Libri > Il diario del vampiro
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Autore: ila_Delena    19/07/2011    1 recensioni
Ehi!!! Siamo _Ericuzza_ e ila_D: abbiamo deciso di scrivere insieme questa FF, recensite!!!Elena ha fatto la sua scelta: vuole stare con Damon. Stefan decide di andarsene e di ritornare dopo due anni, ma non sarà più solo: con lui c'è anche Katherine, ritornata di nuovo in vita. Katherine non è l'unica a fare ritorno, un altro vecchio nemico si fermerà a Fell's Church in cerca di vendetta.
FF ispirata alla saga Il Gioco Proibito e Dark Visions, dateci un'occhiata!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine, Quasi tutti, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 08: Incubi e ricordi

 

 

 

La città era in preda alle fiamme. Non si vedeva altro che fumo nero, salire sempre più velocemente verso un cielo grigio che osservava dall'alto, impotente, la distruzione sottostante. Le grida di donne e bambini erano udibili a miglia di distanza.

" Avanti, soldati! Avanti!".

Una voce si levava prepotente sopra il caos circostante.

"Soldati, è quasi finita! Saccheggiate dimore e templi, uccidete gli abitanti, prendete donne e bambini! La vittoria è nostra ormai!".

Un forte boato, in risposta a quell'ordine, si levò dalle truppe, ormai quasi sparpagliate in quel che rimaneva della città assalita.

Il generale, appena dato l'ordine, fece un giro tra le strade in sella al suo cavallo. Quello che vedeva era dolore e morte ovunque, ma era necessario. Era necessario per forgiare un potente impero.

Una donna in fin di vita, una bambina al suo fianco piangeva a singhiozzi.

"Per favore...pre.. prenda m-mia fi...glia".

La donna, morente in preda agli spasmi causati dalla sua ferita, riuscì a dire questa supplica all'uomo che le stava davanti a cavallo.

Lui, rapido, le diede il colpo di grazia dopo averla ascoltata.

"No! Noooo! Mamma! Mammaaa!".

L'uomo scese a terra e prese in braccio la bambina togliendosi l'elmo e scoprendo una folta chioma di capelli rossi e dei profondi occhi verdi.

"Come ti chiami?"

"L-lesbia" mormorò la bambina, in evidente stato di shock.

"Non piangere più, Lesbia, vivrai con me".

"Generale! Abbiamo finito qui." comunicò uno dei soldati della cavalleria.

"Bene. Partiamo subito allora".

Ritornò a guardare la bambina. Aveva, a colpo d'occhio, tre anni circa, dei capelli biondissimi e occhi azzuri. La sistemò sul cavallo davanti a sè, senza farla cadere.

"Tu..." mormorò quella appena.

"Si?" la incitò a continuare.

"...come ti chiami?".

"Cornelius." rispose quello soltanto.

 

L'Antico aprì gli occhi di scatto. Fece scorrere rapidamente lo sguardo intorno a se. Era uscito fuori, nella collina dove si trovava la casa, ad ammirare il cielo notturno. Si era fatto prendere dai ricordi. Ricordi troppo vecchi, ricordi che doveva cancellare, ma che non avevano la minima intenzione di andarsene. Sospirò.

"Cornelius".

"Non ora, Dren. Sto andando a nutrirmi".

E sparì dalla sua vista.

Dren scosse la testa. Quel vampiro aveva un carattere così criptico. Erano anni che viaggiava con lui, e ancora non riusciva a comprendere a pieno i suoi atteggiamenti.

"Sarà meglio rientrare in casa, a dilettarmi con le pedine". Esclamò lo stregone con un ghigno stampato in faccia.

 

Finalmente Elena metteva i piedi fuori dalla casella 9. Dopo aver tirato i dadi e dopo che fu uscito il numero 11, ora si dirigeva a passo sicuro, tenendo per mano il Damon-bambino, nella casella 20.

"Queste caselle sono giganti" osservò la ragazza.

"Già" disse Damon.

"E il paesaggio è da brividi... terreno umido e marrone, cielo grigio-nero non danno molta sicurezza" sospirò sarcastica.

"Coraggio, non badare al paesaggio intorno" le disse il piccolo Damon stringendo di poco la sua mano.

"Bene, siamo arrivati".

Elena si scostò di poco per osservare il simbolo ai suoi piedi.

"Almeno stavolta non è tutta bianca"

 

Katherine teneva ancora stretto nelle sue mani il foglio con le istruzioni di Ludus Tabularis, quando riuscì a liberarsi dalla sua prigione di gomma. La vampira sospirò di sollievo, a quel punto doveva soltanto uscire dalla maledetta dimensione di quel gioco. Gli tornarono alla mente le parole di Cornelius poco prima di tornare a Fell's Church:

Io dovrò giocare giusto?” domandò Katherine, non era tanto stupida.
“Certo” rispose il vampiro.
“E … se io giocherò, rimarrò intrappolata. Come farò ad uscire senza liberare gli altri?” domandò Katherine.
L’Antico scoppiò a ridere.
“Allora non sei stupida come fai credere” commentò “Tranquilla, nel gioco c’è un foglio dove ti spiega come uscire”
“Ho capito” disse Katherine.

Katherine posò il suo sguardo sul secondo foglio di istruzioni. Dopodichè sorrise soddisfatta.

"Cornelius, la pagherai, stanne pur certo"

 

Stefan non vedeva e non sentiva nulla, era immerso nel buio totale e nemmeno la sua vista o il suo udito vampiresco poterono far nulla per migliorare la sua condizione.

Dopo qualche secondo, sentì sfregare qualcosa contro la parete dietro di lui. Si voltò e un raggio di sole avvolse il vampiro per qualche istante, giusto il tempo necessario per scorgere la figura che stava entrando, chiudendosi quella che doveva essere la porta alle spalle.

Dei pesanti passi fecero tremare il terreno, e indietreggiando Stefan si appoggiò a una parete per non perdere l'equilibrio.

Una fioca luce ora illuminava e svelava dove si trovava il giovane: una grotta. Una gigantesca grotta, per essere precisi. Ma non fu questo a catturare l'attenzione di Stefan, il cui sguardo era rivolto a cosa gli stava di fronte, ancora di spalle.

"Cosa c'è Stef?" chiese Elena, sentendo nella sua mente, con non poco fastidio, che Stefan non riusciva in quel momento a formulare una qualsiasi frase di senso compiuto.

Ma il vampiro, in stato di shock, non rispose a quella domanda, e nemmeno alla provocazione successiva del fratello.

Semplicemente, in quel momento, non era in grado di pensare o parlare.

"Si starà dando da fare per uscire da quella porta in cui è entrato" ipotizzò Matt.

"Sicuramente" gli fece eco Bonnie.

La creatura, dopo aver acceso numerose torcie all'interno della grotta, si accorse della presenza estranea nella sua casa.

"E tu chi saresti, moscerino?" domandò con una voce simile a un ringhio.

Stefan deglutì rumorosamente, prima di rispondere al ciclope Polifemo.

 

Bonnie tirò i dadi, dai quali uscì un doppio 5. Doveva quindi andare alla casella 18. Il sentiero che si formava dalla casella otto, fino a quella in cui doveva arrivare la rossa, era uno stretto sentiero sul bordo di un precipizio. Bonnie maledì a quel punto la sua sfortuna, visto che soffriva di vertigini fin da quando era piccola. Si mosse a piccoli passi tenendo la schiena addossata alla parete, chiudendo a tratti gli occhi per evitare di guardare giù man mano che la strada si faceva più ripida e alta.

"Ehi strega, la vuoi smettere di mormorare preghiere al Signore?" disse acido Damon.

La rossa non rispose e continuò imperterrita con le sue preghiere per non cadere.

"Mmmh, destra o sinistra?"

"Mi scappa la pipì!"

"Accidenti, devo fasciare il braccio!"

"Non ricordo più che..."

"... e proteggimi dai pericoli e..."

"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH! BASTA, BASTA, BASTAAAA! DIAVOLO NON RIESCO NEMMENO A SENTIRE I MIEI DI PENSIERI!"

Damon era scoppiato, non ce la faceva davvero più. La testa gli doleva terribilmente e il tutto era amplificato dalla sua fame cresciente.

Tutti taquero.

"Amore ti senti bene?" provò dopo qualche minuto di silenzio Elena.

"No, no che non mi sento bene Elena. La testa mi scoppia e ho fame. Capisci?! Non riesco a pensare ad altro, dannazione!"

Elena non seppe cosa ribattere. Doveva immaginare che ad un certo punto Damon avrebbe avuto bisogno di sangue. Era pur sempre un vampiro, ed erano li dentro da... da quanto? Ore? Giorni? Non lo sapeva più. Sospirò. Guardò il piccolo Damon.

"Ehi, ce la faresti a portarmi da Damon come l'altra volta?"

"Non so... credo dipenda da te non da me... magari posso darti una mano" rispose l'anima del vampiro.

"Okay, ora mi concentro..."

"Voglio andare da Damon... voglio vedere Damon... voglio toccarlo..."

Elena aprì gli occhi e, di nuovo, si ritrovò a fluattuare sopra il suo corpo.

"Ce l'ho fatta!"

Il filo rosso che la legava a Damon era davanti a lei. Iniziò a seguirlo trascinandosi il piccolo Damon.

Alla fine del filo vide qualcosa a terra, appoggiato, anzi accasciato, a una parete.

"DAMON!Oh mio Dio Damon stai bene?!" gridò la ragazza spaventata riconoscendolo.

Il vampiro si voltò piano, senza abbandonare la sua posizione.

"E-elena" disse" ... di nuovo qui eh?"

"Non c'è tempo da perdere, hai bisogno di sangue, ora."

Damon era debole, più pallido, e aveva un brutto taglio sulla fronte.

"Dai? Non me ne ero accorto.."

"Non è il momento di fare sarcasmo, Damon"

Gli occhi del moro si posarono sul suo piccolo doppione che Elena teneva ancora per mano.

"Come va con la mia anima?"

"Direi bene, siamo a buon punto" ed Elena e il piccolo si fecero l'occhiolino.

"Potrei diventare geloso di tutta questa confidenza, sai"

"Ma come, geloso di te stesso, e per di più bambino?!"

Damon guardò storto la sua anima. Quanti problemi gli dava. Il Damon-bambino sorrise sghembo, uno di quei sorrisi fulminei tipici di Damon.

"Visto? Sei proprio tu, nessun dubbio!" esclamò divertita Elena. Ora gli occhi di Damon erano due pozze nere e non si distingueva nemmeno la pupilla, e guardavano Elena spiritati.

Elena avvicino il polso alla bocca di Damon, incoraggiandolo a bere. Ma il vampiro l'attirò a sè, e, sentendo i canini pulsare, la morse al collo.

Un gemito sfuggì alle labbra di Elena,dovuto al dolore provocato dai canini appuntiti del fidanzato; ma dopo alcuni secondi sentì solo piacere, piacere nel dare ciò di cui aveva bisogno a Damon.

Il vampiro, sentendo subito le forze tornare a scorrere dentro di sè, dopo dei minuti si staccò dalla bionda.

Elena, tenendosi il collo per bloccare il sangue, guardò Damon. La ferita sulla fronte si era rimarginata e aveva ripreso il suo normale colorito. Con gli occhi lucidi l'abbracciò.

"Mi sei mancato"

"Anche tu, principessa"

Damon la distese a terra e iniziò a baciarla, prima il collo poi scendendo sempre più giù; Elena d'altro canto stava per circondargli la schiena con le sue gambe, quando le venne in mente una cosa.

"Damon.." riuscì a mormorare.

Il vampiro non rispose.

"Damon... fermati"

"Mh-mh" fece quello, ma senza fermarsi un secondo.

A quel punto Elena mise le mani in avanti sul suo petto e cercò di spingerlo via gridando:

"Damon! C'è Damon che ci sta guardando!"

Il vampiro inizialmente non capì. Poi si guardò intorno e vide se stesso bambino che li guardava accigliato.

"Ah. Ecco. Ehmm." e si alzò.

Elena imbarazzata, cercò lo sguardo del bambino come per scusarsi.

"Ci mancava anche questa!" disse Damon esasperato. "La mia anima-versione-bambino, che è fuori dal mio corpo, guarda me e la mia ragazza mentre facciamo... " esitò un attimo cercando le parole"...cose non proprio caste".

Elena e Damon-bambino risero.

Altri lividi sparirono dalla sua pelle.

"Damon, credo di dover andare ora" esclamò Elena.

"Di già?"

"Si, ti ho già spiegato l'altra volta che non posso comandare le esperienze extracorporee, e siamo stati anche troppo fortunati a far si che capitassero due volte. Credo che dovrai farti bastare per un bel po' il mio sangue."

Damon la guardò e annullò la distanza con un ultimo bacio, mentre Elena svaniva.

 

Meredith si trovava ancora a terra, quando la luce sprigionata dalla carta dietro di lei raggiunse il suo culmine. Il Minotauro, che stava per infliggerle il colpo di grazia, si coprì il volto non potendo sopportare tanta luminosità all'interno del suo labirinto. Meredith con le poche forze rimaste, si girò per osservare cosa stava succedendo.

In quell'istante la luce scomparve così come la carta.

Al suo posto vi era un bellissimo giovane.

Indossava una veste bianca che gli arrivava sino al ginocchio, mantenuta in vita da un legaccio di pelle e legata in una spalla da una spilla di bronzo. I piedi erano coperti da calzari, anch'essi di pelle, che erano allacciati fin sulle gambe. I suoi muscoli non erano troppo marcati, e la sua pelle era come l'avorio. Aveva infine una cascata di capelli azzurri, che gli arrivavano alle spalle, e due occhi blu come due zaffiri.

Meredith ansimava, e la sua faccia esprimeva solo sgomento.

"Oddio, e ora questo chi sarebbe?!"

Il ragazzo avanzò a passo sicuro verso il mostro, in mano aveva una lira.

"Chi sei tu?" ringhiò il Minotauro, visibilmente infastidito.

"Chi sono io?" rispose quello, con una voce melodica."Sono Orfeo della Lira cantore".

"Orfeo della Lira?" Meredith era sempre più sconvolta.

Il Minotauro, emettendo suoni gutturali, stava già ripartendo all'attacco.

"Ascolta le note che saranno il tuo incubo" disse Orfeo.

A quel punto iniziò a suonare una melodia dolce e allo stesso tempo malinconica. Le sue dita pizzicavano con grazia le corde di quello strumento così soave. Sotto gli occhi della ragazza, il Minotauro si inginocchiò tenendosi le mani sulla testa, mentre la melodia continuava.

"Che musica sublime, paralizza e soffoca con la sua bellezza...Quest'uomo che usa l'arte per perderti mi ammalia, come ribellarsi a un suono così dolce..." Meredith chiuse gli occhi abbandonandosi completamente a quella musica, cercando nei meandri della sua memoria la storia legata al nome di Orfeo.

 

"I-io me ne sta-stavo giusto andaaa..ndo vi-ia" balbettò Stefan indietreggiando di fronte a quell'essere gigantesco.

Il ciclope invece prese il povero vampiro per la giacca e lo sollevò da terra.

"Io penso invece che tu non possa andare via prima di aver soddisfatto tutti i riti di ospitalità necessari, dopodichè, ti mangerò" rispose quello sghignazzando.

"Oh. Riti di ospitalità. Va bene. C-credo. Ora però, potresti gentilmente posarmi a terra?"

"Ma certo moscerino!"

"A-i-u-t-o! Qualcuno mi aiuti" mugugnò Stefan fra sè e sè.

"Basta Stefan. Sei alquanto irritante. Smettila di fare il bamboccio e combatti."

"Damon... Vorrei vedere te al mio posto a combattere contro Polifemo!"

"POLIFEMO?!"urlarono tutti.

"Ha detto che mi mangerà... la mia vita finirà oggi!"

"...."

"Stefan, sei pur sempre un vampiro, non abbatterti!"

"Reagisci, idiota!" lo rimproverò Damon.

Mentre il ciclope preparava la tavola, Stefan pensava come uscir fuori da questa situazione. Poteva provare con lo stesso stratagemma di Ulisse, ma chi gli assicurava che avrebbe funzionato due volte? E poi magari, il ciclope si ricordava di qualcuno che aveva detto di chiamarsi "Nessuno"... però l'occhio l'aveva ancora bello vispo...

"Non startene li impalato!" disse il ciclope.

"Eh?"

"Hai capito bene moscerino! Aiutami a preparare la tavola!"

"Come scusa? La tavola?"

"Muoviti!"

"Certo, su-subito"

"Guarda che mi tocca fare! Aiutare un mostro ad apparecchiare!"

"Ahahahahaahahahahahhaahahahahhahaahhahaha!"

"Smettetela! Non è divertente!"

"Fratello, quando questa storia sarà finità ti assumeremo come domestica"

"Zitto!"

Così, Stefan, seppur con qualche difficoltà viste le dimensioni di tutti gli oggetti, si ritrovò ad apparecchiare insieme a Polifemo.

"Come mai in questa grotta tutto solo?" azzardò Stefan per fare conversazione.

"I miei fratelli non vengono mai a trovarmi"

"Ah capisco. Almeno i tuoi fratelli non ti rubano la ragazza"

"Ahahahahahaahahahahahahahahahahahaha! E tu ti sei lasciato fregare la ragazza senza fare nulla?"

"Non è divertente. Si è scoperto che lei amava mio fratello e me ne sono andato."

Polifemo mise a cuocere qualcosa in un pentolone.

"Che cucini?"

"Un contorno"

Sudando freddo, il vampiro si rese conto che il piatto forte era lui.

"Ehm.. e come mai i tuoi fratelli non ti vengono a trovare?"

"Mi disprezzano da quando ho avuto a che fare con un certo Nessuno"

"Nessuno?!" Stefan fece finta di non capire per farlo continuare.

"Si, Nessuno. Un giorno è venuto e mi ha accecato. Per fortuna mi sono rivolto a mio padre che si è rivolto a un suo conoscente per farmi riaquistare la vista. Però..."

"Però?"

"... soffro la solitudine" confesso Polifemo a capo chino.

"Questa si che è bella"

"E allora perchè mangi i tuoi visitatori? Voglio dire, se li trattassi con riguardo, magari rimarrebbero a farti compagnia..."

"Tu credi?"

"Certo"

"Allora è deciso! Tu rimarrai a tenermi compagnia!"

"Cosa?! No! Io non posso!" disse Stefan.

"Si che puoi."

"Ho alternative?"

"Se vuoi ti mangio"

"Okay ho afferrato. Non ho alternative."

"Mi sono messo nei pasticci"

"Allora, mio amabile ospite, vuoi del vino?"

"Oh si, grazie"

I due non si fermarono a una tazza, ma continuarono a bere per diverse ore, raccontandosi l'un l'altro le proprie disgrazie.

"E alla fin... hic! Sono rimasto intrappolato in questo hic! Gioco" finì Stefan tra un singhiozzo e l'altro, dovuti all'ubriachezza.

Poi si addormentarono.

 

Katherine nascose il cadavere appena dissanguato. Si era appena nutrita e ora era soddisfatta. Si pulì il mento con la mano e si guardò intorno. Era tornata a Fell's Church, quella reale. Ora doveva solo trovare Cornelius e dargli una bella lezione.

Seguendo le sue traccie, riuscì ad arrivare fino ad una casa abbandonata in una collina deserta.

Si nascose e spiò dalla finestra.

Ciò che vide la lasciò stupita.

Dentro c'era una persona vestita di nero, sulla trentina, capelli neri e ribelli che cadevano sul volto mentre si sporgeva dal divano a guardare su un tavolo.

Sopra Katherine riconobbe quella che doveva essere una copia del Ludus Tabularis.

Improvvisamente si sentì toccare i capelli e si voltò di scatto pronta a reagire. Dietro di lei c'era l'Antico che le sorrideva sornione.

"Guarda guarda chi è riuscita a tornare!"

"Bastardo mi hai mentito!"

"Io? Hai fatto tutto da sola" rispose con una scrollata di spalle quello.

"Quindi il nostro accordo è valido oppure no?" domandò la vampira bionda scettica.

"Come preferisci, cara".

E Katherine rimase lì immobile a fissare quel vampiro che le stava di fronte, spiazzata dalla sua risposta.

 

 

"...dith!"

Una voce sconosciuta.

"...redith! Meredith!"

Qualcuno la stava chiamando.

"Dai, svegliati"

Ma chi...?

Controvoglia riuscì ad aprire un occhio. Un viso celestiale era davanti al suo.

"Sono... morta?" sussurò.

"No" disse quello.

Con forza i ricordi delle ultime ore si fecero spazio nella sua mente. La casella, il labirinto, il Minotauro, la strana carta, il giova...

"Chi diavolo sei tu? Da dove arrivi?"

"Ehi calmati. Se non sbaglio, eri cosciente quando mi sono presentato. Il mio nome è Orfeo. E, diciamo, che sono stato "chiamato" in tuo soccorso."

Meredith si guardò attorno. Era adagiata nella casella, sopra un mantello di stoffa, il solito paesaggio lugubre come sfondo.

"Ma il Minotauro... come hai fatto a..?"

"Non ti preoccupare. Sei fuori pericolo ora. È morto."

Meredith alzò un soppraciglio, scettica.

"Credo che tu mi debba delle spiegazioni" affermò sicura.

Orfeo si alzò pulendosi la veste con le mani.

"Non c'è molto da spiegare. Eri in pericolo, mi sono materializzato dalla carta. Beh in parole povere... diciamo... sei stata fortunata, ecco"

"Tutto qui?" domandò Meredith ancora poco convinta.

"Si, tutto qui" concluse Orfeo porgendole la mano aperta.

Meredith la afferrò e si tirò su di fronte a lui.

"Vicini... troppo vicini. Però... cavoli, è maledettamente bello! Profuma di... di mare quasi... e i suoi capelli sono morbidi... mi vien voglia di toccarli... e questi occhi, oh questi occhi!"

"Se hai finito di fissarmi, possiamo andare non credi?" ghignò Orfeo.

La mora si riscosse bruscamente.

"Sai, di carattere assomigli a uno che, purtroppo, conosco" affermò quella sarcastica.

"Mh, vorrei conoscerlo allora" affermò il suonatore della lira, sorridendo in modo fulmineo a Meredith.

"Possiamo andare intendi... che devi venire con me per tutto il percorso?"

"Già" rispose "Contenta? Ci terremo compagnia a vicenda"

Meredith sorrise.

"Meredith, credo che tu ci debba delle spiegazioni riguardo al discorsetto di prima, sai"

Elena.

"Sbaglio, o c'è qualcuno là con te?"

Bonnie.

"Alaric ha concorrenza!"

...Damon.

Meredith si massaggiò le tempie, d'improvviso le faceva male la testa.

 

Lo stregone guardò stizzito il tabellone. Ludus Tabularis era sì una potente arma, ma ahimè, aveva anche delle caselle fortunate per i giocatori. A quel punto sospirò e pensò che il creatore di quella sottospecie di trappola-gioco, doveva essersela spassata alla grande. Si alzò andando verso il bagno per darsi una rinfrescata.

Davanti allo specchio si scostò i suoi neri ciuffi ribelli dall'occhio sinistro. Sfiorò con le dita la cicatrice sulla palpebra, e aprì l'occhio.

Eccola, la sua maledizione era sempre lì, a ricordagli ogni secondo che aveva un debito da saldare, che doveva seguirlo, che doveva rispettarlo...

Si coprì l'occhio.

"Maledetti vampiri, maledetta magia..." pensò"

Com'era che diceva sempre la madre? Ah si ecco: " Le streghe e gli stregoni sono i servi della natura. Qualunque cosa facciamo dobbiamo sempre tenere conto che ciò non destabilizzi il normale equilibrio delle cose. Attento, Dren... non farti immischiare in nessun intrigo con esseri soprannaturali"

"Certo, come se fosse semplice...quando hai perso tutto, cosa ti rimane?"

Cercò di cacciare dalla sua testa quei pensieri così opprimenti e riprendersi, anche perchè sentì delle voci appena fuori casa e corse a controllare.

 

Elena si risvegliò distesa nella casella. Era terribilmente pallida e le girava la testa. Donare il suo sangue a Damon le era costato gran parte della sua energia. Con fatica si rimise in piedi, doveva almeno guardare il simbolo sulla casella per sapere cosa le sarebbe successo, era inevitabile.

Una palla?

Con una risatina isterica che le procurò un' occhiata preoccupata da parte del piccolo Damon, Elena scartò l'ipotesi. Allora...

...una sfera?

Constatò che non c'era poi una così grande differenza tra una palla e una sfera.

"E se fosse un pozzo o un'eclissi?" azzardò l'anima di Damon.

"Hai ragione! È più probabile di una palla almeno"disse Elena " Ma tanto dovremo solo aspettare qualche minuto, prima che succeda quel che deve succedere" continuò con un sospiro di rassegnazione la ragazza.

Appena ebbe finito di dire ciò, il cerchio nero della casella si allargò fino a ricoprirla interamente, e ad Elena e Damon mancò la terra sotto i piedi. Si ritrovarono a precipitare in un tunnel completamente buio, e non si vedeva la fine.

"Sto per morire, sto per morire, sto per morire, sto per mo.."

Elena atterrò sbattendosi dolorosamente la schiena a terra, mentre il piccolo Damon gli finiva in faccia.

La ragazza si guardò intorno, spaesata. Si trovava in una stanza spoglia, con un tavolo e una sedia.

Era abbastanza strano però.

Le sembrava come un dejà-vu...

Si rimise in piedi appoggiandosi al tavolo. Notò che sopra esso vi erano due cose.

"Oh no..."pensò"non può essere, non può essere"

La bionda di recente aveva avuto un incubo ricorrente che iniziava proprio così. Una stanza, il tavolo con le due boccette sopra.

-Mangiami-.

-Bevimi-.

Il problema era che non finiva come la semplice favoletta di Alice.

Eh no.

Magari fosse così.

Il sogno continuava trasportandola in vari mondi fantastici, ma che finivano tragicamente con la morte di una persona a lei cara.

Di quell'incubo non aveva ancora parlato a nessuno. Nemmeno a Damon.

"Ma... siamo finiti in una favola?!" chiese l'anima del suo fidanzato vampiro.

"...direi...direi di si" rispose lei.

"Allora dobbiamo mangiare. O bere. Ma io non ricordo quale delle due facesse rimpicciolire o ingrandire" osservò Damon corrucciato.

Elena non sapeva se fare come nel sogno oppure no. Le cose potevano prendere una brutta piega.

Aveva paura. Anzi, una fifa tremenda. Doveva parlare con qualcuno, ma allo stesso tempo non voleva far preoccupare i suoi amici con futili incubi.

Però...

Però lei non voleva rivedere lo strazio che accadeva durante il sonno. E quando faceva quell'incubo non riusciva a svegliarsi, era tutto reale, troppo reale...

Che ironia in tutto ciò. Le favole a cui lei era legata sin dall'infanzia, quelle che amava perchè rappresentavano i momenti felici della fanciullezza, mutate in orrendi incubi in cui per mano di un personaggio moriva qualcuno.

A Elena girava ancora la testa quando una lacrima solitaria le solcò il viso.

"Alice nel paese delle meraviglie..."

Elena non voleva neanche pensare a quel nome. Non voleva rivederla così... ma il nome si fece largo prepotente tra i suoi pensieri.

"Margaret".

 

 

 


Chiediamo umilmente perdono per aver aggiornato dopo mesi! >.<

In pratica il capitolo da scrivere spettava a Erika (si questa volta ad aggiornare c'è Ilaria u.u) però era impegnata con lo studio e quindi ho scritto io anche questo. I prossimi due spetteranno a lei!

Detto ciò, spero che il capitolo vi piaccia! =)

Ringraziamo per aver recensito lo scorso capitolo:

zefiretta

e per aver recensito il 06:

AriaSolis

 

Baci Erika&Ilaria!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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