Nulla sarebbe andato
storto.
Aveva provato e riprovato
quelle parole ogni giorno, davanti allo specchio.
“Potrei andare io da lei,
ormai so che devi dirle” lo prendeva in giro Fred ogni giorno.
E rideva, almeno quello
riusciva a scaricare la tensione. In quei giorni non si riconosceva, di solito
rideva e scherzava spesso, ma da quando aveva visto Fleur
non sembrava nemmeno lui. Era strano, ecco.
Perfino Hermione l’aveva
fermato un giorno stupita di non aver ricevuto la sua
dose giornaliera di scherzi. Scherzando disse “potrei farci
l’abitudine sai? A sperare che gli scherzi finiscano”
sorrise, per poi andare via, verso Harry e Ron.
Lui scosse la testa e
proseguì la sua camminata. Verso una meta ancora indefinita.
In quei giorni camminava
spesso, camminare gli schiariva le idee. Camminare lo
aiutava a pensare.
E la vide, con i gomiti
appoggiati al muretto che dava sull’orizzonte. Era bellissima, i capelli
argentei le accarezzavano il volto, gli occhi blu erano persi nel sole del
tramonto e avevano qualche sfumatura verde smeraldo.
Sembrava una musa, una di
quelle ragazze che esistevano solamente nei quadri di Hogwarts. E invece lei
era reale, era li.
“Guarda che ti piace così tanto solamente perché ha del sangue Veela che le
scorre nelle vene” gli dissero un giorno, ma a lui non importava. Era sicuro di
essersi innamorato di quella ragazza, era certo che non fosse tutto merito del
sangue che scorreva nelle sue vene.
Le andò incontro e le si mise accanto “ehi” esordì sorridendo, guardando anche
lui il tramonto. Lei volse lo sguardo verso il ragazzo e sorrise, poi tornò a
guardare il sole che si colorava di arancio, donando al cielo diverse
sfumature.
“Ehi” rispose poco dopo,
sorridendo. Le sue amiche giurarono che non sorrise mai più così, mai.
Iniziarono a parlare, a ridere come l’ultima volta e il tempo sembrò fermarsi.
Non c’era nessuno in giro,
strano per quella scuola, forse erano tutti ad una
partita o chissà che altro.
L’unico pensiero nella
testa di George era stare li con quella ragazza, con
Fleur. E per lei era lo stesso, anche se non l’aveva ancora ammesso a se
stessa.
“Senti Fleur..” sussurrò poco dopo lui, preso da chissà quale coraggio
“io-io dovrei dirti una cosa. Non so nemmeno perché lo sto facendo, è
tremendamente stupido” disse sempre con gli occhi sul cielo che aveva assunto
sfumature rosa “ma ecco..credo di..” fece un respiro
profondo “credo di provare qualcosa per te..” concluse in fretta.
L’aveva provato tante
volte, eppure in quel momento non era per niente sicuro di ciò che aveva appena
detto o fatto. Non aveva provato la sua reazione alla reazione
di Fleur però.
Se avesse detto di no che
avrebbe fatto? Come avrebbe reagito? Non lo sapeva, sarebbe andato via, con un
falso sorriso sul volto, avrebbe finto che andava tutto bene, mentre dentro
moriva.
Se avesse detto di si
invece? L’avrebbe baciata? Stretta a se?
Forse.
Sapeva solo che tutti quei
pensieri l’avevano distratto dalla realtà e probabilmente lei era sparita, era
già andata via lasciandogli una risposta che lui non aveva sentito. Molto
probabile.
Miseriaccia! pensò tra se e se. Non doveva distrarsi
ancora. Si voltò, appoggiando la schiena al muretto e la guardò, per la prima
volta dopo che aveva fatto quella specie di confessione, pronto ad affrontare
il suo..destino.
“George..”
sussurrò lei poco dopo, con quell’adorabile accento francese che la distingueva
dalle altre ragazze “ecco..tu-tu” fece un’altra pausa. Non sapeva come
rispondere. Sapeva di provare qualcosa per quel ragazzo, ne era certa. Però non era pronta, non era pronta a sentirsi amata.
Aveva paura, paura di
soffrire sapendo che da li a poco il torneo sarebbe
finito, lei sarebbe partita allontanandosi dal ragazzo che molto probabilmente
amava.
Ma si sentiva terribilmente male all’idea di dire no.
Non voleva dire no, anzi, non sapeva cosa fare.
Era confusa.
“anche tu mi piaci..” rispose poco dopo, con un lieve sussurro, quasi
inconsapevole di aver pronunciato quelle parole.
Sul volto di George
comparve un sorriso, finalmente si riconosceva. Non ne poteva più di essere di
cattivo umore, agitato.
“Però..non
possiamo, vorrei ma..” ecco, quel ma. C’era sempre un “ma” in tutte le
discussioni. E non prometteva mai niente di buono.
“Ma?”
“Ma
non possiamo, non sappiamo come finirà.”
“Proviamoci” insistette
lui, era disposto a lottare e non voleva rinunciare alla persona che amava.
“Tra
poco partirò, dovrò tornare in Francia. Lo sai anche tu..” sussurrò lei poco
convinta. Delle volte era troppo razionale e non sopportava questo lato di se.
Voleva buttarsi in quella
storia, lo voleva davvero. Ma
odiava la distanza, non sopportava che potessero esistere così tanti kilometri
che potessero separarli.
“Mio..mio
fratello potrebbe trovarti un lavoro, potresti stare qui..” propose lui poco
dopo.
Bill, il fratello maggiore
di George, lavorava alla Gringott in quel periodo e
cercava qualcuno che lo potesse aiutare nelle commissioni.
“Sono sicuro che ti accetterebbe sicuramente, posso provare se vuoi..” disse
guardandola negli occhi blu “non dire di no, per favore..” e dopo aver
pronunciato quelle parole la abbracciò.
La strinse a se, sperando
che lei non lo respingesse. Aveva sognato quel momento da così
tanto tempo, che anche in quel momento non gli pareva reale.
Quell’abbraccio inatteso,
sognato e ora divenuto realtà. Fleur strinse George in
un abbraccio dolce, un abbraccio che desiderava tanto.
Poteva fare come aveva
proposto, lavorare in Inghilterra. Migliorare il suo inglese e stare vicino a
lui.
Si, poteva farlo “va bene” sussurrò in
quell’abbraccio “possiamo provarci, verrò qui appena finirà la scuola, un solo
mese” concluse sorridendo radiosa.
Sciolse quell’abbraccio e
lo salutò con un cenno della mano, fece qualche passò e tornò indietro
“aspetta” sorrise e gli diede un dolce bacio sulla guancia.
Voleva fare le cose con
calma, non aveva fretta e non voleva pressioni.
Si allontanò e si diresse
verso la sala che era stata dedicata alla sua scuola.
George rimase li, con il
sorriso stampato sulle labbra, incapace di muoversi o pensare. Quel bacio, le
sue parole, tutto quello l’aveva lasciato impietrito. Altro che magia, quella
ragazza lo stregava ogni volta con un semplice sorriso.
Rientrò nella sala comune
di Grifondoro dove ad accoglierlo trovò suo fratello
Fred, che puntualmente lo prese in giro “Ehi!” ridacchiò andandogli incontro
“devo dedurre che è andata bene”.
George annuì, ancora
distratto dall’accaduto. Non riusciva a parlare da tanto era felice.
“Senti,
pensavo di usare queste caccabombe alla prossima
lezione di Piton, ci stai? Almeno movimentiamo quel mortorio” propose
ridendo, ma rinunciò ad una risposta non appena il
gemello sparì all’improvviso “l’amour” urlò
prendendolo in giro.
Senza rendersene conto
George salì nei dormitori e si mise nel letto.
Era esausto, non dormiva
da giorni ormai a causa dell’ansia che quel pomeriggio era sparita.
Entrambi si addormentarono
con l’immagine di quel pomeriggio impressa nella mente. Un’immagine che non
sarebbe mai sparita, un’immagine che sarebbe rimasta in un angolo delle loro mente e del loro cuore.
La data della partenza si
avvicinava, così come si avvicinava quella dell’ultima
prova, quella finale.
Qualche giorno dopo…
Fleur e George iniziarono
a vedersi più spesso, a passare del tempo insieme per “conoscersi meglio” come
diceva Ron prendendoli in giro.
Per George il fratello era
solo geloso del fatto che Fleur preferisse passare del tempo assieme a lui, ma
non gli importava.
Per lui contava passare
del tempo con quella ragazza, che praticamente era
diventata la sua ragazza.
“Pronta per l’ultima prova?”
le chiese un pomeriggio, il giorno prima della prova finale “dicono sarà
durissima, peggio delle altre, ma non so di cosa si tratti sinceramente” disse
giocando con una ciocca dei capelli argentei di lei.
“Un labirinto” rispose “almeno,
così ho sentito dire..non ce la farò mai..” sbuffò lei.
“Non
dirlo nemmeno, sappiamo entrambi che sei brava e che ce la farai. Sei forte Fleur” la incoraggiò
dolcemente.
Eppure lei non si sentiva
pronta, aveva paura di quella prova. Aveva paura di perdere se stessa.