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Autore: Beatrix Bonnie    19/07/2011    4 recensioni
Extraiures, fuorilegge... o meglio, fuori dagli schemi. Questo è il racconto della vita e dell'amicizia di Reammon e Septimius, due maghi irlandesi che hanno imparato ad andare oltre i pregiudizi del loro tempo e a vivere fuori dagli schemi.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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Epilogo

Giugno 1994, casa Boenisolius, Boyle

«Tim Finnegan lived in Walkin Street, a gentle Irishman mighty odd. He'd a beautiful brogue so rich and sweeeeet....pofferbacco!» esclamò Reammon quando un gufo picchiò il becco contro la finestra della cucina, interrompendo la sua canzone.
Il coniglio in umido che stava cucinando decise proprio in quel momento che era arrivata l'ora di ribellarsi al suo cuoco: il sugo ribollì allegramente, schizzando pomodoro su tutto il piano della cucina.
«Per fortuna avevo il grembiule!» si consolò Reammon, vedendo che era stato colpito dal malefico sugo, ma la camicia scozzese che indossava si era salvata per miracolo. Si affrettò a mettere un coperchio sulla padella ed abbassare un po' il fuoco della stufa, poi andò ad aprire la finestra per permettere al gufo di entrare.
L'animale portava legata alla zampa una lettera con il timbro del Trinity.
Reammon sentì immediatamente puzza di guai. Aprì la busta e sbirciò la firma in fondo al foglio: era del professor Captatio. La puzza di guai divenne decisamente più intensa.
Man mano che i suoi occhi scorrevano le poche righe vergate da Captatio, sorpresa e stupore si mescolavano a rabbia. Per la barba di san Patrizio, Priscilla era ancora viva! Viva!
Captatio glielo aveva sempre detto che lei doveva essere fuggita quella fatidica sera, ma, in cuor suo, Reammon temeva di averla realmente uccisa. Era convinto di averle lanciato contro solo uno schiantesimo, ma forse... nella foga della battaglia...
E poi c'era Septimius, che era assolutamente convinto che Priscilla non sarebbe mai fuggita via da suo fratello di sua spontanea volontà e quindi lui doveva averla uccisa.
Invece era viva!
Era sopravvissuta a quel duello ed era riuscita a fuggire inscenando la sua morte. Questo significava che lui non aveva mai ucciso nessuno. Il pesante senso di colpa che gli aveva schiacciato il cuore in tutti quegli anni si dissolse improvvisamente e Reammon si sentì leggero come una nuvola. Era innocente, non aveva ucciso nessuno!
Dopo quasi venti anni, finalmente ne aveva la certezza: Priscila era sopravvissuta.
E non solo: si era rifatta viva per vendicarsi di lui, convinta che fosse stato lui a metterle contro suo fratello Septimius, a portarglielo via. Per vendicarsi, aveva scelto di sottrargli l'unica persona che dava un senso alla sua vita: sua figlia Mairead.
Una figlia per un fratello, doveva sembrarle uno scambio equo.
Quando finalmente Reammon realizzò quello che era successo nel bosco fuori dal Trinity qualche sera prima, lo stupore lasciò posto alla rabbia. Era furibondo con Priscilla, perché aveva cercato di vendicarsi contro sua figlia, ma era arrabbiato anche con Mairead, che aveva disobbedito alle sue raccomandazioni per intrufolarsi nei passaggi segreti che portavano fuori dalla scuola, andando inconsapevolmente incontro alla sua carnefice.
In quel preciso istante, la pentola con il coniglio emise un fischio acuto e il coperchio schizzò in alto, rimbalzò contro il soffitto e poi colpì in piena testa Reammon. Lui si voltò appena in tempo per venire investito dall'ondata di sugo che veniva schizzata fuori dalla pentola. Questa volta, nemmeno il grembiule lo salvò.
Oh sì, era proprio arrivata l'ora di dare una bella strigliata a Mairead.

Sempre giugno 1994, stazione di Dublino

Septimius non era mai stato così nervoso in vita sua. Non era un tipo emotivo che si agitava facilmente, anzi, ma quella volta era davvero in ansia.
Era sicuro che ci sarebbe riuscito? Lui, un orgoglioso Saiminiu di Mes Gergra, sarebbe davvero riuscito a chiedere scusa?
Era una domanda a cui non sapeva rispondere, ma era certo di aver aspettato abbastanza. Vent'anni, per la precisione. Già da tempo aveva preso in considerazione l'idea di provare a riallacciare i rapporti con il suo vecchio amico, ma era sempre stato troppo codardo per farlo.
Infine, era accaduto: aveva scoperto che Priscilla era ancora viva, che Reammon era realmente innocente... non poteva ignorare i segnali che gli aveva inviato il destino.
Era arrivato il momento di tentare: gli Extraiures sarebbero risorti a nuova gloria, o sarebbero morti definitivamente.
Tentennò per parecchio tempo, finché non vide che Reammon e la figlia si erano allontanati dalla famiglia Maleficium, finalmente lontani da orecchie indiscrete. Si avvicinò cauto attraverso la folla di Babbani che gironzolavano per la stazione in attesa del proprio treno e riuscì perfino a cogliere le parole di Reammon.
«Captatio mi ha mandato una lettera e mi ha raccontato quello che hai combinato. Che hai da dire a tua discolpa?» stava chiedendo in un tono duro che non gli apparteneva.
Vent'anni, eppure avrebbe riconosciuto dovunque quel timbro di voce squillante.
Reammon.
«Professor Saiminiu!» esclamò la figlia, sorpresa.
Reammon la guardò perplesso. «Non è una buona scusa...» cominciò a dire, ma la ragazza lo interruppe, tirandolo per la manica e costringendolo a voltarsi.
Pochi passi e Septimius li aveva ormai raggiunti.
Reammon si irrigidì e aspettò che fosse l'altro a fare la prima mossa.
Septimius si stropicciò le mani, con aria tesa ma non abbassò lo sguardo. Sapeva che sarebbe toccato a lui dire qualcosa: erano le regole del gioco, perché era stato lui a venirlo a cercare. In un certo senso, aveva immaginato quel momento milioni di volte, ma l'agitazione che provava non era neanche lontanamente simile a quella che aveva sempre pensato. C'erano mille parole che avrebbe voluto dire, eppure gliene uscì solo una.
«Reammon, scusami» disse tutto d'un fiato. Quella sola frase gli era costa molto cara: sapeva di essere in torto e per lui era già un grande passo chiedere perdono, ma il suo orgoglio gli impediva di abbassare gli occhi a terra.
Reammon digrignò i denti. «Dopo tutti questi anni è l'unica cosa che sai dire?»
Calò un silenzio teso, mentre i due maghi si scrutarono a fondo. In quell'incrocio di sguardi passarono mille parole, mille ricordi di imprese gloriose, immagini di momenti che sarebbero dovuti accadere e invece non c'erano mai stati.
E poi Reammon disse una sola parola: «Inglesofilo».
Agli occhi di chiunque altro, quello doveva essere un insulto, ma non per Septimius, non per loro. Quella parola significava solo una cosa: che Reammon l'aveva perdonato, che gli Extraiures erano rinati.
Septimius sorrise, il primo vero sorriso da anni. «Sangiunista» gli rispose.
Fu un attimo e poi i due vecchi amici si abbracciarono, come se non fosse mai successo niente tra di loro.
Un legame del genere sarebbe durato per sempre.






Ebbene sì, siamo giunti all'epilogo anche di questa storia. Un po' mi dispiace, perché mi ero affezionata a Reammon e Septimius, ma mi consola il fatto che li ritroveremo all'azione anche nei prossimi racconti del Trinity, anche se non come diretti protagonisti. Tra l'altro, è proprio qui che ci siamo lasciati con il terzo racconto della saga ed è da qui che riprenderà “Il Torneo Trecolonie”... quindi, questo cammino a ritroso ci ha riportati nel presente!
Un grazie particolare a chi ha recensito, seguito o messo tra le preferite questa storia. Spero che leggerla vi abbia regalato qualche emozione.
Un abbraccio a tutti, a presto!
Beatrix B.


EDIT: continua l'opera di risistemazione dei dialoghi!

   
 
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