminare spedita.
-Ma dove vai?- ridacchiò ancora lui.
-Non dove vado, ma dove andiamo.- lo corressi, non voltandomi, -A prenderti una maglietta decente, pagliaccio sghignazzante!-
"Anche la mia pazienza ha un limite!"

---

Alle undici, dopo estenuanti ricerche e altri scleri (sebbene parecchio contenuti), ci ritrovammo nell'ultimo negozio che avevamo scelto.
-Adesso però non fai più tante storie. Le altre ok, non c'erano della tua taglia, ma stavolta, per favore, evita di lamentarti come un coyote, ok?- gli chiesi, sull'orlo di un altro esaurimento.
-Va bene, va bene. Fuori di qui ti porto a un bar, ok??- certo, come se la cosa bastasse.
Lo guardai male, pensando a che razza di giornata fosse quella.
Salimmo al secondo piano con le scale mobili, per poi ritrovarci in un posto pieno zeppo di magliette per ragazzi di tutte le taglie.
Non riuscii a trattenermi e mi gettai su un tavolo dove cerano le taglie dalla L alla XXL, senza persone attorno.
-Certo che sei proprio strana... Manco fossimo in un negozio per ragazze...- si lamentò lui appena mi fu vicino.
Lo ignorai, mentre scandagliavo il tavolo per cercare delle magliette nuove per me.
Anche lui si mise a frugare, seppur con molta meno foga di me.
Finalmente trovai qualcosa per me, due magliette uguali, differenti solo nel colore.
Dopo essermele messe accanto, ripresi a cercare, stavolta per Madara.
Nello stesso identico momento alzammo una maglietta a testa, uno verso l'altra:
-Trovato!- ci dicemmo all'unisono, per poi sorridere.
Erano abbastanza simili, tutte e due viola, la mia più chiara, la sua più scura.
I disegni erano ghirigori gotici, differenti, i miei bianchi e i suoi neri.
Gli presi la maglietta e il cartellino, facendo la tessa cosa con la mia maglietta.
Nonostante fossero uguali, la differenza di prezzo era alta.
Quella che aveva scelto lui costava di più.
Anche Madara vide i cartellini, così fui sul punto di scartare la sua e comprare la mia, dicendogli che costava troppo, ma...
"Il vestito... Non ha proferito parola e non s'è nemmeno lamentato del prezzo. E ieri... Mi ha praticamente salvata..."
In silenzio, ripiegai la mia scelta, presi le due che avevo deciso di comprare per me, e quella optata da Madara.
"Non ho mai avuto modo si ringraziarlo come si deve."
Sempre in silenzio, andammo entrambi alla cassa.
Lui fece per tirare fuori il portafoglio, ma lo fermai, tirandolo fuori io.
Mi guardò stranito, mentre pagavo.
Appena fuori dal negozio, tesi il braccio con il pacchetto verso di lui:
-Adesso ti trovi un bagno e vai a cambiarti.-
Mi prese il pacchetto, ma tirò verso di sè anche la mia mano, abbracciandomi.
-Ma come siamo gentili, oggi... Vorrei tanto farci l'abitudine.- mi sussurrò all'orecchio, accarezzandomi il capo.
In risposta arrossii come un peperone.
Si slacciò come se non mi avesse nemmeno abbracciato, ed entrò in un locale per cambiarsi, uscendo poco dopo.
Come stava bene...

---

Si era fatto mezzogiorno, e cominciavo ad avere una certa fame.
-Andiamo a mangiare?-
-Va bene, vieni con me, qui vicino c'è un bel posto.-
Camminammo per un minuto, per poi entrare in un locale tavola fredda poco illuminato.
Ebbi un attimo di insicurezza, che sparì subito: le luci si accesero di botto, coriandoli volarono e delle trombette fecero il loro suono stridulo.
In fondo al locale c'era un tavolo enorme, e sopra quello uno striscione colorato con scritto "Tanti Auguri Chiyomi"!
-Buon compleanno Mi-Chan!- Sasori saltò via dalla sua sedia e corse ad abbracciarmi.
-Sa-sasori!- risposi all'abbraccio, sorpresa.
Akira e Ann lo seguirono a ruota:
-Chiyooooo!!!!- mi trapanarono i timpani.
-Adesso che ci penso, tu non me li hai ancora fatti gli auguri!- mi rivolsi a Madara, mentre io e le altre ci strangolavamo a vicenda con un abbraccio.
-Aaaah, va bene, va bene...- cominciò, con tono di insufficienza, -Tanti auguri e bla bla bla.-
Nonostante me lo avesse detto in quel modo, non riuscii a non sorridergli con tutta me stessa.
Ero felice, felicissima!
Una mattinata intensa, sì, ma un incontro inaspettato per festeggiarmi, tutti i miei amici... e lui.
Non riuscivo a smettere di essere felice.
Dopo che anche tutti gli altri mi ebbero fatto gli auguri, Sasori si mise davanti a me:
-Guarda che mica è finita qui! Adesso vieni. Deidara, Kisame, Zetsu e Konan devono ancora arrivare, ma sanno dove siamo diretti.- mi prese per un polso con gentilezza.
Cominciò a camminarmi davanti, "trascinandomi" fino ad una porta sul lato del posto.
L'aprì e ci ritrovammo in un grande giardino interno, con le arcate in ferro che erano ricoperte dall'edera.
-Ma è... un posto stupendo...- pissi a bassa voce, quasi per non rompere quell'incantesimo di bellezza.
Le pareti, come le arcate di ferro, erano anche loro ricoperte di verde, rose rampicanti, più precisamente.
Variavano di colore ogni due metri.
-Sono contento che ti piaccia, dato che ci ho messo un secolo per trovare un posto del genere, mocciosetta.- Madara si teneva le mani in tasca, guardandomi con la testa inclinata di lato.
Schiusi la bocca, stupita.
Opera sua.
Ero senza parole.
Intanto anche gli altri stavano entrando in quel luogo fantastico, rompendo quel lieve silenzio che c'era prima.
Prima di sederci a un tavolo enorme in stile liberty, tirai una manica a Madara:
-Grazie.-
Avrei voluto dirgli di più, avrei voluto dirgli che mi stava facendo passare una giornata stupenda, che mi stava facendo sentire bene, che mi trovavo persa in quelle due pietre d'onice che aveva lui, al posto di un paio di comunissimi occhi neri...
Quel suo sguardo che tanto mi piaceva sembrò avere un guizzo di contentezza, mentre i suoi lineamenti non mutarono.
Ci sedemmo, io tra Akira e Ann, Madara tra Sasori e Itachi.
Stavamo per mandare Kakuzu a chiedere cosa ci fosse di buono in quella tavola fredda, quando un biondo esagitato, un muscoloso pescivendolo, uno strambo ortolano e una bella ragazza dalla chioma blu fecero il loro ingresso.
La prima a farmi gli auguri fu Konan, abbracciandomi, per poi andare a sedersi sulle ginocchia del suo affettuoso Pain.
Seguì l'irruente Deidara, con una stretta di mano.
Stava per andare a sedersi quando...
-Ma, Chiyo, lei non era una ragazza??- mi domandò ingenuamente Ann.
Io strabuzzai gli occhi, e cominciai a ridere come una dannata, seguita dagli altri.
Deidara si girò di scatto, incredulo.
-Ma come, non mi avevi già visto in disco, testaccia dura?!- poverino, c'era rimasto malissimo.
-Scu-scusa!!!- Ann abbassò il capo, imbarazzatissima, per poi sentire una mano sulla sua spalla.
-Su, principessa, non è successo nulla...-
-Hidan...- lo guardò lei, ammaliata dai suoi occhi viola.
-NON E' SUCCESSO NULLA?!- si infuriò Deidara, provocando un altra scorpacciata di risate.
Quando si fu seduto, Kisame e Zetsu ebbero la loro occasione per farmi gli auguri.
Zetsu si sistemò vicino a Kakuzu, mentre Kisame vicino ad Itachi.
Quest'ultimo vide una specie di rivalità negli sguardi della sua amata e del suo amico.
Infatti Kisame era GELOSISSIMO di Itachi.
-Chi è che va a chiedere cosa c'è da mangiare?- chiese Zetsu, aspettandosi già la risposta, che non tardò ad arrivare.
-Tu!- questa parola si levò in un'unica voce dal tavolo.
Sospirò divertito, e si alzò per chiedere il "menù dei panini".

---

Dopo un'ora di "paninata", vari scambi di posto e spostamenti vari, i guai non avevano fatto tardi ad arrivare.
Tra Akira e Kisame s'era accesa una discussione molto forte a proprsito di chi conoscesse meglio Itachi, e quest'ultimo si stava preoccupando parecchio; poi, mentre Sasori e Deidara stavano parlando, a Deidara era scappata una gomitata verso Hidan, il quale aveva fatto un ferso molto ambiguo, suscitando l'iperpreoccupazione di Ann, che si era messa a chiedergli se stesse bene: a questo punto Kakuzu si era visto i due piccioncini tubare sotto il suo naso ed era scattato in piedi e allontanandosi, giustificandosi con un "preferirei pagare una pizza piuttosto che vedere questi due fare così."
Intanto io, Konan e Pain ci eravamo messi a parlare del più e del meno, tipo perchè Pain avesse così tanti pearcing e altre robe.
-In realtà lui si fa un pearcing ogni volta che uccide qualcuno...- scerzò Konan con fare lugubre.
Io la guardai un attimo stranita, poi scoppiai a ridere.
-In realtà,- prese parola Pain, -ne ho così tanti solo perchè penso che mi rendano più...- si mise in posa da pensatore.
-Figo!- lo abbracciò Konan, dandogli un caloroso bacio sulle labbra.
-Grazie, stella.- le sorrise Pain, con fare cordiale.
Sorrisi nel vedere quella scena.
Erano così carini insieme, si volevano un mucchio di bene...
D'un tratto mi sentii sollevare dalla panca di ferro.
Sasori mi stava abbracciando facendomi alzare di peso, scoppiando in una fragorosa risata.
-Su! Andiamo a fare un giro fuori!- disse allegramente ad alta voce.

---

Alla fine ci ritrovammo a camminare verso il parco.
Durante il tragitto, Sasori mi scompigliò i capelli.
-Sei contenta di essere più grande?- mi sorrise.
-A dire la verità, non lo so...- risposi, aggrappandomi al suo braccio.
Lui mi sorrise ancora, poi fece cenno dietro di sè con il capo, quasi impercettibilmente.
Con la coda dell'occhio vidi Madara.
Stava fissando con insistenza il braccio di Sasori al quale ero allacciata.
-Hidan, hai voglia di godere?- si rivolse poi al nostro prode, senza distogliere lo sguardo.
-Certamente!- rispose esaltato l'interpellato.
Madara lo colpì forte nello stomaco, e Ann arrivò alla velocità della luce:
-Hidan! Non esagerare! Sei ancora in convalescenza!- era allarmata, la poveretta.
Lui non disse nulla, la guardò un attimo sorridente e poi l'abbracciò.
Peccato che le cose non andassero così bene anche ad Akira e Itachi.
Lei e Kisame continuavano a bisticciare, costringendo il povero Itacchan ad ascoltare i loro battibecchi.
-Sei solamente un tipo bizzarro!- aveva urlato lei.
-Oh, senti chi parla!- aveva gridato di rimando lui.
-Oh mio dio...- povero Itachi...
Dopo un pochino arrivammo finalmente al parco.
Arrivati lì, successe il putiferio.
Madara mi si avvicinò come un'ombra, mentre parlavo con Deidara e Sasori.
-Ma come, a lui ti aggrappi e a me no?- disse, con tono di scherno.
Mi presi un colpo e a momenti non cascai su Deidara.
-E-eh?-
-Ragazzi, bloccatelo.- ordinò Madara al biondo e a Zetsu, che bloccarono il povero Sasori facendogli un solletico della madonna.
Cominciò a ridere e a dire malamente dei "basta" o "smettetela", con le lacrime agli occhi per il ridere.
-Sca-scappa... M-micchan!- mi farfugliò ancora "sottopressione".
Senza pensarci due volte, guardai Madara e poi mi misi a correre.
Ero la ragazza più veloce della mia classe, ma non la più attenta...
Infatti, dopo una ventina di metri, inciampai in un sassone, capitato in mezzo al sentiero.
-Oh porcacc-- furono le mie ultime parole, prima di cascare.
Cioè, prima di atterrare su di lui.
Si era buttato come Sasori, giovedì, con la schiena a terra.
Il contatto con gli occhi fu inevitabile.
E, inevitabilmente, provai il fortissimo desiderio di incollare le mie labbra alle sue.
La cosa era reciproca.
Mancava così poco ad un bacio...
Ma prontamente Hidan si parò di fianco a noi:
-Ooooh, che fate, vi divertite?-
Imbarazzata, e con un colpo di tosse, mi alzai in piedi.
-Hidan, ti va di godere?- gli chiesi, con uno sguardo assassino, scrocchiandomi le nocche.
-Ovviamente!- di nuovo il tono esaltato.
-Ti do cinque secondi bonus per scappare... Uno...- e lui schizzò.
Ann corse a perdifiato dietro di me appena io partii in quarta, urlando:
-Nooooo di nuovo nooooo!!!!-


---

Dopo il parco, eravamo stati in tanti altri posti, e io, Ann e Akira eravamo riuscite a parlare con Sasori a proposito della festa a tema, ottenendo un "è un'ottima idea! Ne parleremo meglio a scuola, lunedì.".
Ormai erano le sei, e il gruppo si cominciava a sciogliere.
Finchè non rimanemmo soli io e Madara.
-Forza, andiamo a casa.- disse mentre si infilava le mani in tasca.
-Mh?- lo guardai dubbiodamente.
-Il tuo regalo non può attendere fino all'otto.- e cominciò a camminare.
-Perchè hai organizzato tutto questo?- presi il suo passo, andandogli a fianco.
-Hai apprezzato, vero?- mi lanciò un'occhiata... mh... Soddisfatta.
-Guarda che mica si risponde ad una domanda con un'altra domanda...- sospirai.
Però aveva ragione.
-Direi proprio di sì.- si rispose da solo, ridendo sotto i baffi.
Camminammo fino alla stazione del treno, e riuscimmo a pigliarne uno per un pelo.
Mentre eravamo seduti vicini, voltò il capo dalla mia parte:
-Stasera mi fermo a cena da te.-
-Eh?!- lo guardai sorpresa.
"Ma che..."
-Tsk.- sorrise.
"Ma che hai da sorridere, scrocca-cena?"

---

Arrivati a casa, alle sette, si era già spaparanzato sul divano.
Lo guardai storto e andai in cucina a cercare di preparare qualcosa.
Mentre aprivo il frigo...
-Mmmh, che c'è di buono?- mi cinse la vita con le braccia e appoggiò il mento sulla mia spalla.
-Che ca-cappero fai?!- gli chiesi allarmata, spostando leggermente la testa dalla sua parte.
Lui ne approfittò e mi passò la punta della lingua su un angolo della bocca.
Inutile dire che schizzai via come il coperchio di una pentola a pressione.
-IiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiH porca paletta ma che cazzo ti viene in mente?!-
-Su su, come siamo volgari...- si appoggiò al pianoro di fronte al lavandino.
Fulminea, presi in mano una padella che c'era sui fornelli e la brandii come se fosse un'arma:
-Guarda che ho una padella e non ho paura di usarla!- ero assolutamente bordò.
-Sai, sei la prima che mi minaccia con una padella!- si mise a ridere lui, passandosi una mano tra i capelli.
-E potrei essere anche l'ultima.- un sorriso da psicopatica mi pervase la faccia.
Lui sembrò spaventarsi per qualche secondo, poi rise di nuovo e si voltò di spalle.
-Mangiamo sul divano.-
-Ma mica sei il padrone di casa te!- mi stava dando sui nervi quel suo comportamento.
Ormai rassegnata, mi misi a preparare dei sushi philadelphia, senza contare sull'aiuto di Madara.
Finiti quelli, lavai le ciliegie e le misi in una ciotola.
Prima di andare in salotto, mi allungai un attimo e presi due paia di bacchette, cercando di non far cadere nulla.
Poggiai tutto sul tavolino e mi accinsi a mangiare.
-Aspetta, mica si fa così.- mi fermò, mettendomi una mano sul braccio.
-Ah sì? E allora come?- poggiai le bacchette sul piatto.
Lui afferrò le sue in silenzio, prese un rotolino dal mio piatto e me lo poggiò sulle labbra:
-Fai "aaaaaah".-
-Ma mica sono una ba-- e mi ritrovai il sushi in bocca.
-Mh, buono però.- mugugnai mentre masticavo.
-Aaaaaah.- aprì la bocca lui.
-No, caro mio, te lo scordi.- lo guardai storto.
-Ma mica puoi mangiare solo tu...- assunse un'espressione da cucciolo bastonato.
-Cribbio, ma che ho fatto di male?- mi spiaccicai una mano in faccia, mentre gli facevo mangiare il sushi.
-Direi che è accettabile.- disse dopo aver mandato giù.
-Ti pareva... "Accettabile".- dissi tra me e me, con una faccina scocciata. -> -3-
Andammo avanti così finchè non ci fu più un chicco di riso.
-Oooh, e quelle?- indicò le ciliegie con fare goloso.
-Si mangiano.- risposi sarcasticamente mentre andavo a prendere dell'acqua.
Dopo aver bevuto, tornai sul divano, venendo però tirata "a forza" sotto "l'ospite"...
Tenendo il peso di tutto il suo corpo su un solo braccio, mi appoggiò alle labbra uno di quei piccoli frutti, in modo che potessi morderlo.
Aspettai un attimo, continuando a guardarlo.
Morsi, e nel contempo lui si abbassò a sufficienza per poter mangiarne a sua volta.
Poi strappò via quella sferetta dolce e mi baciò con foga, quasi volesse mangiare me.
Senza sforzi mi prese in braccio, iniziando ad insinuare la lingua tra le mie labbra; io mi tenevo stretta a lui.
Non l'avrei lasciato andare.
Aprì la porta della mia stanza e mi fece sdraiare sul letto da una piazza emmezza, salendomi sopra e interrompendo il bacio.
-So che è questo quello che vuoi...- sussurrò, vicino al mio viso.
-Buon compleanno, Chiyomi...- disse fievolmente vicino al mio orecchio, passando la lingua da lì per tutto il collo.
Aveva ragione.
Mi resi conto che non ci sarebbe stato nessuno, tantomeno me stessa, che mi avrebbe fermato.
Avevo scacciato completamente le conseguenze dalla mia mente.
Cominciò a spogliarmi, per poi spogliarsi anche lui, a tratti con foga, a tratti con calma.
Mi tirò su, seduta sopra di lui, sempre seduto.
Il suo petto aderì al mio e riprese a baciarmi febbrile, le mie mani passavano sulla sua schiena ampia e pallida...
Era quello che volevo.
Sì.
Era quello che volevo.
___________________________________________________________________________________

Finalmente.
E' troppo lungo! >_< *mani nei capelli*
Comunque, visto che bello il regalo di Madara eh? *o*
*si schiaffeggia* Ok, ci sono, ci sono xD
Grazie come sempre a chi legge, segue e recensisce, ci vediamo! ^-^
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Mala Zeta