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Autore: BeliveInAngels    17/07/2011    2 recensioni
[...]-TONY!!!- la voce del capo mi arrivò come un sussurro in confronto al boato che fece la pistola di Haswari, non appena lasciò che il dito tirasse verso di sè il grilletto. Incrociai anche lo sguardo di Gibbs. Li guardai mentre inchiodavano, alzando le pistole. Urlavano, ma non li sentivo. McGee sparò, anche Kate. Io ero in mezzo ad un conflitto a fuoco e l'unica cosa che sentivo era un dolore alla schiena che mi faceva tremare le gambe. Caddi a terra, nel silenzio più assoluto. Sbattei con violenza sull'asfalto, cercando di capire cosa stesse succedendo intorno a me.
[...]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Paralysis'
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Titolo: Paralysis
Autore: BeliveInAngels
Genere: Slash, Non per stomaci delicati (anche se alla fine gli stomaci delicati non esistono più, si sono estinti XD)
Coppia: Gibbs/DiNozzo
Narrazione: 1^ persona (DiNozzo)




* * * * *



_.-*THE HEAD OF PARK VIEW*-._



SEI MESI PRIMA...



Una noia senza eguali. Incredibile ma vero, alla sede dell'NCIS non c'era un accidenti da fare. Non è vero, ci sarebbe stato molto da fare, ma la mia pigrezza mi portava a stare seduto alla mia scrivania, reggendo una matita tra il naso e il labbro superiore, girandomi verso Kate che mi lanciava occhiate di sconforto, probabilmente per il mio essere TERRIBILMENTE infantile. Lasciai cadere la matita sul legno, posandoci di conseguenza anche la fronte. Mi annoiavo in modo assurdo e sbrigare pratiche, con una giornata soleggiata come quella che vedevo fuori dalla finestra, mi faceva venire i nervi. Un colpo secco sulla scrivania mi fece scattare seduto e schiacciato contro la sedia.

-Buongiorno capo.-

-Leggi questo, DiNozzo.- disse fissandomi con un sopracciglio alzato- L'hai scritto tu, no?- io presi il fascicolo che Gibbs aveva sbattuto sul tavolo e lo aprii. Dentro c'erano alcune foto, scattate sempre da me ed un paio di fogli, scritti da cani, che riportavano i dettagli di un omicidio. Serrai le labbra facendo scorrere lo sguardo sul resoconto, poi lo guardai.

-Sì capo, l'ho scritto io.- risposi normalmente, con tranquillità. Guardai McGee che si mise un pugno davanti alla bocca e mi diede le spalle, girando di novanta gradi la sedia. Mi voltai verso Kate, scoprendo che fingeva di parlare al telefono con qualche ministro marziano. Bastardi, infami.

-Ottimo, allora saprai spiegarmi perchè il nome della vittima non corrisponde al cadavere ritrovato.- il suo tono era inquietante. Rilessi il documento e lo fissai di nuovo.

-Ducky mi aveva dato le informazioni, capo. Io ho riportato...-

-Riportato? Non hai lavorato al caso? Non sapevi anche tu chi era la vittima?-

-Sì ma...-

-Niente ma, DiNozzo. Riscrivi tutto da capo. Un altro errore e ci sarà il tuo nome su quel documento.- e si allontanò, lasciandomi basito con la bocca spalancata.

-Siete degli infami!- dissi chiudendo di scatto il fascicolo mentre McGee e Kate si mettevano a ridere.

-Dovevi vedere la tua faccia, Tony!- esclamò Kate imitando quella che doveva essere la mia espressione.

-Esilarante!- aggiunse McGee rimettendosi dritto alla scrivania.

-Sì, molto divertente...- sussurrai aprendo un nuovo documento al computer e tirando fuori i fogli- Ma dai, quando avrei fatto un errore del genere?!- feci allontanando e avvicinando il foglio agli occhi- La calligrafia del nome non è nemmeno la mia, che diavolo!!!- mi alzai- Chi è stato dei due?- ringhiai- Rischio il posto! Sapete com'è fatto...- imitai Gibbs rizzandomi e facendo una smorfia.

-Io no di sicuro! E' stato uno scherzo magnifico, ma di certo non ti farei rischiare il posto così!- fece Kate rimettendosi a scrivere al computer. Mi voltai verso l'altro, fulminandolo. Lui prese in mano la cornetta del telefono.

-Non guardare me.- disse sereno- Non centro nulla.-e poi iniziò a parlare con l'interlocutore. Questo era il colmo. Qualcuno aveva manomesso il fascicolo del caso di cui mi era stato assegnato il resoconto. Strinsi i denti e sospirai, rimettendomi seduto.

-Ok... ricominciamo da capo. Sherry Smith, ammiraglio di divisione...- lessi a bassa voce, battendo contemporaneamente alla tastiera- Quarantadue anni, residente a Reston e in congedo per maternità, trovata il 22/06/2004...- rabbrividii-... mutilata … mutilata? Non è vero! Ma che diavolo...- presi in mano il foglio e notai che quello che avevo scritto era stato in parte cancellato e riscritto, imitando la mia calligrafia- Qui c'è qualcosa che non va. Il documento è stato quasi completamente riscritto, che storie sono queste?-

-Che c'è, Tony?- mi domandò Kate.

-Guarda qui, ti sembra la mia scrittura?- chiesi indicandole dei pezzi che NON AVEVO SCRITTO IO.

-Sì.-

-Ma che inetta! Non capisci niente! Non è la mia scrittura questa!-

-Inetta a chi?-

-Dai, ma ti sembra? Guarda, io non faccio la “m” così!-

-Tony, non vorrei darti una brutta notizia, ma ti assicuro che nessuno, apparte Gibbs, ha accesso a questi documenti.-

-Non ci credo. Io non ho scritto questa roba.-

-Di certo Gibbs no.-

-E allora l'avrei fatto?- domandai seccato.

-Sì.- fu la sua tranquillissima risposta.

-Grazie per la comprensione!- dissi incrociando le braccia mentre lei tornava a sedersi. Era un boicottaggio bello e buono a miei danni!!! Mi alzai e mi incamminai verso l'ascensore.

-Dove vai?- mi domandò McGee.

-Sono tre anni che è morta questa donna. I particolari non me li ricordo. Mi serve il “trattato filosofico” di Ducky.-

-Trattato... filosofico?-

-Lui non riassume, tratta di filosofia, durante le autopsie.- dissi senza rispondere più alle loro domande. Entrai in ascensore e scesi in sala autopsie.

-Ciao Ducky.-

-Oh Tony, qual buon vento ti porta qui, nei bassifondi?- chiese lui senza alzarsi dal corpo squarciato che aveva sul lettino. Chiusi gli occhi e deglutii, impressionato.

-Ricordi il caso Smith?-

-Caso Smith? La donna? L'ammiraglio?-

-Sì, quella.-

-Sì, la ricordo.-

-Mi servirebbe la copia del referto dell'autopsia.-

-A che ti serve?-

-Qualcuno ha manomesso il mio resoconto sul caso.-

-Che brutta cosa, Tony.-

-Non sai quanto.-

-Gibbs?-

-Furioso.-

-Tu?-

-Oh, non hai idea.-

-Te lo prendo subito.- disse avvicinandosi al lavandino, togliendosi i guanti e dirigendosi verso l'armadio- Morti del 2004... morti del 2004... eccoli. Smith, Smith, Smith... Sherry?-

-Sì.- prese il foglio e me lo diede.

-Tutto tuo.-

-Grazie.-

-E' l'originale, per cui fai una copia e riportamelo.-

-Ok. Grazie.-

-Figurati.- rispose lui mentre mi incamminavo per tornare al mio posto. Non appena mi sedetti, Gibbs si avvicinò alla scrivania, sbattendoci le mani sopra.

-Brutta giornata.- dissi senza guardarlo.

-Che diavolo stai combinando?- lo guardai perplesso- Ho riletto i fascicoli che hai scritto. Sono un disastro, Tony!- era furioso.

-Ascolta capo, sono sicuro che sono stati manomessi!!!- cercai di spiegarmi, ma lui era un muro di cemento armato.

-Come fanno ad essere stati manomessi se le chiavi del cassetto le ho solo io?-

-Non lo so ma...- mostrai il foglio-... questa non è la mia scrittura...- ero avvilito e lui lo notò. Si raddrizzò e mi fissò.

-Entro domani devono essere sulla mia scrivania. Riscrivili tutti.-

-TUTTI?!-

-Dal primo all'ultimo, DiNozzo.- e se ne andò. Odiavo a morte quando faceva così, ossia sempre. Il pacco di fascicoli mi sembrava INSORMONTABILE. Sospirai contandoli. Ventisei fascicoli da rivedere completamente. Sarei rimasto lì probabilmente tutta la notte. Mi alzai e girando su me stesso, piroettando come una ballerina, salutai con la mano, avvicinandomi all'ascensore.

-TONY!!!- urlò sottovoce Kate- DOVE VAI!?- io alzai un sopracciglio.

-Rimarrò qui tutta la notte per cui mi vado a prendere una scorta di caffè, se non vi dispiace.- premetti il pulsante e mi gettai nel vano, chiudendo le porte.



. . .



Rientrai che ormai tutti se n'erano andati. Posai il cartone del caffè sulla scrivania e mi guardai intorno.

-Bello... tutto solo e con un sacco di cose da fare.- mi sedetti alla scrivania e accesi la musica. Cliccai a caso e alzai il volume. Haven't met you yet. Felice e attiva mi avrebbe di sicuro tenuto sveglio. Mi levai la giacca e battendo il tempo con la testa, iniziai a rileggere ogni singolo dannatissimo foglio e riscriverlo correttamente al computer solo che, poco dopo, la musica mi prese completamente. Presi la sparapunti e la usai come microfono. Ero solo, le stronzate potevo anche farle. Mi alzai e iniziai a camminare per i corridoi in mezzo agli antri dell'ufficio, cantando come un divo della musica. Mi sentivo un figo assoluto e, diamine, non lo ero? Non appena la musica crebbe, presi la rincorsa e arrivai in scivolata davanti alla scrivania di Gibbs e mi bloccai con la bocca spalancata e 'yet'.

-Assicurati che non ci sia nessuno in ufficio, la prossima volta, DiNozzo.- disse con un mezzo sorriso mentre mi rendevo conto dell'enorme figura che avevo fatto.

-Capo... non è come sembra!-

-Poi sbagli i resoconti. Canti.-

-Io canto per svegliarmi!!!- lui si posò con i gomiti alla scrivania, passandosi le mani sul viso- Caffè, capo?-

-Perchè no.- fece lui. Io mi avvicinai alla mia postazione, spensi la musica, presi un bicchiere e glielo portai- Grazie.-

-Di niente. Come mai sei ancora qui?-

-Io lavoro, sai?-

-Sì, anche io.-

-No, tu canti.-

-Volevo fare la pop-star da ragazzino.- sbuffai con sarcasmo posandomi alla scrivania di McGee, incrociando le braccia.

-Coraggio, torna a lavorare. Non cambia che ti abbia trovato qui a... lavorare. Li voglio comunque entro domani mattina.-

-Ok, capo.- senza dire altro mi risedetti al mio posto e ricominciai a scrivere, lanciandogli ogni tanto qualche occhiata, notando quanto fosse stanco.



. . .



Mi svegliò McGee, dandomi un fascicolo sulla testa. Io scattai a sedere e strizzai gli occhi.

-Ciao Tony.-

-Buongiorno...- borbottai confuso mentre cercavo di orientarmi. Mi ero addormentato sull'ultimo fascicolo che mi rimaneva da correggere- Gibbs?-

-Non c'è, sai che arriva più tardi.-

-Ma se stanotte era qui!-

-Sarà tornato a casa ad una certa ora.- quando mi sono addormentato lui era ancora lì, alla scrivania. Guardai l'orologio. Erano le sette e mezza del mattino e io mi ero addormentato solo un'ora prima, circa.

-La sua macchina non era in parcheggio?-

-No.- rispose Tim sedendosi alla sua scrivania e tirandosi verso il computer.

-Ok, calma. Devo finire questo e poi sono apposto...- sussurrai sfinito mentre sentivo la chiara sensazione che si prova prima di riaddormentarsi. Mi detti qualche schiaffo in faccia.

-Vuoi che ti schiaffegg io?- domandò Kate sbadigliando mentre posava la borsa sotto la scrivania.

-No grazie, faccio da solo.- risposi forzando un sorriso. Il mio cellulare squillò- Chi diavolo è adesso?- lo presi e lessi il nome sul display.

-Chi è?- la mia espressione doveva essere perplessa.

-Gibbs...- aprii il telefono- DiNozzo!- esclamai tentando di sembrare più sveglio possibile- Oh beh, in realtà no, non mi sono appena svegliato, capo... sì ok, dieci minuti fa ma...- ascoltai attentamente quello che mi diceva e sembrava piuttosto serio- D'accordo. Arriviamo.- riattaccai.

-Che succede?-

-Dobbiamo raggiungere Gibbs a Park View.-

-Perchè?-

-Un presunto omicidio... Degli insegnanti, pare, abbiano trovato il corpo dell'ammiraglio Nelson.- dissi alzando un sopracciglio.

-Napoleone l'hanno trovato?- domandò McGee senza alzare gli occhi dai fogli che aveva tra le mani.

-Non sto scherzando, pivello. Ero serio. Alzate quei sederi pigri o Gibbs mi ucciderà se tarderemo.-

-Quanto ci si mette ad arrivare?- chiese Kate prendendo la giacca.

-Una decina di minuti. Mezz'ora se guida McGee.- lui si alzò e mi fissò con gli occhi spalancati.

-Come osi!!!-

-Sei lento, McGee, lento!!!-

-Sbruffone.-



. . .



Oltrepassai il nastro della polizia e mostrai il distintivo alle autorità.

-Allora? Di che si tratta?- domandai a Gibbs avvicinandomi a lui non appena lo vidi scendere dalle scale. Era pallidissimo.

-L'ammiraglio Scott Nelson è stato ucciso con un colpo d'arma da fuoco.- lo guardai e sorrisi.

-Dai capo, non nascondermi i dettagli. Non può essere stato così semplice e tu non avresti quel bellissimo e luminosissimo colorito.- lui mi fulminò e persi il sorriso.

-Vuoi i dettagli? Mentre chiamo Ducky va a dare un'occhiata.- si incamminò con il telefono all'orecchio e poi si voltò- Ah, non vomitare, DiNozzo, o inquinerai la scena.- io deglutii. Era davvero così spaventoso? L'avevan ridotto davvero così male? Mi avviai e salii. Incontrai uno dei poliziotti nel corridoio.

-L'ammiraglio?-

-Vuole sapere dove si trova?- disse lui così serio che mi mise paura.

-Mi piacerebbe.-

-Allora, per le braccia al primo piano, aula 25. Le gambe sono al secondo piano in aula 42. Il busto, se riesce a riconoscerlo è al secondo piano sempre, in 31 e la testa è al piano terra, sulla cattedra dell'ufficio del direttore. Buon lavoro.- e si allontanò. Stringevo la macchina fotografica così forte che scricchiolò. McGee mi raggiunse.

-Allora?-

-L'hanno ucciso con un colpo di arma da fuoco.-

-Così semplice?-

-Sì, semplice. E' quello che gli hanno fatto dopo che è raccapricciante. Cominciamo dalla testa, pivello?- lui si voltò di scatto verso di me.

-Testa?- io sorrisi.

-Spero tu non abbia fatto colazione stamattina!- esclamai incamminandomi. L'aria era pregna di odore di sangue, quell'odore di ferro che, una volta asciutto, ricordava la morte.

-Che puzza!- fece McGee mettendosi una mano davanti al naso. Quando stavamo per arrivare alla porta dell'ufficio, vedemmo un poliziotto correre fuori, reggendosi la bocca con una mano. Ci guardammo. Doveva essere davvero impressionante. Aprii la porta, dopo che cercai di mandare avanti McGee senza riuscirci. Entrai e non vidi nulla di strano. Mi guardai intorno fino a che non notai alcune macchie sul pavimento. Seguii la scia del sangue che, probabilmente, era gocciolato dalla scrivania e arrivai alla testa. Spalancai la bocca e mi voltai verso McGee.

-Che schifo!- esclamai.

-Non fare così Tony! Sembriamo dei novellini!!!-

-Tu dici così perchè non hai ancora visto!!!- McGee allora si sporse e io guardai la sua espressione mutare. Sgranò gli occhi e si rinascose dietro di me.

-Che schifo!!!-

-Te l'avevo detto!!! Gibbs mi aveva parlato ci un colpo di arma da fuoco, ma non pensavo che un'arma da fuoco potesse fare buchi così grandi!- sospirai e mi voltai. Mi avvicinai e cominciai a fare fotografie a quella testa inquietante. Per la precisione del colpo, probabilmente l'ammiraglio Nelson era stato ucciso da un fucile da cecchino, ma il buco era veramente grande, davvero grande, così grande che gli aveva portato via metà di entrambi gli occhi e l'inizio del setto nasale. Sentii dei versi strani e mi voltai. McGee si teneva la bocca e guardava il soffitto- Se vomiti ti ammazzo, ok?- lui annuì- Perchè ho fatto questo lavoro?-

-Me lo chiedo anche io... Non sono mai stato raffinato di stomaco...-

-Ogni tanto capita che qualcuno ci impressioni più di altri. Guarda McGee, si vede il cervello!- risi, sentendolo correre fuori. Rimasi da solo in quella stanza che sapeva di morto. Cercai in tutti i modi di tenere calmo il mio stomaco, ma finii per dover uscire a mia volta. Appena fuori dalla stanza, sbattei contro Gibbs che mi guardò, senza dire una parola- Capo...-

-Dove stai andando?-

-Ho... bisogno di aria...-

-Impressionato?-

-Solo un po'... quello che basta a farmi voler uscire da qui.-

-Hai fatto le foto?-

-Sì, alla testa. Manca tutto il resto.-

-Dammi la macchina. Riprenditi, intanto faccio io. Ti occuperai delle altre... parti.-

-Grazie capo...- sussurrai, vergognandomi per la mia 'intolleranza' a quella scena. Non appena scesi le scale, ritrovandomi in giardino. Guardai il cielo e il mio stomaco si rovesciò completamente. Mi allontanai dalla scuola, raggiungendo McGee, che stava chino su un cestino- Tutto apposto?- gli chiesi mentre respiravo a fondo, cercando di scacciare l'immagine del capo bucato dell'ammiraglio.

-Sì, sto bene.- gettai l'occhio nel cestino e feci una smorfia.

-Sei disgustoso.-

-Taci.- sibilò lui con gli occhi lucidi.

-Pensa che mi toccherà tornare dentro.-

-Io credo che mi farò uccidere.-

-Beato te. Gibbs mi ha detto che tempo di prendere aria e dovevo tornare dentro. Ci sono altri... pezzi che devo fotografare.-

-Io le devo raccogliere, fai te.- mi disse lui sofferente, mentre cercava di mantenere la calma. Non ci era mai successa una cosa del genere. Avevamo visto un sacco di persone ridotte anche molto peggio di così, eppure quello ci aveva particolarmente colpiti, sia me, che McGee, che Gibbs. Lui era forse quello più... forte e la cosa non era da mettere in dubbio.

Ripresi il fiato necessario a non vomitare e mi avviai nuovamente verso la scuola. Chissà se sarei riuscito a resistere.



. . .



Mi abbandonai sulla sedia, posando la fronte alla scrivania.

-DiNozzo.- fece Gibbs passando davanti alla mia scrivania senza fermarsi.

-Sì, capo?-

-Vieni con me. Porta i fascicoli. Spero siano corretti questa volta.- mi alzai in fretta, raccolsi il pacco dalla scrivania e mi apprestai a seguirlo. Entrammo in ascensore. Lui allungò una mano verso di me, senza guardarmi. Io gli passai i fascicoli e lui li sfogliò.

-Dove stiamo andando?- domandai.

-Da Abby.-

-Oh, a fare?- lui si voltò, fissandomi severamente.

-A prendere i risultati delle analisi.- disse tornando a guardare davanti a sé.

-Oh.-

-Poi andremo in sala autopsie da Ducky.-

-No... ti prego... ti riscrivo i fascicoli venti volte ma...- lui mi colpì, come faceva di solito, alla nuca, zittendomi.

-Non dire altro.- le porte si aprirono e, attraversata la porta scorrevole, ci ritrovammo assordati dalla musica di Abby. Gibbs le tamburellò sulla spalla e lei si voltò.

-Oh ciao!- esclamò spegnendo la musica- Scommetto che siete qui per i referti.-

-Sì.- disse Gibbs senza aggiungere altro.

-Sei pallido, lo sai? Dovresti farti una lampada!-

-Abby...-

-Sì, scusa! Allora, ho analizzato il sangue dell'ammiraglio Nelson e ho trovato tracce di Stricnina.-

-Che ci faceva nel suo sangue?- domandai.

-Evidentemente è stato avvelenato.- mi rispose lei come se la suddetta risposta fosse OVVIA.

-Ma non gli hanno sparato in testa?-

-Forse non miravano a lui, non credi?-

-Che significa?- chiese Gibbs aggrottando le sopracciglia.

-Beh, ho analizzato anche i campioni di sangue che avete portato e sono di due persone diverse. Un campione appartiene sicuramente all'ammiraglio Nelson, ossia quello che- alzò una foto fatta da me- c'era sugli arti, sulla testa e quello gocciolato dalla scrivania.- prese un'altra foto, quella di uno schizzo che avevo trovato non molto lontano dalla testa, sul pavimento- Questo invece non è di Nelson.-

-Non è di Nelson?-

-No. Secondo me chi ha sparato a Nelson è una persona diversa da quella che l'ha avvelenato.-

-Oh, interessante...- sussurrai gasandomi per l'intreccio.

-Ho avuto modo di parlare con Ducky dieci minuti fa e se andrete da lui vi dirà la stessa cosa. Guardando le foto, gli schizzi di sangue abbiamo formulato una teoria. L'ammiraglio Nelson era nella scuola quando è stato avvelenato. Voleva parlare con qualcuno, qualcuno che era nella stanza con lui. Mmmm guardando la tua faccia, Tony, direi che non stai capendo. Mi spiegherò in maniera più semplice.-

-Meglio.-

-Allora, facciamo che A è Nelson, B è il proprietario di questo sangue- mi rimostrò la foto- C è il cecchino e D è l'avvelenatore. Ci sei?- io guardai Gibbs, pregandolo con gli occhi che la facesse smettere.

-Sì...- sussurrai poi sbussando.

-Ottimo. Allora, A e B stanno parlando. A è già stato avvelenato da D. Ok, fino a qui non ci son dubbi. C, probabilmente dal palazzo di fronte, voleva, probabilmente uccidere B, ma si è trovato ad avere tra i piedi A, tutto chiaro?-

-Sembra la trama di un videogioco.- dissi confuso.

-Più o meno, ma questa è solo una nostra teoria. Abbiamo viaggiato di fantasia!-

-Pensi che Ducky abbia finito?- domandò infine Gibbs avviandosi verso la porta.

-Beh, suppongo che non gli manchi molto.-

-d'accordo. Grazie Abby. DiNozzo, prendi i fogli e muoviti.- io roteai gli occhi e afferrai i fogli che Abby mi stava porgendo. Erano i risultati dei suoi esami.

-E' arrabbiato.-

-Chi?- domandai.

-Gibbs, non lo vedi?-

-E' arrabbiato da ieri.-

-Perchè?-

-Perchè qualcuno ha manomesso i miei resoconti di due anni all'NCIS.-

-Oddio, com'è successo?-

-Non ne ho idea.-

-DINOZZO!!!- urlò Gibbs dal corridoio.

-Scusa Abby, vado prima che mi stacchi la testa dal resto del corpo.-

-Sarà meglio. Ciao.-

-A dopo.- uscii di corsa e raggiunsi Gibbs che mi guardò. Sorrise leggermente.

-Sei pronto?-

-No, non lo sono.-

-Beh, è meglio che ti prepari allora. Chiederò a Ducky di farti tenere in mano la testa.-

-Non sei simpatico, capo, davvero.-

-Lo so...- disse lui ridendo, guardando le porte dell'ascensore che si aprivano.



. . .



Mi sedetti alla scrivania, fissando dritto davanti a me.

-Che succede?- mi chiese McGee mentre mi voltavo automatico verso di lui.

-Me l'ha...- strinsi le labbra furioso-... fatta rivedere!-

-Cosa?-

-Quella... quella testa!- ringhiai piegando le dita- E'... terrificante!-

-Dai, non te la prendere! Gibbs vuole solo farti diventare più forte, Tony!- esclamò Kate poggiandosi con le braccia alla scrivania.

-Sapete che vi dico?- feci guardando l'orologio- io vado a casa.- mi alzai e presi la giacca, infilandomela.

-Non vai da nessuna parte, DiNozzo, vieni con me.- Gibbs era entrato come un treno e non si era nemmeno fermato davanti alla mia postazione. Perchè dovevo seguirlo OGNI VOLTA?

-Non puoi portare McGee?-

-No. Ho detto DiNozzo? E DiNozzo viene.- rispose con mezzo sorriso, voltandosi. Io sbuffai e mi avvicinai a lui, entrando nell'ascensore.

-Dove andiamo, capo?-

-Alla scuola.-

-Che?-

-A Park View.- e si voltò verso di me con quel sorrisetto che mi inquietava.

-E ci porti me?-

-Sì.-

-Perchè?-

-Nessun motivo in particolare.- perchè ci portava me? Era davvero così bastardo? Avevo ancora il ricordo dell'odore che c'era nel corridoio ma soprattutto l'immagine della testa di Nelson non lasciava la mia mente.

-Ho già lo stomaco sotto sopra.-

-Ti passerà.-

-Lo spero.- lui mi batté una mano sulla schiena e sorrise.

-Forza e coraggio. Mi hanno telefonato da lì.-

-Chi?-

-Un uccellino.- e allargò il sorriso. Quanto avrei voluto essere dentro quella testaccia per sapere anche solo alcuni dei suoi pensieri. Mi voltai di scatto verso le porte dell'ascensore. Perchè non riuscivo a smettere di guardarlo? Deglutii- Tutto ok, Tony?-

-Sì, tutto ok.- mi guardai intorno, stressato e l'unica cosa che volevo fare era aprire a forza le porte e uscire, non importava se non eravamo arrivati. Perchè mai quel desiderio di fuggire? Non appena le porte finalmente si aprirono mi gettai fuori come se l'aria, all'interno del vano, fosse finita. Mi voltai e lo guardai. Il suo sguardo sembrava darmi, dolcemente, dell'“idiota”.




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