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Autore: aaarg    17/07/2011    5 recensioni
una piccola storia, potrebbe rimanere una one shot, ma mi piacerebbe continuarla: fatemi sapere che ne pensate!
La trama è semplice: e se Oscar avesse sognato tutto?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il nuovo capitolo, meno ironico del primo ma così m’è venuto! In questo capitolo in realtà si ripercorre parte dell’anime, un fil rouge che cercherò di mantenere in quanto compatibile col fatto che questi due giovanotti non devono arrivare al 12 luglio 1789 per dichiararsi il loro amore!
Ringrazio tutti per le recensioni e in particolare Amoreterno a cui chiedo perdono per l’involontario “furto”!
Quindi leggete, criticate, commentate e, se vi piace, fatemelo sapere! Grazie!
 
 
Due
O no?” si addormentò con questa domanda. E con quella stessa domanda si svegliò davanti alla finestra aperta. Non si era accorta di essersi seduta sulla poltroncina che teneva lì vicino. In realtà non si era accorta di niente, neanche di essersi addormentata. Il sogno della notte e tutti i suoi tormenti sembravano meno terribili con la luce di quel bel sole che sorgeva proprio di fronte a lei.

In fondo, si disse, che fretta c’era di fare o dire alcunché circa i suoi sentimenti? Andrè non sarebbe certo andato via da qualche parte e c’era da affidare il Cavaliere Nero, alias Bernard Chatelet, alla giustizia del Re. Un ladro e un violento, questo Bernard, che aveva reso cieco il suo André.

E da quando, di grazia, André è diventato tuo, Comandante Oscar?” si domandò tra il serio ed il faceto.
André è tanto bello e bravo che sicuramente avrà infranto molti cuori e magari avrà pure una compagna, una fidanzata, una ragazza del popolino che si sta struggendo per lui” si disse, e un sentimento nuovo, gelosia?, si fece strada nel suo cuore. Si rese conto solo in quel momento che non sapeva nulla della vita privata del suo amico, il quale invece sapeva tutto di lei.

Ecco, decise che quello sarebbe stato un buon punto di partenza  per intavolare un discorso e capire per chi battesse il cuore del bell’André. Chiedergli che facesse, dove andasse quando era libero, quando non era con lui, ora che era stato fugato ogni dubbio sul fatto che André non era il vero Cavaliere Nero. Ricordò come fosse stata male solo all’idea che Andrè fosse il Cavaliere Nero, gli incubi – maledetti incubi! – che aveva avuto al solo sospetto e come fosse stata sollevata nello scoprire che le sue assenze erano dovute alla sua partecipazione ad alcuni incontri di cittadini che parlavano di politica. Ma dubitava ancora adesso che lui ci andasse proprio ogni sera. Certo, André l’aveva portata a quelle riunioni di sovversivi, ma dubitava che passasse proprio tutte le sere e i suoi giorni di libertà (almeno quei pochi che lei gli consentiva) in un covo di nemici del re. Magari, chiedendoglielo senza usare quel tono di accusa che aveva usato l’ultima volta avrebbe ottenuto di sapere la verità.

Poteva sondare  il terreno con Nanny. Ma no, lei era stata la prima ad essere preoccupata delle strane assenze del nipote... e mentre indossava la giacca – ma quando si era vestita? – si sorprese a ridacchiare alla scena che si era appena immaginata: “Nanny, sono innamorata di André, solo che non so come dirglielo, e, a dirla tutta, non so nemmeno se lui mi corrisponda o se sia impegnato con qualcun’altra. Tu che mi consigli?”. Immaginava la faccia allibita della cara vecchina. Capace che l’avrebbe inseguita col suo famoso mestolo per tutta la casa, inorridita dall’idea che la sua bambina avesse delle idee così poco convenzionali!

Ancora sghignazzando scese in sala da pranzo per fare colazione e rimase sorpresa nel vedere André che stava già seduto al tavolo assaporando un tè ad occhi chiusi. “E’ così bello…”, e gli occhi le si velarono, vedendo la ciocca che gli copriva l’occhio ormai cieco. In fondo era anche colpa sua se lui ora si ritrovava così. Se lei fosse stata meno avventata, un po’ più accorta e non si fosse fatta catturare! Il senso di colpa, la rabbia le fecero stringere i pugni e serrare le labbra per non piangere.

Fu così che la vide André quando aprì gli occhi. La sua Oscar, forte e decisa. Ma quella mattina aveva qualcosa di diverso nello sguardo. Tenerezza? No, impossibile. Lei non lo amava, amava Fersen, quel maledetto bellimbusto svedese, l’amante della regina. Ma era un’ombra, quella che vide negli occhi di lei, e nel tempo che ci mise a vederla era già sparita, sostituita dal solito sguardo serio e limpido del Comandante Oscar François de Jarjayes.

Ciao André, come stai?” – “Bene Oscar. Vieni, l’acqua è ancora calda nella teiera” – “No grazie, preferirei una cioccolata calda” – “La solita golosa! aspetta, vado a dirlo alla nonna” – “No André, rimani qua, fra un po’ arriverà certamente qualcuno per portarmela”.
Lui la guardò sorpreso. Non che Oscar avesse l’abitudine di farsi servire da lui a tavola, ma quando lui si era offerto di andare a chiedere qualcosa nelle cucine, lei non lo aveva mai fermato. Che avesse pietà di lui, ora che aveva un occhio solo? Il pensiero lo fece arrabbiare. “Cosa pensi Oscar? Che io non sia più capace di fare quello che facevo prima? Ho perso un occhio, mica il ben dell’intelletto!”. Si stava alzando per andare comunque nelle cucine, quando lei gli parlò. “Oggi chiamerò le guardie reali e farò portare in prigione Bernard Chatelet. E’ ora che tolga la sua ammorbante presenza da questa casa”. Che tono duro, pensò André. Il Comandante delle Guardie Reali non poteva accettare che qualcuno attentasse ai privilegi della corona e dei nobili. Era prevedibile che avrebbe fatto così. Eppure… cos’era quella malinconia nei suoi occhi, ora? “Sempre malinconica, da qualche tempo, Oscar. Le pene d’amore ti stanno consumando! Ma perché guardi da un’altra parte? Ci sono io, ti darei tutto il mio amore se solo tu schioccassi le dita!” Questo pensava André, non immaginando cosa si dibattesse veramente nel cuore di Oscar.

Senti Oscar – disse – vorrei che tu liberassi Bernard, in fondo ormai è stato smascherato, non potrà più tornare ad indossare i panni del Cavaliere Nero”*.
Cosa? André nonostante tutto non cerca vendetta???? Ma come? Quell’uomo lo ha irrimediabilmente menomato e non vuole giustizia? Ma io sì! Io voglio che paghi con la vita per ciò che gli ha fatto! Non c’entrano niente i suoi furti ai danni della nobiltà, voglio che André abbia la vendetta che si merita!” pensò, e il suo sguardo si fece duro. Gli disse che non poteva far finta di niente, che Bernard era un ladro e un violento. Lui le rispose dicendo che aveva fatto ciò che aveva fatto perché aveva degli ideali. E se ne andò commentando che lei era nobile e non poteva capire e che lui era uno sciocco a pensare che avrebbe capito.

Sei tu che non capisci André. L’altro giorno stavo per uccidere Bernard con la mia spada, non so quale santo mi ha fermata. E lo stavo uccidendo perché lui ha osato toccarti, ferirti. Sei tu il motivo della mia intransigenza. Ma se tu non vuoi questo, io farò quel che mi chiedi. Solo, non guardarmi in modo troppo trionfante quando lo farò, non potrei sopportarlo!”, questo pensava Oscar con le lacrime che inopportune si affacciavano nei suoi occhi mentre vedeva il suo amico allontanarsi.



C’è una certa Rosalie a Parigi….” iniziò.
 
 
 
 
 
 
 
*ovviamente libera citazione del dialogo dell’anime, che non si svolge peraltro in sala da pranzo… licenza poetica
  
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