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Autore: _KyRa_    17/07/2011    3 recensioni
Draco Malfoy stava piangendo.
Non piangeva per la Granger, no. Il suo cervello continuava a ripeterselo. Piangeva bensì per la crudeltà che gli abitanti di quella casa possedevano. Piangeva perché lui ne faceva parte e non poteva assolutamente ribellarsi. Piangeva perché gli avevano strappato dalle braccia anche l'unica persona che forse, per qualche attimo, aveva avuto fiducia in lui, aveva guardato oltre la sua maschera, oltre i suoi occhi, scorgendovi tutto fuorché cattiveria. L'unica che forse, in quei pochi istanti, gli aveva quasi voluto bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Loss

Loss




Chiuse gli occhi ancora una volta, violentemente frastornato da quelle urla incessanti. Le mani gli prudevano ed i pori della sua pelle rilasciavano una leggera patina di sudore che andava a ricoprire interamente il suo corpo. Il suo cuore, per tanti anni come congelato, ora batteva all'impazzata, creandogli un ignoto senso di agitazione, di insofferenza, il quale lo faceva fremere su quella sedia divenuta ormai rovente.
Sua madre e suo padre, seduti sul divano di fronte a lui, non accennavano a scomporsi minimamente. Sorseggiavano con immensa tranquillità le loro bevande calde – probabilmente qualche strano infuso di tè – senza nemmeno prestare attenzione a ciò che nel frattempo accanto a loro stava accadendo.
Le risate e le minacce di Bellatrix Lestrange risuonavano fin troppo stonate in quell'enorme casata dei Malfoy e Draco non poté fare a meno di notarlo.
Stringeva con le dita tremanti i braccioli della sedia dove giaceva e, di tanto in tanto, gettava occhiate al pavimento, verso la sua destra, per osservarla contorcersi nel dolore più insopportabile e meschino. Lacrime salate scorrevano lungo il viso giovane e femminile che giaceva a terra, sotto le grinfie di Bellatrix, ora rovinato da una smorfia di sofferenza. Le labbra carnose e rosee tremavano incontrollabili mentre cercavano di emettere suoni che dovevano assomigliare a frasi sconnesse, finalizzate a scagionarla, a rivelare la sua innocenza.
La fronte di Draco si corrugò all'ennesimo urlo che la ragazza non poté fare a meno di rilasciare proprio da quelle labbra delicate come la sua anima. La bacchetta di Bellatrix continuava a scavare a fondo nella pelle del suo braccio sinistro, intenta a marchiarla a vita con lettere che andavano a formare una parola che per anni l'aveva segnata; una parola che per molto tempo Draco aveva considerato legge.
Mudblood.
Una cicatrice permanente che ancora una volta le avrebbe ricordato chi era.
« Io non ho preso niente! » continuò ad urlare disperatamente Hermione Granger, spezzando ancora una volta il silenzio di Malfoy Manor con il suo pianto disperato.
Le interminabili risate di Bellatrix Lestrange erano riuscite a far rabbrividire il Serpeverde, il quale ora non riusciva più a togliere gli occhi da quella scena così truce.
Lei, una ragazza della sua età, una strega brillante ed altruista, giaceva su quel pavimento, ricevendo le peggiori torture... Eppure non demordeva. Più quel supplizio procedeva, più Draco si domandava cosa non avesse ancora totalmente convinto Bellatrix a cedere. Entrambe si trovavano su quel pavimento da almeno venti minuti e dalla bocca della Granger non era ancora uscita una parola che concordasse con le accuse e le insinuazioni della Mangiamorte.
Possibile che fosse ancora convinta della sua colpevolezza? Per quale razza di motivo la Mezzosangue avrebbe dovuto scegliere di subire ancora per ore quell'incubo senza dire quella presunta verità di cui era convinta Bellatrix?
« Ora basta, mi sono stufata. » esclamò la Mangiamorte, sollevandosi dal corpo inerme di Hermione, la quale non aveva mosso più un muscolo. Ancora sdraiata su quel pavimento, fissava il vuoto con espressione altrettanto vacua; le lacrime erano ancora ammucchiate nei suoi occhi ma non scorrevano più lungo il suo viso; goccioline di sudore le imperlavano la fronte e la sua bocca ora non accennava più a rilasciare il minimo suono.
Era semplicemente stremata.
« Che ne facciamo di lei? » domandò ad un tratto Lucius Malfoy, adocchiando sprezzante la figura che giaceva a terra, alla sua sinistra.
« Lasciatela lì. Con lei non abbiamo ancora finito. » rispose Bellatrix, mentre si avvicinava a loro. « Il lavoro lo porterà avanti Draco. »
A quell'ulteriore affermazione, il biondo sollevò di scatto gli occhi increduli sulla donna che lo sovrastava, come per assicurarsi di aver capito male.
« Cosa dovrei fare? » domandò spaventato.
Draco Lucius Malfoy era stato costretto a diventare Mangiamorte. Il Marchio che segnava la pelle del suo braccio sinistro non era nient'altro che inchiostro nero; non aveva nessun significato per lui, nonostante fosse proprio quest'ultimo la causa di ogni suo problema. Non avrebbe mai voluto finire al servizio del Signore Oscuro; avrebbe voluto continuare a studiare alla scuola di Hogwarts, avrebbe voluto crearsi una famiglia, per quanto assurdo potesse sembrare. Voleva vivere una vita normale, una vita degna della sua età.
Invece si trovava in quell'enorme Maniero, al servizio di un essere che minacciava di ucciderlo ogni giorno, se non gli avesse ubbidito, ad odiare un padre che da quando era nato non si era mai dimostrato tale, spingendolo lui stesso più e più volte in bocca alla morte, senza scrupoli.
Ed ora, quell'ulteriore ordine l'aveva preso in contropiede, ma soprattutto andava contro ogni suo principio morale, nonostante di morale ve ne fosse ben poca in quell'ambiente. Lui non era fatto così: non era fatto per torturare la gente; non era fatto per ucciderla. Lui non voleva perseguire il male.
« Semplice, cerchi di farla parlare sotto la Maledizione Cruciatus. Non ti fermare, finché non confessa. » parlò nuovamente Bellatrix, come fosse la cosa più semplice ed insignificante del mondo. « Io intanto scendo nei sotterranei ad interrogare gli altri prigionieri. Lucius, Narcissa, desidererei che veniste assieme a me. Lasciamo questa sporca Mezzosangue nelle mani di vostro figlio, sono sicura che Draco se la caverà. » detto questo, i tre Mangiamorte abbandonarono quell'enorme stanza, scendendo le scale che li avrebbero condotti ai sotterranei, dove altri prigionieri sarebbero presto stati torturati.
Il silenzio totale calò attorno a lui, facendolo sentire tremendamente inappropriato. Voltò lo sguardo in direzione della ragazza ancora stesa a terra, immobile. In un primo momento la credette morta.
Si alzò con la fronte corrugata dalla sedia e le si avvicinò lentamente. Una volta che le fu accanto, si inginocchiò per osservare meglio le sue condizioni.
Gli occhi di Hermione, ancora umidi di lacrime, lo guardavano pieni di dolore. Draco si sentì mancare il respiro. Quelle iridi color miele avevano in pochi secondi scavato nella sua anima, liberando nel suo cuore due nuovi sentimenti che non credeva avrebbe mai provato nella sua vita: tenerezza, dispiacere.
Gettò lo sguardo sul braccio sinistro della giovane strega, steso sul pavimento, inerme. La parola Mudblood risaltava sulla sua pelle e rivoli di sangue sgorgavano da essa.
Avrebbe dovuto godere di quella visione; avrebbe dovuto dar semplicemente ragione a Bellatrix: era solo una schifosa Mezzosangue.
Invece no.
Non riusciva ad essere fiero di tutto ciò, non riusciva a trarne soddisfazione. Si sentiva solo tremendamente in colpa.
Con un lieve sospiro, aveva portato la sua mano a frugare nella tasca dei suoi pantaloni, da dove tirò fuori un fazzoletto di cotone, riportante le cuciture di una D ed una M intrecciate, come a voler sottolineare la nobiltà dei Malfoy e la loro purezza di sangue. Cosa che, per un momento, disprezzò con tutto se stesso.
Senza dire una parola, prese a tamponare con il fazzoletto la ferita della Granger, cercando di fermare il sangue con delicatezza. Notò il viso della Mezzosangue contrarsi in una piccola smorfia di dolore, ma non si lamentò. Probabilmente era troppo stanca per farlo.
Si scrutarono entrambi per momenti interminabili. E fu proprio in quei momenti che Draco percepì il proprio cuore galoppare come non mai. Quel particolare lo spaventò, ma continuò ugualmente ad occuparsi del braccio di Hermione, la quale lo osservava con una nuova luce negli occhi.
« C... » cercò di parlare, ma il dolore e la stanchezza non glielo permisero.
« Shh. » la interruppe Draco, senza guardarla negli occhi. « Non sforzarti. » mormorò con fatica. Mai nella vita le avrebbe detto una cosa del genere. Mai nella vita avrebbe dimostrato così tanta premura nei suoi confronti. Eppure qualcosa nel suo cuore gli suggeriva di farlo; qualcosa dentro di lui era mutato in pochi minuti. Forse gli era bastato guardarla negli occhi. Quegli occhi che nascondevano una sofferenza troppo più grande di lei. « Lo so che sei innocente. » sussurrò nuovamente, tornando a posare le proprie iridi grigie sulle sue dorate. « Non penso tu sia così stupida da subire una tortura del genere, piuttosto che ammettere un'ipotetica verità. » aggiunse, mentre continuava a tamponarle la ferita. « Ora devo solo trovare il modo per far credere a Bellatrix che le ho ubbidito. » borbottò subito dopo, non appena ebbe finito di asciugare la pelle della ragazza.
Sarebbe stato un bel problema. Bellatrix non gli avrebbe sicuramente creduto; e non avrebbe creduto alla Granger, perché era tremendamente convinta della sua colpevolezza.
Le passò leggera una mano sulla fronte umidiccia.
« Un po' meglio? » domandò, cercando comunque di mantenere un tono distaccato. Non poteva mostrarsi così debole e remissivo, ma soprattutto premuroso, ai suoi occhi. Hermione annuì impercettibilmente, poiché era ancora indolenzita.
« Gr... Gra... Zie. » erano stati semplici soffi. Nemmeno un suono era uscito dalle sue labbra, ma Draco aveva comunque compreso e ricambiato con un cenno del capo.
« Sai, ho sempre sostenuto che Potter fosse un codardo, se paragonato a te. » esortò improvvisamente serio. « Probabilmente avrebbe preferito mentire, piuttosto che venire torturato come è successo a te. » Gli occhi di Hermione continuavano a scrutarlo in silenzio, come studiandolo. Probabilmente anche lei si stava chiedendo, esattamente come lui, quale fosse il motivo di tale cambiamento; cosa lo spingesse ad aiutarla a quella maniera, ma soprattutto a parlarle con quel tono pacato, quasi amichevole. « Non lo so, Granger. » sospirò quindi il Serpeverde, come avesse letto i suoi pensieri. « Non lo so perché mi sto comportando così con te. So solo che mi va di farlo. » chiarì, allo sguardo perplesso della ragazza.
« Tu... Tu non sei... Come loro, Draco. » sussurrò flebile la strega, con un fil di voce. I suoi occhi minacciavano di chiudersi stremati, da un momento all'altro. « L'ho sempre saputo. » aggiunse a fatica.
Draco si sentì tremendamente colpito nel profondo della sua anima. Quella ragazza che per anni aveva disprezzato gli stava leggendo dentro; leggeva attraverso i suoi occhi quale atroce sofferenza dovesse subire, giorno per giorno, nel dover sottostare ad ordini che nemmeno condivideva. Ancora di più perché non poteva tirarsi indietro. Se l'avesse fatto, la morte l'avrebbe colto di sorpresa, e non lentamente.
« Io non posso scegliere come essere, Granger. » mormorò con una nota malinconica nella voce e nello sguardo. « Ormai ho firmato la mia condanna. Sono imprigionato qui, costretto a fare cose di cui mi vergogno. »
Confidarsi con lei, ammettere tutti quei suoi più intimi pensieri che mai si era permesso di esternare – nemmeno a Blaise – si era rivelato più semplice e naturale del previsto. Quelle pagliuzze dorate, così indifese, così tristi ma pure, gli avevano trasmesso una sorta di sicurezza, di famigliarità... Di affetto. Era una cosa che non era in grado di spiegarsi, ancor di più perché si trattava della Mezzosangue che aveva sempre ripudiato, dal primo giorno di scuola.
« Scappa, Draco. »
Quel nome, pronunciato da lei, aveva un retrogusto dannatamente dolce.
« Non posso. » mormorò in risposta.
« Sì che puoi. È ciò che più desideri. »
Il biondo sorrise amaramente, carezzandole appena i capelli.
« La tua innocenza, Granger... La tua ingenuità... Mi fanno impazzire. » disse dolcemente. « Sei così pura, così... Priva di ombre. »
Hermione sorrise appena.
« Anche tu puoi diventarlo. » ribatté, assolutamente convinta della teoria che con pazienza stava portando avanti.
«No, io no. »
« Perché no? »
« Per questo, Granger. » si sollevò la manica sinistra della camicia e le mostrò quell'orribile tatuaggio nero. « Sono marchiato. Non posso più tornare indietro. » aggiunse, tirandosela nuovamente giù. Hermione restò qualche attimo in silenzio, come a riflettere.
« È solo un simbolo. » sussurrò con occhi tremendamente dolci. « Solo uno stupido simbolo. » ripeté.
Draco sorrise appena, come intenerito da quelle parole, poiché pronunciate con così tanta ingenuità, così tanta dolcezza, che non gli appartenevano. Lui non aveva mai saputo cosa fossero ed ora si trovava ad avere a che fare con una persona così pura. Non sapeva decisamente come comportarsi.
Quasi senza pensarci, le afferrò lieve il braccio ferito e, con lentezza quasi esasperante, se lo portò alla bocca. Le sue labbra morbide e fredde andarono a poggiarsi leggere, per non farle male, sui tagli insanguinati. Un bacio; un semplice e dolce bacio. Lui non aveva mai baciato nessuno per affetto e tanto meno aveva mai ricevuto baci del genere dai suoi genitori; ma la volontà di farlo l'aveva preso alla sprovvista, in modo del tutto naturale. Ne aveva quasi sentito il bisogno.
Poté notare con la coda dell'occhio lo sguardo sorpreso ed esterrefatto della Granger, ancora immobile sul pavimento. Lo lasciava fare, anche perché non sarebbe riuscita a muoversi di un millimetro. Anche se, lo sentiva, non voleva allontanarsi da lui. Anche lei aveva percepito quello stesso bisogno di contatto, fra loro due. Quell'improvviso bisogno di affetto che mai avrebbero pensato di potersi dare a vicenda, un giorno. Ma soprattutto, in una situazione come quella.
Draco sapeva che non avrebbe potuto salvare la Mezzosangue. O avrebbero ucciso lei, o li avrebbero uccisi entrambi. Fu come se una piccola parte di se stesso avesse voluto bearsi di lei, del suo odore, della sua presenza ancora per qualche attimo.
« Sei buona, Granger. Dannatamente buona. » sussurrò contro la sua pelle bruciante. « E questo lo adoro. Perché nella mia vita non ho fatto altro che avere a che fare con gente cattiva, priva di ogni scrupolo. »
« Draco! » la voce di Bellatrix risuonò crudele e squillante all'interno del maniero, facendolo sobbalzare sul posto. Con delicatezza posò nuovamente il braccio della Granger a terra; forse la Mangiamorte non l'aveva visto. « Allora? »
« Non è stata lei. » rispose con determinazione. Pregava, nel profondo del suo cuore, affinché quella perfida donna credesse alle sue parole.
« Sciocchezze. » esclamò Bellatrix, avvicinandosi velocemente al ragazzo, mentre il rumore dei suoi tacchi gli perforava il cranio. I suoi genitori erano rimasti nei sotterranei, probabilmente a martoriare qualche altra povera vittima. « Spostati. » disse poi a Draco, scostandolo con un brusco gesto della mano. Il biondo cercò di mantenersi comunque ad una breve distanza, come avesse potuto controllare la situazione, anche se sapeva che sarebbe servito a ben poco. « Ti do un'ultima possibilità, Mezzosangue: come sei riuscita a prendere quella dannata spada? »
Hermione, esausta, si limitò al silenzio. Non aveva più la forza di pregare quella donna senza cuore di crederle; non aveva più la forza di piangere, disperarsi.
Draco la osservava, mentre le mani gli prudevano violentemente. Sentiva addosso un'insopportabile agitazione: aveva paura che quella giornata si sarebbe conclusa nel peggiore dei modi.
« Bellatrix... » provò il biondo.
« Bene, a quanto pare a questa ragazza piace giocare col fuoco. » commentò la Mangiamorte, mentre tirava fuori dalla tasca la sua bacchetta, per poi puntarla contro Hermione. « Ti sei bruciata anche l'ultima possibilità. Non è un problema, ne pagherai le conseguenze. »
Draco aggrottò le sopracciglia, osservando la strega con sospetto.
« Che stai... »
« Avada Kedavra! »


Il salone di quell'enorme Maniero era completamente vuoto, o quasi. Ospitava solamente una persona; per la precisione un ragazzo. Un ragazzo dall'espressione vuota, scioccata, incredula. Un ragazzo le cui speranze, ormai, erano svanite assieme al corpo della Granger.
Draco Malfoy stava piangendo.
Non piangeva per la Granger, no. Il suo cervello continuava a ripeterselo. Piangeva bensì per la crudeltà che gli abitanti di quella casa possedevano. Piangeva perché lui ne faceva parte e non poteva assolutamente ribellarsi. Piangeva perché gli avevano strappato dalle braccia anche l'unica persona che forse, per qualche attimo, aveva avuto fiducia in lui, aveva guardato oltre la sua maschera, oltre i suoi occhi, scorgendovi tutto fuorché cattiveria. L'unica che forse, in quei pochi istanti, gli aveva quasi voluto bene. E la cosa più buffa era che si trattava della Mezzosangue.
Avrebbe da sempre dovuto saperlo: ciò che più aveva disprezzato, perché gli era stato imposto da suo padre, era invece ciò che avrebbe potuto condurlo alla salvezza.
Il pavimento era bagnato delle sue lacrime salate. Lacrime che mai si sarebbero permesse di uscire allo scoperto, nemmeno per i suoi genitori. Lacrime che solo la Granger era riuscita a far riaffiorare.
Perché la Granger gli aveva donato nuovamente un cuore; gli aveva fatto scoprire, per pochissimi attimi, cosa volesse dire tenere alla vita di qualcuno.
E quell'atroce perdita ne aveva segnato la rottura.




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È una One Shot molto semplice, che mi è venuta in mente una notte, all'improvviso. Ho provato ad immaginare un Draco diverso, più sensibile, più umano. Ho provato ad immaginare una conclusione differente per la vicenda del Maniero, anche se drammatica. È una piccola storia che non ha pretese; ho solamente voluto raccontare un mio punto di vista, che forse parrà scontato, ma ho voluto farlo lo stesso.
Se avete voglia di farmi sapere che ne pensate, mi farebbe molto piacere leggere le vostre recensioni e i vostri pensieri.
Grazie anche a chi è arrivato a leggere fin qui.


Kyra.

  
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