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Autore: _StayStrong    20/07/2011    2 recensioni
"No, Joe, questo è semplicemente il modo in cui sono fatta. Non tutti hanno una famiglia come la tua, non tutti hanno la possibilità di vivere la vita dei loro sogni. Che tu ci creda o no, la mia vita ruota intorno solo ad una grande ciccatrice, che non si rimarginerà mai, è per questo che ho paura di tutto, persino di te"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice:

PENULTIMO CAPITOLO!

Beatrice PdV
 

Avevamo vissuto tutto appieno, come voleva lui; mi ero lasciata a andare, come voleva lui; gli ho dato tutto in quel mese che ci restava, come voleva lui; e anche il mio cuore. Non mi ero solo innamorata di lui, io lo amavo, con tutto quello che quella parola poteva contenere e significare, lo amavo con tutta me stessa e avrei dato l’anima per poter riuscire a prendere una decisione, per poter annullare tutte le miei paure.

Ma forse è proprio quello il problema. Per quanto possa sembrare ridicola a dirlo, ci sono paure che non si riuscirà mai a superare, poco importa se siano banali o meno. Sono dei blocchi, che ti sembrano grandi, alti e pesanti come dei muri e per quanto tu provi ad oltrepassarli, non ce la fai.

Volevo andare via con Joe, ci pensavo di notte e di giorno, anche mentre facevamo l’amore, avrei mollato tutto, ma poi, mi guardavo intorno, per una persona che volevo seguite, ne avrei abbandonate altre che avevano molto più bisogno di me. E la mia vita era vicina a queste persone.

Mancava un giorno, un singolo e fottuto giorno, poi lui sarebbe partito e io mi sarei arrovellata il cervello, lo avrei chiamato continuamente, avrei pensato a  lui incessantemente e sarei stata male ad ogni rivista di gossip. Avevo già incominciato a lavorare con Noemi, lui era fuori per delle interviste, ma quella mattina, agitata com’era,, ero già corsa in bagno due volte.

“Bea, stai bene?” mi chiese Noemi tirandomi su i capelli mentre stavo vomitando ogni singolo organo che avevo in corpo, no che non stavo bene.

“Si, è solo agitazione, faccio sempre così. Ad alcuni sudano le mani, a me succede questo” dissi, era vero, era così da quando ero piccola, motivo in più per il quale non avrei mai potuto prendere le mie canzoni e cantarle, avrei travolto di bile tutto il pubblico.

Ok, pensiero schifoso.

“Bea, potrei considerarti una sorella minore...” incominciò a dire, sapevo dove voleva andare a parare, ormai tutti alla Universal sapevano di me e Joe, era impossibile ignorarci. Quando eravamo insieme sembravamo gemelli siamesi, nessuno poteva dividerci, vivevamo in simbiosi continua.

“Noemi, dovremmo andare a lavorare” risposi alzandomi, mi sentivo debole, ma nulla che non potessi sopportare in confronto al fatto che una parte di me se ne sarebbe andata l’indomani.

“Puoi andare con lui” mi disse senza preamboli mentre mi sciacquavo la faccia ai rubinetti, io buttai gli occhi al cielo e poi girai la faccia dall’altra parte.

“Non capisci” dissi, mantenendo la calma, dopotutto sono sempre stata molto diplomatica, o forse no, solo nei miei sogni più tranquilli.

“Bea...” disse, suonava come un rimprovero, non mi piaceva “Molla tutto, e seguilo, o lo rimpiangerai per tutta la vita”

“Credi che non lo sti già facendo? Che non voglia andare via con lui più di qualsiasi cosa al mondo?”
chiesi trattenendo le lacrime.

“Allora vai, perché vuoi costringerti a stare qui a Milano? Beatrice, hai un talento immenso che potrebbe essere più apprezzato in America che qui, credimi. Sarebbe un motivo in più per partire se non ti basta Joe” disse, io scossi la testa, certo che mi bastava Joe, il mio lavoro era in secondo piano, non ci pensavo proprio.

“C’è gente qui che ha bisogno di me” risposi appoggiandomi al lavandino, lei si mise davanti a me e mi mise le mani sulle braccia.

“Non possono fare a meno di te?” mi chiese guardandomi negli occhi, nel mio corpo, cuore e cervello si stava combattendo una battaglia che pensavo sarebbe finita con l’uccidermi, tutte le sensazioni ed emozioni che ho sempre voluto non provare, erano esattamente lì con me in quel momento.

“Non posso lasciare qui persone che sono state con me per tutta la vita e mi hanno aiutato a superare alcuni dei miei ostacoli più grandi” dissi mentre mi scendeva una lacrima, non ce la facevo più, il mio cuore stava pulsando, stava per perdere sangue “Io non me la sento di...di...”

“Abbandonarli?”
mi chiese lei, tutto girava sempre intorno a quello stupido argomento, in quel momento avrei preso fuori mio padre dalla mia testa, se solo avessi potuto, per prenderlo a martellate.

“Si”

“Ma tu non li stai abbandonando”
mi rassicurò lei abbracciandomi mentre piangevo, mi stava accarezzando la testa, proprio come una sorella maggiore, sorella maggiore che io non ero mai stata in grado di essere per Isabella, l’altra figlia di mio padre.

“Non so che cosa fare” dissi con un filo di voce.

“Ascolta, Bea. Respira e pensaci. Non puoi sacrificare te stessa, non stai abbandonando nessuno. Non pensarlo neppure. Devi reagire, non lasciartelo sfuggire, te lo rimprovereresti per tutta la vita”

“E se non potessi fare altro?”
chiesi sconsolata.

“C’è sempre una seconda scelta, e non è quasi mai la più semplice”

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 “Com’è andata oggi?” chiesi a Joe mentre entrava in casa, Emilia era tornata a casa e io e lui avremmo avuto tutta casa per noi, almeno per una sera. Mi sentivo malissimo, ma da quando lui era entrato, il mio mondo sembrava aver cominciato a girare nel modo giusto. Era sempre così.

“Troppe interviste” rispose abbracciandomi e dandomi un lungo e dolce bacio, come avrei fatto il giorno dopo senza di lui? Ogni volta che ci baciavamo sentivo le gambe molli “Vogliono tutti sapere di noi, ci hanno visto in giro insieme mano nella mano e vogliono sapere qualcosa di più”

“Tu che hai risposto?”
chiesi curiosa, non  mi andava essere tirata in ballo per il gossip o cose del genere ma avrei voluto che tutti mi sapessero sua, come mi sentivo io.

“Niente, no comment” rispose lui “Voglio che tu viva una vita normale, non voglio che quando io me ne andrò tu sia presa costantemente di mira. Se vorrai dirlo, dovrai deciderlo tu, io non potrò essere qui a proteggerti”

Incominciai a piangere e lui mi strinse ancora di più a se, non sapevo che cosa dovevo fare, mi sentivo divisa a metà, tra le due cose più importanti per me nella mia vita, da una parte c’era lui, dall’altra tutta la mia famiglia e quelli che ne consideravo facenti parte.

“Non fare così, ricordati la mia promessa, non ti abbandonerò mai. Sarà solo una relazione a distanza, viaggeremo, va bene?” mi chiese prende nomi il volto tra le mani, io annuì, non potevo fare altro.

Mi sentivo così spaesata, fuori dal mondo, fuori da me stessa.

“Io ti amo, non voglio che tutto questo finisca” dissi, avrei voluto avere il coraggio di rendere la valigia, infilarci dentro tutto quello che mi capitava e che mi sarebbe servito e poi partire con lui, ma avevo sempre quel muro che mi impediva di farlo. Mi venne da vomitare, ma mi trattenni. Il suo profumo era troppo forte. Lo sentivo bene, mi riempiva la narici.

“Stai bene?” mi chiese guardandomi negli occhi, come se potesse trovarci dentro una risposta, in tanti mi avevano detto che quando non parlavo io erano i miei occhi a farlo, ma non ci avevo mai creduto.

“Ti amo” risposi, sorvolando la domanda che mi aveva fatto, mi ero già persa nei suoi occhi, mi ero persa in tutto quello che era lui, in una storia d’amore che non so perché mi sembrava una tragedia greca in quel momento.

“Ti amo anche io” rispose riprendendo a baciarmi, mi lasciai andare, ancora una volta, completamente; come non avevo forse mai fatto prima. Mi accarezzava i capelli, sentivo le sue mani bruciare sul mio corpo, le sentivo dappertutto, volevo che quel momento on fosse finito mai.

Mi portò, senza smettere di baciarmi, in camera mia, senza neppure accendere la luce mi posò sul letto e in meno di un secondo era già sopra di me, non ci staccammo un attimo. La sa bocca viaggiava tranquilla e sicura sul mio corpo, come se ne conoscesse ogni centimetro. Gli presi il volto tra le mani e tra le lacrime lo baciai.

“Prendimi” gli dissi, lui mi sorrise mi baciò di nuovo, con più trasporto “Non sai quanto ti amo” dissi ancora, non mi ero mai comportata così, con nessuno. Non mi ero ma aperta così tanto, non come con lui.

Entrò dentro di me, eravamo una cosa sola e non avrei mai potuto chiedere di meglio, con lui la mia vita si annullava, la vita che conoscevo si annullava, era come se fossi nata per stare con lui, non ho mai creduto nel pezzo mancante della mela, perché non lo avevo mai trovato; ed ora che lo avevo fatto, lo dovevo lasciar andare.

Ci addormentammo abbracciati, senza parlare, non avevamo più bisogno di parole, quando mi svegliai trovai lui che mi guardava mentre mi accarezzava i capelli biondi sparsi per il cuscino, era già vestito, già pronto, se ne stava andando. Il mio cuore incominciò a sanguinare, era come stretto in una morsa fortissima, non riuscivo quasi a respirare.

“E’ già ora?” chiesi lui annuì, abbracciandomi. Non dovevo piangere, dovevo essere forte, per lui. Per noi. Lui doveva ritornare alla sua vita.

“Dovrò promuovere il cd in America, ci vorrà un po’ di tempo, forse tre mesi, ma io ti prometto che dopo questi tre mesi ritornerò qui, e decideremo in da farsi, voglio stare con te” mi disse, io lo baciai.

“Non puoi abbandonare tutto per stare con me” dissi, cercando di non fargli abbassare lo sguardo, sapeva che non poteva mollare tutto, anche lui. Era una promessa a vuoto.

“Neppure tu puoi farlo” mi disse “Bea, ascolta, qualsiasi cosa accada, saremo qui tra tre mesi, insieme. Non ti lascerò da sola, ti amo”

“Anche io, ti amo”
risposi, sentivo sempre più male, faceva sempre più male, quella situazione non mi sembrava reale.

“Ti devo chiedere una cosa, devi promettermi una cosa” mi disse, sembrava quasi disperato, cosa che mi fece ancora più male, io annuì, avrei fatto qualunque cosa mi avesse chiesto “Oggi in aeroporto, non venire. Non riuscirei a partire, salutiamoci qui” mi disse, io lo baciai di nuovo.

Avrei fatto come diceva lui. 

  
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