Nuovo capitolo, ahimè non ho nessuno da ringraziare però, dalle visite, qualche anima pia che legge c'è. Non vi va di lasciare un commentino?
Come sempre: Hope you'll like it!
Maria
si avvicinò a Michael e, in silenzio, si incamminarono per uscire
dall’ospedale.
Lei
lo seguì non sapendo dove aveva parcheggiato e prima di salire in
macchina fece
per restituirgli la giacca.
“Grazie,
ora non mi serve più”
Lui
non fece nessun gesto per riprenderla e aprì la portiera.
“Tienila,
fa piuttosto freddo stasera. Io ho la camicia con le maniche lunghe, tu
invece
sei a maniche corte. Me la ridarai più tardi”
Il
suo tono di voce era stato brusco e, nonostante tutto, rimase ferita
dal suo
atteggiamento. Se la infilò. Sembrava quasi di essere abbracciata da
lui.
“Non essere stupida, ormai lui è
il passato. Non conta più niente”
Ma
non era facile concentrarsi su questo mentre erano seduti, da soli, in
macchina, vicini come non lo erano da molto tempo. Decise di guardare
fuori dal
finestrino per evitare la tentazione di osservare il suo viso, le sue
mani.
Sapeva, dal primo momento in cui l’aveva rivisto, che prima o poi
avrebbero
dovuto parlare di tutto quello che era successo. Quel momento era
giunto e lei
non sapeva se esserne sollevata, per scrivere finalmente la parola
fine, oppure
timorosa per lo stesso identico motivo.
Anche
Isabel ed Alex erano saliti in macchina.
“Sono
preoccupata per Maria”
“Un
po’ anch’io, ma non credo che Michael sia tornato per farle del male”
“Non
lo avrei mai creduto capace di fare quello che ha fatto, per cui ormai
non sono
più sicura di niente”
“Ho
parlato con lui e l’ho visto diverso”
“Cioè?”
“E’
veramente innamorato di Maria, credo si sia reso conto averla ferita
solo per
paura di aprirsi. Lo sai com’è fatto Michael, non ha mai voluto legami
stretti”
“Cosa
succederà adesso fra loro?”
“Non
lo so. Spero che riescano a risolvere tutti i malintesi che ci sono
ancora in
sospeso”
“Lo
spero anch’io”
“Lo
sapremo presto”
Michael
stringeva il volante con le mani.
Era
una tortura essere in macchina con lei e non poter allungare un braccio
per
toccarla o rivolgerle qualche frase scherzosa. Con la coda dell’occhio
aveva
visto che si era girata verso il finestrino, segno che non le andava di
parlare
con lui mentre erano in auto. Si sentiva nervoso e aveva la gola un po’
secca.
Si fermò davanti ad un semaforo rosso e volse lo sguardo su di lei.
Osservò il
suo profilo, la piccola gobbetta del suo naso che tante volte aveva
baciato,
desiderando di farlo ancora. Il semaforo verde lo distolse da questi
pensieri
mentre cercava di concentrarsi sulla guida. In poco tempo raggiunse la
sua via
e parcheggiò.
Maria
aprì la porta ed entrò seguita da Michael. Appena entrato lui si guardò
intorno. Il suo sguardo si posò sulla piccola cucina, ricordando la
mattina in
cui si era intrufolato in casa per prepararle la colazione,
l’espressione del
suo viso quando l’aveva visto era stata unica. Senza accorgersi
cominciò a
ridere.
“Cosa
c’è?”
“Scusa.
Mi è venuta in mente la scena della mattina in cui sono venuto qui e mi
sono
messo a preparare il caffè. Quando sei entrata nella stanza mezza
addormentata
e mi hai trovato con le tazze in mano avevi una faccia che era tutto
uno
spettacolo”
“Non
potevo certo immaginare che mi avevi rubato le chiavi di casa per
venire a
scroccare la colazione!”
“Non
ho scroccato un bel niente, il mio voleva essere un gesto carino”
rispose lui
sedendosi.
“Divertendoti a mie spese però”
Anche
Maria si era messa a ridere. Si erano scambiati le solite battute
scherzose che
avevano caratterizzato il loro rapporto, quasi come se gli ultimi
quattro mesi
non fossero mai passati. Di colpo invece tornarono ben presenti e lei
si sentì
colpita da questa consapevolezza. Riprese l’espressione seria e si
sedette sul
divano accanto a lui.
“Perché
sei qui?”
“Ti
ho accompagnato a casa”
“Non
scherzare Michael. Mi sento molto stanca e non ho voglia di tanti giri
di
parole”
“Ok. Me ne vado allora”
Lui
si alzò in piedi. Non era facile dare voce a tutti i pensieri che aveva
in
testa e l’atteggiamento scontroso di lei lo stava facendo innervosire
di più.
Si era risentito per il suo tono e la sua prima reazione era stata di
offendersi e andarsene via.
“Certo,
scappa pure. D’altronde è quello che sai fare meglio no?”
La
schiena di lui si irrigidì nel sentire queste parole. Lentamente si
voltò
tornando sui suoi passi.
“E’
sleale quello che hai detto”
Maria
sgranò gli occhi.
“Come
hai detto? Sleale? Tu mi accusi di essere ingiusta?”
Anche
lei si alzò in piedi cominciando a gesticolare e camminando intorno a
lui.
“Hai
una bella faccia tosta a venire qui e dirmi queste frasi. Te ne sei
andato
senza una parola, senza un ciao o un grazie
Maria
nonostante tutto sono stato bene”
“Ero molto arrabbiato in quel momento”
“Scusa,
è vero. Cosa può contare quello che stavo provando io o come mi hai
trattato? I
sentimenti di Michael Guerin valgono sicuramente di più dei miei. Maria
De Luca
è solo una povera ragazza che hai raccattato per strada e che ha potuto
conoscere la bella vita per qualche tempo. Probabilmente avrei dovuto
ringraziarti e non lamentarmi per il trattamento ricevuto” sottolineò
ironicamente.
“Adesso
stai esagerando”
“Ecco
che sbaglio ancora. Ho urtato la tua sensibilità?” continuò lei sullo
stesso
tono.
“Speravo
di poter parlare civilmente” sottolineò Michael guardandola.
“Ti
sei sbagliato”
Le
mani di Maria tremavano, aveva riversato su di lui tutta l’amarezza dei
quattro
mesi passati. Si sentiva arrabbiata per il suo comportamento, per la
tranquillità con cui si era ripresentato da lei. Anche Michael si
sentiva
furioso per la situazione che si era creata, ce l’aveva con se stesso
perché
era successo tutto per causa sua, anche la rabbia di Maria era colpa
sua.
Purtroppo si stava sfogando nel peggiore dei modi, aggredendola.
Si
fronteggiarono con odio.
“Credo
sia meglio che tu te ne vada adesso” concluse lei.
“Ho
bisogno di parlarti”
“Non
posso Michael, non ce la faccio a restare qui con te. Puoi capirlo?”
Lui
scosse la testa, non poteva accettare che tutto si concludesse in
questo modo.
Si
avvicinò a lei, le imprigionò i polsi e la fece indietreggiare fino al
muro
bloccandola del tutto. Abbassò la testa cominciando a baciarla
rudemente. Maria
cercò di divincolarsi ma la sua stretta d’acciaio non le dava nessuna
possibilità di scampo. Tenne le labbra serrate cercando di non
rispondere al
suo bacio ma, poco dopo, quando divenne molto più dolce non le fu
possibile
resistere. Schiuse la bocca permettendogli di entrare, di invaderla con
la
lingua e di cercare la sua. Gli passò le mani nei capelli domandandosi
quando
lui l’aveva lasciata libera.
Ma
non era importante.
Contavano
solo le emozioni di sentirsi nuovamente tra le sue braccia, di
lasciarsi
avvolgere dal suo calore, di assaporare i suoi baci che sapevano farle
girare
la testa e sentirsi amata.
La
parola “amata” le si incastrò nel cuore come una pugnalata. Tolse le
mani
puntandole contro il suo petto, cercando di allontanarlo. Lui continuò
per
qualche secondo prima di cedere alla pressione di lei e lasciarla
libera. La
guardò negli occhi e vide calde lacrime spuntare e scendere rigandole
le
guance.
“Maria…”
“Ti
prego vattene adesso. Ho bisogno di restare sola” lo implorò con un
filo di
voce.
Lui
le passò entrambi i pollici sul viso, asciugandolo.
“Ok,
me ne vado. Ma tu promettimi di calmarti e andare a letto a riposare”
Poi
le posò un piccolo bacio sulla fronte e, con un grande sforzo, si
scostò da lei
e aprì la porta. Non girò lo sguardo indietro ma le disse un’ultima
frase.
"Non
è finita tra di noi"