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Autore: _KimNui_    19/07/2011    1 recensioni
...Una semplice storia di due ragazze completamente diverse ma molte unite alle prese con i problemi dell'amore e dell'amicizia...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 -FUJIKO-
Nami mi aveva lasciato carta bianca… ma che diavolo avrei fatto?!
Pensava solo a Jong, ma alla povera Miyu dovevo pensarci io. Povera, era una ragazza gentile… forse troppo, ma tentava di tirare avanti. Decisi: quel giorno, mentre Nami era occupata con quel suo giocatore di basket, io avrei aiutato Miyu in qualche modo. L’aspettai al di fuori della scuola e le andai incontro.
-Ciao, Miyu!- le dissi con gentilezza e con un sorriso largo come non ne avevo mai fatti prima. Lei mi guardò non capendo.
–Sono venuta ad aspettarti. Volevo fare quattro chiacchiere con te, ti va?- lei finalmente sorrise e diventò rossa come un peperone. Bene, e fin qui era tutto a posto, ma il problema era un altro: di che cavolo avrei parlato? Non c’era un argomento principale con cui fare due chiacchiere, ma forse sarei riuscita a cavarmela con un argomento di scuola.
-A che punto sei arrivata con la storia? Noi siamo alla rivoluzione francese…-
-Oh, anche noi, anzi, io, perché i miei compagni non studiano neanche un po’…-
-A chi lo dici… i miei sembrano dei morti viventi quando gli dai da studiare qualcosa. Si inventano tutte le scuse possibili per non essere interrogati che si rasenta l’imbecillità…-
-Beh, in effetti hai ragione e poi io adoro la rivoluzione francese. È un periodo della storia che mi è sempre piaciuto tanto. Principalmente adoro la figura di Robespierre, anche se poi risultò essersi approfittato della situazione…- e così finalmente avevo trovato un piano su cui discutere con lei… chissà se Nami sarebbe riuscita a trovarne anche lei uno… comunque al momento era impegnata con il suo cavaliere, quindi in testa aveva solo lui… non potevo pretendere troppo!
            Salutai Miyu dopo averla accompagnata a casa sua e poi percorsi la stada di casa ascoltando il lettore cd. In qual momento avevo messo “Haru Haru" dei Big Bang. Non sapevo perché, ma ogni volta che sentivo quella canzone, i pensieri mi riportavano alla mente l’immagine di Onew.
Mi ricordavo benissimo il giorno in cui lo avevo incontrato per la prima volta.
 
‘Era inverno ed ero seduta su una panchina. Avevo solo una giacca leggera in quel momento e morivo dal freddo, ma poco importava: ero terribilmente scoraggiata e triste in quel momento che, anche se fossi morta, non me ne sarebbe importato più di tanto, anzi… sarei stata di sicuro felice di finire i miei giorni da schifo in quel mondo che avevo imparato ad odiare!
Poi una giacca mi venne messa sulle spalle. Mi alzai di scatto e mi voltai: un uomo sorridente mi stava alle spalle e mi aveva messo addosso la sua giacca. Al momento non capii, ma poi lui mi fece segno di sedere. Si mise accanto a me e mi guardò.
-Se resti qui senza una giacca un po’ più calda rischiereìai di morire congelata…- -Tsk! Magari fosse come dice lei… almeno finirei di star male inutilmente!- Lui non mi chiese spiegazioni, e neanche mi fece altre domande. Ma continuò a sorridermi e disse una cosa che un po’ mi fece star meglio. –Non sempre la morte è la soluzione ai nostri problemi. Dobbiamo far vedere al mondo chi siamo e che valiamo qualcosa. Scoraggiarsi non serve a niente e morire serve ancora meno. Chi muore non può cambiare il corso delle cose, ma chi vive forse può, non credi anche tu?- -Beh, forse si…- -Allora prova, no? Prova a far vedere che sei qualcuno e lotta con tutte le tue forze per raggiungere i tuoi scopi ed allora forse sarai felice…- poi si alzò e se ne andò. Riflettei un po’ su quello che mi aveva detto e poi –Cazzo, la sua giacca!- e così corsi nella sua direzione, nella speranza di trovarlo. Non era molto distante, stava per entrare in un portone, ma io lo fermai giusto in tempo. –La tua giacca… ti sei dimenticato di riprenderla…- ma lui mi fece di no con la testa. –Me la ridarai quando avrai capito che vivere è bello… fino a quel momento tienila pure.- e fece per andarsene. –Aspetta… forse vale la pena di vivere, come hai detto tu, ma da sola forse…- non ero sicura di far bene a dirglielo, una persona orgogliosa come me non lo avrebbe detto ad una persona comune, ma lui era diverso… me lo sentivo e così mi buttai -…forse non ce la faccio. Forse ho bisogno di una mano…- -Forse?- mi chiese lui. –Io ho bisogno di una mano.- -Beh, è gia un passo avanti.- -Cosa?- non capivo cosa intandesse dire. –Il fatto che tu abbia ammesso con te stessa che hai bisogno di aiuto.- -Ah…- -Lo vuoi da me?- -Non lo so… io non ti conosco neanche!- -A questo rimediamo subito- e mi tese una mano -Io sono Lee Jinki ma puoi chiamarmi Onew- -Io mi chiamo Fujiko Yukimura…-.’
 
Da quel giorno io e lui rimanemmo spesso insieme. Per un motivo o per un altro o ero io a casa sua o lui era a casa mia, quindi ci vedevamo sempre. Lui era più grande di me di sei anni e faceva il professore in un liceo classico e, dopo circa due mesi, ci mettemmo assieme.
Gli avevo raccontato tutti i miei problemi e lui i suoi li aveva raccontati a me. Gli avevo pure parlato del fatto che… beh, adesso non volevo proprio pensar a quello, ma il fatto era che lui probabilmete non si è mai fidato davvero di me, perché una settimana fa, senza preavviso, viene a casa mia e mi dice che si è licenziato dal suo lavoro.
Mi incavolai di brutto con lui, perché non mi aveva nemmeno consultata prima di mollare il lavoro. Ero proprio imbufalita, ma lui pareva non averlo capito, perché era convinto di non aver agito male. Accecata dalla rabbia e dall’indignazione lo avevo sbattuto fuori di casa e fino ad oggi non lo avevo ancora sentito.
Sospirai e guardai la strada… senza pensarci avevo percorso una strada diversa ed adesso mi trovavo di fronte alla casa di Onew. “Merda! Non c’è verso che passi un giorno senza che io non pensi a lui! Che nervi che mi fa!” e così feci dietro front. Cominciai a correre come una furia e, senza volerlo, andai a sbattere contro una persona.
–Scusi… non l’ho fatto app…- ma anche senza alzare lo sguardo capii chi avevo urtato: la mano che mi sorreggeva era inconfondibile. Era forte e ferma. Alzai lo sguardo e vidi che infondo non avevo visto male. Era proprio Onew. Fece per dirmi qualcosa, ma io fui più veloce di lui e corsi via. Non volevo vederlo e non volevo parlare con lui. Ero troppo arrabbiata!
La sera stessa qualcuno suonò alla porta: era Nami, che con un sorriso largo e due occhioni grandi e imploranti, stava per chiedermi qualcosa…
 
-NAMI-
-Fujiko!!!- dissi con voce melensa
–Che cosa vuoi?- mi rispose
–Non lo faresti un grosso favore alla tua adorata amica?- lei mi guardò perplessa
–Adorata amica?… sentiamo adorata amica… che vuoi?-
-Mi impresti un tuo vestito?-
-Un vestito? E che ti serve?-
-Ho perso ad una scommessa e sono nei pasticci!-
-Nelle tue condizioni economiche l’ultima cosa che devi fare è scommettere!-
-Va beh ormai è fatta! Ho scommesso che chi sbagliava il canestro per primo pagava la cena al Lumière!-
-Beh… ti sei scelta un posto economico!-
-Già…-
-Non hai nemmeno il vestito ne i soldi per lucidare le scarpe al lavapiatti del Lumière! Va bene va bene… mamma mia sei senza speranze! Ma perché lo hai fatto scusa?-
-Beh… sai esco pur sempre con Jong…- lei girò gli occhi sospirando
–Allora se si tratta di Jong… e come mai hai sbagliato? Tu che non sbagli un canestro nemmeno se ti si paga!-
-Beh… se guardo Jong non posso guardare anche il canestro…-
-E certo! Io capisco che lui è scemo ma non occorre che lo diventi anche tu!-
-Lui non è scemo! E nemmeno io!- dissi facendo la finta offesa…
-Bah ci rinuncio con te! Muoviti entra!-.
            La sua stanza era più o meno grande come tutta la mia casa… ma infondo io abitavo in un appartamentino di 60 metri quadrati… avevo venduto la casa dopo la morte di mamma e papà e mi sono trasferita in quel appartamento… era piccolo… ma per una persona sola basta e avanza! Lei invece aveva una grande villa a tre piani, molto bella, e con un giardino enorme!
            La scelta del vestito fu difficile… anche perché io ero piuttosto alta rispetto a mia amica… e non poteva prestarmi i vestiti lunghi perché sarebbero stati corti. Inoltre io avevo più seno di lei… così non potevo mettere quelli troppo stretti… Alla fine la scelta cadde su un vestito corto, azzurro, per me abbastanza attillato… senza maniche legato dietro al collo. Dopo Fujiko mi fece pettinare come Dio comanda e non con la solita coda di cavallo, mi prestò perfino dei gioielli semplici, ma per me che non avevo niente di tutto questo mi sembravano anche troppo… così avevo dei bracciali, una catenella con un ciondolo e delle grandi vere alle orecchie. Le difficoltà le trovai con le scarpe con i tacchi… erano piuttosto alti e a spillo…
-Io mi rompo una caviglia!-
-Se invece delle solite scarpe da ginnastica metteresti un paio di scarpe decenti adesso staresti in piedi!- mi rimproverò Fujiko… io ci rimasi male… a me piacevano le scarpe con i tacchi… ma non potevo permettermi di comprare scarpe che usavo una volta all’anno… lei capì di aver sbagliato
–Scusa… dimentico sempre che…-
-Non fa niente! Anch’io stamane con Onew sono stata un disastro!- ci siamo scambiate un sorriso
–Vuoi parlarmene?-
-Beh… non c’è molto da dire!Dopo scuola sono andata per sbaglio a casa sua…-
-Eh?-
-L’ho visto… anzi gli sono finita addosso…-
-Eh?- continuavo a sollecitarla
–E me ne sono andata via di corsa senza dirgli una parola!-
-Ah…- commentai… Fujiko era davvero innamorata di Onew, lui l’aveva aiutata più di chiunque altro, si era sempre fidata cecamente di lui e lui aveva preso una decisione così importante come quella di licenziarsi, senza nemmeno interpellarla… lei ci era rimasta malissimo e si era molto arrabbiata… soltanto che stare senza di lui la faceva soffrire… ma io non posso aiutarla… non voglio intromettermi nei loro affari più del dovuto…
-Beh adesso vedi di insegnarmi a camminare con queste cose!- dopo un paio di camminate su e giù, un po’ penose visto che inciampavo un passo si e uno no… alle sette ero vestita e sistemata. Quando arrivai a casa mi sentivo leggermente strana… non ero abituata a vestirmi così… ma alle sette e mezza, quando Jong arrivò mi passò subito, infatti quando mi vide, oltre a guardarmi da cima a fondo, quasi mi mangiasse con gl’occhi, mi disse –Sei splendida!- e io lì mi sciolsi come burro al Sole!
            Ci siamo andati a piedi al ristorante e intanto parlavamo
–Davvero sto bene vestita così?-
-Sei irriconoscibile! Ti ho sempre vista vestita sportiva e adesso sembri una donna dell’alta società!-
-In effetti non sono miei questi vestiti! Me li ha imprestati mia amica Fujiko… la tua compagna di classe!- lui ci pensò un attimo
–Ah si… ho capito! Yukimura giusto?-
-Si lei!-. Poi il discorso andò al basket e finalmente alle otto siamo arrivati al ristorante… un mal di piedi pazzesco!!! Abbiamo mangiato e chiacchierato di miliardi di cose, era simpatico, divertente e dolcissimo… dopo aver mangiato…
–Tanto per curiosità… che hai detto hai tuoi?-
-Niente!-
-Non hai detto niente?-
-No… io sono orfana!-
-Ah…- lui fece la faccia di chi si è pentito di non essersi morso la lingua
–Non preoccuparti…-
-No scusami! Io non sapevo e… insomma scusa!-
-Tranquillo! Ho superato quel brutto momento… non ne parlo volentieri ma non scoppiò più a piangere ogni volta che sento chiamare mamma o papà… ho dei bellissimi ricordi di loro due, ricordi che porterò avanti nel cuore per sempre… e questo mi aiuta ad andare avanti-
-Sei una ragazza davvero molto forte!-
-No… è tutto merito di mia amica! È stata lei a farmi capire che dovevo andare avanti!-
-Beh allora sei fortunata ad avere una amica così!-
-Si! Su questo posso darti ragione!- ci siamo messi a ridere e poi abbiamo cambiato discorso.
Alla fine –Il conto!- chiamò Jong
–Accettano assegni?- lui sorrise
–No credo di no!- poi tirò fuori il portafoglio
–Ma ho perso io!-
-Ecco allora lascia perdere!-
-Ma Jong!-
-Vuoi saperlo cosa ho detto io hai miei?- non capivo cosa centrasse ma –No-
-Che portavo la più bella giocatrice di basket a cena… e che razza di cavaliere sono se non pago la cena?-
-Ma…- che dolce! –Sei davvero gentile! Sono commossa!-
-Solo non metterti a piangere!- ci siamo messi a ridere e siamo usciti.
Per la strada era sceso un silenzio un po’ imbarazzante… lui era splendido… teneva le mani in tasca dei pantaloni e io avrei voluto appoggiarmi alla sua spalla prendendolo a braccetto… ma non volevo rovinare una così bella serata con qualcosa che non sapevo se gli andasse bene…
–Posso farti una domanda… se non vuoi non rispondere!- mi chiese ad un tratto
-Dimmi?-
-Come sono morti i tuoi?-
-Incidente d’auto… tre anni fa!-
-Tu eri con loro?-
-No… dovevano venire a vedere un concorso di chitarra, io vi ho partecipato… ero arrivata seconda… ma dopo ho smesso di suonare!- lui mi guardò stupito
–Perché?-
-Se i miei non fossero venuti a quel concerto non sarebbero…-
-Ma non è colpa tua! Non dipendeva da te! Perché non continui?- lui mi guardò contrariato ma io non accettavo che venisse a dirmi come dovevo pensarla
–Senti tu non sai niente! Quindi vedi di non contestare le mie idee!- lui sembrò mortificato
–Si hai ragione io non so niente… ma credo ugualmente che sia sbagliato!- eravamo ormai sotto casa mia e io mi ero arrabbiata per quello che diceva
–Ma chi ti credi di essere per venirmi a dire questo!- e così dicendo… quasi con le lacrime agl’occhi andai a casa senza nemmeno salutarlo. Ero arrabbiata e allo stesso tempo confusa… sapevo che era sbagliato… anche Fujiko me lo diceva… ma io con la chitarra avevo chiuso!

   
 
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