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Autore: Bookwrm389    18/07/2011    1 recensioni
["Sequel" della one-shot Open wounds]
Ed ritorna a Rush Valley con un obiettivo: scovare la persona che ha aggredito il suo meccanico.
E quando la mera violenza si rivela inutile, Ed decide di battere quel tizio al suo stesso gioco... che Winry lo voglia o no.
Genere: Generale, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Altro personaggio, Edward Elric, Nuovo personaggio, Winry Rockbell
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è stata tradotta da ChiuEs con il permesso dell'autrice

 

 
 

Capitolo 5
Ache
 

 
Quando Ed tornò al negozio, quella sera, scorse l’automail di Cal nel bidone della spazzatura. 
 
Si stupì di averlo notato. Era stato solo un piccolo barlume di luce riflessa a catturare il suo sguardo e a trascinarlo verso l’interstizio buio che separava la bottega di Garfiel da quella accanto. La mano d’acciaio era l'unica parte visibile, sbucava appena sopra il bordo del cassonetto. 
Ed si avvicinò e, facendo cadere a terra il paio di rollerblade che Paninya gli aveva prestato, recuperò l’automail prendendolo dal polso, in modo da poterlo esaminare più da vicino. A prima vista non c'era nulla di rotto, solo alcuni danni al rivestimento provocati da Winry quando lo aveva scagliato a terra. Niente che non potesse essere risolto con un po’ di smalto e la sostituzione delle parti rovinate. 

Lui e Al quella mattina avevano perlustrato l’intera via alla ricerca anche della più piccola vite e avevano riportato tutto all’interno del laboratorio, per lei. Eppure Winry aveva deciso di buttare via tutto.
 Non aveva risistemato il braccio, non l’aveva conservato, non aveva nemmeno tenuto da parte i pezzi per usarli come ricambi metallici, come aveva così gentilmente suggerito Cal. Aveva semplicemente gettato via tutto quanto. 
 
Ed issò il braccio metallico sulla spalla, raccolse i pattini e si diresse nuovamente verso la porta d'ingresso, riuscendo in qualche modo ad aprire la porta col gomito mentre sul suo viso si plasmava in un’espressione corrucciata. 
Al e Winry si trovavano nel retro del negozio, intenti ad apparecchiare la tavola per la cena, e quando Ed fece la sua comparsa l’armatura strillò, scioccata. “Fratellone, ma che cosa ti è successo?”
 
Ed trasalì. 
Paninya aveva cercato di dargli delle dritte sulla corsa su strada per tutto il pomeriggio, fino a sera inoltrata. La maggior parte di quel tempo Ed lo aveva impiegato soltanto per imparare a mantenere l'equilibrio su quei dannati pattini. E, a giudicare dalla reazione di suo fratello, tutto quell’affanno pomeridiano doveva essersi ripercosso anche sul suo aspetto. I vestiti erano riusciti a proteggerlo dalle tante collisioni con il terreno solo fino a un certo punto ma poi avevano ceduto, quindi era stata la sua pelle a subire le botte per il resto del tempo. 
Ringraziò mentalmente sé stesso per essersi
vestito di nero, altrimenti chissà quante ulteriori chiazze di sangue sarebbero state visibili. 
 
Winry alzò la testa, attirata dall’esclamazione di Al, e Ed si sentì immediatamente sollevato nel vedere che i suoi capelli erano tornati alla luce, legati nella solita coda di cavallo, sebbene la ragazza stesse ancora indossando la tuta con la cerniera tirata su fino al collo. 
Lei si accorse di come Ed si fosse conciato e sussultò, rimanendo a bocca spalancata per l’orrore.

Non concedendole il tempo di lanciarsi in una delle sue solite ramanzine, Ed depose l’automail di Cal sul tavolo abbastanza rumorosamente da far sobbalzare le posate. “Come mai questa roba è finita nella spazzatura?” domandò a bassa voce. 
 
Winry sfiorò l’automail con lo sguardo, parlando a denti serrati. “Io… non lo voglio.” 
 
“Perché per un po’ di tempo è rimasto attaccato a quel somaro?” incalzò Ed. “Non è più il suo braccio, è tuo. E niente di quello che costruisci tu si merita di finire in un cassonetto.” 

Detto questo, Ed posò i rollerblade in un angolo della stanza e si lasciò cadere su una sedia, dedicandosi al cibo e attaccando i piatti con gusto. Notò con soddisfazione che Winry stava ripetutamente spostando lo sguardo da lui o meglio, dai suoi lividi e vestiti strappati ai pattini, e viceversa, cercando di mettere insieme i pezzi del puzzle. Bene. Le avrebbe lasciato credere di aver dimenticato la faccenda di Cal per buttarsi nel favoloso universo del pattinaggio da strada. L'ultima cosa di cui Ed aveva bisogno era che lei tentasse di convincerlo ad abbandonare i suoi piani per il giorno seguente. 

“Fratellone?” chiamò Al, raccogliendo i pattini dal pavimento per esaminarli. “Perché vai in giro con questi cosi? Pensavo che non ti piacessero i rollerblade…”
 
“Ho incontrato Paninya e lei ha stabilito che il fatto che io non sapessi gareggiare su strada fosse un crimine intollerabile,” mormorò Ed, sperando con il suo atteggiamento disinvolto di ingannare gli altri due e far credere loro di essere meno malconcio di quel che sembrava. Anche se, in tutta onestà, quella valanga di escoriazioni gli stava facendo un male cane. “Quella ragazza è fuori di testa. Sapete che sta pensando di partecipare alla gara che stanno organizzando in città? Dice di volere il premio in denaro per ripagare gli automail di Dominic.”

“Davvero?” disse Al incuriosito. “Forse dovremmo fermarci qualche giorno in più e andare a vederla gareggiare. Scommetto che le farebbe piacere un po’ di tifo!” 
 
Winry si sedette lentamente, col viso ancora imbronciato ma fortunatamente con l’aria tranquilla. “Come vanno i pattini che le ho costruito? Stanno reggendo?” 

A Ed andò di traverso un po’ d'acqua, ma non appena si ricompose prese a fissare Winry con uno stupore che non era del tutto simulato. “Li hai fatti tu?" ansò. “Non ci credo, quei cosi sono fenomenali!”
 
Winry arrossì un pochino, lusingata dal complimento, e si lanciò immediatamente a raccontare di come Paninya si fosse recata da lei con il disegno di Dominic e di tutte le modifiche che lei aveva apportato al progetto per ottenere un prodotto finale che soddisfacesse appieno le esigenze della ragazza. Dopo poco la conversazione deviò su Dominic e la sua famiglia, su come stessero lassù in montagna e su come il bambino che Winry aveva aiutato a nascere stesse già imparando la versione-baby dei primi rudimenti di meccanica degli automail. Ed diede voce ai suoi pensieri affermando che non sarebbe passato molto tempo prima che anche quel nanerottolo cominciasse ad andarsene in giro brandendo chiavi inglesi a mo’ di arma; quel commento a sproposito gli valse un bel calcione da sotto il tavolo. 
 
Come accomunati da un tacito accordo, Ed e Al lasciarono che Winry continuasse a chiacchierare a proposito della sua vita a Rush Valley. Era così bello sentirla essere di nuovo sé stessa, vederla parlare senza posa al punto che più di una volta dovettero ricordarle di respirare e mangiare. Ed lo trovò un grande miglioramento rispetto al suo stato d'animo della mattina. 
 
Ma, nonostante questi pensieri consolanti, la gara con Cal continuò ad aleggiare nei meandri della sua mente durante tutta la cena. Più volte Ed si era inconsapevolmente estraniato, fissando i rollerblade, riesaminando nella sua testa tutti gli errori che aveva fatto, cercando un modo per migliorare la sua tecnica prima della gara del giorno seguente... 

Era stato durante uno di questi attacchi di ponderazione che Ed aveva notato Winry osservarlo con un’espressione strana. La ragazza aveva agganciato il suo sguardo, puntato così sovente sui rollerblade, e ciò doveva averle fatto crescere in seno qualche sospetto. Ma proprio quando sembrava sul punto di dire qualcosa, la porta si aprì e Garfiel entrò, carico di pacchi. “Sono tornato! Alphonse, sii gentile, dammi una mano con questi. Sono decisamente pesanti.”
 
Al si mosse rapidamente in suo aiuto e subito Ed si schiarì la gola e balzò in piedi, evitando così di rimanere seduto da solo insieme a una Winry sospettosa. “Vado a darmi una lavata,” annunciò. “Se non mi vedete tornare entro domattina, consideratemi affogato e cominciate ad organizzare il mio funerale.” 
 
“Contaci, fratellone,” ridacchiò Al. 
 
“Il bagno è al piano di sopra, a sinistra!” spiegò Garfiel. “E non usare tutta l'acqua calda!” 

Ed si ritirò al piano di sopra e trovò il bagno con poca difficoltà. Era una stanza piccola ma funzionale, con una vasca di metallo contro la parete di fondo che fungeva anche da doccia. Ed tirò la tenda cerata e riempì la vasca con acqua calda. 
Un buon lungo ammollo era proprio quello di cui aveva bisogno per sciogliere i muscoli prima del mattino successivo. Non poteva certo permettersi di presentarsi all’incontro e competere contro Cal mezzo anchilosato. 

Ecco. Il solo pensare alla sfida era stato sufficiente a far pulsare tutti i suoi graffi e lividi all'unisono. 
Quando la vasca si fu riempita, Ed si spogliò completamente e squadrò con un’espressione schifata la figura che vide riflessa nello specchio. Lo stinco destro e il braccio sinistro avevano la pelle graffiata e raschiata in più punti a causa delle sue numerose cadute. Le ferite più brutte erano coperte da croste di sangue rappreso che in certi punti aveva fatto sì che i vestiti gli si incollassero addosso. Il costato e il ginocchio non metallico si erano chiazzati di  nero e blu dopo tutte le volte che si era schiantato a terra. Ed non volle nemmeno provare a immaginare lo stato del suo sedere, che aveva dovuto subire e ammortizzare gli urti peggiori. 

Mi sono fatto fare il culo da un paio di fottutissimi pattini, pensò con stizza. Ma lo consolava il fatto che Paninya fosse stata la sua unica spettatrice. Non provò nemmeno a chiedersi quello che avrebbero potuto dire Al e Winry se l’avessero visto scivolare in lungo e in largo, cozzando contro edifici e malcapitati passanti. Altro che vincere la gara… sarebbe stato fortunato anche solo a riuscire a raggiungere il traguardo intero. 

Non che le basse probabilità lo avessero mai fermato prima. Se non altro, aveva sempre fatto del suo meglio anche quando i pronostici lo avevano dato per sfavorito. 

Ed si aggrappò sul bordo della vasca e con cautela si calò nell’acqua fumante, sforzandosi di reprimere gemiti di soddisfazione molto poco virili. Piccole nuvole di polvere, sabbia e sangue rosato si staccavano dalla sua pelle fluttuando nell’acqua, mentre lui si strofinava in ogni dove per rimuovere la ghiaietta che non si sa come era riuscita ad infilarsi in ogni più piccolo anfratto di pelle. I suoi automail se l’erano cavata con solo qualche graffio, ma aveva comunque intenzione di dar loro una controllatina più approfondita in seguito per assicurarsi che non fosse rimasto qualche detrito incastrato nelle giunture 

Bang!
 
Ed fece saettare involontariamente un piede in aria quando la porta del bagno si spalancò, rovesciando acqua su tutto il pavimento. Il ragazzo agguantò la tenda da doccia con velocità felina non appena si rese conto di chi avesse appena fatto irruzione nella stanza. “Winry! Ma che diavolo!” 

“Questo è quello che dovrei domandarti io!” strillò Winry, chiudendo la porta alle sue spalle con un colpo secco e piantandosi le mani sui fianchi. “Pensi davvero di essere così bravo a dire bugie, Edward Elric?” 
 
Ed emerse dall'acqua, continuando a tenere le sue parti basse strettamente avvolte nella tenda e mettendosi sulla difensiva. “Winry, fuori di qui!” piagnucolò. “Bagno! Privacy!”

“Oh, per favore! Come se non avessi mai visto il tuo corpo prima d’ora!" 

“Almeno passami i pantaloni o qualcosa del genere prima di metterti a sbraitare!” 

Un asciugamano gli si schiaffò in faccia e Ed si nascose dietro la tenda in modo da poterselo legare attorno alla vita, imprecando sottovoce. Una volta resosi presentabile, tirò nuovamente la cerata e uscì dalla vasca. “Ok, che cosa ho fatto di male stavolta?” 

“Non è quello che hai fatto, ma quello che hai intenzione di fare!” scattò Winry. “Stai imparando a pattinare per poterti confrontare con Cal durante la gara finale di corsa su strada, vero?” 

La supposizione della ragazza era abbastanza vicina alla verità e Ed in un primo momento non seppe cosa dire. Winry interpretò il suo silenzio come una confessione. Lo colpì al petto, furiosa. Non posso crederci, Ed! Proprio non posso eppure ti avevo detto che non ho bisogno della tua protezione! Quale parte di quel discorso non riesci a capire?” 

“Quello che non riesco a capire,” replicò Ed schiettamente, “è perché sono io l'unico che sta realmente cercando di fare qualcosa contro quel bastardo arrogante. La ragione per cui pensa di poter farla franca dopo aver ferito altre persone è perché nessuno sembra disposto a provare a fermarlo! Perché non dovrei fronteggiarlo e fargli smettere di darsi tante arie?” 
 
“Allora per te è tutta una questione di orgoglio, non è così?” domandò Winry con tono beffardo. “Non sia mai che ti accontenti che le cose vadano come vadano, oh no, tu hai bisogno di intervenire e dimostrare che sei sempre il migliore!” 

Ed le afferrò entrambe le braccia, sperando che scuotendola l’avrebbe aiutata a ritrovare un po’ di buonsenso. “Winry, non ti permetto di parlarmi in questo!” 
 
La sua testa scattò di lato quando il pugno Winry si scontrò con il suo zigomo. Ed indietreggiò di un passo, stordito dal colpo. Ma, a giudicare dallo sguardo inebetito di Winry, quel cazzotto era partito del tutto istintivamente, era stato una reazione involontaria e non necessariamente diretta contro di lui. 

Ed deglutì, attanagliato da una strana sensazione di malessere. Che Cal l’abbia afferrata in questo modo…? 

Winry gli si avvicinò, con un’espressione da cane bastonato, e tese la mano per appoggiarla a coppa il suo volto. Ma le sue dita si fermarono a qualche centimetro dal mento di Ed e invece di proseguire andarono ad accarezzare il braccio sinistro del ragazzo, scorrendo sulla pelle cosparsa di ecchimosi. 

“Ma guardati,” sussurrò Winry, trattenendo poi il respiro in una maniera che fece venire a Ed la voglia di correre a rannicchiarsi mestamente in qualche angolo. “Sei tutto livido e malandato. E questo è solo il risultato di una lezione per imparare a pattinare. Cosa pensi di poter fare in una gara vera, eh? Tu non hai idea di quanto possano rivelarsi pericolose quelle corse! Cal e i suoi amici sono stati i vincitori indiscussi dei turni preliminari, si sono allenati a questo scopo per mesi. Come credi che mi sentirò se tu dovessi ferirti seriamente durante la vostra sfida?” 

“Cosa ti fa pensare che lascerò che questo accada?” rispose Ed tranquillamente. “Non credi che io possa vincere contro Cal?”

“Io… io non lo so.” Winry vacillò, abbracciando sé stessa. “Ma non voglio vederti rischiare l’osso del collo solo per vincere una stupida corsa. Ed, promettimelo! Promettimi che non tenterai di partecipare a quella gara! Promettimi che non cercherai di vendicarti di lui in questo modo!" 
 
E, ancora una volta, Ed vide spalancarsi quei maledetti occhi. Quelli ai quali non poteva mentire e ai quali allo tempo stesso non poteva dire la verità. 
C'era solo una risposta per quei penetranti proiettili blu. 

“Non posso” disse Ed con voce fioca. “Non posso farti questa promessa. Mi dispiace.”

Winry sostenne il suo sguardo, come se sperasse che restando semplicemente lì ad aspettare sarebbe riuscita a fargli cambiare idea. Alla fine, chinò la testa senza dire una parola e si voltò per andarsene. Ed avrebbe voluto fermarla, ma non una parola riuscì ad uscire dalle sue labbra mentre la guardava camminare lungo il corridoio e scomparire dietro la porta della sua camera. C'erano solo domande, e poi altre domande. Perché Winry non voleva lasciarlo combattere per il suo onore? Che cosa gli stava nascondendo? 

 
 
Se proprio hai bisogno di qualche ulteriore stimolo, potrei sempre decidere di raccontarti qualcosa di più… 
 
 
 
“Maledizione,” sibilò Ed, aggrappandosi allo stipite della porta del bagno così forte da farsi sbiancare le nocche. Sarebbe presto impazzito se avesse ancora permesso alla sua mente di perdersi in pensieri e circoli viziosi. Richiuse la porta, abbandonò l'asciugamano e tornò al suo bagno interrotto, affondando fino al mento in acqua con le braccia appoggiate mollemente sui bordi della vasca. 

Winry… Callahan… la sfida… non sapeva che Cal avesse partecipato alla competizione cittadina e si fosse qualificato finalista. 
A dirla tutta, a Ed effettivamente non era dispiaciuta l'idea di Winry sul fatto di batterlo durante una gara ufficiale con tutta Rush Valley come pubblico. Ci sarebbe voluto molto, molto tempo per superare un'umiliazione di quella portata. Ma, come aveva detto Paninya, ormai era troppo tardi per iscriversi. Ed avrebbe dovuto accontentarsi di battere quel bastardo in privato, confidando nel fatto che la vergogna di essere stato sconfitto da un novellino avrebbe martellato per molto tempo in quella testa tronfia. 

Oh sì, sarebbe stato veramente fantastico 

Udì il rumore di vuoti gambali metallici che salivano le scale e fece una smorfia esasperata quando la porta del bagno si aprì nuovamente, cigolando. “Esiste ancora qualcuno in grado di comprendere il concetto di privacy?” 

“Ho sentito cosa vi siete detti, tu e Winry,” proruppe Al, senza preamboli, chiudendo la porta alle sue spalle. “Hai davvero intenzione di gareggiare contro Callahan? È per questo che ti sei procurato quei pattini?”

 “Beh, dal momento che prenderlo a cazzotti non si è rivelato sufficiente…” 

 “Lo hai preso a cazzotti?” 

“Mi pareva di aver capito che nessun altro avesse intenzione di muovere un dito…” mormorò Ed con uno sguardo eloquente puntato verso il fratello. 

Io pensavo che sarebbe stato meglio se almeno uno di noi fosse rimasto qui in casa a tentare di parlare con Winry,” disse Al con calma, glissando con classe sulla provocazione. 

Ed sciolse il nastro che legava la sua treccia e inzuppò i capelli nell'acqua. “E ci sei riuscito? A parlarle, intendo.” 

“Un pochino,” ammise Al. Quando Ed gli lanciò un'occhiata insoddisfatta, l’armatura scosse la testa in fretta. “Ah, no, non di quella cosa. Mi ha semplicemente raccontato come ha conosciuto Cal e come lui si comportasse prima di… lo sai. Prima. Suppongo che Winry in un primo momento lo considerasse davvero una persona piacevole. Lui non le aveva mai detto o fatto qualcosa di male fino a qualche giorno fa. Non riuscivo nemmeno a credere che il ragazzo che abbiamo incontrato stamattina fosse la stessa persona di cui lei mi stava parlando. Era così… così…” 

“Lo so,” mormorò Ed. Aveva percepito la vena di rabbia celata nella voce di Al e si sentiva totalmente d'accordo con lui.
 
“Fratellone” continuò Al, esitante. “Cosa pensi sia realmente accaduto tra loro? Voglio dire… mi sembra abbastanza evidente che ci sia stata una colluttazione, quindi mi stavo chiedendo se non sia meglio provare a convincere Winry a parlarne con le autorità…” 

“No,” replicò immediatamente Ed. “Anche Cal si è fatto male, te ne sei scordato? Se Winry sporgesse denuncia, sono certo che Cal le terrebbe testa rigirando subito la frittata e facendo credere a tutti che sia stata lei a provocare lo scontro. E non dimentichiamoci che suo padre fa parte dell’esercito.”
 
“Ma anche tu sei nell’esercito!” 

“Cal vive qui e conosce la gente della zona” ribatté Ed duramente. “Probabilmente ha amici e conoscenti a sufficienza disposti a garantire per lui e a tirarlo fuori da qualsiasi sorta di situazione scomoda. Questa faccenda non può essere risolta affidandosi alla legge.”

“E cosa ti fa pensare che possa essere risolta con una corsa su strada?”

Ed inclinò la testa all’indietro e la appoggiò sul bordo della vasca, con gli occhi fissi sul soffitto. “Perché è stato proprio Cal per primo a suggerire di gareggiare. È il suo campo, un ambito nel quale sa di poter primeggiare su tutti. Ti ricordi com’era, Al? Quando l'alchimia era il nostro mondo e sentivamo che l’averne padronanza ci rendeva migliori rispetto alla gente comune...” 

Al non gli rispose, ma Ed sapeva che il fratello ricordava quella sensazione altrettanto bene quanto lui. A quei tempi, prima che loro madre morisse, prima della trasmutazione umana e dell’alchimia di Stato, a loro importava solo migliorare, nient’altro. Certo, in parte era per il desiderio di aiutare gli altri, ma erano state le lodi della mamma il loro primo obiettivo, la loro forza trainante. Per Cal era lo stesso, anche se lui preferiva cercare il plauso delle masse, sentirsi approvato e invidiato dalla gente. Probabilmente anche tutti i suoi scagnozzi erano solo persone delle quali si attorniava per dare sempre nuovi impulsi al suo ego, più che amici nel vero senso della parola. 

Anche in quell'occasione Cal stava sfruttando quel che era successo con Winry qualsiasi cosa fosse per sentirsi padrone, superiore, per imporsi su lei e Ed come se ciò gli spettasse di diritto. 
Ed non avrebbe mai potuto perdonare una persona del genere. 
 
“Lo batterò,” garantì Ed a bassa voce. “Devo farlo.” 

Al lo guardò, ma ciò che stava per dire preferì lasciarlo inespresso. Si voltò e aprì la porta per uscire. “Non stare qui troppo a lungo. Anche il signor Garfield vuole farsi il bagno.” 
 
“…ti ringrazio, Al. Avevo davvero bisogno di quest’immagine mentale.”
 
 

 

Continua...


 

***


 
Note della traduttrice 
Visto? L'avevo detto che mi sarei impegnata per non far passare altri sei mesi XD

Capitolo un po' breve e leggermente confuso (tradurre le paturnie di Ed in alcuni punti non è stato affatto facile, spero che almeno si comprenda qualcosa!), "episodio cuscinetto" nell'attesa della rocambolesca sfida fra Ed e quell'antipatico di Cal.

Come sempre ringrazio chiunque abbia letto e in particolare Finn, Siyah e LaUrA43587 per gli ultimi commenti.


A presto con il prossimo capitolo di HS!
ChiuEs
 

 

   
 
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