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Autore: BaliBliss    18/07/2011    3 recensioni
Nell'epilogo, Albus chiede ad Harry perché tutti li stanno fissando. Questa è la storia di come James ha imparato la risposta alla stessa domanda.
La storia originale è di BaliBliss, traduzione a cura di Jane Dirnt.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Sirius Potter, Teddy Lupin, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Scusatemi per il deplorevole ritardo, ma sono stata colpita da un periodo molto impegnativo.
Fra l'uscita al cinema dell'ultimo film e lavoretti vari, mi sono ritrovata a non aver tradotto nemmeno due righe.
Comunque penso di aver rimediato con la traduzione di questo capitolo lunghissimo e anche spronando la cara BaliBliss a finire la storia, e io stessa l'ho letta tutta.
Non voglio spoilerare, quindi vi dico solo di seguire i prossimi capitoli e di divertirvi con noi.
Jane.

La mattina seguente trovò tutti e quattro i ragazzi  svegli sorprendentemente presto, considerando che era Domenica e quindi non avevano alcun motivo per essere alzati.
Si erano riuniti attorno al tavolo di Grifondoro, ed stavano felicemente facendo in modo di mangiare qualsiasi cosa fosse concepibile. Come c’era da aspettarsi da
qualsiasi gruppo di ragazzi nel Mondo Magico, la conversazione si era spostata inevitabilmente al Quidditch.
 
"... neanche per sogno!" gridò Michael, fissando incredulo i due ragazzi che avevano appena finito di spiegargli la complessità del Quidditch. A quanto pare, non era propenso
a credere a racconti fantastici di picchiate, che avevano scongiurato collisioni quasi fatali a pochi centimetri dal suolo, o terribili ferite ricevute da Bolidi (e Battitori) iper-eccitati.
 
Si girò verso Matt, che era stato sorprendentemente tranquillo, per cercare supporto. Matt si strinse nelle spalle, non ancora sicuro a chi credere dei due.
 
“È tutto vero, te lo prometto!" proclamò James, "Fidati di me, io so tutto di Quidditch. Quasi tutti nella mia famiglia lo hanno giocato."
 
Ora era il turno di Daniel di fissare incredulo James. Daniel, la cui famiglia si era trasferita in America quando era scoppiata la prima guerra ed sera tornata solo dieci anni prima,
non aveva familiarità con le prodezze di Quidditch della famiglia Weasley. Anche se così fosse stato, sarebbe stato incline a non credere a James, in base alla pura improbabilità del
fatto - in America, dove le scuole per maghi erano generalmente molto più grandi di Hogwarts, c'erano solo pochi streghe e maghi abbastanza talentuosi a Quidditch da giocare
per le loro scuole.
Alla fine, cogliendo gli sguardi di incredulità che stava ricevendo, James buttò le braccia in aria, esasperato, e crollò sul tavolo (evitando accuratamente il suo piatto di uova),
con un borbottio invocò: "Perché nessuno mi crede?"
 
"Perché sei un piccolo mascalzone melodrammatico, a volte," fu la risposta divertita di Teddy, il quale, all'insaputa di James, era appena arrivato al tavolo.
 
Ignorando la sguardo assassino inviatogli da James, scivolò sulla panchina tra James e Matt, facendo sibilare James. Per quanto riguardava gli altri ragazzi, si rivolse loro con un
lieve cenno del capo in direzione James per indicare di chi stava parlando.
 
"Allora, perché ha il broncio oggi?"
 
Se si aspettava una risposta, allora si stava sbagliando parecchio. Gli altri sembravano essere stati colpiti da mutismo dopo che uno studente del settimo anno si era rivolto a loro
in maniera così familiare. O forse, erano distratti dai capelli blu elettrico che Teddy aveva deciso di plasmare quel giorno.
Fu  Daniel a vincere il suo silenzio per primo. "Sostiene che tutta la sua famiglia giocasse a Quidditch per la scuola". L'incantesimo fu spezzato, sia Matt che Michael mormorarono
il loro assenso.
 
Teddy alzò un sopracciglio e si voltò verso James. "Stavi dicendo di nuovo bugie, ragazzo?"
 
James si lasciò sfuggire uno sbuffo indignato e prese a calci la caviglia di Teddy sotto il tavolo. "No! Ho detto che la maggior parte della nostra famiglia ha giocato a Quidditch".
 
Teddy rise dell’apparente irritazione di James e sorrise agli altri ragazzi. "Beh, non potrei dirlo più correttamente di così." Cogliendo i loro sguardi dubbiosi, parlò di nuovo. "Venite,
vi faccio vedere".
 
"Dove stiamo andando?" chiese Michael, camminando a fianco di Teddy.
 
Il ragazzo di solito tranquillo si era ritrovato in qualche modo attratto dal ragazzo più grande, nonostante il suo aspetto iniziale. Anche se nessuno dei due ragazzi lo
avrebbe riconosciuto, Teddy trasudava gran parte della calma di suo padre, e ciò avrebbe sempre attirato la gente a lui, mettendoli più a proprio agio in sua presenza.
E così Teddy stava aiutando Michael a venir fuori dal suo guscio, senza dover fare nulla. Nelle settimane a venire sarebbe nata fra i due una comprensione reciproca, una sorta
di parentela. Sebbene non potessero trascorrere il loro tempo libero insieme, Teddy avrebbe tenuto d’occhio Michael come faceva per James, e Michael, a sua volta, si sarebbe
rivolto a Teddy ogni volta che avrebbe avuto bisogno di un consiglio.
 
"Alla sala dei trofei", rispose il ragazzo più grande con un sorriso disinvolto.
 
"Eurgh, perché?" la risposta scontenta arrivò dall’altro lato di Teddy.
 
"Perché, James," rispose Teddy con meticolosa pazienza, "Pensavo ti piacesse quando ti si da ragione". James, non avendo – apparentemente – risposta a tale logica, rimase
in silenzio.
 
"Non sono ancora sicuro del perché abbiamo bisogno di andare alla stanza dei trofei anche se ...?" sottolineò Matt esitando da dietro il trio, dove stava camminando con Daniel,
che aveva cercato di spiegargli perché i ritratti si muovevano, nel miglior modo in cui un mano di undici anni che aveva appena iniziato la sua istruzione potesse fare.
 
"Ho pensato di mostrarvi la Coppa del Quidditch…" aveva iniziato Teddy, prima che James lo interrompesse.
 
"…In modo che io possa provare la preoccupante frequenza con cui i membri della mia famiglia sono su di esso!" finì con un sorriso arrogante che ricordava molto quello di
suo nonno. "Ora, andiamo!"
 
"... E più di recente, l'anno scolastico '96-97, Grifondoro ha vinto la coppa con mamma, papà e lo zio Ron che giocavano. Quindi, cioè, senza contare cugini e tutti gli altri,
mio ​​nonno, mia mamma, mio ​​papà, gli zii Charlie, Fred, George, Ron e la zia Angelina. Perciò, Io sa…"
 
James si voltò da dove avevano guardato le Coppe di Quidditch con uno sguardo di trionfo sulla faccia, solo per trovare un molto divertito Teddy (che già sapeva tutto quello che
James stava dicendo), e un disinteressato Matt (che stava studiando alcuni scudi in un angolo della stanza), e non Michael e Daniel.
 
"Beh", disse Teddy celando a malapena il suo sorriso, "Sembra che tu avessii ragione, dopo tutto."
 
"Dove sono andati?" chiese James, ignorando la risata silenziosa di Teddy.
 
"Si sono annoiati. E sono andati via. Come avrei fatto io, se posso dirlo..."
Arruffando bonariamente i capelli di James, più per dispiacere di James, Teddy uscì saltellando dalla stanza dicendo che aveva "posti dove andare, gente da vedere."
 
"Beh", sbuffò James per la seconda volta quella mattina.
Per quanto riguarda Matt, lo trovò ancora assorto nel suo studio, come James aveva ipotizzato, di alcuni premi scuola piuttosto poco emozionanti.
 
James si voltò di nuovo verso la sezione Quidditch, ed aveva appena cominciato a perdersi nel nomi familiari, quando la voce di Matt ruppe il silenzio.
 
"Ehi, James, qual è primo nome di tuo padre?"
 
"Harry. Perché?" rispose James, senza molto interesse.
 
"E il suo secondo nome inizia per 'J'?" fu  la risposta, che James non mancò di notare che non rispondeva alla sua domanda.
 
"Sì, ma perché?" chiese, l'interesse suscitato.
 
"Vieni a vedere questo".
 
James si affrettò a raggiungere Matt e guardò lo scudo che indicava. Non era prominente, nascosto tra un paio di scudi simili, che, realizzò James, erano sorprendentemente
pochi dato l'intervallo di tempo che sembravano comprendere.
 
Facendosi più vicino, lesse la scritta su di esso.
 
"Premio Speciale per i Servizi per la Scuola
 
Assegnato al sig J. Harry Potter
 
Nell'anno scolastico del 1992-1993".
 
Gli occhi di James si spalancarono per la sorpresa - il padre di certo non aveva mai detto di aver ricevuto un tale riconoscimento mentre era a scuola.
 
"Questo è il tuo papà, non è vero?" chiese Matt.
 
"Sì ..." ora lo scudo accanto aveva attirato l'attenzione di James. "E quello accanto è stato assegnato al suo migliore amico, mio ​​zio Ron. Per qualsiasi cosa l’abbiano
ottenuto, probabilmente lo hanno fatto insieme, dato che nessun altro ne ha uno ..."
 
"Mi chiedo cosa fosse ..." rifletté Matt.
 
"Hmm," James acconsentì distrattamente, mentre faceva dei calcoli mentali, "Erano solo nel secondo anno quando l’hanno avuto."
 
Matt guardò James, le sopracciglia sollevate. Chiaramente era  molto colpito come anche era.
"E tu sei sicuro che non ti abbia mai detto nulla al riguardo?"
 
"No ..."
 
James aveva fatto scorrere la sua conversazione con Matt nella sua mente tutto il giorno. Era certo che suo padre non aveva mai detto nulla di premi speciali, o dell’aver fatto
niente di particolare merito, oltre al Quidditch, mentre era a scuola.
 
Ma, disse che la piccola voce nella parte posteriore della mente James, non hai sempre pensato che ci fosse qualcosa che non stavano dicendo?
 
Per quanto James aveva cercato di ignorarlo, dovette ammettere la verità della questione. Recentemente, si era ritrovato a chiedersi se ci fosse qualcosa che la sua famiglia
sapeva e lui no. C'erano stati strani accenni che aveva cominciato a cogliere solo quando era cresciuto; il modo che le conversazioni si fermavano appena entrava nella stanza,
il modo in cui la sua famiglia sembrava reagire in modo eccessivo al più semplice degli eventi, gli sguardi che si scambiavano quando qualcosa di apparentemente innocuo
veniva menzionato.
 
Ma James non poteva esserne sicuro.
 
Tirandosi fuori dai suoi pensieri, guardò la lettera a cui stava lavorando. Era, dovette ammettere, un po' difficile concentrarsi quando si era seduti in una delle più comode delle
poltrone nella sala comune, con un fuoco scoppiettante davanti a voi e i vostri tre dormitorio compagni impegnati in una partita agli Scacchi Magici , la prima per due di loro.
 
Cari mamma e papà (e Al e Lily)
 
SONO a Hogwarts! E il cappello mi ha messo a Grifondoro! Naturalmente, sapevo che sarebbe successo, quindi non avrei dovuto esserne troppo sorpreso ;)
 
Condivido il dormitorio con altri tre ragazzi: Daniel Reading, che è l'unico oltre a me che sapeva tutto del mondo dei maghi, Michael Fisher (è un po 'tranquillo, ma lui sembra
andare molto d’accordo con Teddy, quindi speriamo che Teddy lo terra d’occhio) e Matt Foster. Mi trovo veramente bene con Matt - penso che diventeremo grandi amici. Come
papà e zio Ron forse...

 
James fece una pausa, e masticò la punta della sua penna (lui, anche se avrebbe potuto provare, semplicemente non riusciva ad abituarsi ad usare una piuma. Comunque,
utilizzare una penna non era più una cosa così insolita nel Mondo Magico, in quanto, dopo la guerra , i rapporti maghi-babbani avevano fatto grandi progressi). Adesso sarebbe
stato il momento opportuno per chiedere dei premi speciali, ma si sentiva in qualche modo esitante. Suo padre non l'aveva detto, e aveva sempre avuto un buon motivo per fare
qualcosa di discutibile ...
 
Invece, James decise di impiegare un modo più indiretto di avvicinarsi all’argomento.
 
Stamattina Teddy ci ha portato fino alla stanza dei trofei, per mostrarci tutta le Coppe delle Case e del Quidditch. Siamo rimasti piuttosto impressionati nel vedere quanto bene la
nostra famiglia fosse rappresentata - nelle liste della squadra di Quidditch, nella lista dei Capiscuola, nelle liste dei Prefetti...

 
Decise di mettere un punto lì - lasciando che ne facessero ciò che volevano. Guardando l'orologio, James fu sorpreso nel vedere che era molto più tardi di quanto avesse previsto,
e, sapendo di doversi alzare  per lezioni l’indomani, risolse di completare la lettera  e mettersi a letto.
 
Comunque, devo andare a letto, così è tutto per ora.
 
A presto, James.
 
Arrotolando la pergamena James sorrise tra sé. Si sentiva bene sapendo che aveva qualcosa da mandare alla sua famiglia, cominciavano già a mancargli più di quanto avesse
previsto, ed era grato di avere già una parte della famiglia a scuola.

La traduttrice si riserva il diritto di piccole modifiche sintattiche in modo da rendere più scorrevole la lettura.
Per qualunque suggerimento o problema, contattatemi. i link li trovate sulle NdA di BaliBliss.

Grazie,
Jane.

  
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