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Autore: Roxanne Potter    17/07/2011    2 recensioni
Albus Severus Potter ha iniziato a frequentare il suo primo anno nella scuola di Hogwarts. Con lui ci sono tre amici e tre cugini, Rose, Roxanne e Louis.
Sembra essere l'anno più allegro e tranquillo della sua vita, assolutamente normale per gli standar di un mago. Finché lui e i suoi amici non si trovano coinvolti nel destino di una chiave particolare, tutto a causa di un manoscritto trovato nella biblioteca del castello.
Il primo anno si trasformerà in un'avventura. Tra spiriti di bambine, strani libri e maghi scomparsi.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 15 : Ami Valder.

Il corridoio iniziale era intervallato da alcune porte, e dopo aver camminato per qualche metro decisero di aprirne una. Scoprirono una scala in salita, umida e piena di polvere, che li portò in un corridoio buio.
-Conoscete qualche incantesimo per la luce?- sussurrò Roxanne.
-Io sì, il Lumos. È facile.- rispose Albus. Con la bacchetta stretta nel pugno, disse: -Lumos!
Una luce si accese sulla punta e rischiarò la parete di pietra.
-Lumos!
In breve, altre quattro bacchette si illuminarono. I ragazzi avanzarono nel corridoio, nel silenzio totale. Non c'era nulla alle pareti, né quadri, né fiaccole, né finestre.
Albus si sentiva teso. Persino il rumore dei passi lo metteva in ansia. Sussultava e si metteva all'erta ogni volta che un passo si faceva più forte.
Infine raggiunsero una porta, che cigolò quando Louis la aprì.
Le luci delle loro bacchette illuminarono una rampa di scale, e Roxanne fu la prima a scendere. Albus la seguì per quei gradini scivolosi, aggrappato al corrimano.
Notò presto delle luci flebili venire dal fondo delle scale.
-Ci siamo quasi.- mormorò Frank, alle sue spalle.
La scala si interruppe; Albus fece un passo nella stanza che si apriva davanti a loro, guardandosi intorno meravigliato.
La stanza aveva pareti color seppia ed era piena di armadietti. La illuminavano decine di candele poste sui numerosi tavolini, e in fondo si vedevano due porte : una di legno semplice, l'altra bianca e intagliata; vi era sopra una figura scolpita, da lì indistinguibile.
-Guardiamo negli armadi, forse c'è qualcosa.- disse Roxanne, avviandosi.
-Ok.- rispose Al.
Si fece strada tra i tavoli e si avvicinò a un armadietto di legno. Quando lo aprì, non trovò nulla di particolarmente interessante : solo libri e pergamene fitte di scritte runiche. Decise di prendere un libro a caso, e ne sfilò uno dalla copertina rossa. Ma il titolo era scritto in runico, così come le pagine. Albus sbuffò e lo mise a posto.
Sentì dei passi accanto a lui e si voltò. Betsabea aveva appena aperto l'armadio lì a fianco, ma anche quello conteneva solo pergamene e volumi pieni di rune.
Per qualche minuto, Albus passò da armadio in armadio, ma in ognuno trovava sempre le stesse cose, nulla che accendesse il suo interesse.
Quando richiuse di scatto l'ennesimo armadietto, stava per dire ad alta voce di andarsene, ma Louis esclamò: -Venite qui!
Albus si voltò e vide Louis davanti a un armadio spalancato, che guardava qualcosa con curiosità. Frank, Betsabea e Roxanne si stavano dirigendo verso di lui.
Si affrettò a raggiungerlo e domandò: -Cosa?
Louis indicò uno scaffale. Sopra vi erano disposti ordinatamente alcuni oggetti : una pietra nera e lucida, una lunga piuma grigia, alcuni sassi con dei simboli intagliati e un biglietto di pergamena, stracciato ai bordi.
Prese il biglietto, ma la scritta era sbiadita e si distinguevano solo alcune lettere : D... ti.. l... Jill...
-Che c'è scritto?- gli domandò Roxanne.
-Non si capisce, è tutto sbiadito. Anche se sembra un nome... Di, ti, elle e poi Jill. Vi dice qualcosa?
Gli altri scossero la testa.
Albus si affrettò a riporre il biglietto sullo scaffale, quando qualcuno urlò.
Si voltò di scatto, allarmato, puntando la bacchetta davanti a sé. Vide Frank pallido e turbato, quasi tremante, che guardava fisso a terra.
Seguì il suo sguardo, e vide che aveva lasciato cadere la pietra nera sul pavimento.
-Ehi, che è successo?- disse Betsabea, preoccupata.
-Quella pietra...- Frank deglutì. -Quando l'ho toccata mi ha bruciato la mano. E ho visto...
-Cosa?- lo incalzò Roxanne.
-Dei volti bianchi e delle figure nere. Penso che fossero in un giardino, e si vedeva una casa bianca. No, Al, non la raccogliere!
Albus si era chinato, e fissava curioso quella pietra.
-Ma dobbiamo rimetterla a posto.
Tese la mano, esitò per un attimo, poi la prese. Non accadde nulla. Si rialzò, sentendosi sollevato, e la rigirò tra le mani.
-Visto? Non è successo niente.- disse. -Forse funziona una volta sola. Adesso stai bene?
Frank annuì.
-Sì, ora sto bene, ma... è stata una visione strana. Mi ha spaventato. Sapete cos'è questa pietra?
-Mi sembra un'onice.- gli rispose Betsabea.
-Una che?
-Onice, è una pietra preziosa. Però non ne sono sicura.
Albus ripose la pietra e guardò i sassi.
-Queste sono rune, mi sa.- disse, lanciando agli altri un'occhiata. -Li riconoscete?
-Ma figurati, mica studiamo Antiche Rune.- sbuffò Louis. -Se ci fosse qui Dominique...
-Infatti.- disse Roxanne. -Però ora andiamo, che questi cosi non servono a niente. Stiamo perdendo tempo.
Frank richiuse l'armadio e si guardò la mano, come se temesse di vederla prendere fuoco.
-Brucia ancora?- chiese Albus.
-No, non sento nulla. Ora andiamo.
Si diressero verso le due porte, e Albus notò ciò che era scolpito su quella bianca : un viso d'oro, incorniciato da onde di morbidi capelli. Non avrebbe saputo dire se si trattasse di un volto femminile o maschile.
-Quale prendiamo?- disse Louis.
-Facciamo a caso.
Roxanne aprì la porta di legno, e dal buio schizzò fuori qualcosa. Albus balzò indietro, mentre un essere tondo e peloso correva nella stanza, emettendo delle grida rauche e orrende.
-Per Merlino, ma cos'è?- esclamò Betsabea.
Albus arretrò verso la parete, stringendo la bacchetta. Osservò meglio l'animale, cercando di capire di quale creatura si trattasse : era come se una pluffa si fosse ingrandita, e le fossero spuntate zampette, occhi scattanti e un foltissimo pelo verdastro.
Quella cosa non faceva che saltare sui tavoli, continuando a gridare e rovesciando le candele, che si spegnevano ogni volta che toccavano terra.
Non aveva mai visto una creatura magica del genere. Era spaventoso ascoltare le sue grida e vederla muoversi.
-Dobbiamo... fare qualcosa.- balbettò Frank. -Conoscete un incantesimo...
-Il Rictumsempra, forse.- disse Louis. -Serve a provocare solletico, forse riuscirà ad avere effetto anche su questa cosa.
L'essere si bloccò all'improvviso, si voltò verso di loro. Emise un nuovo strillo e iniziò a correre, gli occhi puntati su Albus.
Lui scattò di lato, evitandolo appena in tempo, e barcollò. L'animale rimbalzò contro la parete e rotolò all'indietro, per rimettersi quasi subito in piedi.
-Rictumsempra!- gridò Louis.
Una luce andò a colpire l'animale e lo scaraventò a terra.
Albus liberò il fiato. Cercò di non tremare, mentre fissava quel fagotto inerte.
-Che cosa facciamo, ora?
-Ci penso io.- disse Roxanne, la bacchetta puntata. -Wingardium Leviosa.
L'animale venne sollevato in aria, e Roxanne mosse la bacchetta, guidandolo verso la porta ancora spalancata. Quello aprì gli occhi all'improvviso e si mise a gridare e contorcersi, senza però riuscire a liberarsi dall'incantesimo.
Roxanne fece volare l'animale dentro la stanza e arretrò di un paio di passi, sempre tenendo puntata la bacchetta.
-Muovetevi, chiudete la porta!- esclamò.
Albus si affrettò a chiuderla. Betsabea si staccò dal gruppo per prendere un tavolino e trascinarlo lì davanti.
-Così è più sicuro.- si giustificò.
Rimasero in silenzio per un minuto, finché le grida dell'essere non si spensero.
-Che accidenti era?- esclamò Frank. -A proposito, voi due siete stati geniali. Se fosse dipeso da me la cosa ci avrebbe attaccati.
Louis represse un sorriso, ma Roxanne si mostrò apertamente soddisfatta. Abbassò la bacchetta.
-Beh, grazie. Ma è stato un incantesimo semplice.
-Avete idea di che creatura fosse?- chiese Albus.
-Io no.- rispose Louis. -Non ho mai visto niente del genere. Era orribile, spaventosa.
Alcuni secondi di silenzio.
-Ok, adesso proviamo l'altra porta.- disse infine Roxanne. -Teniamoci pronti. Cercate di ricordare qualche incantesimo utile.
Si avvicinarono alla porta bianca, le bacchette impugnate, i sensi all'erta. Betsabea girò la maniglia e si spostò di lato. Con un piccolo calcio, spalancò del tutto la porta, e Albus si affrettò ad arretrare.
Vide solo alcuni gradini di legno, nient'altro. Tutto rimase tranquillo, nessuna creatura spuntò all'improvviso per attaccarli.
Frank si avvicinò alla soglia.
-Lumos.
Dopo qualche secondo, disse: -Qui c'è solo una scala. Possiamo andare.
Albus sospirò di sollievo, ma non smise di stare all'erta, mentre si dirigeva verso la scala e iniziava a salire.
-Secondo me questa casa è vuota, non troveremo niente.- disse Roxanne a un certo punto.
-Ma c'è un motivo se il libro ci ha trasportati qui.- obbiettò Betsabea. -Ehi, siamo arrivati.
La nuova porta non dava su un corridoio, ma su un atrio così stretto che dovettero stringersi per entrare tutti. C'erano due porte, una a destra e l'altra a sinistra.
-Prendiamo questa e non perdiamo tempo.- disse Frank, indicando la porta a destra. Albus la aprì ed entrò in un nuovo corridoio polveroso, che alla fine curvava.
Altre tre porte sulla sinistra; quella casa iniziava a sembrargli un labirinto.
-Proviamole tutte.- disse Roxanne, e si diresse verso la prima. L'aprì e la richiuse subito, con aria delusa.
-Uno stanzino delle scope.- sbuffò.
I ragazzi si avvicinarono alla seconda porta, e fu Albus a toccare la maniglia.
Qualcosa lo paralizzò. Qualcosa gli gridò che oltre quella porta avrebbe concluso la sua ricerca.
Aveva paura, ma tentò di ricacciarla indietro. Raccolse il coraggio e aprì la porta, che si spalancò silenziosamente.
Fece un passo nella stanza.
Era una camera ben arredata, con alcuni tendaggi blu, un paio di cassettoni e candelabri d'argento, dei quadri appesi alle pareti di pietra. Una finestra in fondo si apriva su una scura coltre di alberi.
Ma ciò che attirò la sua attenzione si trovava al centro della stanza : una donna seduta su un divano di velluto verde, lo sguardo rivolto al libro che stringeva tra le mani.
In piedi, dietro il divano, Rose.
Albus si trovò incapace di fare alcunché. Avrebbe voluto urlare, correre verso Rose, ma si trovò bloccato sul posto, scosso dalla felicità e dalla confusione.
La donna seduta sul divano alzò gli occhi verso di lui, e lo trafisse con uno sguardo azzurro ghiaccio.
Sorrise, un po' svogliatamente.
-Vi aspettavo.
Una voce normale, semplice, senza nulla di roco o spaventoso come il suo sguardo, che sembrava ammantato di una calma gelida e celare un animo aggressivo.
I suoi occhi corsero a Louis, Betsabea, Roxanne e Frank.
Albus ne approfittò per guardare Rose. Era rigida, vestita con un abitino bianco e lungo. La sua espressione era del tutto vacua, persa; doveva sicuramente trovarsi sotto l'effetto di un incantesimo.
-Chi sei?
Era la voce di Roxanne, sfacciata e decisa.
La donna si alzò con un movimento elegante, posò il libro sul tavolino davanti a lei. Lanciando un'occhiata a quella copertina dall'aspetto fragile e sottile, Albus riconobbe la Chiave di Salomone.
In un attimo capì : Rose doveva essere stata stregata, e obbligata a portare il libro alla donna. Non c'era altra spiegazione.
E la donna doveva essere...
-Ami Valder, un tempo apprendista di Lord Voldemort ed ex membro dell'Onice.
Ami.
Apprendista di Voldemort.
Tremò impercettibilmente, sentendosi colmare dall'orrore. Se davvero lei era Ami, allora non c'erano possibilità. L'avrebbe ucciso. Li avrebbe uccisi.
-Sì, vi ucciderò.- disse Ami, tranquilla, facendolo sussultare. -Ma non ucciderò te adesso, Albus. Mi servi. Sono i tuoi amici a essere inutili.
Sfilò la bacchetta dalla tasca della sua veste viola.
-No, non farlo!- gridò Albus, nonostante il magone in gola. Ami lo guardò impassibile.
-Non vorrei, sai? Ma devo. Ora spostati.
Mosse la bacchetta e Albus venne scaraventato di lato. Barcollò, si appoggiò a un cassettone per non cadere.
-No!- urlò di nuovo.
Strinse la bacchetta, ma sapeva benissimo che sarebbe stato del tutto inutile. Lui, uno studente del primo anno, un ragazzino inesperto, cosa avrebbe potuto fare contro quella strega? Le sue speranze erano nulle.
Il viso di Ami, incorniciato da lunghi riccioli neri, era freddo e composto, a differenza delle espressioni terrorizzate di Betsabea, Frank, Roxanne e Louis.
Alzò la bacchetta e dischiuse le labbra.
-Avada Kedavra!
Il raggio verde che partì dalla punta della bacchetta volò verso Betsabea, ma lei si scostò appena in tempo, con un grido. La luce andò a colpire la parete e ne fece sbriciolare un pezzo.
-Lasciali stare!- esclamò Albus, il cuore che gli rimbombava nel petto. La paura l'aveva assolutamente agghiacciato.
Ami non lo degnò neanche di un'occhiata, mentre roteava il polso e puntava di nuovo la bacchetta verso i ragazzi.

*

Rose non era incosciente o paralizzata. Aveva visto tutto. Aveva sentito annullarsi l'incantesimo che Ami aveva posto su di lei, confondendola e immobilizzandola dietro il divano.
Quando Albus e gli altri erano entrati nella stanza, si era quasi sentita esplodere di gioia. Aveva rivolto loro un'occhiata velocissima, prima di tornare ad assumere quello sguardo vuoto.
Era perfettamente lucida da minuti, e ringraziava Merlino che Ami non se ne fosse accorta. Aveva assistito con terrore alla scena che si era svolta nella stanza.
Fingeva di essere ancora sotto incantesimo, ma in realtà la sua mente lavorava frenetica, alla ricerca di una soluzione.
Doveva fermare Ami, distrarla. Così lei e gli altri sarebbero scappati? Ma come avrebbe potuto fare? Era brava con gli incantesimi, ma era pur sempre una studentessa del primo anno...
Il suo sguardo cadde sul tavolino alle spalle di Ami, lì dove era poggiata la Chiave di Salomone.
Fu fulminata da un'idea. Lanciò un'occhiata rapida dietro di sé, vide la finestra aperta. Sì, poteva essere fatto. Sapeva che non si trattava certo di un metodo geniale, forse anche stupido, ma non poteva rimanere a guardare Ami che uccideva i suoi amici.
Nessuno la stava guardando, tutti erano concentrati su Ami, che stava alzando la bacchetta per la seconda volta.
Lei aggirò il divano, afferrò il libro e poi fece alcuni passi verso la finestra.
-Ehi!- gridò.
Mentre tutti si voltavano , Rose lanciò il libro, che oltrepassò la finestra e cadde nel buio.
-NO!
Gli occhi di Ami Valder vennero attraversati da un lampo di pura e rabbiosa follia, ma Rose li notò appena, mentre correva verso la porta. Afferrò Albus per il braccio.
-Andiamo!- gridò.
Mentre i ragazzi si precipitavano di corsa fuori dalla stanza, udirono la voce di Ami gridare: -Accio libro!
La porta si chiuse sbattendo. E loro corsero, continuarono a correre senza fermarsi neanche per un istante, con Albus che li guidava : lungo il corridoio, nell'atrio, giù per la scala e nella stanza dei tavolini, fino ad arrivare al corridoio dal quale erano entrati.
Albus correva come non aveva mai fatto. Non si trattava più di un gioco, lui e i suoi amici erano davvero in pericolo di vita. Non pensava a nulla, mentre le sue gambe scattavano, e sorpassava metri in pochi secondi.
Ci prenderà, tornerà a prenderci. Avrà già recuperato il suo libro...
Eppure non vennero raggiunti da Ami.
Quando uscirono di corsa dalla casa, Albus ignorò il manoscritto, ancora a terra. Recuperarlo avrebbe significato perdere tempo.
I ragazzi corsero in mezzo agli alberi. Il buio li fece inciampare spesso, ma non si fermarono.
Continuarono la loro corsa, finché non sbucarono su un viale.
Si bloccarono, e Albus si appoggiò a un albero, ansimando.
Davanti a loro c'era la facciata rosa chiaro di una casa, con portico e finestre. A sinistra, altre case immerse nel verde, simili a magazzini, mentre a destra il viale si allungava fino a un'altra coltre di alberi.
-Non siamo al sicuro, continuiamo ad andare.- disse Rose.
Albus si voltò verso di lei.
-Rose... come stai? Dove siamo finiti?
-Sto bene.- rispose lei. -Però non possiamo stare fermi qui. Muoviamoci.
Camminarono oltre la casa rosa, sul lato destro, e si fermarono davanti a una distesa d'acqua. Qualche metro più in là, c'era un ponte, con molte barche Babbane ormeggiate. In lontananza si stagliava il profilo di una città. Albus capì che dovevano trovarsi su un'isola, e lì c'era il porto.
Camminarono verso un ponte poco lontano e lo attraversarono, fino a raggiungere le barche.
Albus guardò la città in lontananza. A dividerla da quel porto, c'era una distesa d'acqua immensa, come se si trattasse di un lago.
-Fermiamoci per un attimo. A meno che voi non sappiate guidare queste barche, non possiamo andare oltre.- disse Rose.
-Rose, ma cosa ti è successo?- chiese Betsabea. Nonostante la preoccupazione, il suo viso era anche sollevato.
-Ve lo posso dire dopo? Sono... esausta. È stato brutto tornare di nuovo qui.
Sembrava lucida, non smarrita. La sua voce era ferma.
-Di nuovo in che senso?- disse Louis, posandole una mano sulla spalla.
-In Italia. A Venezia, isola della Certosa.
Quella frase venne accolta dal silenzio. Il primo a spezzarlo fu Al.
-Venezia? Italia? Dimmi che stai scherzando. E poi... isola di che?
Rose scosse la testa.
-No. Non so come voi siate arrivati qui, ma io penso di essere stata trasportata da un incantesimo, quando Ami... beh...
Quando aveva raccontato ciò che le era successo nella Foresta Proibita, aveva avuto un'aria molto più stanca e confusa. In quel momento, invece, la sua espressione era colma di determinazione e sollievo.
-Rose, non scherzare!- esclamò Roxanne. -Ma quale Italia? Ti rendi conto che...
Lanciò un'occhiata alla città lontana.
-Italia... è assurdo...- balbettò. -Devi dirci cosa è successo, cosa ha fatto quella Ami.
-Troviamo prima un posto sicuro. Dobbiamo raggiungere Venezia.- rispose Rose.
Italia, Venezia. Albus non riusciva a crederci.
Non potevano essere tanto lontani da casa, da Hogwarts, ed essere finiti in quel luogo.
Come avrebbero fatto a tornare? Come avrebbero fatto a chiedere aiuto a qualcuno del posto?
Maledizione, in che guaio ci siamo cacciati? Beh, almeno abbiamo ritrovato Rose.
-Spiegaci come facciamo a raggiungerla!- stava dicendo Louis. -Con tutta quest'acqua... e figurati se io so guidare una barca Babbana.
-Dobbiamo trovare il modo.- disse Betsabea. -Un incantesimo?
-Spostare una barca con la magia deve essere difficile.
-Forse conosco un incantesimo.- intervenne Rose. -Ricordate, ce ne ha parlato Vitious, anche se non abbiamo fatto pratica. Serviva a spostare gli oggetti, anche se abbastanza pensati.
Tutti si voltarono verso di lei.
-Intendi il Mobilicorpus?- chiese Albus.
-No, il Locomotor. Si esegue così. Si pronuncia la parola dell'oggetto da spostare, e poi Locomotor. Per esempio, Barca Locomotor. Adesso saliamo su una di queste e proviamo tutti insieme. Dato che saremo in sei, probabilmente riusciremo a muoverla. Dovremmo almeno provarci.
-Piano ottimo.- la interruppe Betsabea. -Ma la tua bacchetta?
Rose impallidì.
-Penso che sia... nella casa. Forse l'ha Ami, adesso. E io lì non ci torno.
-Hai ragione, nessuno sarebbe tanto matto da fare una cosa simile.- la rassicurò Albus. -Allora proveremo l'incantesimo in cinque.
Si diressero al fondo del ponte e salirono sull'ultima barca, lucida e bianca, attraversata da una striscia rossa. Lo spazio era sufficiente per accoglierli tutti.
Frank puntò la bacchetta verso la corda che teneva legata la barca.
-Diffindo!
La corda sembrò recidersi in parte, ma non si spezzò.
-Proviamo in due.- disse Roxanne, prendendo la bacchetta e raggiungendo Frank. Lui annuì.
-Diffindo!
Stavolta la corda si spezzò, e la barca sembrò muoversi un poco.
-Ricordate.- disse Rose, seduta accanto al timone. -Barca Locomotor. Sporgetevi e puntate le bacchette per bene.
-Ok.
Albus si appoggiò al basso parapetto, rigirò la bacchetta nella mano e la puntò contro la barca, tenendola stretta con particolare forza, per non rischiare che gli scivolasse dalle mani.
Anche Betsabea, Louis, Frank e Roxanne avevano fatto lo stesso.
-Ora.- disse Rose.
-Barca Locomotor!- esclamarono cinque voci decise.
Fu probabilmente per i cinque poteri riuniti, che la barca si mosse, anche se di poco. Albus la sentì scivolare lentamente sull'acqua, e poi si fermò.
Bah... sarà un mezzo metro.
-Più impegno.- sbuffò Rose.
Albus tentò di concentrarsi, strinse la bacchetta con più forza, cercò di catalizzare le energie.
-Barca Locomotor!
Quella formula venne urlata forse per un'ora intera.
La barca continuo a muoversi, seppur lentamente, fermandosi dopo poco. Ma si allontanò sempre di più dall'isola e dal porto.
Albus iniziò ad avvertire la stanchezza, il corpo intorpidito, le palpebre pesanti per il sonno. Ma non mollava certo la bacchetta per mettersi a sedere e riposare. Continuava ad eseguire l'incantesimo, e quel Barca Locomotor ripetuto in coro era diventato quasi una cantilena.
Sii determinato., pensò ad un certo punto. Come devono essere i Grifondoro, no?
La città si faceva sempre più vicina, con i suoi palazzi dai tetti rossi, sotto il cielo nero e stellato.
Poteva davvero essere Venezia?
La barca entrò infine nel porto, fortunatamente vuoto di persone, anche se pieno di barche.
-Ho un'idea.- disse Roxanne, e Albus si voltò a guardarla.
-Parla.
-Tutti i posti di tutti i ponti di questo porto sono occupati. Però noi adesso ci avviciniamo a una barca ancora attraccata, ci saltiamo su e poi saltiamo sul ponte. E da là arriviamo alla città. Semplice, no?
-Perfetto.- disse Louis. -Muoviamoci... Barca Locomotor!
Dopo qualche minuto, la barca cozzò contro un'altra, tutta blu, ormeggiata a un ponte.
Albus si alzò cauto, ripose la bacchetta nella tasca e poi si avvicinò alla punta della barca. Si issò sul parapetto, per poi gettarsi a bordo dell'altra. Si voltò solo dopo essere saltato sul ponte. Betsabea era già salita sulla seconda barca, Frank stava per spiccare il balzo, nonostante le occhiate nervose che lanciava all'acqua.
Quando furono tutti riuniti, attraversarono il ponte senza dire una parola. Solo quando terminarono di percorrerlo e arrivarono in una lunga strada, fiancheggiata da acqua e altre barche, Roxanne parlò.
-Dunque ci siamo tutti!
-Per fortuna.- sospirò Al. Si sentiva stanco, teso e spaventato, nonostante il sollievo per essere arrivato a terra sano e salvo.
Si voltò per guardare l'isola. Riusciva appena a scorgere alcuni degli edifici, e i vaghi contorni della scura coltre di alberi.
-Ora dove andiamo?- chiese Betsabea. -Sono esausta e preoccupata, quella pazza potrebbe seguirci.
-Cerchiamo un qualsiasi posto per riposare e dormire.- le rispose Rose. -Così vi racconterò quello che mi è successo, e voi mi direte come siete arrivati qui.

*

Note dell'Autrice : No, non mi sono trattenuta. Dovevo metterci la città di Venezia, ecco. Ispira troppo. Ma non immaginate quanto questo capitolo mi abbia torturata.ç_ç
Mi sono costretta a stare un sacco di tempo su Google Maps a controllare Venezia, l'isola, l'ambiente della città, a valutare dove i ragazzi potevano dirigersi e andare... sappiate che ogni mia descrizione, dalla casa della facciata rosa fino alla città, corrisponde a realtà. Anche se temo di aver descritto uno schifo.xD
Lasciate pure le vostre opinioni. In modo spietato.
   
 
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