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Autore: Kastania    20/03/2006    1 recensioni
Una breve introduzione per la storia che ho in mente... non presento ancora i personaggi, soprattutto quello principale. Lascerò che lo scopriate voi chi è.. capitolo dopo capitolo.. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9

CAPITOLO 9

 

"Non credo che tu abbia molto ben chiaro ciò che vuoi al momento. Posso immaginarlo."

Lara ritrasse la mano.

Ma non sembrava imbarazzata: sembrava piuttosto triste e al contempo decisa.

 

Evgeni la fissò senza capire.

 

"Intendo.. non sei lucido, in questo momento. E’normale, visto quanto ti è accaduto nelle ultime settimane..troppo stress. E poi questo non è il tuo posto. Torna in Russia,Zhenya. Parti oggi stesso. E riprendi in mano la tua vita."

 

"Forse non mi sono spiegato" puntualizzò lui. "In Russia non ho più una vita: non l'ho mai avuta davvero. Vivevo secondo i desideri di altri,e non ho più intenzione di farlo."

 

"No,sono io che non mi sono spiegata. Non puoi permetterti di perdere coraggio e fiducia nella vita per qualcosa che può capitare a chiunque. Sì, non guardarmi così: a chiunque."

Gli rivolse un'occhiata penetrante,notando il suo sguardo ostile.

 

"Non crederti tanto speciale solo perchè sei tu. Sai a quante persone capita di scoprire di essere state tradite? Migliaia. Sai quante persone sono quotidianamente deluse dai genitori o da coloro di cui si fidavano, e nonostante questo non saltano su un aereo pronti a sparire nel nulla? un po',ma chi ti credi di essere?"

 

Evgeni deglutì. Si sentiva la bocca riarsa. Si era fidato di lei a tal punto da raccontarle tutto, e si era aspettato compassione, comprensione. Un viso amico che lo rassicurasse, che gli dicesse che da quel momento in poi tutto sarebbe andato per il meglio.

 

Non ti aspettavi solo questo da lei..

 

"Dunque mi consideri un bambino viziato.. uno stupido arrogante,questo pensi di me?"

La voce era tinta di una livida rabbia.

 

"No"rispose semplicemente Lara. "Penso solo che tu abbia esagerato un po' nella reazione. Devi smettere di pensare a te stesso come ad un burattino sempre manovrato dagli altri: parte della responsabilità della tua vita è sempre stata tua. Hai sempre voluto essere il migliore,e ci sei riuscito. Perlomeno in un aspetto dell'esistenza."

 

Abbassò gli occhi, cercando di evitare il suo sguardo.

"Il tuo problema, Zhenya, è che vorresti avere tutto. Ma non puoi. Nessuno di noi può farcela. Non puoi pretendere di essere il campione che sei e di vivere una vita normale. Non ci riuscirai mai."

 

Evgeni si alzò. La testa gli pulsava dolorosamente,e non sapeva cosa risponderle.

"Perchè mi dici queste cose? perchè non provi per me la minima comprensione? credevo che avessi imparato a conoscermi.. a capirmi."

Ad amarmi.

 

Ti dico queste cose perchè qualcuno lo deve fare. Qualcuno deve impedire che butti via la tua vita per un capriccio,per troppa delusione. E anche se mi fa soffrire, quel qualcuno devo essere io.

 

"Ti ho solo detto come la penso a riguardo. Sei stato tu a raccontarmi tutto, immagino ti aspettassi un commento da parte mia,no? e se non ti piace non ci posso fare niente. Sai anche tu che ho ragione: ti stai comportando da bambino."

Aveva una voce tagliente, ben diversa dal solito tono che usava con lui.

 

Lo stava ferendo per salvarlo. E lui cadde in trappola.

 

"Non credevo che fossi anche tu come gli altri. Mi ero illuso che almeno una persona diversa esistesse al mondo, una sola. E che fossi tu. Avevi capito chi ero, e non mi avevi tradito, non mi avevi emarginato idolatrato. Mi ero sentito finalmente un essere umano, giudicato per ciò che fa e non per chi è. L'ultima illusione. Grazie per avermi detto queste cose, ora so che sei come tutti gli altri. E che avete tutti ragione. Smetterò di fare il bambino. Tornerò a San Pietroburgo stasera stessa. Riprenderò gli allenamenti, le gare. Perdonerò mia madre ed Alexei, e forse troverò anche la forza per perdonare Masha e rimanere con lei nonostante tutto."

 

Evgeni stava mentendo. Forse sarebbe riuscito col tempo a perdonare le bugie di sua madre, che aveva sempre adorato, e del suo coach. Ma non avrebbe mai potuto guardare di nuovo negli occhi Marya senza soffrire, senza rivedere davanti a quella scena umiliante. Parlò di questa impossibile riconciliazione solo per far soffrire Lara, anche se le sue parole apparentemente non sembrarono sortire alcun effetto.

 

"Finalmente ragioni." Gli mormorò soltanto, fissando ostinatamente fuori dalla finestra.

Oltre la vetrata aveva preso a cadere una pioggerellina leggera,che rendeva il cielo grigio chiaro ancora più malinconico.

 

"Sì,e ragiono grazie a te. Come potrò mai sdebitarmi?"chiese beffardo, nonostante l'emozione gli stringesse la gola. Cos'era? rabbia,orgoglio ferito.. o commozione?

 

"Mandami una cartolina. Con una veduta panoramica di San Pietroburgo."

Perchè sei così stupida? invece di offenderlo e basta, fermalo! Non lasciarlo andare via..

 

Ma aveva superato il limite con quella battuta,lo lesse nei suoi occhi accesi di una luce furibonda.

 

Non ti vuole,non ti ha mai voluto. prima dopo aver capito chi sei. E allora perchè ti sei ostinato tanto?

"Certo,non mancherò. Addio,Lara." Pronunciò il suo nome con noncuranza, come si saluta in modo neutro qualcuno che è quasi un estraneo.

 

"Addio,Evgeni. E in bocca al lupo per il tuo futuro."

 

L'ultima stoccata. Lo aveva chiamato Evgeni,per la prima volta. Si era sempre rivolta a lui, in quei giorno passati insieme, con l'affettuoso soprannome che gli aveva dato sua sorella da bambino.

 

E'finita,pensò. E una dolorosa voce interiore lo apostrofò: non è mai iniziata...

 

Raccolse le sue cose, pagò il conto ed uscì da quella caffetteria senza neppure guardarla un'ultima volta negli occhi. Gli costò moltissimo, ma si impose di farlo: sapeva che se l'avesse guardata un'ultima volta, nonostante le parole che erano appena volate fra loro, non sarebbe riuscito ad andarsene. Sarebbe rimasto inchiodato a terra, annegato in quegli occhi verdi che aveva imparato ad amare, privo di forza di volontà. Umiliato per l'ultima volta: amare una persona e scoprire che per lei non conti nulla.

 

Amare. Si rese solo conto in quel momento di essersi innamorato di lei. Irrazionalmente, durante quei pochi giorni insieme, quei giorni da turista del mondo e dei sentimenti.

Irrazionalmente. L'amore non è mai razionale.

 

Radunò rabbiosamente le sue cose dalla stanza d'hotel. Uscì silenziosamente nella notte, inghiottito da un taxi che lo portò fino all'aeroporto. Durante il decollo si appoggiò con il viso contro il finestrino, chiudendo gli occhi.

 

Era seduto accanto ad una grassa signora tedesca, dal viso gioviale.

Lei gli sorrise.

"Giovanotto, sembra triste. Mi faccia indovinare. Si è innamorato anche lei di questa città durante le Olimpiadi,vero?"

 

"Sì" mormorò brevemente lui in risposta. "Mi sono innamorato anch'io."

  
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