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Autore: Apple90    20/07/2011    6 recensioni
"Avada Kedavra!"
Un fiotto di luce verde scaturì dalla bacchetta di Draco, con una simile potenza da generare un immenso bagliore accecante. Il sottile ramoscello di legno che stringeva fra le dita iniziò a vibrare finché l’incantesimo non ebbe terminato il suo effetto.
Poco distante, il corpo minuto di Lisan Rowles ricadde a terra inerme come una bambola di pezza.
Hermione era salva.
"Scappa"
Fu l’unica cosa che Draco riuscì a pensare prima di accorgersi che era finita.
La cerchia di mantelli neri che lo circondava si fece più stretta, le bacchette sguainate e gli occhi iniettati di sangue.
Le sue labbra si mossero senza emettere alcun suono. Il cuore gli parve aver cessato di battere. Socchiuse gli occhi in attesa che la sua vita giungesse al termine.
Hermione era salva. Non sarebbe morto in vano.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capit

NOTE DELL'AUTORE: 

Un grazie infinito a TopGun4ever, che mi sopporta sempre e in ogni modo, e a Princess Cake87, che mi hanno aiutata a unire le "tessere del puzzle" di questa Effe Effe. 

Grazie mille anche a Black_Yumi, LadyNick,Chaostheory e alla mia amica Argent per i commenti. =) 

Non mi resta che augurarvi buona lettura!

Capitolo 5

Il complotto dei Rinascenti

 

“Se la morte è il risveglio, la vita è un sogno”

(Jim Morrison)

 

Avere un tetto sopra la testa e una doccia calda a sua disposizione le sembrò irreale.

Il dolce torpore dell’acqua calda che le accarezzava la pelle, il profumo del bagnoschiuma e degli asciugamani puliti. Lisan socchiuse gli occhi e lasciò che la canzone dei Nickelback che stavano trasmettendo alla radio la trasportasse in un’altra dimensione; si lasciò cullare dalle melodia sotto la doccia bollente. Erano settimane che non si sentiva così bene.

Chiuse l’acqua dieci minuti dopo, a malincuore.

Lo speaker italiano stava commentando simpaticamente a proposito di calcio, ma non riuscì a capire bene il suo discorso. Avrebbe dovuto fare ancora molta pratica per imparare la lingua italiana. La trovava affascinante.

Lisan si infilò un accappatoio, lanciò un’occhiata fugace nello specchio e il riflesso di una diciassettenne sorridente le restituì lo sguardo. I suoi capelli castani erano tornati lucenti.

Percorse il corridoio della camera d’hotel a piedi nudi stringendo in mano una pila di asciugamani.

Harry era in soggiorno. Lisan lo osservò di sottecchi mentre se ne stava seduto alla scrivania accanto alla finestra a digitare freneticamente sulla tastiera del suo notebook. Quel tipo era freddo e taciturno. E piuttosto carino.

Sulla sua fronte c’era una strana cicatrice a forma di saetta, difficile che se la fosse procurata nell’incidente d’auto del giorno prima.

Harry avvertì la presenza alle proprie spalle e mosse la testa, ma Lisan fu abbastanza veloce da cambiare direzione e infilarsi nella propria camera da letto.

Per sdebitarsi le aveva offerto un rifugio sicuro per un paio di giorni, e intanto lei avrebbe potuto scambiare due chiacchiere con un mago in carne ed ossa.

Sei speciale, Lisan…

Sperava dal profondo del cuore che Harry le insegnasse a governare i propri poteri. Anche perché, dopo essersi smaterializzati ed aver abbandonato la carcassa dell’automobile in fiamme, lui si era limitato a consigliarle di riposare. Aveva passato tutta la notte attaccato al monitor del notebook senza prestarle la minima attenzione.

<< Stai meglio?>> le chiese Harry, cortese, quando Lisan fece il suo ingresso un po’ impacciato in soggiorno. Le aveva comprato dei vestiti nuovi.

<< Molto meglio. Grazie.>>

Davanti a Harry, seduto sul divano, un grande schermo Sony occupava gran parte della parete. Stavano trasmettendo un vecchio film poliziesco anni ’80.

Fuori dalla finestra una distesa informe e sterminata di tetti si propagava fino all’orizzonte illuminata dal sole cocente di agosto. Tra essi, in lontananza, svettava la bianca Cupola di San Pietro. Poco più a destra, a guardia delle mura vaticane, c’era Castel Sant’Angelo con il suo particolare color terracotta, che Lisan aveva potuto osservare solamente in televisione.

<< Posso parlare con te, adesso?>> domandò Harry.  

<< Che cosa vuoi sapere?>>

Lui batté il palmo della mano sulla poltroncina accanto al divano. Lisan obbedì e si sedette, sentendosi un po’ nervosa.

<< Non ti è mai arrivata nessuna lettera che ti comunicasse la tua iscrizione ad una qualche scuola di magia?>>

<< No. Mai.>> mormorò Lisan.

<< La parola Hogwarts ti dice qualcosa?>>

<< Assolutamente no.>>

Harry sospirò profondamente. << E’ stato un caso fortuito che io ti abbia trovata. Se prima di me ci fosse riuscito quel bastardo che ha cercato di uccidermi, probabilmente i tuoi poteri fuori controllo non sarebbero serviti a molto. Mi comprendi?>>

<< Credo di sì.>>

<< Tu non sei invincibile, Lisan. Voglio che tu lo sappia. Il fatto che tu mi abbia salvato la vita è indiscutibile e io te ne sono molto grato. Ma devi capire che non era un’eroina dei fumetti in grado di poter fare tutto ciò che vuoi.>>

Lisan si strinse nelle spalle. << Io volevo solo cercare qualcuno come me.>>

<< L’hai trovato. Cercherò di fare il possibile per aiutarti. Ma rubare e gettare ristoranti alle fiamme non è una mossa intelligente, è chiaro?>>

Il cuore iniziò a batterle forte. << E tu come fai a saperlo?>> bofonchiò.

<< Casualmente ho letto un articolo di giornale sull’argomento.>> rispose Harry, con tono risoluto. << Sei sola, spaesata e fuori controllo. Non hai soldi e devi procurarti da mangiare in qualche modo. Ho fatto due più due.>> Si passò una mano nella chioma di capelli corvini, mettendo in mostra la cicatrice a forma di saetta sulla sua fronte. << La tua bravata è costata la vita a un turista, lo sai questo?>>

<< Io… ecco… no.>>

<< Attorno a te capitano cose strane, col passare dei giorni capisci che sei diversa da tutti gli altri e non riesci a trovare nessuno che ti possa comprendere.>> Harry estrasse una penna dal taschino. Ci giocherellò per qualche istante, poi la utilizzò per indicare Lisan. << Risponderò alle migliaia di domande che ti frullano in testa con quattro semplici parole. Tu sei una strega.>>

Lisan sbatté le palpebre. Scosse leggermente il capo. << Io sono cosa?>>

<< Una strega. Cosa credevi di essere, una degli X-men?>>

<< Quindi tu… tu sei veramente un mago?>>

Harry, i gomiti poggiati sulle ginocchia e il volto fra le mani, annuì. Sembrava stranamente a disagio, come se gli costasse parecchio intavolare quel genere di discorso. << Ti starai chiedendo come faccio a sapere tutto questo. Il tuo volto esprime molte più informazioni di quante non ne comunichino le tue parole.>>

<< E cosa esprimerebbe il mio volto?>>

Harry con la penna percorse il profilo delle sue sopracciglia. << Non ti fidi ancora di me, ed è del tutto normale. E ti stai chiedendo come faccia a darti così tanta fiducia, sapendo che sei una sottospecie di bomba ad orologeria con due gambe.>> Sospirò. << Ti piacciono le serie tv americane, non è vero?>>

<< Oh, ecco… molto.>>

<< Nel mondo dei maghi, io sono una specie di poliziotto. Da noi si chiamano Auror.>>

<< Wow.>>

<< Perciò.>> proseguì Harry. << Ho validi motivi per sospettare che il mago che mi ha aggredito sia un Mangiamorte. E stava cercando te. Nella migliore delle ipotesi si tratta di un criminale con poteri magici interessato alle tue capacità. Il perché è pressoché evidente: non ho mai visto nessuno in grado di utilizzare la magia senza una bacchetta magica come te, Lisan. Hai delle doti straordinarie.>>

Lisan arrossì. Prese ad arrotolarsi nervosamente una ciocca di capelli. << Loro mi stanno cercando.>> mormorò. << E’ da quando ero a Varsavia che mi danno la caccia. Erano in due. Indossavano dei mantelli neri e avevano delle maschere sul volto. Uno sono riuscita a ucciderlo, ma l’altro ha continuato a starmi alle costole.>>

Harry le rivolse un sorriso. Allungò una mano e gliela posò sulla spalla. << Qui sei al sicuro. Nessuno potrà farti del male. Ma devi promettermi che non userai più la tua magia per fare del male a qualcuno, se non in casi di estrema necessità.>>

<< Lo prometto.>> disse Lisan, risoluta. << ma tu devi aiutarmi a… controllarla.>>

<< Siamo qui per questo. Altrimenti ti avrei schiantata sul posto e mi sarei smaterializzato prima che te ne accorgessi.>>

<< Dubito che ci saresti riuscito.>> sbottò Lisan, con una punta di sarcasmo nella voce.

<< Dì un po’, ragazzina, quanti anni hai?>>

<< Diciassette.>>

Harry scoppiò a ridere. Si alzò dal divano e andò a recuperare il telefonino abbandonato sulla scrivania. Armeggiò con il touch-screen per comporre un numero telefonico. << Alla tua età, stavo attraversando guai ben peggiori.>> Le strizzò l’occhio, mentre si portava l’i-phone all’orecchio. << Vuoi qualcosa da mangiare?>>

Lisan, un po’ intimidita, annuì. La sua pancia emetteva da un paio d’ore intensi gorgoglii.

<< Hermione?>> fece Harry, quando una voce femminile dall’altro lato rispose. << Un Mangiamorte ha appena cercato di uccidermi e una strega di diciassette anni di livello cinque passata inosservata al mondo dei maghi è seduta sul divano di casa mia. Che cosa devo fare?>>

 

*°*°*°*°*

 

Era Harry. La stava chiamando. Era lui.

Hermione si immobilizzò. Si trovava nel suo ufficio al Quartier Generale e, d’improvviso, il vecchio telefonino babbano che teneva nascosto in un cassetto iniziò a squillare ininterrottamente.

Solo una persona conosceva quel numero. Era stato Harry a regalarle il telefono cellulare babbano, almeno avrebbero potuto comunicare liberamente senza il rischio di essere intercettati dai Mangiamorte sfuggiti al controllo del Ministero.

Hermione, lentamente, portò il piccolo Nokia all’orecchio. Il cuore le batteva all’impazzata nel petto. << Harry…>>

<< Hermione?>> La sua voce. Sembravano essere passati solo un paio di giorni. E invece erano trascorsi mesi interi. Un Mangiamorte ha appena cercato di uccidermi e una strega di diciassette anni di livello cinque passata inosservata al mondo dei maghi è seduta sul divano di casa mia. Che cosa devo fare?>>

La tachicardia non esitò a placarsi. Hermione era così ansiosa di ascoltarlo che quasi non badò a recepire le sue parole. Non riuscì a dire nulla: l’Hermione orgogliosa nascosta dentro di lei la spinse a chiudere la chiamata e riporre cautamente il telefono nel cassetto.

Si sedette e affondò il viso fra le mani, i gomiti appoggiati sulla scrivania cosparsa di incartamenti. Che cos’aveva fatto? Dopo un tempo che le era sembrato infinito, Harry l’aveva contattata, e aveva bisogno del suo aiuto.

No, disse l’Hermione orgogliosa, ti ha lasciata sola a comando del Quartier Generale senza nemmeno un preavviso. Merita di essere ricambiato con la stessa moneta.

A dire il vero non ebbe idea di quanto rimase in quella posizione osservando nient’altro che la sua ombra proiettata sulla scrivania, tralasciando i suoi doveri lavorativi per riflettere su come avrebbe dovuto comportarsi con Harry.

Infine, l’Hermione Auror prevalse. Aprì il cassetto e recuperò in fretta il telefonino. Le sue mani iniziarono a tremare per l’ansia. O forse era semplicemente l’Hermione orgogliosa che tentava un’ultima volta di ostacolarla?

Lui rispose al terzo squillo.

<< Harry.>> mormorò Hermione.

<< Mi dispiace, Herm.>>

<< Oh, certo, ti dispiace.>> sbottò lei causticamente. Si lasciò sprofondare nella poltroncina dallo schienale alto foderato in pelle color smeraldo. << Hai una vaga idea di cosa ha comportato la tua assenza dal Ministero?>>

<< Ho bisogno di te.>>

Quelle semplici parole, anche se non lo diede a vedere, placarono la sua ira interiore. Ma a quel punto l’Hermione orgogliosa aveva preso in pieno controllo della situazione, e non avrebbe mollato il comando tanto facilmente. << Dove sei?>> gli chiese.

Dall’altro capo del telefono, Harry trasse un sospiro profondo. << Sono a Roma.>>

<< E che cosa ci fai in Italia, posso saperlo?>>

<< Hermione, ti prego, non fare domande. Ho un disperato bisogno di te. Lascia almeno che ti spieghi.>>

<< Ti sto ascoltando.>> sibilò Hermione.

<< Un Mangiamorte mi ha aggredito ieri. Ero in auto. Mi ha colto di sorpresa e sarei di certo morto, se una strega di diciassette anni non mi avesse salvato la vita.>>

<< Commovente.>> Una morsa le strinse lo stomaco a pensarlo in pericolo. Lottò contro sé stessa per mantenere inalterato il suo tono di voce. << E chi sarebbe questa strega?>>

<< A dire il vero, non lo esattamente.>> disse Harry. << Ma è sfuggita al controllo dei maghi minorenni del Protocollo Internazionale dell’Istruzione Magica. E’ stupefacente, Herm. Ha dei poteri che nemmeno Silente alla sua età si sarebbe sognato di avere. E non ha la minima idea di cosa sia una bacchetta magica.>>

Hermione trasalì. Al diavolo l’orgoglio. << La stanno cercando, vero?>>

<< Ho l’impressione che qualcuno sappia della sua esistenza e che cerchi in ogni modo di… reclutarla.>> disse Harry, preoccupato. << Non so che cosa fare.>>

Reclutare… proprio come aveva detto Draco. Altre tessere andarono a incastrarsi nel puzzle. Hermione rimase per qualche lungo istante di silenzio, riflettendo attentamente sul da farsi. Non c’era tempo da perdere in chiacchiere. Se ciò che Harry diceva era vero, ed era vero per forza, quella ragazza da sola sarebbe stata in grado di far scoppiare la Terza Guerra. Quell’ipotesi così assurda non pareva nemmeno tanto irreale, visto e considerato che Draco Malfoy, rinchiuso nella cella del Quartier Generale, non faceva altro che avvertirli dell’imminente ritorno dei Mangiamorte.

<< Vieni immediatamente qui.>> sentenziò infine Hermione. << Porta con te la ragazza. Se è davvero così potente nemmeno tu sarai in grado di difenderla.>>

<< Tra un’ora saremo lì.>> promise Harry, che soggiunse: << E’ bello risentirti, Herm.>>

Hermione non disse nulla. Poi, quando Harry riattaccò, emise un sospiro.

E’ bello risentirti, Harry.

 

*°*°*°*

 

Il grattare cigolante di una chiave nella serratura lo destò dal sonno.

Draco aprì gli occhi, rimirando stancamente la figura di un Auror avvolto nel mantello d’ordinanza che entrava nella piccola cella con passo spedito. Depositò senza troppa accortezza un vassoio sul tavolaccio di legno stipato in angolo, gli rivolse uno sguardo sprezzante, poi sparì richiudendosi pesantemente la porta alle spalle.

Un illustre professore di pozioni era stato rinchiuso nella Cella del Quartiere Generale degli Auror. Un gesto apparentemente semplice, ma che segnava un crocevia importante nelle espressioni di quegli stupidi burattini del Ministero.

Chi era dietro le sbarre veniva considerato un criminale. Punto. Nulla e nessuno avrebbero fatto credere il contrario a quel branco di idioti.

Ma in fondo lo meritava. Aveva ucciso suo padre.

Draco rise. Si lasciò cadere indietro, appoggiando la schiena alla fredda parete di mattoni.

La porta d’ingresso tornò a cigolare. Savage e Dawlish, fidati collaboratori di Hermione, fecero il loro ingresso nella cella. Si fermarono ai lati della porta ed attesero in silenzio che Draco di alzasse per mangiare, ma lui non lo fece.

Poco dopo arrivò Hermione.

<< Ha bevuto?>> domandò ai due colleghi. Entrambi scossero il capo.

<< Voglio che versiate il Veritaserum davanti ai miei occhi.>> disse Draco, pacato.

Hermione annuì. Era evidente che la diffidenza fosse reciproca. Estrasse una boccetta di vetro contenente un liquido trasparente da una tasca interna del mantello, poi afferrò il calice appoggiato sul vassoio del cibo e lo vuotò senza tanti complimenti sul pavimento. Lo riempì nuovamente d’acqua con un incantesimo, eseguendo ogni movimento con un’insolita lentezza in modo che Draco potesse accertarsi che non vi fossero irregolarità.

<< L’acqua naturale è di tuo gradimento, Malfoy?>> chiese Hermione, con una vena ironica nella voce. I due Auror alle sue spalle ridacchiarono.

<< Dammi da bere quella pozione e falla finita, Granger.>>

Hermione stappò la boccetta e ne versò tre gocce nel calice. Lo fece oscillare tenendolo fra l’indice e il pollice, osservando controluce che il colore della pozione Veritaserum fosse ottimale. << Possiamo procedere.>> disse a Dawlish e Savage.

Savage si volse e richiuse la porta, facendo scattare il lucchetto della serratura con un colpo di bacchetta.

Draco ricevette la coppa fra le mani. La soppesò qualche istante, poi la vuotò tutta d’un sorso. Era incolore e inodore, sembrava del tutto simile all’acqua ed aveva un retrogusto metallico.

Avvertì la testa farsi leggera, come se tutti i pensieri fossero stati riversati in un pensatoio e del suo cervello non ne rimanesse altro che un ammasso molle e gelatinoso privo di ogni ricordo. Era una sensazione meravigliosa.

La vista gli si appannò. Riusciva a intravedere solo la figura di Hermione davanti a sé.

<< Qual è il tuo nome?>> domandò cautamente Hermione, mentre prendeva in mano il suo taccuino degli appunti.

Le parole gli uscirono di getto dalla bocca senza che riuscisse a controllarle.

<< Draco Malfoy.>>

<< Bene, Draco. Sei mai stato preso a pugni da una donna?>>

Qualcosa dentro di lui lottò incessantemente per zittirlo. Ma le parole, ancora una volta, furono pronunciate senza il suo controllo. << Sì.>>

<< Mi dici il suo nome, per cortesia?>> Il tono di Hermione era affabile, ma il suo sorriso nascondeva una luce vendicativa.

<< Hermione Granger.>>

Dawlish e Savage non riuscirono a trattenere una risata.

<< Noto con piacere che il Veritaserum ha fatto effetto.>> Hermione scribacchiò qualcosa sul taccuino. Rimase un istante in silenzio, soppesando le domande da rivolgergli. << Sei stato tu a uccidere Lucius Malfoy?>>

<< Sì.>>

<< Puoi raccontarmi com’è successo?>>

Draco annuì. << Ho architettato tutto un mese fa, durante la mia ultima visita ad Azkaban. Mio padre voleva che lo facessi evadere. Voleva tornare in libertà e unirsi ai Rinascenti per compiere il volere del Signore Oscuro. Ma io non voglio che accada qualcosa del genere. Il mondo dei maghi andrebbe incontro alla Guerra.>> Parlava ininterrottamente, senza quasi prendere fiato. << Fanno parte dei Rinascenti molti dei Mangiamorte sfuggiti al Ministero durante la Seconda Guerra. Sono capitanati da Bellatrix Lestrange. Lei è viva e vuole portare a compimento il volere di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Mio padre, durante la mia ultima visita ad Azkaban, mi ha rivelato che Bellatrix è riuscita a mettersi in contatto con lui. Era intenzionata a reclutarlo. Mio padre l’ha sempre odiata, ma ero sicuro che si sarebbe unito a lei. Era una pedina troppo importante per essere lasciato marcire in carcere.>> Emise un sospiro. << Non volevo che accadessero altre cose terribili. L’ho ucciso per il bene di tutti.>>

Hermione cessò di scrivere appunti. Sollevò gli occhi color nocciola e lo osservò con uno sguardo stupefatto e severo. << Non hai fatto nulla per opporti alla morte di Silente. Né tantomeno hai pensato al bene del mondo magico quando sei stato incaricato dal Signore Oscuro in persona di ucciderlo.  Come hai fatto ad assassinare tuo padre, se non sei riuscito a fare lo stesso con Silente? E con Harry…>>

<< Le persone crescono.>> grugnì Draco.

Lei tornò a concentrarsi sui suoi appunti. Non gli diede la soddisfazione di una risposta.  << Come sei entrato ad Azkaban?>>

<< Non sarei mai riuscito a penetrare all’interno del carcere da solo. E’ stato Ben Fenwick ad aiutarmi. La sua famiglia è stata sterminata dai Mangiamorte ed è sembrato sollevato all’idea che io volessi uccidere uno di loro. Lo conosco piuttosto bene: suo figlio Harold frequenta il primo anno di Hogwarts. Fenwick mi ha fatto entrare ad Azkaban e ha fatto in modo di distrarre le guardie Auror per permettermi di raggiungere indisturbato la cella di mio padre. L’ho ingannato facendogli credere che ero lì per farlo evadere, perlomeno sarebbe stato zitto e non avrebbe attirato l’attenzione degli altri detenuti. Poi l’ho freddato con una maledizione senza perdono. Non me ne pento affatto.>>

Non c’era bisogno della pozione Veritaserum per capire quanto fosse soddisfatto.

<< Hai detto di avere ucciso tuo padre perché sarebbe stato in grado di causare gravi pericoli per il mondo magico. Puoi spiegarti meglio, Draco?>>

<< Lui è… malvagio. Doveva morire.>>

<< Perché?>> lo incalzò lei.

Uno sguardo terrorizzato si dipinse sul volto di Draco. Si raggomitolò contro la parete, stringendosi nelle spalle. << L’avrebbe rifatto.>>

<< Rifatto cosa?>>

Draco sbuffò. << Avrebbe rifatto quei maledetti esperimenti. Lui… voleva che Tu-sai-Chi ritornasse. Passava giorni interi nello scantinato per trovare un corpo ospitante che fosse in grado di ricevere il Signore Oscuro senza… morire.>>

Hermione lo interruppe schiarendosi la voce. << Che cosa intendi per “corpo ospitante”? Spiega la storia dall’inizio.>>

<< Quando Colui-che-non-deve-essere-nominato è stato sconfitto, la notte in cui sono morti i Potter, mio padre era uno dei capi dei Mangiamorte. Ha cercato in tutti i modi di aiutare il Signore Oscuro a risorgere, ma in vano. Lui era uno spettro, un parassita. Non era in grado di rigenerarsi con un corpo proprio, perciò mio padre ha iniziato a sperimentare dei metodi che potessero agevolare la sua rinascita.>> Draco fece una pausa. Fu scosso da un fremito e affondò il volto fra le mani, obbligando sé stesso a ricordare. << Avevo otto anni. Passavo gran parte del mio tempo con la governante e con il mio insegnante privato, un certo Filius Bode. A volte non vedevo mio padre per mesi. Quella sera sgattaiolai nello scantinato e trovai mio padre insieme a due uomini coperti da mantelli neri. Erano radunati attorno ad un tavolaccio di legno sul quale era stato immobilizzato un bambino. Era poco più che un neonato, aveva il volto paonazzo e piangeva ininterrottamente, ma i suoi lamenti erano resi muti da un incantesimo. Lui…>> Draco si fermò ancora. Il suo respiro divenne affannoso. << Lui piangeva… e mio padre sembrava infischiarsene. Stava maneggiando una sostanza gelatinosa all’interno di un calderone di peltro. Disse qualcosa ai due Mangiamorte che erano con lui e uno di essi agguantò il calderone e lo riversò sul neonato. Ci fu una specie di esplosione. Ricordo una puzza di gomma bruciata. Il neonato piangeva e si dimenava. Poi c’è stato il silenzio.>>

Hermione si inginocchiò in modo che i loro sguardi fossero alla stessa altezza. Lo ascoltò con attenzione senza mai scomporsi. Ma i suoi occhi esprimevano una profonda tristezza.

<< Lucius Malfoy faceva degli esprimenti per trovare un corpo che potesse ospitare l’anima parassita di Voldemort?>>

<< Non nominare quel nome!>> urlò Draco, ancora in preda ai ricordi dell’infanzia. << Lui… potrebbe ritornare… potrebbero ripetere quegli esperimenti!>>

Hermione sospirò. Allungò una mano e gliela premette forte sulla spalla, quasi volesse farlo rinsavire. << Voldemort è morto e non ritornerà. Di questo puoi starne certo. La nostra preoccupazione più grande è che qualcuno possa aspirare a occupare il suo posto, capisci che cosa intendo?>>

Draco annuì. << Bellatrix Lestrange.>>

<< E’ stata uccisa da Molly Weasley durante la battaglia di Hogwarts.>>

<< Quella non era Bellatrix.>> sbottò Draco, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. << Non ho idea di come abbia fatto a sopravvivere. Mio padre non mi ha spiegato fino a che punto un mago più compiere simili magie utilizzando le Arti Oscure. Ma, conoscendo il potere di Tu-sai-Chi, non mi stupisco che Bellatrix avesse escogitato un piano per sfuggire alla morte.>>

<< Quella donna è più malvagia di Voldemort stesso.>> fu il commento di Hermione. Si morse un labbro.

Dwalish e Savage, che piantonavano la porta, apparivano piuttosto sconvolti. Ad ogni affermazione di Draco si lanciavano occhiate allarmate.

<< Durante gli esperimenti condotti da tuo padre, venivano utilizzati solo neonati?>> domandò improvvisamente Savage, che si affrettò a mormorare: << Domando scusa>> a Hermione quando lei lo raggelò con lo sguardo.

<< All’inizio, sì. Ma non ne è sopravvissuto nessuno.>> Draco fu scosso da un altro fremito. << I neonati sono puri e incorrotti, possono accogliere nel miglior modo l’anima oscura di Tu-Sai-Chi, ed egli è in grado di assumerne il totale controllo. Con gli adulti, invece, è molto più difficile. Il loro potere magico è nettamente superiore e può accadere che si ribellino all’anima parassita.>>

<< Non è un caso, quindi, che Voldemort si sia impossessato del professor Raptor.>> disse Hermione.

<< E’ stato mio padre.>> mormorò Draco, con un filo di voce.

Nella cella cadde un lungo silenzio.

Dall’esterno si udì un enorme vociare, seguito dal rumore di passi che si susseguivano velocemente lungo i corridoi.  Ci fu un applauso fragoroso.

<< Può bastare, per ora.>> affermò Hermione. Si rialzò in piedi e finì di scrivere appunti con la penna d’oca sul suo taccuino. Scarabocchiò una firma volante in calce, poi rivolse un cenno a Dwalish e Savage. << Aspettate che l’effetto del Veritaserum svanisca, poi accompagnatelo nel mio Ufficio. Manderò un gufo al Ministro della Magia per avvisarlo che l’interrogatorio è terminato.>>

Draco la osservò allontanarsi dalla cella. Le beatitudine tornò ad aleggiare nella sua testa. Sorrise da solo, senza un motivo apparente, appoggiandosi con le braccia incrociate dietro la nuca alla parete.

I due Auror ora lo osservavano con occhi diversi, ma non dissero una sola parola. Savage sembrava sull’orlo di una crisi di nervi. Non si mossero né osarono parlargli finché, circa mezz’ora dopo, la testa di Draco fu scossa da una fitta lancinante. Strizzò gli occhi e si contorse sul pavimento. Il dolore cessò all’istante, scomparendo insieme alla sensazione di gioia. La sua testa tornò a farsi pesante come se qualcuno gliel’avesse riempita di piombo fuso.

<< Che diavolo è successo?>> ringhiò Draco, mentre si massaggiava la nuca.

Dwalish e Savage si lanciarono un’occhiata. Dwalish agguantò il vassoio sul tavolaccio di legno e glielo porse lentamente, quasi avesse paura che Draco glielo potesse rivoltare in faccia da un momento all’altro.

<< Mangia qualcosa.>> sbottò. << Poi ti accompagneremo dal comandante.>>

Draco scoprì di avere molta fame. Il suo stomaco gorgogliava e si accorse che non aveva toccato cibo da un giorno intero. << Grazie.>> si limitò a mormorare, sorprendendosi da solo per la gentilezza nei confronti di un Auror, prima di iniziare a trangugiare avidamente la sua cena.

 

*°*°*°*

Attendo con ansia critiche e commenti. Grazie a tutti =)

   
 
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