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Autore: DotBoo    17/07/2011    1 recensioni
Scorpius/Lily sono ad Hogwarts da un paio di anni. Non si sono mai degnati di tanta attenzione, nonostante i genitori fossero nemici ai tempi della scuola.
Ma qualcosa sta per cambiare e il tutto non ha un'aria esattamente rose e fiori.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Lily/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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III
~ Da alla testa.


L’arrivo del Natale, tutto quel festeggiare, i banchetti in Sala Grande avevano fatto modo che Lily si distraesse dal pensiero fisso di scoprire cos’era successo a Malfoy e perché, solo un paio di sere prima, l’avesse trovato accovacciato in un angolo di una buia e fredda aula.
Nonostante fosse il primo Natale lontano dai suoi genitori, questi non si erano di certo dimenticati di farle recapitare via posta il loro regalo.
Un mantello in velluto rosso, pregiatissimo e caldo. Lily ne fu particolarmente soddisfatta. Il rosso era il suo colore preferito, nel biglietto d’auguri, suo padre Harry aggiungeva che non era stato facile procuraselo e che avrebbe dovuto impararlo a usare a dovere.
Rimase perplessa da quell’indicazione e prima di provare il mantello aspettò d’essere arrivata in dormitorio, da sola.
Si sedette sul proprio letto e prima di indossare il soprabito, lo rimase a guardare tenendolo steso davanti a lei.
«Mah» sbuffò.
Lentamente si alzò e lo mise indosso. Non le sembrava di aver fatto chissà cosa di strano, di primo acchito pensava si trattasse d’un comunissimo mantello rosso. La ragazza pensò fosse uno scherzo del padre, tanto per rendere il tutto più frizzante.
Alzò gli occhi verso l’alto e con l’aria di chi non si aspettava nulla di particolare, fece per ributtarsi a sedere sul letto.
Ma la caduta le sembrò fin troppo lunga. Si ritrovò inspiegabilmente seduta sul pavimento, trapassata dal letto.
Il mantello che aveva indosso la rendeva etera, evidentemente. Sorrise al nulla e fece per rialzarsi con qualche difficoltà poiché le mani affondavano nel pavimento.
Com’era ovvio, l’aria di festa lasciò ben presto spazio all’ossessione di scoprire cosa stesse nascondendo Malfoy.
Quella sera sembrava particolarmente piatta, ideale per andare in missione secondo la ragazza. Uscì accompagnata solo dal mantello dell’invisibilità; l’altro, quello ricevuto come regalo dai genitori, era ancora troppo difficile da usare e, l’idea di rimanere incastrata in mezzo al pavimento non era delle migliori.
Le lancette avevano abbandonato la mezzanotte da poco sul quadrante dell’orologio quando Lily mise piede fuori dalla sala comune, diretta verso l’infermeria.
Era la decisione più scontata e, il luogo più semplice dove trovare la fonte della sua curiosità.
I corridoi erano particolarmente silenziosi, proprio come un paio di sere prima. I più degli abitanti dei quadri stavano dormendo. Qualcuno di loro con la luce accesa, qualcuno aveva persino un albero di Natale al suo interno.
L’unica cosa che passò davanti agli occhi della grifondoro fu la sagoma di due ragazzine di Corvonero. Probabilmente stavano rientrando dalla sala grande. Per quel che aveva sentito, il coprifuoco era stato allungato di un’ora ma i ritardatari, soprattutto viste le circostanze, non potevano certo mancare.
A lei non importava. Lei doveva arrivare la e pregare che Madama Chips fosse addormentata.
Quando formulò quell’ultimo pensiero, si rese conto di essere giunta alla sua meta. Non entrò subito. La prima cosa che fece, la più scontata, fu appoggiare l’orecchio alla superficie legnosa in attesa di sentire un eventuale rumore. Nulla però, sembrò catturare particolarmente la sua attenzione. Nell’infermeria sembrava regnare la stessa calma che si trovava nei corridoi.
Con molta cautela, aprì la porta e cercò di rendere minimo il movimento e lo spazio per passare. Non aveva idea di quale fosse il letto occupato del serpeverde né se l’infermiera fosse nei paraggi.
L’intera operazione occupò più di tre minuti del suo tempo ma per com’era fatta, avrebbe trascorso fuori anche tutta la notte.
Lo sguardo subito andò a catapultarsi sul grande tavolo in fondo al corridoio. Di solito, era li che stava seduta Madama Chips quando non era nelle sue stanze. Sembra ci fosse via libera.
Poco più di una quindicina di letti, per ogni lato, si collocavano lungo il corridoio del luogo. Alcuni avevano la tenda tirata, altri lasciavano intendere di non essere occupati. Quello che le rimaneva da fare, era cercare l’unico probabilmente occupato: quello dove giaceva Scorpius Malfoy.
Ora che si trovava li, non era poi tanto sicura di voler andare fino in fondo. Le ritornarono in mente l’agitazione con cui tre sere prima, aveva visto scarrozzare la preside e l’altra per i corridoi alla ricerca del ragazzo. Dall’altra parte, rinunciare proprio ora, sarebbe stato poco da lei. L’immensa curiosità che faceva parte del suo essere le permise di accumulare quel poco coraggio necessario per proseguire la sua ricerca.
Avanzò di circa una decina di metri, sorpassando così i primi cinque letti. I pochi coperti dalla bianca tenda non nascondevano la sagoma di nessuno.
Dovette avanzare ancora un po’ prima di trovare ciò che stava cercando.
Scorpius Malfoy era steso, apparentemente addormentato, nel nono letto sulla destra. La prima cosa che le saltò all’occhio, fu una specie di catena che avvolgeva il polso del ragazzo alla barra di ferro del lettino.
Era decisamente una catena grossa, forse anche troppo a suo parere.
Non riuscì a cogliere altro da li, era coperto e a parte il braccio ed il capo, nient’altro era esposto. Infondo al letto, come in tutti gli ospedali, c’era appesa la cartella clinica. L’unica differenza tra questa e quella degli ospedali babbani era che questa si aggiornava da sola ogni qual volta vi fosse un minimo cambiamento.
Raggiungerla, leggerla e andarsene immediatamente sembrava l’idea migliore. Avrebbe soddisfatto le sue “esigenze” e colmato la sua curiosità.
Fece per avvicinarsi al letto, lentamente, ma inciampò su una delle gambe del letto provocando un rumore metallico e un movimento dello stesso.
Malfoy aprì gli occhi di soprassalto e Lily, rimase immobile. Proprio com’era già successo, provò a limitare il respiro ma aveva il cuore che batteva all’impazzata e questo non le riusciva semplice.
Le gelide iridi di lui la stavano puntando e anche se conscia di non per essere vista, non aveva mai provato tanta agitazione.
Si susseguirono attimi di silenzio che sembravano non finire mai.
«Sento il tuo odore» sussurrò il ragazzo che non aveva ancora tolto gli occhi da li «…di nuovo» aggiunse.
«Percepisco i battiti del tuo cuore» proseguì muovendo di poco la direzione degli occhi, all’evidente ricerca di qualcuno.
«Se non ti fai vedere...» sentenziò nuovamente «tra un attimo sarà madama Chips a trovarti». Il tono della voce era tagliente e non prometteva nulla di buono. Evidentemente infastidito, Malfoy aveva tutta l’aria di uno che avrebbe fatto esattamente quello che diceva.
Lily fece un paio di passi indietro. Scappare? Restare? Mostrasi? La prima sarebbe stata inutile. L’avrebbero trovata prima che fosse riuscita a mettere piede in sala comune. Restare, senza rivelarsi, avrebbe avuto lo stesso risultato della prima.
Rassegnata all’idea di essersi incastrata da sola, sospirò ed avanzò ora dalla parte sinistra, costeggiando il letto.
Le iridi nocciola, scrutarono prima la mano legata al letto e poi il volto di lui. Si tenne a debita distanza e poi calò il cappuccio del mantello lasciando scoperto solo il capo.
«Lo immaginavo dall’altra sera, Potter» sbottò lui.
Lily non riuscì a replicare, era la seconda volta che veniva scoperta da Malfoy e che si sentiva messa alle strette da lui.
«Il tuo fastidiosissimo odore è riconoscibile a distanza di chilometri» asserì severo.
La grifondoro arrossì leggermente e non sapeva se prendere l’ultima affermazione come un complimento o cominciare a preoccuparsi.
«Ti è caduta la lingua?» domandò poi con la solita arroganza. Nonostante fosse su un letto dell’infermeria, non pareva cambiato.
«P-pp-perché q-qq-uella?» chiese lei balbettando e portando gli a scrutare la grossa catena che teneva il serpeverde ancorato al letto.
Scorpius seguì a sua volta il punto in cui le iridi di Potter si posarono e con l’aria da sbruffone, si limitò ad osservarla inarcando un sopracciglio.
«La risposta la conosci, mi sembra,» si limitò a replicare secco «Ora ho io una domanda per te…» pareva più irritato del solito «Che diavolo ci facevi l’altra sera in quell’aula? Ma soprattutto» si silenziò un istante «CHE DIAVOLO CI FAI QUA?» e per quanto potesse mantenere basso il tono di voce, a lei sembrò quasi che ringhiasse. Non riuscì a rispondere perché qualcosa, nei suoi occhi, la turbò particolarmente mentre, palesemente irato, le domandava cosa ci facesse li. In quel preciso istante, le parve di vedere quell’azzurro gelido tramutarsi nello stesso colore intenso dell’ambra ed invadere l’intero bulbo lasciando modo alla pupilla di dilatarsi anormalmente.
Di certo, poteva essere la sua mente ad aver elaborato il tutto ma fu una questione di troppo pochi secondi perché se ne rendesse conto.
«Io…» fu l’unica cosa che riuscì a dire, o che le sembrò di pronunciare perché un’altra cosa che la spaventò fu la leggerezza con cui lui alzò il braccio ancorato alla catena, nemmeno fosse stato legato da semplice spago.
Troppo agitata per riuscire a dire o a fare qualsiasi altra cosa, fuggì in fretta speranzosa di non sentire arrivare la Chips prima d’essere uscita dall’infermeria.
  
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