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Autore: Bella_    17/07/2011    3 recensioni
Una storia d'amore. Edward tenebroso e insicuro. Bella insicura ma determinata. Il loro amore sarà per Edward un ancora di salvezza,ma il passato non si dimentica mai.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

La foresta era silenziosa. Nessun cinguettio di uccelli,nessun rumore di foglie spostate dal vento,silenzio. Un silenzio inquietante. E buio. Era notte,una notte senza luna. Al mio fianco una presenza,non mi girai per vedere chi fosse,non ne avevo bisogno,sapevo chi era. Mi guardava,ne ero sicura. Camminavamo vicini, non avevo paura,non ne avevo motivo,quella presenza mi dava sicurezza,certezza. La foresta non cambiava,era immobile. Il tempo si era fermato? Si,era fermo. Ma non avevo paura. Continuavo per la mia strada,a camminare senza fermarmi,senza pensare. Era come se sapessi cosa stessi cercando. O forse aspettavo qualcosa. Ad un tratto resto immobile. Una luce,un’immensa luce illumina tutto. La foresta prende i suoi ritmi. Gli uccelli cantano,le foglie si muovono nel vento,gli scoiattoli escono dai loro rifugi. La luce è forte e mi attira verso di lei. Cos’è? Chi è? La presenza vicino a me mi segue,senza esitazione. Non ho paura con lui. Cammino,mi avvicino,più mi avvicino più resto sorprese. La luce non mi acceca. Una culla. Una magnifica culla bianca. Sono curiosa,sempre di più mi avvicino,una bambina mi guarda,capelli bronzei un po’ riccioluti,occhi cioccolato,bella,bella come il sole. Mi sorride e mi cerca,con le manine mi cerca. La presenza al mio fianco sorride felice. Per la prima volta lo guardo,ho il bisogno di guardarlo,ma so chi è. Edward mi sorride,io lo ricambio e insieme accarezziamo quella creatura bellissima nella culla. Poi di nuovo buio. 

Mi svegliai di soprassalto. Che sogno strano. Quel volto è adorabile,magnifico. Il volto della bambina restò nella mia mente come marchiato a fuoco. 
Poi ricordai la presenza di Edward al mio fianco,ricordai la sera precedente e arrossì. Era tutto vero. Io e lui ora stavamo insieme. Mi ama,lo amo e quel pomeriggio sarebbe venuto con noi per lo shopping,pensai
Dopo la doccia indossai la biancheria intima,un jeans blu,maglia blu e ballerine bianche. Legai i capelli in una coda,come la sera prima e mi avviai giù per la colazione. Mio padre mi aveva lasciato tutto pronto sul tavolo in cucina. Caffè,latte e cereali. Sorrisi a quel pensiero gentile. Avrà voluto ringraziarmi perché mi occupo della cena,pensai. Feci lentamente colazione,salì su a lavarmi i denti e tornai in cucina. Avrei dovuto lasciare un biglietto a mio padre dicendogli che avrei passato il pomeriggio fuori. Infine mi avviai fuori casa. Aspettavo di trovare l’auto di Alice,ma mi sbagliavo. Una Volvo C30 mi aspettava davanti al mio marciapiede. Il guidatore era fuori appoggiato alla portiera del passeggero con un sorriso dolce stampato sul viso. Alla mia vista mi sorrise dolcemente e mi venne incontro. Ero meravigliata. Non mi aspettavo lui. Rise della mia espressione e mi cinse i fianchi baciandomi la guancia.
“Buongiorno,come stai?”
“Be-bene.” E arrossì
“Non mi aspettavi?”
“ A dire la verità no. pensavo sarebbe venuta Alice,non tu. Ma va bene,anzi più che bene” e sorrisi avvicinando le nostre labbra. Mi baciò con delicatezza. Le nostre labbra si sfioravano dolcemente. Poi,per la seconda volta,chiese il permesso di entrare nella mia bocca e così le nostre lingue si incontravano,si accarezzavano,si scontravano,si cercavano,si desideravano. Ci separammo con il fiato corto e il desiderio di continuare. Ma non era ne il posto nel il momento. Dovevo andare a scuola.
“Andiamo.” Mi sussurrò. 
Aprì la portiera del passeggero e mi fece entrare. Salì al posto del guidatore e ci avviammo verso la scuola. Durante i cinque minuti di viaggio tenne la sua mano nella mia accarezzandomi il dorso con il pollice,dolcemente,come una danza. Parlammo della notte trascorsa e mi avvisò su Alice. Avrebbe voluto sapere tutto da me,lui non le aveva detto nulla,solo che stavamo insieme. A quella verità arrossì e mi sentì felice,come mai prima di allora. 

Il parcheggio della scuola era già pieno di studenti che aspettavano il suono della campana. Quando la volvo di Edward fece il suo ingresso nel parcheggio tutti si girarono a guardare. Ma ciò che li lasciò lì ad osservarci fu la mia presenza in auto. Ci guardavano preoccupati,come se fossi in grave pericolo. Solo quattro erano gli sguardi pieni di euforia,quello di Emmet,Jasper,Rosalie e Alice. 
Parcheggiammo ed Edward scese con me per salutare gli altri.
“Oh cognatina cara,ora posso finalmente chiamarti così” Alice mi era letteralmente saltata addosso. Non cademmo grazie ad Edward che mi poggiò le mani sui fianchi per non farmi cadere. Una scossa elettrica fu ciò che mi causò quel tocco. 
“Alice però ora staccati,ti prego, non respiro”
“ooh scusami” mi guardò con sguardo malizioso e avvicinandosi al mio orecchio mi sussurrò:
“Dovrai poi raccontarmi tutto”
Rosalie mi abbracciò dolcemente e poi ricevetti un semplice abbraccio da Jasper a mo di saluto. Ma quello che mi sorprese fu Emmet. Mi prese in braccio e mi fece roteare su noi stessi ridendo.
“Oh che bello cognatina,ora Edward si che è felice. Almeno così anche lui parlerà con me e Jasper delle vostre notti focose.” E rise poggiandomi a terra. Io divenni paonazza mentre Edward gli diede uno schiaffo dietro la nuca intimandolo di non dire più nulla del genere. Tutti scoppiarono a ridere e il suono della campana ci ricordò di dover entrare per l’inizio delle lezioni. I ragazzi nel parcheggio continuavano a guardarci e una smorfia sul volto di Edward mi fece intuire che non ne era contento. La loro era un espressione di disgusto di disprezzo. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai stretto. Ad un centimetro dalle labbra gli dissi:
“Non pensarci. Non preoccuparti di ciò che dicono. Io so chi sei e ti amo per questo. Tutto ciò che diranno,che faranno non cambierà questo sentimento. Siamo io e te. Abbiamo dei veri amici che ci vogliono bene,questo è l’importante. Ciò che pensano a me non interessa. Punto. Tu sei il mio ragazzo.” E mi avvicinai a quelle calde labbra per baciarlo con amore. Ero innamorata e ciò doveva bastargli. 
“Ti amo anche io. Grazie amore”
“Prego. Ora vado. Ci vediamo dopo.”
“Certo. Verrò a prenderti e andremo Seattle per lo shopping. Torneremo a casa e cenerai da me,che ne dici?”
“Semplicemente perfetto” e mi sorrise. Dolcemente. Quel pomeriggio sarebbe stato perfetto. Avrebbe reso lo shopping con Alice la cosa più entusiasmante che esistesse. C’era lui con me.
Gli diede una altro bacio e mi avviai verso gli altri,salutando Emmet con una linguaccia mentre era appoggiato alla macchina di Edward.
Alice era entusiasta quella mattina. Non smetteva di parlare,di saltellare,di ridere e di pianificare il pomeriggio. Le lezioni della mattina si rivelarono insostenibili. In ogni classe in cui entrassi c’erano studenti che mi guardavano per poi girarsi verso il proprio compagno e parlottare. Era insostenibile,ma dovevo farlo per Edward. Lui non era ciò che gli altri pensavano. Lui era un ragazzo dolce,gentile,sensibile,unico,perfetto. E lo era per me. Questo mi bastava.
All’ingresso della mensa trovai Alice,Rosalie e jasper che mi aspettavano. Entrai e tutti,come in classe,si girarono a guardare per poi iniziare a parlottare. Iniziavo ad arrabbiarmi. Cosa avevano contro il mio Edward? Cosa avevano contro la sua famiglia. Ero arrabbiata,nervosa,irritata. 
“Non pensarci,lasciali perdere. Ora siete il nuovo scoop,scoop molto molto interessante.” Jasper. Intuiva sempre quando qualcosa non andava. Anche Alice era irritata,si vedeva dal suo sguardo. Jasper l’abbracciò e le sussurrò qualcosa. Intanto io e Rose ci avviammo al self service. Presi solo una soda e mi avviai al nostro tavolo. non mi importava di ciò che pensava la gente,ma quelle occhiate mi innervosivano.
Il pomeriggio passò come la mattina ma sapevo che da lì a poco sarei stata con lui. Non mi interessava altro.
Alla fine delle lezioni corsi fuori nel parcheggio senza aspettare gli altri e lo trovai lì,vicino la sua macchina,a parlare e ridere con Emmet. Appena mi vide si mosse verso di me con un sorriso dolcissimo. Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia. Lo guardai felice. Ero felice. Era mio e degli altri non mi interessava nulla.
“Come è andata oggi?”
“Bene” mentii. Non volevo che si preoccupasse.
“Nessuno ha detto nulla? Fatto commenti? Sicura?”
“Si,sicura. E anche se avessero detto qualcosa non mi sarei preoccupata di ciò che dicevano. Mi interessa solo ciò che pensi tu,non gli altri.” E lo baciai a fior di labbra. 
“Grazie” sussurrò causando l’aumento del battito cardiaco. 
Aspettammo l’arrivo degli altri e ci avviammo verso Seattle. Io in macchina con Edward mentre gli altri in macchina con Jasper. 
“Pronta per lo shopping pazzo?” e mi strinse la mano nella sua
“Diciamo..” e sorrisi di quella stretta
“Bè,non sarà facile con Alice,ti avviso” e rise,rise di gusto.
“ce la farò,tranquillo” e risi con lui.
“Ci sarò io con te,tranquilla” e dicendo ciò mi baciò la guancia. Non riuscivo ad evitare di desiderare quelle labbra,quel corpo. Stavo impazzendo. Quando scesi dall’auto davanti al centro commerciale non ci pensai più di tanto e mi gettai tra le sue braccia baciandolo con passione e desiderio. Non mi interessava che stavamo insieme da un giorno,ma lo volevo. Non riuscivo ad evitare quel contatto,come se avessi bisogno di quello per stare bene. Lui mi rispose con altrettanta passione,come se per lui fosse lo stesso. Ci separammo quando Emmet si schiarì la voce.
“Ehm,ehm ehm.. ragazzi,dopo casa ve la lasciamo libera,ma qua no,vi prego!” a queste parole ci staccammo subito. Però Emmet non smise di prendermi in giro quando io divenni rossa per l’ennesima battuta.
“Emmet smettila!” lo rimproverò Rosalie. 
Santa Rosalie,pensai. Era vero,forse stavamo esagerando,ma era impossibile per me stargli lontano.
Il pomeriggio al centro commerciale mi stancò terribilmente. Camminavo trascinata da Alice che pretese di farmi provare ogni abito di ogni negozio. Riuscì a farmi comprare più di quando mai avessi mai fatto e mi meravigliai di me stessa. Edward,Emmet e Jasper ci seguirono come anime in pena pronte per il momento della loro tortura. Infatti dopo due ore dedicate agli acquisti per noi Alice obbligò i ragazzi a comprare anche loro qualcosa. Edward fu quello a comprare più cose. Scarpe,maglie,pantaloni. Quando finalmente Alice fu soddisfatta degli acquisti tornammo a casa Cullen per la cena.
Erano le 7 ed Esme e Carlisle ci aspettavano in salotto. Erano abbracciati e stavamo prestando attenzione al notiziario. I loro volti erano una maschera di preoccupazione. Ciò che stavano ascoltando era qualcosa di preoccupante.
“Salve ragazzi” ci sorrise Esme,ancora con espressione preoccupata.
“Mamma,cosa succede?” la voce di Edward era turbata. Aveva avuto la mia stessa impressione e questo mi preoccupò ancor di più.
“Una serie di omicidi figliolo.” Rispose Carlisle guardandolo negli occhi. Mi strinsi ad Edward senza neanche pensarci. 

.. le quattro donne uccise sono state viste tutte salire sulla stessa auto. Questa,una BMW nera,non è stata mai avvistata di giorno nelle zone di Seattle. La polizia pensa che si sia allontanata dopo l’ultimo omicidio avvenuto la notte scorsa..

“Papà,le donne erano quelle che penso?” Alice. Non capivo a cosa si riferisse,ma la stretta di Edward intorno alla mia vita e la sua mascella contratta mi fece pensare al peggio. Carlisle rispose con un cenno di assenso ed Alice si strinse a Jasper con lo sguardo perso nel vuoto. Ero confusa,disorientata. Non capivo cosa significassero quelle parole,non capivo le reazioni dei due fratelli,non trovavo collegamento tra loro e le donne uccise. Chi erano? Cosa le legava a loro? Perché avevano reagito in quel modo? E perché quegli omicidi?
Non mi accorsi che tutti si erano allontanati dalla stanza,tranne noi quattro,né tanto meno che mi ero stretta ancora di più ad Edward tanto da mozzarmi il respiro. 
la cena fu silenziosa. Edward non aveva detto una parola,Alice era scoppiata in un pianto disparato. Emmet non fece battute,non scherzò. Rosalie era pensierosa mentre Jasper cercava di stare vicino ad Alice. Esme cercava di essere la mamma di sempre,ma la sua paura,che traspariva dal suo sguardo non abbandonava il suo sguardo. Mentre Carlisle si mantenne composto e sereno,ma sapevo che anche lui era preoccupato. Lo vedevo guardare i suoi figli,con ansia,che subito scompariva per non turbare gli altri. 

“Esme ti aiuto” dissi cercando di rendermi utile. Volevo anche scappare. Scappare da quella stanza piena di silenzio,dove una semplice parola era un rumore insopportabile,dove un semplice movimento diventava udibile a tutti,dove quel semplice silenzio faceva più paura di qualsiasi urlo di terrore. Esme mi sorrise e con lei raccolsi i piatti e mi avviai in cucina. Edward mi guardò,preoccupato,ansioso,spaventato,come se da un momento all’altro potessi scomparire,allontanarmi da lui,come se avesse capito che volevo allontanarmi da lui e non da quel silenzio. Mai,mai lo avrei fatto.
in cucina il rumore dei piatti da pulire e dei bicchieri da sciacquare facevano da sottofondo ai nostri respiri. Non parlai,fu Esme a sorridermi ed a iniziare a parlare. 
“Bella cara,scusaci,ma per noi quella notizia ha riaperto una ferita dolorosa,molto dolorosa. Mi dispiace non poterti spiegare,ma..” la interruppi. “Esme,tranquilla. Quando Edward vorrà,mi dirà tutto lui. Nessuno deve raccontarmi,se non lui. E lo farà quando vorrà. Ora,domani,fra un mese,fra un anno.. quando sarà pronto.” Senza dire una parola,Esme mi abbracciò. Quello abbraccio fu pieno di amore e durò fin quando Edward non mi prese dalle braccia di Esme e mi portò tra le sue braccia. Quel contatto per me fu essenziale,unico. Sapevo che aveva sentito,sapevo che aveva capito. Sapevo che era a conoscenza del mio amore,dei miei sentimenti e questo mi bastava.
“Domani,in un posto,nel mio rifugio,ti dirò tutto,tutto.” E mi baciò. Un bacio pieno di bisogno,pieno di parole,pieno di noi. 

Prima di tornare a casa andai da Alice. Nella sua camera,sola,era accovacciata nelle coperte. Non un respiro mozzato,né un piccolo mugolio,nulla,nulla proveniva da lei. Mai avevo visto Alice così,mai avrei voluto vederla così. Alice,la ragazza sorridente,vivace,che non si ferma mai,che non dà retta a niente,a nessuno,che vive nella sua felicità,era lì immobile,piena del suo dolore. Mi avvicinai e l’abbracciai stretta. Era per me importante,era una sorella e non l’avrei mai lasciata sola. Non mi abbracciò,poggiò solo le labbra sulla mia guancia,senza baciarla,e si rimise nella posizione iniziale. Mi faceva male vederla così.
Abbandonai la stanza e mi avviai verso Edward. Avevo salutato già tutti,così ci avviammo all’auto e mi riaccompagnò a casa. 

La mia camera era silenziosa,piena di domande senza risposte. Mi addormentai con le immagini di quella sera. La paura di Esme,la compassione di Carlisle,gli occhi spenti di Alice,la rabbia di Edward.
  
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